lunedì 1 giugno 2015

Gli Italiani sono stupidi o intelligenti rispetto alla propaganda politica?


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 281 del 10-02-13 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Gli Italiani sono stupidi o intelligenti rispetto alla propaganda politica?


9 febbraio 2013   Consigli non richiesti al Pd per l’ultimo miglio   Giovanni Cocconi
link sostituito da:

1) Frequento Internet da 4 anni e vi ho trovato la conferma che gli Italiani non sono affatto intelligenti (ovviamente semplifico). Sono in stragrande maggioranza dei pigri mentali, alieni dall'informarsi correttamente, anche quelli che frequentano il web e vi scrivono abitualmente (Freud ascriverebbe ciò alla repressione delle curiosità sessuali da piccoli). [1]
2) Hanno scarsa dimestichezza con la logica. [2]
3) In essi abbondano gli UTILI IDIOTI (come peraltro in tutti i popoli), fenomeno complesso se intrigò un genio come Einstein che chiese lumi a Freud. [3]
4) Altrimenti non si spiegherebbe un suggerimento assurdo, letteralmente illogico, come quello dato da Giovanni Cocconi a Bersani di "tenersi lontano da parole come la patrimoniale".
5) Semplicemente perché noi stiamo vivendo una crisi economica epocale che sarà dura e lunga, una vera guerra economica che richiede interventi sia ordinari che straordinari, appunto da economia di guerra.
6) Tali interventi, per evitare la rivolta sociale e per ragioni di equità dettati dalla nostra Costituzione, devono riguardare la crescita economica, le disuguaglianze ed il welfare.
7) Come scrissi al premier Monti nel giugno scorso [4] "come non si possono fare le nozze coi fichi secchi, così non c'è crescita senza risorse".
8) Il reperimento delle risorse deve avvenire non per una sola via, ma attraverso un mix di misure [5] che, stante l’ingente evasione fiscale, includano il patrimonio.
9) Per di più, senza scomodare la Costituzione (art. 53), [6] dopo manovre correttive per 330 mld (cfr. [5], nota 2), addossate per lo più sul ceto medio-basso e persino sui poveri (col taglio della spesa sociale), gli unici ora ad avere i soldi sono i ricchi, per cui la logica ed il buon senso suggerirebbero di rivolgersi soprattutto a loro per trovare le risorse necessarie.
10) Dall’analisi della ricchezza delle famiglie (fonte Banca d’Italia), (cfr. [5], nota 4), il decile più ricco possiede il 45,9% dell’intera ricchezza nazionale, con un valore mediano superiore a 500 mila €. Ne discende che almeno il 90% delle famiglie sarebbe escluso da un’eventuale imposta patrimoniale; anzi, siccome la proposta più severa (CGIL) contempla una franchigia di 800 mila € sulla ricchezza netta (al netto, cioè, dei debiti) ed un’aliquota dell’1% medio (cfr. [5], nota 3), ad esserne colpite sarebbe più o meno il 5% delle famiglie (3 milioni circa di persone).
Con tali risorse, rivenienti necessariamente ANCHE da un’imposta patrimoniale (e/o da un prestito forzoso di almeno 150 mld su una platea selezionata per la riduzione celere del debito pubblico e dei gravosi interessi passivi), si potrà finanziare: a) la crescita economica e l’occupazione, in particolare femminile (oltre a quelle disoccupate, le donne inattive sono circa 9,3 milioni su quasi 14,5 complessivi, soprattutto al Sud) e giovanile (606 mila disoccupati) [7]; b) ammortizzatori sociali universali ed una legislazione a favore dei lavoratori precari (oltre ai quasi 3 milioni di disoccupati, solo i precari nominali – circa 4 milioni - o autonomi fittizi – 3 milioni - con i familiari coinvolgono almeno una decina di milioni di persone); e c) provvidenze per la casa, perché è la casa che fa la differenza tra la sostenibilità economica con un reddito anche minimo e la povertà [8] (quasi il 25% degli Italiani, cioè quasi 15 milioni di persone, che in alcune Regioni - come la Campania - supera il 35%, abita in case non di proprietà).
11) Osservo, per inciso, che la Germania, Paese che secondo una recente indagine è al 14° posto per felicità (prosperità), [9] annovera, accanto ad alti salari, ben 7 milioni di salari di 400 € netti al mese (la nota deflazione tedesca per accrescere la competitività), ma regge socialmente, oltre che presumibilmente per la cultura basata sulla disciplina, perché i disoccupati (circa il 4,5%) e i predetti 7 milioni accedono al reddito minimo garantito ed alle provvidenze per la casa. [10]
12) Conclusione. Come si vede, il suggerimento di Giovanni Cocconi non ha nessun senso, né per l’equità, né per la logica, né per l’efficacia, né per la sopportabilità del gravame, né per i numeri dei ricchi contributori fiscali e dei potenziali beneficiari delle misure suesposte. Si tratta, paradossalmente, di non pensare che gli Italiani sono stupidi e di spiegare loro con parole chiare, semplici ed efficaci le misure. Anche un bambino le capirebbe!

[1] Per chi fosse… curioso, allego (i più importanti sono i primi 8):
Curiosità sessuali represse e sviluppo intellettuale/45
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2771527.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/06/curiosita-sessuali-represse-e-sviluppo_1.html
[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Logica
[3] L’ammuina dei poveri e l’egoismo dei ricchi
[4] Trasformazione epocale da governare al meglio
[5] Promemoria delle misure anti-crisi
[6] Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
[7] Occupati e disoccupati (dati provvisori al 31 dicembre 2012)
[8] La casa è un diritto essenziale
[9] Classifica prosperità 2012
Secondo il Legatum Institute, nel 2012, la Germania è 14esima su 142 Paesi (l’Italia è 33esima)
Il sistema di welfare non è nato per accompagnare la flessibilità e la moderazione salariale, come molti fan del “modello tedesco” sembrerebbero suggerire. Ecco perché sarebbe suicida per i progressisti italiani riproporre fuori tempo massimo (e senza risorse) le ricette di moda negli anni ’90.    di Guido Iodice e Daniela Palma


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