venerdì 24 novembre 2017

Lettera n. 2 al Sen. Prof. Pietro Ichino in merito alla sua bufala su chi è l’autore dell’adeguamento automatico dell’età di pensionamento




Pubblico la seconda lettera che ho inviato, l’altro ieri, al Sen. Prof. Pietro Ichino, dopo aver riscontrato in un articolo della sua ultima newsletter che, anziché pubblicare una rettifica dopo la mia prima lettera, ha ribadito consapevolmente il suo grave errore di attribuzione alla riforma delle pensioni Fornero anziché alla riforma delle pensioni SACCONI della norma pensionistica relativa all’adeguamento triennale dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita. Aggiungendoci la seconda BUFALA che la riforma Fornero ha “messo in sesto il nostro sistema pensionistico”.

Pensioni, l'autore dell'adeguamento automatico dell'età di pensionamento è SACCONI, non Fornero.
Da v.
22/11/2017  22:45

Egr. Sen. Pietro Ichino,
Mi meraviglia molto che, anziché ammettere l’errore che Le ho segnalato[1] (cfr. l’articolo della Sua newsletter n. 456, 28 ottobre 2017, “Cesare Damiano, sinistra Pd, e Maurizio Sacconi, rientrato in FI, convergono su di un grande obiettivo bi-partisan: smontare la riforma Fornero delle pensioni”, scusarsi e pubblicare un comunicato di rettifica, Lei rincari la dose (cfr. nella Nwsl n. 459, 20 novembre 2017 L’OSSESSIONE PENSIONISTICA DI CGIL E UIL http://www.pietroichino.it/?p=47304).
E non solo, richiamando il precedente articolo, riattribuisca erroneamente e scientemente alla riforma Fornero l’introduzione del meccanismo dell’adeguamento periodico dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita, ma aggiunga una seconda BUFALA che circola anch’essa da sei anni, in un crescendo di DISINFORMAZIONE generale sulle pensioni (e non solo), che ha fatto in Italia quasi 60 milioni di vittime.
Si tratta di una DISINFORMAZIONE alimentata dal potentissimo sistema (dis)informativo berlusconiano e del centrodestra, da tutti i media e da DISINFORMATORI, esperti di previdenza, in servizio permanente effettivo.
I primi nomi che mi vengono in mente sono: Giuliano Cazzola, Oscar Giannino, Tito Boeri, Cesare Damiano e Lei (sto preparando uno scritto con le prove documentali), oltre a Matteo Salvini, che votò la severissima riforma SACCONI e, invece di andarsene in esilio, minaccia di esilio la professoressa Fornero perché manderebbe – lei, non SACCONI (sic!) - in pensione a 67 anni e poi a 70 gli Italiani; la stessa Elsa Fornero; tra i sindacalisti Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo e, molto stranamente, Susanna Camusso e Maurizio Landini, duri oppositori nel 2010 della riforma SACCONI; e, infine, Maurizio Sacconi, per il suo lunghissimo e colpevole silenzio, che hanno obliterato completamente la severissima riforma delle pensioni SACCONI, una sorta di damnatio memoriae, un vero caso di scuola.  
Una seconda BUFALA, dicevo, che “Il nostro sistema pensionistico [è stato] rimesso in sesto dalla legge Fornero del 2011”, affermazione smentita da un esame comparativo puntuale delle norme pensionistiche e dai dati economici ufficiali.
Come si può facilmente verificare, ribadisco che l’adeguamento triennale dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita è stato introdotto dalla riforma delle pensioni SACCONI (NON dalla riforma Fornero) con la Legge 122/2010, art. 12, comma 12bis.
DL 78 del 31.5.2010, convertito dalla legge 122 del 30.7.2010, art. 12, comma 12bis:
(( 12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, devono essere aggiornati a cadenza triennale, salvo quanto indicato al comma 12-ter, con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilità erariale. Il predetto aggiornamento e' effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.
link non più attivo, sostituito da:
Come si può, altresì, altrettanto facilmente verificare, nella stessa L. 214/2011, art. 24 (riforma delle pensioni Fornero), viene più volte citata la L. 122/2010 quando si parla di adeguamento all’aspettativa di vita, ad esempio al comma 4 fatti salvi gli adeguamenti alla speranza di vita, come previsti dall'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni” o al comma 6 Resta in ogni caso ferma la disciplina di adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122” o al comma 12 12. A tutti i requisiti anagrafici previsti dal presente decreto per l'accesso attraverso le diverse modalita' ivi stabilite al pensionamento, nonche' al requisito contributivo di cui al comma 10, trovano applicazione gli adeguamenti alla speranza di vita di cui all'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni e integrazioni;”.
Per quanto riguarda, infine, i risparmi di spesa pensionistica dopo le varie riforme delle pensioni dal 2004 (Maroni, 2004, il cui ‘scalone’ fu abolito da Damiano, Damiano, 2007, SACCONI, 2010 e 2011, e Fornero, 2011), sono stati dalla RGS (a) quantificati in ben 900 mld fino al 2060 “circa 60 punti percentuali di PIL, cumulati al 2060”; e (b) ascritti, tagliando istituzionalmente la testa al toro della DISINFORMAZIONE generale sulle pensioni, per circa un terzo del totale alle riforme dal 2011 (modifiche della riforma Sacconi e riforma Fornero) e perciò per meno di un terzo del totale alla riforma Fornero.[2]

[1] Lettera al Sen. Prof. Pietro Ichino su un suo errore di attribuzione di un’importante norma pensionistica

[2] LE TENDENZE DI MEDIO-LUNGO PERIODO DEL SISTEMA PENSIONISTICO E SOCIO-SANITARIO Previsioni elaborate con i modelli della Ragioneria Generale dello Stato aggiornati al 2017 – Rapporto n. 18
Box 2.3 - Effetti finanziari del complessivo ciclo di riforme adottate dal 2004 (pag. 76)
Considerando l’insieme degli interventi di riforma approvati a partire dal 2004 (L 243/2004), si evidenzia che, complessivamente, essi hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL pari a circa 60 punti percentuali di PIL, cumulati al 2060. Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima del DL 201/2011 (convertito con L 214/2011) [Maroni, Damiano e SACCONI, ndr] e circa un terzo agli interventi successivi [modifiche alla riforma Sacconi e riforma Fornero, ndr], con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del 2011 (art. 24 della L 214/2011).
Egr. Prof. Ichino, spero voglia d’ora in poi contribuire alla chiarificazione di chi ha fatto che cosa in tema di riforme delle pensioni.
Distinti saluti,
V.

PS:
Giovedì, 26 ottobre 2017 - 19:30:00
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Pensioni, tutta la verità sull'innalzamento dell'età per andare in pensione
Vincenzo Battipaglia
Pensioni: l’estremismo di Bankitalia e Corte dei Conti
di Vincesko
Created: 27 October 2017
Pensioni: notizie false (fake news)
Pensioni, dopo una mia lettera Repubblica rettifica una notizia falsa che circola sui media da sei anni


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(n. 50 destinatari)


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Lettera a Il Messaggero su chi è l’autore dell’adeguamento automatico dell’età di pensionamento



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giovedì 23 novembre 2017

Lettera a Il Messaggero su chi è l’autore dell’adeguamento automatico dell’età di pensionamento




Pubblico la lettera che ho inviato ieri al quotidiano Il Messaggero, dopo aver letto un suo articolo sull’adeguamento automatico dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita, che, nonostante due mie lettere, continuano ad attribuire erroneamente alla riforma delle pensioni Fornero anziché alla riforma delle pensioni Sacconi. In questo caso, lo fanno riportando anche le parole di uno smemorato On. Roberto Giachetti.

Alla Redazione de Il messaggero, in particolare alla c.a. del Dott. Marco Conti
Traggo dal Vostro articolo di oggi, a firma di Marco Conti,Pensioni, sfida di Gentiloni a Mdp: e ora la manovra rischia” “Obiettivo dei sindacati, Cgil in testa, è abbattere la legge Fornero - «che ci fece votare Bersani», ricorda Roberto Giachetti - se non fosse che «le risorse limitate» di cui dispone il Paese impediscono l'abolizione del meccanismo di allungamento automatico dell'età che a suo tempo votò anche FI”.
AvendoVi scritto già due volte (al direttore e al caporedattore Economia),[1] ri-ri-risegnalo che l’adeguamento dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita NON è stato introdotto dalla riforma delle pensioni Fornero, che è una BUFALA che, per colpa della potentissima DISINFORMAZIONE berlusconiana, di tutti i media, dimentichi di ciò che scrivevano nel 2010 ((http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=104209), di politici smemorati, come l'On. Giachetti (che dimentica anche che il governo Monti fu un governo d’emergenza chiamato ad attuare le richieste ultimative della famosa lettera del 5/8/2011 della BCE, che includeva le pensioni, come contropartita dell’aiuto della BCE, v. il programma SMP di acquisti di titoli di Stato, implementato per l’Italia a distanza di 10 giorni - 22/8 - dall’approvazione della seconda, mastodontica manovra finanziaria estiva da parte del governo Berlusconi) e l'On. Salvini (che la riforma SACCONI la votò, assieme a tutta la Lega Nord, gliel’ho già scritto 2 anni e mezzo fa,[2] ma continua a minacciare l’esilio alla prof.ssa Fornero), di esperti di previdenza come Giuliano Cazzola, Oscar Giannino e Tito Boeri, di politici distratti e “congiuratori”, come il Sen. Maurizio Sacconi, l’On. Cesare Damiano e il Sen. Pietro Ichino (ho scritto loro già almeno 4 volte ed ho in preparazione l’ennesima email, v. ciò che scrivono nelle loro recenti newsletter), o il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, o sindacalisti oggettivamente un po’ mendaci nella questione del meccanismo automatico di adeguamento, come Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo (le cui confederazioni, delle quali erano alti dirigenti, nel 2010, furono “complici” dell’allora ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ed ai quali ho già scritto almeno 3 volte; ciò, invece, che non si comprende affatto è perché sorprendentemente lo facciano anche Susanna Camusso e Maurizio Landini, poiché la CGIL fu l’unico sindacato che si oppose alla L. 122/2010, la prima manovra correttiva dopo la crisi della Grecia, di 62 mld cumulati), e della stessa coraggiosa millantatrice Fornero (gliel’ho scritto[3] e riscritto, ma continua a farsi intervistare senza rinviare i giornalisti al vero autore), è una BUFALA, dicevo, che circola da 6 anni, bensì dalla riforma delle pensioni SACCONI, con la L. 122/2010, art. 12, comma 12bis.
DL 78 del 31.5.2010, convertito dalla legge 122 del 30.7.2010, art. 12, comma 12bis:
(( 12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, devono essere aggiornati a cadenza triennale, salvo quanto indicato al comma 12-ter, con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilità erariale. Il predetto aggiornamento e' effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.
link non più attivo, sostituito da:
Dopo l’adeguamento triennale del 2019, che varrà fino al 2021, la cadenza (a decorrere dal 2022), in forza della riforma Fornero, sarà biennale. Ma questo, in ogni caso, è solo un’accelerazione del meccanismo periodico introdotto da SACCONI nel 2010. Se l’aumento dell’aspettativa di vita è confermato in 5 mesi, per cui l’età di pensionamento sarà di 67 anni nel 2019 per tutti, la clausola di salvaguardia della riforma Fornero (67 anni nel 2021) sarà superflua.
Trattandosi di leggi, è facile verificare (a) che è la riforma SACCONI che porterà l’età di pensionamento a 67 anni, sia degli uomini (pubblici e privati), sia delle donne del settore pubblico, sia di quelle del settore privato (le uniche oggetto di allineamento graduale entro il 2018 a TUTTI gli altri da parte della riforma Fornero) in forza del meccanismo automatico; e (b) che la stessa legge Fornero (L. 214/2011, art. 24), che si “appropria” – reiterandole - di varie misure incisive della legge SACCONI (ad esempio l’aumento dell’età base di 1 anno, compensato dall’eliminazione della “finestra” di 12 mesi per tutti, introdotta dalla riforma Damiano - in media, 4 mesi - e aumentata dalla riforma SACCONI - 8 mesi -; riducendola – sempre la riforma Fornero - per gli autonomi da 18 a 12 mesi) cita più volte il meccanismo automatico facendo riferimento alla L. 122/2010, art. 12 (ad esempio ai commi 4, 6 e 12).
Per quanto riguarda, infine, i risparmi di spesa dopo le varie riforme delle pensioni dal 2004 (Maroni, 2004, il cui ‘scalone’ fu abolito da Damiano, Damiano, 2007, SACCONI, 2010 e 2011, e Fornero, 2011), sono stati dalla RGS (a) quantificati in ben 900 mld fino al 2060 “circa 60 punti percentuali di PIL, cumulati al 2060”; e (b) ascritti, tagliando istituzionalmente la testa al toro della DISINFORMAZIONE sulle pensioni, per meno di un terzo del totale delle riforme dal 2011 [rectius: dal 2004, ndr] alla riforma Fornero.[4]
Spero, pertanto, vogliate fare una rettifica, come ha già fatto Repubblica,[5] e contribuire d’ora in poi alla chiarificazione sulle pensioni e su chi veramente ha messo le mani nelle tasche degli Italiani e causato la recessione.
Cordiali saluti,
V.

[1]
Tre casi di DISINFORMAZIONE generale tra i più macroscopici della storia italiana

Pensioni: notizie false (fake news)

[2] Lettera all’On. Matteo Salvini

[3] Lettera alla Professoressa Elsa Fornero su pensioni e manovre correttive

[4] LE TENDENZE DI MEDIO-LUNGO PERIODO DEL SISTEMA PENSIONISTICO E SOCIO-SANITARIO Previsioni elaborate con i modelli della Ragioneria Generale dello Stato aggiornati al 2017 – Rapporto n. 18
Box 2.3 - Effetti finanziari del complessivo ciclo di riforme adottate dal 2004 (pag. 76)
Considerando l’insieme degli interventi di riforma approvati a partire dal 2004 (L 243/2004), si evidenzia che, complessivamente, essi hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL pari a circa 60 punti percentuali di PIL, cumulati al 2060. Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima del DL 201/2011 (convertito con L 214/2011) e circa un terzo agli interventi successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del 2011 (art. 24 della L 214/2011).

[5] Pensioni, dopo una mia lettera Repubblica rettifica una notizia falsa che circola sui media da sei anni

PS: Fate girare la notizia tra i redattori.


Destinatari:

segreteria.direttore@ilmessaggero.itroberto.stigliano@ilmessaggero.it
CC ... 


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lunedì 13 novembre 2017

Dialogo con Carlo Clericetti sulla damnatio memoriae della riforma delle pensioni Sacconi





Riporto il dialogo tra Carlo Clericetti e me sulla cancellazione del nome e perfino – sembra – della memoria, una sorta di damnatio memoriae e di oblio, alimentati dalla congiunzione di un coacervo di motivazioni varie, contrastanti nella loro natura ma convergenti nel loro effetto: ambizione, millanteria, superbia, pusillanimità, e, come recita la voce “oblio” del vocabolario Treccani, “un processo difensivo di rimozione contro l’emergere di contenuti di memoria sgraditi”, dei vari attori in campo, della importante riforma delle pensioni Sacconi da parte dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (UPB), obliterata completamente dalla successiva e meno severa riforma delle pensioni Fornero (cfr. il grafico nell'appendice), svoltosi nel blog di Carlo Clericetti su Repubblica.it, in calce a questo suo articolo:

Carlo Clericetti  -  1 LUG 2017
Chi ruba il lavoro ai giovani

• 
Carlo Carlo,
mi sorprende che anche lei contribuisca alla DISINFORMAZIONE generale sulle pensioni, che coinvolge tutti i media, immemori di ciò che scrivevano nel 2012 (vedi il primo link più sotto), e perfino l’INPS.
Per riparare, faccio un riepilogo sintetico di cose che ho già scritto, anche qui, decine di volte.
Riforme delle pensioni
Dal 1992, le riforme delle pensioni sono state 8 (Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004; Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010; Berlusconi/Sacconi, 2011; Monti-Fornero, 2011).
Sacconi, non Fornero
L’allungamento eccessivo dell’età di pensionamento è stato deciso molto più da Sacconi (DL 78/2010, art. 12, + integrazioni con DL 98/2011 e DL 138/2011) – che infatti, da bravo furbacchione, fa lo gnorri – che da Fornero (DL 201/2011, art. 24):
– sia portando l’età di pensionamento per vecchiaia, senza gradualità, a 66 anni per tutti i lavoratori dipendenti e a 66 anni e 6 mesi per tutti i lavoratori autonomi, tranne le lavoratrici dipendenti del settore privato, per le quali ha poi provveduto Fornero nel 2011, ma gradualmente entro il 2021;
– sia introducendo – sempre Sacconi e non Fornero – l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita (che dopo il 2019, in forza della riforma Fornero, diverrà biennale), che ha portato finora l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi e la porterà a 67 nel 2020.
Anche il sistema contributivo l’ha introdotto Dini nel 1995, non la Fornero nel 2011; ella ha solo incluso, col calcolo pro rata dal 1.1.2012, quelli esclusi dalla legge Dini, che all’epoca avevano già 18 anni di contributi, quindi nel 2012 TUTTI relativamente anziani, equiparando così i giovani e tutti gli altri.
Sacconi vs Fornero, qual è stato il ministro che ha riformato di più le pensioni
Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità (Goebbels).
Come è potuto succedere un caso così eclatante di DISINFORMAZIONE sulle pensioni, analogo a quello sul risanamento iniquo dei conti pubblici nella scorsa legislatura, che sarebbe ascrivibile a Monti, quando invece Berlusconi lo ha battuto per 4 a 1, ed a vari altri che hanno contrassegnato i vari governi berlusconiani? I quasi 60 milioni di Italiani sono stati vittime della vulgata diffusa ad arte dalla potentissima propaganda berlusconiana-leghista e simile; coadiuvata dalla stessa millantatrice professoressa Fornero, la quale, nella sua legge (DL 201/2011, art. 24), anziché limitarsi a modificare ed integrare la legislazione preesistente, ha ripetuto le misure della severissima riforma SACCONI (che da bravo furbacchione fa da anni lo gnorri) - è facile verificarlo confrontando i testi delle due leggi -, e poi l’ha menata per anni, per vantarsi di aver salvato l’Italia dal default, prendendosi masochisticamente insulti e maledizioni, perfino dall’on. Matteo Salvini, il bugiardo finto smemorato che votò assieme al suo partito la riforma Sacconi.
Gliel’ho anche scritto, alla Prof.ssa Fornero (oltre che al Prof. Monti).
Lettera alla Professoressa Elsa Fornero su pensioni e manovre correttive.
Vincesko

 
Caro Vincesko, ho scritto "dopo l'ultimo innalzamento dell'età pensionabile", non che li avesse fatti tutti la Fornero. Comunque un ripassino fa sempre bene.

 
Caro Carlo,
La riforma Fornero, in sostanza, ha innalzato - gradualmente entro il 2021 - l'età di pensionamento soltanto delle lavoratrici dipendenti private; a TUTTI gli altri (uomini dei settori privato e pubblico e donne del settore pubblico) lo ha fatto la riforma SACCONI, e di botto, senza gradualità, anche di 6 anni!
Provi a vedere la raccolta di Repubblica del 2010, quando, con la scusa della sentenza della Corte di Giustizia europea (che aveva solo chiesto l'equiparazione uomini-donne del settore pubblico), il destrorso sedicente socialista Sacconi aumentò di botto l'età di pensionamento delle lavoratrici dipendenti pubbliche anche di 6 anni (5 anni da 60 a 65 + la cosiddetta "finestra" di 1 anno per l'erogazione effettiva dell'assegno pensionistico).
E ad allungare l'età di pensionamento a 66 anni e 7 mesi oggi, a 67 nel 2020 e via via a 70 e oltre è stato SACCONI con l'introduzione dell'adeguamento triennale all'aspettativa di vita, e non la Fornero, come invece la accusa il bugiardo e senza vergogna Matteo Salvini.
Eppure, nell'articolo, per colpa beninteso - incredibile ma vero - soprattutto dei professoroni del lavoro e simili, si cita soltanto la Fornero e NON Sacconi.
E questo avviene - dappertutto e in tutte le salse - da ben 6 anni, perfino ad opera dell'INPS (ho prodotto la prova in fondo al primo post linkato sopra).
Altro che regime hitlerian-goebbelsiano!
Vincesko

 
Traggo dal mio archivio un articolo del 2010 sul DL 78/2010, la prima manovra correttiva (di 62 mld cumulati) dopo la crisi della Grecia, convertito dalla legge 122/2010, che, all’art. 12, reca anche la severa riforma delle pensioni SACCONI (poi resa ancora più severa dal DL 98/2011 e dal DL 138/2011):
Manovra, si andrà in pensione più tardi anche con 40 anni di contributi
Sale di un anno il requisito per ottenere le rendite d'anzianità. Dopo il 2020 si andrà a riposo a 67 anni
di Diodato Pirone
ROMA (30 maggio 2010) - Bisogna tornare al 1992 o al 1994, all’Italia della liretta o al primo Berlusconi in lite con Bossi, per raccontare di una mazzata così forte sul fronte delle pensioni.
Ma è il quarto punto quello destinato ad incidere di più nel lungo termine. Un punto non inserito nella manovra ma in un regolamento entrato in vigore un paio di giorni fa nell’indifferenza generale. Invece si tratta di una norma che cambierà la vita di milioni di italiani poiché lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita dal primo gennaio 2015. In questo modo è già certo che fra poco più di 4 anni l’età pensionabile salirà di altri 3 mesi. Il regolamento prevede inoltre che il conteggio venga rifatto ogni 3 anni e questo vuol dire che con gli aumenti pressocché certi del 2018 e del 2021, nel 2024 gli italiani andranno in pensione a 67 anni. E’ un traguardo importante, non solo per l’orizzonte lavorativo ma anche per il giudizio dei mercati finanziari e della Commissione Europea sui conti pubblici italiani. La Germania, tanto per fare un esempio, prevede di raggiungere i 67 anni nel 2027. Secondo il Tesoro questa operazione vale circa mezzo punto di Pil (7-8 miliardi di euro) dopo il 2025. E c’è infine un’ulteriore novità: i futuri calcoli previdenziali saranno differenziati fra maschi e femmine che, dunque, in futuro potrebbero andare a riposo dopo gli uomini visto che hanno un’aspettativa di vita molto più alta.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=104209
Vincesko
(continua)

 
(segue)
In effetti, ad introdurre l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita non è stato il regolamento citato dal Messaggero, ma il comma 12bis dell’art. 12 del DL 78/2010, convertito dalla legge 122/2010
(( 12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, devono essere aggiornati a cadenza triennale, salvo quanto indicato al comma 12-ter, con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilità erariale. Il predetto aggiornamento e' effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.
http://www.dps.tesoro.it/documentazione/uval/DL_78_2010.pdf
link non più attivo, sostituito da:
Vincesko
(continua)

 
(segue)
Sentenza del 13 novembre 2008 della Corte di giustizia dell’Unione europea
ECONOMIA
Ingiusto, secondo i giudici di Lussemburgo, il regime previdenziale
che prevede, per i dipendenti pubblici, la differenza di cinque anni con gli uomini
La Corte Europea condanna l'Italia per l'età pensionabile delle donne
Saraceno: "Adesso si investa in servizi e si compensi davvero chi fa il lavoro di cura"
Bonino: "E' una questione che non dovrebbe essere più di attualità in uno Stato moderno"
di ROSARIA AMATO
(13 novembre 2008)

http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/economia/pensioni-corte-giustizia/pensioni-corte-giustizia/pensioni-corte-giustizia.html
Vincesko
(continua)

 
(segue)
Delle 5 ipotesi suggerite dalla commissione di studio, il governo Berlusconi-Tremonti-Bossi, con i DL del 2010 e del 2011, scelse la più severa nei riguardi delle dipendenti pubbliche.
LA SENTENZA EUROPEA E LA RIFORMA DELLE PENSIONI
10.02.09 - Leonello Tronti

http://www.lavoce.info/archives/25482/la-sentenza-europea-e-la-riforma-delle-pensioni/
Vincesko
(continua)

 
(segue)
Infine, questa è un’analisi delle modifiche peggiorative recate dal DL 98/2011 e 138/2011, varati a cavallo della famosa lettera ultimativa del 5/8/2011 della BCE (Trichet e Draghi) al governo Berlusconi.
FNP – Previdenza.flash
Numero 30 Settembre 2011
Decreto Legge n.98/2011 convertito nella Legge 111/2011) Decreto Legge n.138/2011 convertito nella Legge 148/2011)
La manovra d'estate 2011 Le novità in tema di pensioni e previdenza
C’era da aspettarselo! Solo un inguaribile ottimista poteva pensare che la “nave” della previdenza potesse uscire dalla tempesta finanziaria di questi ultimi due mesi senza riportare danni a vele, alberi e timone.
Così non è stato! I due provvedimenti di legge adottati a luglio (decreto Legge n.98/2011 convertito nella Legge 111/2011) ed agosto (Decreto Legge n.138/2011 convertito nella Legge 148/2011) per raddrizzare i nostri conti pubblici hanno, infatti, ritoccato, seppur tra tante esitazioni, il nostro sistema pensionistico, chiamando a sacrifici i pensionati, i lavoratori ormai prossimi al pensionamento e, infine, quelli che andranno in pensione tra qualche anno.
A rendere più indigesta la pillola c’è stata, poi, la grande confusione creatasi sia per l’accavalcarsi in breve tempo di due leggi sia per la ridda di proposte di modifica prima avanzate e, poi, frettolosamente ritirate.
A beneficio di chi ha trascorso questi mesi in vacanza, dimenticando i problemi che troverà nei prossimi mesi, vediamo, in breve, che cosa è cambiato in materia di previdenza e pensioni.
Ma, forse, non è finita qui………..
https://tuttoprevidenza.it/wp-content/uploads/2014/03/Numero-30-settembre-2011.pdf
Vincesko

 
Caro Carlo,
Poiché io penso siamo di fronte ad uno dei casi più macroscopici di DISINFORMAZIONE circa la storia legislativa italiana (paragonabile soltanto ai casi coevi del "salvataggio dell'Italia" ad opera di Monti e della violazione statutaria da parte della BCE), vale la pena di aggiungere qualche altra considerazione.
Di Nicola Salerno, ho letto sia l’articolo da lei linkato, sia questo suo ampio studio Il dibattito sulla flessibilità pensionistica http://doczz.it/doc/1475972/il-dibattito-sulla-flessibilit%C3%A0-pensionistica. Beh, in nessuno dei due egli cita la riforma SACCONI delle pensioni, ben più incisiva e severa della tanto vituperata riforma delle pensioni Fornero, che invece, nello studio, egli cita ben 6 volte ed alla quale attribuisce tutte le misure della riforma Sacconi.
A dimostrarlo, valga per tutte e sei il passo più significativo al riguardo:
La figura 2 propone un approfondimento sull’Italia tra il primo trimestre 1998 e il primo trimestre 2016. Sino al 2004, tutte le serie, fuorché quella degli ultrasessantacinquenni, coevolvono lungo un trend crescente. Poi si presentano, una dopo l’altra, tre rotture, ciascuna coincidente con una riforma delle pensioni, la “Maroni”, la “Prodi”, la “Fornero”. (pag. 8)
La prima rottura (2004) separa il trend dei 50-54enni e dei 55-64enni, che continua positivo, da quello dei 15-24enni, che avvia il percorso di contrazione continuato sino a oggi13. La seconda rottura (2007-08) separa il tasso di occupazione dei 55-64enni, che intensifica il suo trend positivo, da quello dei 50-54enni; contestualmente il trend del tasso di occupazione dei 25-49enni diviene negativo e quello dei 15-24enni subisce una ulteriore spinta alla riduzione14. Con la terza rottura (2011-12), il tasso di occupazione dei 55-64enni rafforza il trend positivo, mentre quello dei 15-24enni quello negativo; quest’ultima rottura l’apertura di un trend crescente per il tasso di occupazione degli ultrasessantacinquenni, sino a quel momento in lenta ma continua contrazione dal 199815. (pag. 10).
Bisognerebbe segnalare al funzionario dell’Ufficio parlamentare di bilancio che è rimasto vittima anch’egli, come quasi 60 milioni di Italiani, della propaganda berlusconiana e della mistificazione – un vero e proprio plagio e appropriazione indebita – operata dalla professoressa Elsa Fornero, ripetendo nel DL 201 del 6 dicembre 2011 (c.d. “Salva-Italia”), art. 24, le misure già varate da Sacconi, soprattutto nel 2010, e vigenti dall’1.1.2011, a danno appunto del sedicente socialista Sacconi, che da bravo furbacchione non grida “al ladro, al ladro!” ma sta al gioco (forse per paura della minaccia di esilio lanciata dal bugiardo Matteo Salvini a danno della professoressa Fornero…).
Aggiungo, infine, un’ultima notazione. Nicola Salerno non avverte neppure un campanello d’allarme quando cita la “terza rottura” e scrive di “2011-2012”, quando si sa bene che il governo Monti è arrivato nel novembre 2011 e la riforma Fornero, decisa in dicembre, viene applicata dall’1 gennaio 2012, e quindi nel 2011 gli effetti non possono che essere quelli prodotti dalla riforma Sacconi (DL 78 del 31 maggio 2010, art.12).
Vincesko

 
Caro Vincesko, giro le sue precisazioni a Salerno, che è persona cortese e disponibile. Le farò sapere.
PS: Salerno prende atto e dice che ha senz'altro considerato la riforma Sacconi, e comunque il suo intento era concentrarsi essenzialmente sugli effetti dei cambi di normativa più che sulle attribuzioni specifiche a chi le aveva attuate.

 
PS: A Matteo Salvini, glielo scrissi 2 anni fa che è un bugiardo e, anziché chiederlo a Monti e Fornero, dovrebbe vergognarsi e dimettersi lui.
Lettera all’On. Matteo Salvini

 
@Vincesko ho letto la lettera a Salvini nel suo link. Grazie per aver precisato. Mi hai in qualche modo dato conferma che TUTTO "l'arco costituzionale" Italiano è costituito da "AMICI DELLA FINANZA"!
Il contrasto fra di loro è tutto su chi "si dimostra più amico", continuando a imbrogliare gli Italiani, avendo più seguaci.
Sì, è ora di smascherare l'andazzo!
Saluti.

 
Caro Carlo,
L’intento di Nicola Salerno è fuori discussione, mi pare ovvio. Non si capisce, invece, in che senso egli abbia considerato la “riforma Sacconi”, visto che non l’ha citata affatto né nell’articolo né nel lungo studio e, anzi, ha attribuito tutte le misure di Sacconi, e perfino gli effetti del 2011, alla riforma Fornero. Come fanno quasi 60 milioni di Italiani. Ma (almeno io) trovo preoccupante che lo faccia, oltre all’INPS, un funzionario dell’organo che fa le leggi. Come minimo, mi aspetto che ora egli faccia, non un comunicato stampa, ma almeno un’errata corrige… (i puntini sospensivi stanno ad indicare una battuta ironica).
Vincesko

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