martedì 16 giugno 2015

Dialogo sulla Calabria, sul Mezzogiorno


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 324 del 26-05-13 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Dialogo sulla Calabria, sul Mezzogiorno


Il Sud uscirà dalla sua condizione di minorità soltanto quando la Calabria giungerà ad un livello di progresso socio-economico-culturale in linea con il resto d'Italia.

Riporto questa lunga discussione svoltasi, nel gennaio 2010, nel forum di Libero Community “Il mondo visto da destra e da sinistra”, dopo i fatti drammatici di Rosarno, nel thread “Quando è troppo…è troppo”, proposto da Caterina, una ragazza calabrese. Non desti sorpresa la mia “spietatezza”, dovuta a due motivazioni: una, per restare… allenati dovendosi confrontare quotidianamente con terribili troll di destra; l’altra, perché essa – almeno nelle intenzioni - ha essenzialmente una funzione “terapeutica” per l’interlocutore. In questo caso, essa assume una terza motivazione, poiché l’interlocutrice è una donna, che, come si può dedurre dalle parti delle mie repliche in cui spiego il mio Progetto Educativo, è il fulcro dell’educazione al Sud.

Mirie2
A volte mi vien da pensare che nel Mezzogiorno mafie e ‘ndranghete trovino terreno fertile per proliferare proprio nell'endemica arretratezza, soprattutto culturale, delle popolazioni che lo abitano.

Vincesko
E bravo, Mirie, meriti proprio il premio “Cristoforo Colombo”, per avere scoperto... l'uovo di Colombo.
A parte gli scherzi, hai centrato uno degli aspetti principali del fenomeno mafioso: quello culturale.
Tre giorni fa, ho scritto nel “3d” “Rosarno”:
Le mafie sono un problema serissimo, una vera emergenza nazionale, non solo del Sud.
Detto questo, io sono campano, e credo che la criminalità organizzata sia sì un problema di polizia e magistratura, ma anche un fatto economico di proporzioni colossali (100 miliardi di "fatturato" annuo, pari al 7% del PIL) e soprattutto un fenomeno profondamente culturale, che vede l'omologazione di troppa parte della società meridionale su regole "mafiose": omertà, inerzia, prepotenza, favoritismi, connivenze.
Occorre unire le forze ed attuare una strategia di contrasto feroce, massiccio e di lungo periodo su 4 direttrici: giudiziaria, militare, economica e culturale.

Ora aggiungo che queste 4 direttrici di attacco devono partire insieme ed operare parallelamente, sapendo che la “riforma” culturale è un obiettivo essenziale, e di lungo termine, che deve basarsi prioritariamente sul coinvolgimento delle donne meridionali, che devono diventarne l'oggetto ed il soggetto principale, trasformandosi da problema e fattore di conservazione a risorsa e motore del cambiamento.
Io da molto tempo ritengo che dev'essere proprio la Calabria, più ancora della Sicilia e della Campania, l'epicentro di questo terremoto benefico, il fulcro di questa rinascita: il Sud uscirà dalla sua condizione di minorità soltanto quando la Calabria giungerà ad un livello di progresso socio-economico-culturale in linea con il resto d'Italia.
Nel 2006, scrissi di questa esigenza di approcciare il problema del Sud non soltanto con misure economiche, ma anche culturali con oggetto e soggetto le donne a Romano Prodi ed egli mi rispose che condivideva questa considerazione e ne avrebbe tenuto conto, come io suggerivo, nei programmi del governo, cosa che poi ripeté anche in occasioni pubbliche (come, ad esempio, nell'assemblea UNIONCAMERE del 7 maggio 2007, vedi allegato).
Poi, purtroppo, il governo Prodi, sorretto da una esigua maggioranza, cadde per il voltafaccia di Mastella, Dini, Fisichella, Rossi e Turigliatto.
Ora gli attuali, indubbi successi nella lotta alle mafie dovrebbero essere considerati solo un timido inizio di un lavoro enorme e di lungo termine, basato appunto su una strategia complessa, che contempli necessariamente la trasformazione cultural-antropologica del popolo calabrese e meridionale.

Caterina
@ Mirie2
Grazie per la considerazione, ormai mi ero fatta l'idea che questo fosse un forum con il solo scopo di lanciarsi insulti e offese tra utenti  invece mi state dimostrando che si può discutere civilmente rispettando il pensiero altrui, indipendentemente dell'appartenenza politica! GRAZIE
Per quanto riguarda i pensieri esposti, posso dire che la questione è molto più complessa di quanto si pensi.
Dico si, per quel che può valere la mia opinione, al federalismo fiscale. Lo sperpero di beni pubblici è un atavico cancro del meridione, fonte di sostentamento per gente di pochi scrupoli, si sa benissimo che i fondi arrivano al sud e spesso sappiamo pure in quale tasche vanno a finire, un mea culpa non servirebbe a nulla, bisogna agire, denunciare....le cose anche se a rilento stanno emergendo e cambiando!
La situazione economica calabrese è quella che è...ma concedetemi un pizzico di risentimento, in quanto donna calabrese alfabetizzata  , suvvia ( mi riferisco all'utente che accennava al livello culturale delle donne calabresi), non tanto ignoranti e incolte!!!!
La nostra pena è proprio questa, troppi laureati, troppa gente che ha puntato sulla scuola come punto di partenza di emancipazione sociale. certo la cultura è un bene prezioso e personale, ma qui abbiamo troppi laureati/e a spasso per dirla in parole povere 
Se si parla poi della condizione femminile di alcuni centri aspromontani, dove anche donne della mia età vivono in situazioni di arretratezza e spesso sottomisione, beh, fortunatamente sono casi isolati e sporadici, che credo ritroviamo in qualsiasi parte del mondo!

Vincesko
Sono stato distratto da altre discussioni, vorrei ora riprendere questa che fu proposta da Caterina, perché, anche se vedo che ella sembra sparita, resti a futura memoria e perché quel che sto per dire può aiutare chi legge nella comprensione della annosa questione meridionale.
Caterina ha scritto:
La situazione economica calabrese è quella che è...ma concedetemi un pizzico di risentimento, in quanto donna calabrese alfabetizzata, suvvia ( mi riferisco all'utente che accennava al livello culturale delle donne calabresi), non tanto ignoranti e incolte!!!!
Vorrei precisare a beneficio di Caterina che il termine cultura da me usato era da prendere nell'accezione antropologica, infatti l'ho anche scritto, riporto il periodo completo:
Ora gli attuali, indubbi successi nella lotta alle mafie dovrebbero essere considerati solo un timido inizio di un lavoro enorme e di lungo termine, basato appunto su una strategia complessa, che contempli necessariamente la trasformazione cultural-antropologica del popolo calabrese e meridionale.
Nell'ultimo mese, mi è capitato di discutere con 3 meridionali come me: Coeco, campano, Caterina, calabrese, Biscotto, siciliano. Con tutti e tre, ho trovato le stesse difficoltà di dialogo e le stesse “resistenze”. Ma non sono  un'eccezione, perché mi capita quasi sempre ed è un fenomeno su cui rifletto da una quindicina d'anni. Per spiegare che cosa intendo e indicarne la causa principale, riporto qui degli stralci del dialogo avuto con Biscotto nell'altro forum.

3. Detto in generale, è del tutto inutile cercare di convincere un siciliano, poiché -  come scrive Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo – essi si credono dèi.
E' il principe di Salina che parla: “Rimasero [gli ufficiali inglesi, ndr] estasiati dal panorama, della irruenza della luce; confessarono però che erano stati pietrificati osservando lo squallore, la vetustà, il sudiciume delle strade di accesso. (…) Vengono [i garibaldini, ndr] per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perché noi siamo dèi. (…) i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti (…).”
4. Ne devo trattare nell'altro forum (a proposito dei fatti di Rosarno, nel '3d' “Quando è troppo è troppo”), ma se qualcuno volesse tentare di capire le ragioni dell'arretratezza del Sud (io sono campano) e del divario tra di esso ed il Centro-Nord, che permane anzi si accresce, e degli altri problemi, dovrebbe partire necessariamente proprio dal dato culturale (in senso antropologico), perché non solo i Siciliani ma tutti i meridionali si credono padreterni [e quindi perfetti]. […]
10. Bravo, hai capito che sentirsi dio e perfetti è da ottusi. Lo diceva Dostoevskij (ho omesso di scriverlo prima per non offenderti): “Di certo si doveva credere un uomo molto intelligente, come accade per solito a tutti gli uomini ottusi e limitati”. Purtroppo il nostro Sud – detto tra meridionali- è strapieno di persone ottuse e limitate che si credono molto intelligenti. Questo è - assieme al ruolo delle donne – il principale problema. Pensa, ne scrissi proprio al candidato Prodi, nel gennaio 2006, ed egli da persona intelligente convenne che occorreva – come gli suggerivo – di inserire nel programma politico per il Sud, non bastando i provvedimenti economici, la “riforma culturale” (in senso antropologico) e ripeté questo anche in occasioni pubbliche, come ad esempio nell'assemblea UNIONCAMERE del 7 maggio 2007.

Per lo stesso motivo, è inutile tentare di convincere qualunque meridionale, purtroppo.
Purtroppo perché questo – che, come scrivevo, rappresenta secondo me il dato fondamentale della cultura  (in senso antropologico)  del Sud - comporta un costo altissimo in termini di sviluppo sociale, civile, economico e di qualità della vita.

Cultura (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).
La nozione di cultura appartiene alla storia occidentale. Di origine latina, proviene dal verbo "coltivare". L'utilizzo di tale termine è stato, poi, esteso, a quei comportamenti che imponevano una "cura verso gli dei": così il termine "culto".
Il concetto moderno di cultura può essere inteso come quel bagaglio di conoscenze ritenute fondamentali e che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia il termine cultura nella lingua italiana denota due significati principali sostanzialmente diversi:
. Una concezione umanistica o classica presenta la cultura come la formazione individuale, un’attività che consente di "coltivare" l’animo umano (deriva infatti dal verbo latino "colere"); in tale accezione essa assume una valenza quantitativa, per la quale una persona può essere più o meno colta.
. Una concezione antropologica o moderna presenta la cultura come il variegato insieme dei costumi, delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle diverse popolazioni o società del mondo. Concerne sia l’individuo sia le collettività di cui egli fa parte. In questo senso il concetto è ovviamente declinabile al plurale, presupponendo l'esistenza di diverse culture, e tipicamente viene supposta l'esistenza di una cultura per ogni gruppo etnico o raggruppamento sociale significativo, e l'appartenenza a tali gruppi sociali è strettamente connessa alla condivisione di un'identità culturale.

Mirie2
Perdonami, Caterina, se sarò un po crudo.
Spero che dimostri la stessa onestà intellettuale che hai dimostrato quando candidamente dichiari di essere una “persona semplice” e non te ne abbia a male.
Mafia e n’drangheta purtroppo sono fenomeni complessi, difficili da capire, e la risposta che hai dato al precedente quesito che ti ho posto dimostra proprio questo (che non hai neppure capito il quesito che ti avevo posto).
Non che pretendessi da te una risposta di sistema al problema mafioso, cui sia ben chiaro neppure io avrei risposte da dare, ma quantomeno una presa di coscienza della sua natura e complessità.
E’ un fenomeno non infrequente che ho avuto modo di osservare nel mio saltuario peregrinare nelle lande meridionali che non ha riscontri qui al nord.
Pochi scafati marpioni che dominano, e manipolano a piacimento, sterminate masse di individui rassegnati, incapaci di prendere coscienza della loro condizione, consapevoli di una inferiorità quasi genetica cui il destino avverso li ha condannati.
Un fatalismo congenito, soprattutto nell’universo femminile, nei confronti della natura matrigna che perennemente li costringe ad una condizione di sudditanza, psicologica ed economica.
Masse sterminate di individui che trovano gratificante vivere alla giornata, di provvidenze, di pensioni di invalidità, di lavori socialmente utili, di lavori socialmente inutili ma che garantiscono l’assegno mensile, di lavori socialmente riprovevoli ma cui, bene o male, ci si rassegna.
Soggetti facilmente manipolabili in operazioni etero dirette (girotondi dimostrativi, blocchi stradali e ferroviari, occupazioni varie) volte ad assicurare il necessario flusso di risorse ai pochi che riescono a beneficiarne.
Ecco perché trovo quantomeno discutibile invocare l’intervento dello stato (quello che va da Roma in su immagino) per risolvere un problema che è essenzialmente culturale, e in primo luogo dei calabresi.
Che c’azzecca il fatto che tu paghi le tasse e rispetti la legalità con questa ennesima dimostrazione di meridionalismo piagnone.
Che dovremmo fare oltrecchè pagarvi il sistema sanitario, il gas a prezzo scontato, i 18 mila forestali della regione Calabria, le pensioni di invalidità ecc … ????
Che tipo di provvedimento, legge o decreto dovrebbe emanare il governo per sradicare una mentalità e una rassegnazione atavica, che si tarsmette di generazione in generazione, ammesso che i calabresi trovino la forza e il coraggio per cambiarla ????

Vincesko
@ Mirie2
Sottoscrivo parola per parola quel che tu sostieni, fino alla frase  “Ecco perché trovo quantomeno discutibile invocare l’intervento dello stato (quello che va da Roma in su immagino) per risolvere un problema che è essenzialmente culturale, e in primo luogo dei calabresi”, perché rispecchia esattamente quello che io ho scritto più sopra, che ne costituisce il sostrato profondo, antico e diffuso -  appunto la cultura -  sedimentatosi nei secoli e nei millenni.
Per il resto, invece, vorrei osservare, seguendo l'ordine delle tue affermazioni successive:
1.  Esiste – come ho già scritto in una discussione con Telego – anche un settentrionalismo piagnone, che è quello tipico della Lega Nord, che è riuscita ad imporre – con prepotenza paramafiosa - all'agenda politica nazionale una letteralmente inventata questione settentrionale.
2. Hai una visione localistica, limitata e – come dire? - infantilmente  egoistica e “possessiva” della creazione del PIL delle regioni del Nord, che è frutto anche del lavoro di  milioni di meridionali ed immigrati.
3. Esiste, come vedi, anche un problema di carenza cultural-antropologica del Nord, anche se di altro tipo.
4. La classifica dei trasferimenti (dallo Stato alle Regioni) procapite vede al 1° posto non la Calabria o un'altra regione del Sud, ma la Valle d'Aosta, al 2° il Trentino-Alto Adige, dove, beninteso - lo so bene - essi vengono spesi molto bene, attivando un circuito virtuoso; la Calabria è solo sesta, dopo la Basilicata, la Sardegna e la Sicilia.
5. Lo sfruttamento dei contributi pubblici non è monopolio dei meridionali, ma riguarda anche tantissimi imprenditori ed imprese settentrionali, a cominciare dalla Fiat, passando per l'Impregilo o la stessa Lega Nord, ai cui sostenitori in difficoltà Tremonti ha addirittura regalato parte dei fondi strutturali FAS, destinati come si sa alle aree sottosviluppate.
6. Infine, un'unica legge non basta, ma come scrivevo più sopra: “Occorre unire le forze ed attuare una strategia di contrasto feroce, massiccio e di lungo periodo su 4 direttrici: giudiziaria, militare, economica e culturale”.  Per quest'ultima, sarebbe utile definire ed emanare una legge che stabilisca il lancio e l'attuazione di un grande programma culturale-antropologico, cioè di educazione. Ma di questo parlerò la prossima volta.

Mirie2
@ Vincesko
Sottoscrivo parola per parola quel che tu sostieni, fino alla frase “Ecco perché trovo quantomeno discutibile invocare l’intervento dello stato (quello che va da Roma in su immagino) per risolvere un problema che è essenzialmente culturale, e in primo luogo dei calabresi”, perché rispecchia esattamente quello che io ho scritto più sopra, che ne costituisce il sostrato profondo, antico e diffuso - appunto la cultura - sedimentatosi nei secoli e nei millenni.
Per il resto, invece, vorrei osservare, seguendo l'ordine delle tue affermazioni successive:
1. Esiste – come ho già scritto in una discussione con Telego – anche un settentrionalismo piagnone, che è quello tipico della Lega Nord, che è riuscita ad imporre – con prepotenza paramafiosa - all'agenda politica nazionale una letteralmente inventata questione settentrionale.


E' vero! Ma la questione settentrionale e la Lega stessa sono il frutto delle mutate condizioni internazionali che hanno fortemente limitato le possibilità di intervento assistenzialista dello stato.

2. Hai una visione localistica, limitata e – come dire? - infantilmente egoistica e “possessiva” della creazione del PIL delle regioni del Nord, che è frutto anche del lavoro di milioni di meridionali ed immigrati.

E' vero. Ma i meridionali che lavorano al nord beneficiano del welfare del nord.

3. Esiste, come vedi, anche un problema di carenza cultural-antropologica del Nord, anche se di altro tipo.
4. La classifica dei trasferimenti (dallo Stato alle Regioni) procapite vede al 1° posto non la Calabria o un'altra regione del Sud, ma la Valle d'Aosta, al 2° il Trentino-Alto Adige, dove, beninteso - lo so bene - essi vengono spesi molto bene, attivando un circuito virtuoso; la Calabria è solo sesta, dopo la Basilicata, la Sardegna e la Sicilia, e di solito li usano male.


Se il trasferimento procapite di risorse alla Valle d'Aosta (40 mila abitanti) è il più alto d'Italia, in termini assoluti è irrilevante sul bilancio complessivo dei trasferimenti Nord Sud che è invece notevole (4.000 euro/anno procapite sulla schiena di ciascun abitante del nord).

5. Lo sfruttamento dei contributi pubblici non è monopolio dei meridionali, ma riguarda anche tantissimi imprenditori ed imprese settentrionali, a cominciare dalla Fiat, passando per l'Impregilo o la stessa Lega Nord, ai cui imprenditori-sostenitori in difficoltà Tremonti ha addirittura regalato parte dei fondi strutturali FAS, destinati come si sa alle aree sottosviluppate, cioè al Sud.

E’ vero.


6. Infine, un'unica legge non basta, ma come scrivevo più sopra: “Occorre unire le forze ed attuare una strategia di contrasto feroce, massiccio e di lungo periodo su 4 direttrici: giudiziaria, militare, economica e culturale”. Per quest'ultima, sarebbe utile definire ed emanare una legge che stabilisca il lancio e l'attuazione di un grande programma culturale-antropologico, cioè di educazione. Ma di questo parlerò la prossima volta.

La mentalità delle persone ed il sistema di valori in cui credono non si cambiano per legge. Vincenzino.

Vincesko
@ Mirie
Prima parte: commento al tuo commento.
1. Hai proprio una visione “separatista”: il PIL del Nord, l'assistenza del Nord al Sud, il welfare del Nord ai meridionali (che producono e perciò se lo pagano, mi pare). Non condivido la tua visione. Sarei d'accordo invece se tu parlassi di efficienza nell'uso delle risorse.
2. Rilevo che hai glissato, non a caso, sulla cultura antropologica del Nord, sempre più permeata di separatismo, razzismo, egoismo localistico piagnone.
3. Ribadisco, al Nord ci sono tantissime schiene di Italiani meridionali che contribuiscono da decenni alla produzione del PIL del Nord, senza contare che il Sud è sia un mercato di sbocco per i prodotti del Nord  che un comodo serbatoio di personale qualificato e laureati (700.000 solo negli ultimi 10 anni, credo).
4. Infine, che il sistema dei valori possa essere cambiato per legge – verifica – te lo sei inventato tu, anche se... (vedi seconda parte).

Seconda parte: programma culturale-antropologico
Premessa n. 1: siamo partiti dai fatti di Rosarno e della 'ndrangheta. La mafia è uno degli aspetti della questione meridionale; altri aspetti salienti sono la classe dirigente, il funzionamento dell'Amministrazione Pubblica, lo sviluppo economico e la questione femminile (disoccupate o inattive al 70%). Ciascuno di questi aspetti richiede un'analisi specifica e soluzioni specifiche, ma tutte sono insufficienti se non vengono accompagnate  da una profonda riforma culturale.
Premessa n. 2: approccio metodologico: quando affronto un problema complesso, procedo così: lo sottopongo ad analisi, individuo le variabili, ne misuro il grado d’importanza e le interrelazioni ed elaboro un piano scegliendo il punto d’attacco nella “variabile critica”, senza però mai perdere la visione d’insieme.
Programma culturale: i processi culturali hanno un'evoluzione lentissima, si possono accelerare solo mediante un grosso lavoro in ambito educativo. Nel caso in esame, ho individuato la variabile critica nel ruolo della madre nell’educazione dei figli, durante la gravidanza e nei primi 2-3 anni di vita dei figli, periodo in cui il cervello è come una spugna ed assorbe tutto – di bene e di male - con grandissima facilità. Per cui ho pensato al seguente progetto educativo, da sviluppare prioritariamente in Calabria e nelle altre regioni meridionali.

PROGETTO EDUCATIVO:
La mia proposta è questa: in Italia ogni anno nascono 500.000 bambini, quindi ci sono 500.000 madri in gravidanza, occorrerebbe e converrebbe investire su di loro, attraverso un programma strategico pluriennale di assistenza a domicilio alle mamme in gravidanza e nei primi 2-3 anni di vita dei figli (e ovviamente ai padri), che poi, su questa solida base, si svilupperà – ma solo dopo – attraverso la scuola e gli altri organismi sociali. A tale scopo, verrebbe selezionato e formato rigorosamente (con stage anche all’estero), attingendo tra gli psicologi, i pedagoghi, gli assistenti sociali, ecc., un piccolo esercito di 25.000-50.000 Assistenti-educatori a domicilio (sulla falsariga degli Health Visitor), diretti secondo standard elevati di efficacia-efficienza-qualità e basandosi sul concetto di prevenzione, più semplice ed efficace e meno costoso degli interventi ex post.
Per la copertura finanziaria (200 mln?), si potrebbero anche riorientare gli ingenti fondi attualmente spesi in progetti educativi inefficaci mirati a bambini e bambine dai 6 anni in su, quando probabilmente è già troppo tardi, gestiti da Regioni, Province, Comuni, organismi 3° settore, laici e religiosi, in tutte le Regioni italiane!
Che cosa dovrebbero fare gli Assistenti-educatori? A mio avviso, principalmente, TRE COSE:
1. EDUCARE CHE E’ L’AMORE INCONDIZIONATO DELLA MADRE E DEL PADRE il “mattone” fondamentale della personalità di un bambino, la materia prima per farne un individuo “forte”. Qualcuno obietterà: ma è necessario farli andare a domicilio? Io rispondo: sì, perché – come ha scritto Michele Serra su la Repubblica e come l’esperienza insegna - “l’amore non è obbligatorio mai, nemmeno tra genitori e figli”. Solo un rapporto diretto, empatico è capace di “sciogliere” le non rare resistenze.
2. EDUCARE AD IMPARTIRE AI FIGLI UNA DISCIPLINA CONGRUA: NE’ POCA NE’ TROPPA;
3. EDUCARE A DARE UN’INFORMAZIONE SESSUALE , o meglio, secondo Freud, in particolare per le bambine, una NON REPRESSIONE DELLE “CURIOSITA’ SESSUALI (ovviamente quando queste saranno esplicitate).
Il resto, lo lascio decidere agli esperti. Io aggiungerei soltanto l’educazione alla lettura (cominciando da quella delle fiabe), che è - non tutti lo sanno - una passione che si prende da piccoli, dopo è molto difficile. Sono le donne (madri) le artefici del loro destino di cittadine a tutto tondo e di quello dei figli.
Su questa solida base, poi potrà essere sviluppato il lavoro della scuola.

[Purtroppo, non ho salvato le repliche degli interlocutori]

Vincesko
D'accordo, ma ti invito a riflettere su questi 7 punti sostanziali:
1. il reddito pro capite del Nord - tra i più alti d'Europa - è il doppio di quello del Sud;
2. ridurre il divario, oltre ad essere un obbligo morale di uno Stato moderno e civile degno di questo nome, è anche un interesse del Nord e di tutto il Paese;
3. i finanziamenti pubblici destinati al Sud per investimenti sono anche fondi UE oppure rifluiscono al Nord in quota rilevante;
4. i trasferimenti dallo Stato alle Regioni del Sud destinati a spesa corrente si traducono in domanda di prodotti e servizi, anche del Nord;
5. l'ho già scritto, parte cospicua del PIL - e quindi delle entrate tributarie – del Nord è frutto del lavoro di meridionali (oltre che di immigrati);
6. infine – l'ho già scritto - il Sud, oltre ad essere un mercato di sbocco interno per i prodotti e servizi del Nord è un comodo serbatoio di lavoratori qualificati e – quel che è peggio per il Sud – di laureati meridionali (= depauperamento del cosiddetto capitale umano);
7. cosa diversa, invece (l'ho già scritto e ne parlerò ancora nel dialogo che sto sviluppando con Mirie2) è reclamare maggiore efficacia-efficienza nell'uso delle risorse finanziarie da parte delle Regioni meridionali.

Vincesko
@ Mirie2
Montessori? No, provo a raccontarlo, a te, a chi legge ed a me stesso.
Le mie fonti di riferimento e d'ispirazione sono state,  in ordine cronologico:
1) la mia esperienza; 2) Alice Miller; 3) Sigmund Freud; e 4) il Prof. Massimo Ammaniti.
1. Esperienza
La mia riflessione inizia nel 1994, quando, essendomi separato, ho conosciuto varie donne, carine e single (le uniche che m'interessassero), apparentemente normali, ma invece con seri problemi psicologici,  riconducibili sempre – avendone ricevuto le confidenze – ad un cattivo rapporto con i genitori: padre “assente” e madre troppo “presente” (autoritaria, repressiva, castrante).
Poi, per ragioni di lavoro, ho selezionato e formato centinaia di persone, soprattutto donne.
2. Alice Miller
Ho incrociato Alice Miller leggendone un'illuminante intervista rilasciata a Luciana Sica, la Repubblica del 16.1.1999, intitolata significativamente “Gli anni del lupo nero”, sull'effetto che hanno - sulla vita adulta, sulla capacità di amare, sui rapporti con gli altri – le primissime esperienze di amore o di dolore, quelle che non si ricordano e affondano nell'inconscio più oscuro.
3. Sigmund Freud
E' l'unico autore di psicologia di cui abbia letto - quasi tutte - le opere (nell'edizione I Mammut, Newton). E' superfluo evidenziarne la ricchezza di apporti, talora addirittura geniali, alla comprensione degli effetti delle prime e primissime esperienze infantili, delle relazioni figli-genitori, del peso della libido e delle curiosità, dei bisogni e delle esperienze sessuali frustrati.
4. Massimo Ammaniti
Anche di Massimo Ammaniti, pur avendolo ascoltato più volte in tv, è stato fondamentale leggerne un articolo, anch'esso pubblicato su la Repubblica, il 26-7-2007, “Bambini, prendiamo esempio dalla Finlandia” (che allego), in cui viene illustrato il cosiddetto metodo finlandese degli Health Visitor (assistenti alla salute), che hanno il compito di sostenere la madre ed il padre durante la gravidanza e nei primissimi anni di vita del figlio.

Avendo le idee abbastanza chiare sul da farsi, ne ho fatto un mio hobby, diciamo così, e, nel tempo libero,  sono passato all'azione.
In primo luogo, ho individuato e contattato alcuni interlocutori, pochi e del massimo livello possibile. Nell'ordine: 1° il candidato dell'Unione, Romano Prodi (fine gennaio 2006); 2° la presidente della Commissione Cultura della Regione Campania, Luisa B. (inizio luglio 2006); e 3° l'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe (inizio dicembre 2007).
Romano Prodi – l'ho già scritto - mi ha risposto che condivideva l'esigenza di accompagnare le misure economiche per il Mezzogiorno con una vera e propria riforma culturale.
Luisa B. (di professione insegnante di liceo) mi rispose telefonicamente – luglio 2006 - che condivideva la mia analisi ma non totalmente (la parte sugli effetti della carenza d'informazione sessuale, ma poi ho capito il motivo: ella è soprannominata la “suora laica”), ma che era interessatissima ad incontrarmi dopo le ferie estive. Non mi ha mai chiamato.
Il cardinale Sepe – persona franca, perspicace e concreta -  mi scrisse in risposta, nello stesso mese, una bella lettera di apprezzamenti per i miei suggerimenti, “di cui – disse – terrò conto in modo adeguato”. Ed infatti, nel marzo 2007, seppi casualmente, leggendone il resoconto su la Repubblica, (vedi allegato) che aveva costituito alcune commissioni di lavoro, la prima delle quali era stata denominata – come da me suggerito - “Educazione e formazione” (che contiene un errore da me voluto, una tautologia, poiché la formazione fa parte dell'educazione, che, nell'accezione anglosassone, è appunto formazione tecnica, intellettuale e morale). La cosa che mi meravigliò moltissimo è che questa iniziativa - era scritto nell'articolo – segnava una “nuova primavera del laicato cattolico” e  che “questo primo marzo sarà ricordato nella storia della Chiesa napoletana come l'inizio di una nuova stagione”.

Nello stesso periodo, ho proposto la realizzazione del mio Progetto Educazione a:
- un circolo di area PD (anche se il PD formalmente non era ancora nato);
- l'Assessora del Comune (di sinistra) dove risiedevo.
Ho incontrato un muro. Il circolo, dominato dal boss politico locale, si è defilato.
L'Assessora, insegnante di Scuola Media, con nomea usurpata di donna dinamica, aperta e moderna, sebbene ci fosse la possibilità di usufruire di parte degli ingenti fondi stanziati dalla Fondazione per il Sud (emanazione delle fondazioni bancarie), retta allora da Savino Pezzotta (300 milioni in 10 anni) -  ed io, resomi conto che il “ni” dell'Assessora in effetti era un 'no', avessi organizzato, contattando prima l'ASL (indisponibile: ha ragione il prof. Ammaniti), poi un gruppo di psicologi ed assistenti sociali (disponibili per la funzione di health visitor) e quindi le associazioni onlus locali  (indisponibili per il mio progetto) – l'assessora, dicevo, si rifiutò   di presentare il mio progetto (assistenza a domicilio alle mamme in gravidanza e nei primi 2 anni di vita del figlio), preferendo quello suo tradizionale – inefficace, anche perché le mamme, come ella stessa mi confidò, dopo un po' non portano i figli nelle sedi dei corsi di assistenza  - mirati ai bambini dai 6 anni in su, quando è già troppo tardi. Un bell'esempio di come al Sud si sprecano i soldi.

Contrariamente a quel che pensassi, e cioè che il mio progetto fosse una novità assoluta per l'Italia, ho scoperto l'anno scorso che un progetto analogo è stato finanziato con fondi europei proprio dalla mia Regione, la Campania, con delibera del dicembre 2006. Sono riuscito con notevole difficoltà (dal momento che la dirigente responsabile del bando era sempre assente) ad ottenere nel settembre scorso l'elenco dei progetti presentati e approvati. Ho contattato 3 dei 9 soggetti vincitori: il Comune di Napoli, un consorzio di Comuni della provincia di Avellino ed un consorzio di Comuni della provincia di Salerno. A distanza di 3 anni dall'emanazione del bando, il 1° non era ancora partito; il 2° era partito, ma la responsabile è stata molto reticente nel fornirmi informazioni; il 3° era partito, lo stava attuando e mi ha inviato la brochure con l'illustrazione del progetto: molto simile al mio, tranne nel fatto – per me sostanziale - che le famiglie assistite sono soltanto quelle a rischio (drogati, poveri, minorenni, ecc.).

Considerazioni conclusive e proposta finale:
- i fondi spesso ci sono, ma vengono sovente impiegati male;
- la PA si conferma uno dei punti critici del sistema; l'esperienza suffraga la validità della tesi di Alberto Statera, espressa nella formula “1/3, 1/3, 1/3”: un dipendente pubblico ci va e lavora; un altro ci va e non lavora, l'esecrato fannullone; un terzo non ci va affatto, il famigerato assenteista.
- quel che conta per la PA è il rispetto della forma, non dell'efficacia-efficienza nell'uso delle risorse;
- c'è una forte presenza di donne nella PA ed in particolare nella gestione di questi progetti nell'ambito dell'educazione (psicologhe, assistenti sociali, ecc.); spesso non sono un esempio migliore degli uomini o comunque di apertura al nuovo, di ricerca di standard qualitativi migliori;
- si ripropone, come nella scuola, l'esigenza di un riequilibrio docenti/operatori maschi/femmine;
- oppure, di riformare i paradigmi educativi secondo canoni meno “repressivi”, soprattutto in famiglia;
- per chi non è del Sud è difficile capire che uno dei pilastri della cultura meridionale – probabilmente il portato del cattolicesimo e che si tramanda di generazione in generazione - è l'invidia ed il conservatorismo sociale (l'altra faccia del “noi siamo dèi”), per cui, invece che considerarlo uno stimolo all'emulazione  ed al miglioramento, si giudica negativamente il successo dell'altro ed impera un meccanismo automatico, una sorta di riflesso condizionato delle persone, che sono “costrette” a  frenare qualunque iniziativa privata o, soprattutto, pubblica ; e favorisce una omologazione in cui poi riescono a prevalere sempre gli stessi, non sempre i migliori.
- detto da non credente, comunque, la Chiesa svolge in alcune realtà – come ad esempio Napoli - spesso un ruolo di supplenza dello Stato e di autorità morale di riferimento. 

Proposta ideale
Poiché la variabile critica è l'educazione - la cui fase fondamentale è quella della gravidanza e della primissima parte dell'infanzia - e le soluzioni parziali e di basso profilo sono inefficaci, occorrerebbe:
a) attribuire al Progetto Educativo carattere di priorità massima e dargli applicazione universalistica;
b) “commissariare” le Regioni del Sud per l'attuazione del Progetto Educativo quinquennale o decennale, centralizzandone la gestione e affidandone la responsabilità ad un team altamente qualificato misto italiani-stranieri, presieduto da uno straniero (finlandese?);
c) selezionare gli Health Visitor secondo criteri di merito in linea con quelli europei; provvedere al loro addestramento attraverso stage anche all'estero;
d) creare una sorta di gemellaggio (o adozione) di scopo Regione del Sud/Regione del Centro-Nord/Regione estera;
e) stabilire una griglia di obiettivi-modalità di applicazione-controlli severa;
f) definire un contenuto formativo in linea con quelli analoghi europei, ma ovviamente ampliato ed adattato in rapporto all'esigenza di colmare il gap culturale specifico;
g) a fini di continuità, realizzare uno scambio periodico con la scuola materna, alla quale va trasferita almeno la conoscenza del know how.

P.S.: Ho provato ad applicare il mio metodo con mia figlia, da poco mamma: pare che funzioni. Ma di questo parlerò per esteso in un altro forum. Qui, posso sinteticamente dire che le azioni sono state:
- lettura alla bimba già durante la gravidanza (è molto importante farlo con voce dolce ed espressiva);
- fissazione, ripetizione ed applicazione del concetto base: “molto amore e disciplina congrua, la cui combinazione costruisce un carattere forte, che procurerà molto meno problemi alla mamma in futuro”;
- assistenza effettuata da me telefonicamente per contrastare e battere – solo col dialogo - una leggera “depressione” post parto;
- fondamentale, però, è il rapporto empatico.

Vincesko
Dopo questa lunga  digressione, racconto-divertissement, ma esemplificativo di un mondo – il Sud -  e di un modo, in parte credo innovativo, di descriverne ed affrontarne i complessi problemi, torniamo ai fatti di Rosarno, da cui siamo partiti.
Fatti terribili, in cui si è manifestata, per 48 ore, l'assenza dello Stato, sostituito dalla 'Ndrangheta. Ma che possono essere visti anche come un'opportunità, perché finalmente hanno posto sotto i riflettori la situazione della Calabria, il Sud del Sud.
Che, secondo me, è la regione cruciale per risolvere l'annosa questione meridionale (soltanto 2 milioni di abitanti, contro i 4 della Puglia, i 5 della Sicilia ed i 6 della Campania), che è un interesse non soltanto dei calabresi e degli altri meridionali ma di tutto il Paese.
Proposte
Anche qui, stante la sostanziale inefficacia delle soluzioni ordinarie – come è dimostrato in  150 anni di storia nazionale -  occorrerebbe mettere in campo misure radicali, quali:
- la dichiarazione e l'assunzione della  “questione calabrese” come una delle massime priorità dello Stato;
- una sorta di  “commissariamento” della Regione, per 10 anni;
- il gemellaggio-adozione con una regione del Nord: pensando a Monsignor Bragantini, ex vescovo di Locri, ed alla famosa e sciasciana “linea della palma”, la indico nel Trentino-Alto Adige, forse l'unica scevra da infiltrazioni mafiose ed esempio positivo di amministrazione pubblica;
- l'affermazione e l'applicazione rigorosa del principio del rispetto delle regole, esempio che deve partire necessariamente dall'alto, per poi diffondersi naturalmente per li rami, alla burocrazia ed a tutta la cittadinanza;
- la considerazione che il massimo fattore critico è il ruolo della donna ed in particolare della donna-madre calabrese, perché – scriveva Anna Maria Ortese  nel bel libro Il mare non bagna Napoli (quasi un saggio di sociologia) - “Esiste, nelle estreme e più lucenti terre del Sud, un ministero nascosto per la difesa della natura dalla ragione, un genio materno, d'illimitata potenza, alla cui cura gelosa e perpetua è affidato il sonno in cui dormono quelle popolazioni”.

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Allegati:


“La linea della palma”
"Forse tutta l'Italia va diventando Sicilia… A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già oltre Roma…"  (da “Il giorno della civetta”).
 
Allego, per finire, il lungo ed interessante intervento di Romano Prodi alla “Giornata dell'Economia”, indetta da UNIONCAMERE il 7 maggio 2007 (da me citato più sopra).

(Fine)
Caterina
Ah...però !!!
Certo che a saperlo prima! Siete uno spasso leggervi!

Vincesko
Oltre ad essere un po' maleducata, sei anche un po' bugiarda: non credo tu ti sia spassata a leggermi... lo testimoniano i 5 punti esclamativi in un solo rigo.
Ovviamente, capisco che la tua è una battuta di difesa e di disappunto.
Sai qual è l'etimologia del termine intelligente? “Chi ha discernimento e facoltà di ben intendere e giudicare”. Tu pensi di esserlo? Io sono convinto di no. Tutto qua. Questo è in estrema sintesi il problema.
Forse ricorderai questa vicenda che riguardò il cantautore Antonello Venditti, persona intelligente, ma le cui parole furono anche travisate:

LE POLEMICHE
«A Venditti non piace la Calabria»
Reazioni indignate per le frasi del cantautore riprese da un video messo su Youtube. E la radio non mette dischi

Io inviai al Corriere questo commento:

VENDITTI HA DETTO UNA VERITA' OVVIA
07.10|17:32
magnagrecia
Penso che Venditti abbia detto una verità ovvia. Da campano, osservo tristemente come la Calabria contenda alla Campania la palma di vincitore nella misera competizione “culturale” del mancato rispetto di ogni principio giuridico, di ogni regola morale, e vinca la gara. Da molto tempo, io penso che il riscatto del Sud, il suo progresso civile e morale ci saranno quando la Campania e, soprattutto, la Calabria raggiungeranno uno standard civile ed etico almeno "normale". Invece di adontarsi (vero, infallibile indice di grande coda di paglia e/o di complesso d'inferiorità), dovrebbero augurarselo - ed agire di conseguenza - soprattutto tutti i campani e tutti i calabresi onesti e di buona volontà.

Ti allego l'articolo, dove potrai vedere che la maggior parte dei commenti, anche di molti calabresi (soprattutto quelli che vivevano fuori dalla Calabria), dava ragione a Venditti:

Io sono campano, un altro famoso cantautore, Eduardo Bennato, napoletano doc, persona intelligente, ha affermato in un'intervista data l'anno scorso a la Repubblica (che allego) che salverebbe solo il 7% dei napoletani. La situazione dev'essere peggiorata, perché, una quindicina d'anni fa, mi ricordo che in un'altra intervista dichiarò che ne salvava il 10%.

Due sere fa, sul canale web della RAI, ho sentito un calabrese che diceva che in Calabria c'era bisogno di “una rivoluzione culturale” (proprio la stessa frase che uso io).

Io in 60 anni, essendo meridionale, avrò conosciuto migliaia di meridionali, ho quindi una notevole esperienza e, per riconoscimento direi unanime, sono considerato una persona intelligente, e mi piace capire a fondo, e non mi fermo al 'come' delle cose, ma cerco sempre di capire il 'perché'.
La mia famiglia di origine – i miei genitori, i miei fratelli, i miei parenti – avevano o hanno un livello d'istruzione basso, ma tutti indistintamente si credevano o si credono molto intelligenti, ma non lo erano o non lo sono affatto, anzi, vale anche per loro quello che sostiene il grande Dostoevskij: tutte le persone ottuse e limitate si credono molto intelligenti.
Infine, anche per mestiere, ho conosciuto centinaia di donne meridionali come te, ne incontro tutti i giorni, e so come sono fatte: perciò ho scritto quello che ho scritto, che ti ha... “divertito” tanto, perché evidentemente ho colpito nel segno. Perché – sai - non si viene in un forum a difendere l'indifendibile, con un titolo già illuminante (“Quando è troppo è troppo”), se non si è poco intelligenti e con una grande coda di paglia. Mentre, se si vuole tentare di risolvere i problemi, bisogna chiamare le cose col loro nome e, se occorre – come sto facendo ora con te – essere franchi, sinceri e addirittura spietati.

Vincesko
L'allarme del procuratore: “La 'ndrangheta è ormai ovunque”

Droneborg: 31-01-10 01:13  
ciao ho letto il testo del messaggio e purtroppo hai ragione e dico purtroppo perche' sono di vicenza, provincia notoriamente piuttosto leghista, li da noi purtroppo i cervelli della gente sono stati lavati e tinti con qust'odio verso i meridionali e gli extracomunitari al solo scopo di asservire la politica locale, mi domando anche come possano le menti assopirsi e latitare su quello che accade attorno

Mirie2
Troppo facile ! Mi dispisce.
Dovresti esercitarti anche tu, come Vincenzino, e proporci un trattato su come rieducare i vicentini ed evitare che si assopiscano su quello che accade intorno.
Ti raccomando però una certa cautela con i lattanti e donne in gravidanza.

Caterina
I punti d'esclamazione erano soltanto tre, no...niente di che, tanto per dire!
Comunque continua ad istruirci, sei proprio uno spasso. Tra le altre cose oggi è domenica e mi concedo un momento di relax, quindi dai sfogo al tuo sapere che sono tutta orecchi!
Certo che con meridionali come te in giro, mi vien da simpatizzare con i leghisti! 

Caterina
Troppo facile, giustissimo, potremmo disquisire qui della questione meridionale sino alla fine dei tempi, ma servirebbe a qualcosa? Quello che ho letto, alcune delle cose che ho letto a dire il vero, nella sequenza degli interventi, mi lasciano basita.
Le differenze tra nord e sud sono quasi incolmabili, colpa di una cattiva gestione della cosa pubblica, cattivo governo, deficit culturale  , sarebbe bello risolvere il tutto con una semplice discussione in un forum. Il mio era un semplice sfogo, in un momento particolare, in cui eravamo nell'occhio del ciclone mediatico.
M'infastidiva un po quanto sentivo sulla mia terra, ma la cosa che mi avviliva di più era il sapere che alcune cose sono vere. Vivo una realtà, fortunatamente, ben diversa da quella di Rosarno, ma non posso negare i fatti, quanto è successo a pena a ottanta chilometri dal mio paese è avvilente. Quello che mi auspico è che tutto questo ambaradam sia servito a scuotere le coscienze, soprattutto dei calabresi, e che lo stato sia maggiormente presente sul territorio.

Heyoka6 (Telego)
Sono di Vicenza anch' io e ti posso assicurare che ci sono MOLTI Meridionali di Vicenza che votano Lega e se potessero, anche MOLTI Extracomunitari voterebbero Lega.
Parlo naturalmente di extracomunitari integrati che hanno voglia di LAVORARE, perchè quelli che spacciano, rubano, violentano fanno TUTTI il tifo per la Sinistra.
Dimenticavo: Votano Lega anche alcuni Sinti miei amici che vivono in un campo vicino al mio quartiere e che lavorano nelle fabbriche della zona.
Quando Vuoi, mi fai un fischio e ti presento i miei amici Sinti che votano Lega perchè non hanno le tue paranoie salottiere!!


Vincesko
Il candidato dell'Italia dei Valori conferma la sua candidatura
"Ci sono tante pressioni per farmi ritirare". "Loiero? Serve una rivoluzione"
Callipo: "Non corro alle primarie di altri
sono loro che devono sostenere me"
di GIOVANNA CASADIO
L'esperienza della giunta Loiero è da bocciare del tutto?
"Penso che in Calabria vada fatta una rivoluzione. Pacifica, certo, civile, ma deve esserci. E sa perché? Per portare la Calabria alla normalità, per ottenere il rispetto della legalità, la trasparenza, per fare vincere l'onestà e la meritocrazia: tutti valori seppelliti in questi anni".

http://www.repubblica.it/politica/2010/02/07/news/callipo_non_corro_alle_primarie_di_altri_sono_loro_che_devono_sostenere_me-2216400/


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