giovedì 26 ottobre 2017

Pensioni: notizie false (fake news)




Pubblico la lettera che ho inviato oggi al GR-RAI e per conoscenza alla Professoressa Elsa Fornero, al Sen. Maurizio Sacconi, alla Segreteria del Governo e ad altri 69 destinatari, sulle false notizie che circolano sulle pensioni da sei anni e che hanno fatto, in Italia, quasi 60 milioni di vittime.

A: GRR (grr@rai.it)
p.c. elsa.fornero@unito.it, maurizio.sacconi@senato.it, segreteriausg@governo.it e altri 69 destinatari (Media e Sindacati, l'elenco è in calce, suscettibile di integrazione)

Buonasera,
In riferimento alle notizie da Voi diffuse oggi sulle pensioni, in particolare sull’adeguamento dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita, in primo luogo, osservo che non avete intervistato il suo autore, che NON è la Professoressa Fornero, intervistata da tutti i media, incluso da Amerigo Mancini del GR3 delle 8:45 (io ascolto solo la radio), il cui lancio l'ha presentata come l'autrice (sic!), bensì l'attuale senatore SACCONI, che l'ha introdotto col comma 12bis, art. 12, DL 78 del 31.05.2010, convertito dalla L. 122 del 30.7.2010 http://www.dps.tesoro.it/documentazione/uval/DL_78_2010.pdf.
link non più attivo, sostituito da:
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2010-5-31;78~art12!vig= 
oppure
In secondo luogo, rilevo che non è questa la sola misura che la professoressa “contrabbanda” come propria, poiché ella non si è limitata nella sua legge di riforma (DL 201/2011, L. 214/2011, art. 24), come si fa di solito, a modificare e/o integrare la normativa preesistente, ma ha anche confermato e ripetuto norme incisive della riforma SACCONI; il quale dal suo canto non denuncia pubblicamente il plagio e, anzi, lo asseconda di fatto da anni col suo silenzio (a parte la sua recente conferenza stampa tenuta assieme all’On. Cesare Damiano, peraltro anch’essa oggetto di deformazioni informative da parte di alcuni, incluso lo stesso On. Damiano nella sua newsletter, alimentando una DISINFORMAZIONE generale che dura da 6 anni e ha fatto – pare - quasi 60 milioni di vittime).
In terzo luogo, infatti, come si arguisce facilmente confrontando le misure delle due riforme, l’allungamento eccessivo dell’età di pensionamento è stato deciso molto più dalla riforma Sacconi (DL 78/2010, art. 12, + integrazioni con DL 98/2011 e DL 138/2011) che dalla riforma Fornero (DL 201/2011, art. 24):
– sia portando l’età di pensionamento per vecchiaia, senza gradualità, a 66 anni per tutti i lavoratori dipendenti e a 66 anni e 6 mesi per tutti i lavoratori autonomi, tranne le lavoratrici del settore privato, per le quali ha poi provveduto Fornero nel 2011, ma gradualmente entro il 2018;
– sia introducendo – sempre Sacconi e non Fornero – l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita (che dopo il 2019, in forza della riforma Fornero, diverrà biennale a decorrere dal 2022), che ha portato finora l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi e la porterà a 67 nel 2021, o forse prima.
Anche il sistema contributivo l’ha introdotto la riforma Dini nel 1995, non la riforma Fornero nel 2011; quest’ultima ha solo incluso, col calcolo pro rata dal 1.1.2012, quelli esclusi dalla legge Dini, che all’epoca avevano già più di 18 anni di contributi, quindi nel 2012 tutti relativamente anziani, equiparando così i giovani e tutti gli altri.
In quarto luogo, rilevo che il dato fondamentale che va evidenziato è che la spesa pensionistica, pari al 31.12.2016 a 265 miliardi, che è il dato su cui TUTTI ragionano, inclusi i soloni interni e internazionali, tra cui l'UE e il FMI, al netto delle voci spurie (imposte - il peso fiscale è comparativamente maggiore in Italia che negli altri Paesi -  pari a quasi 50 mld, che per i conti pubblici sono una mera partita di giro, assistenza e TFR), scende di circa 90 mld e si attesta a 176,8 mld, che è la spesa pensionistica liquidata nel 2016 dall’INPS (cfr. INPS, Osservatorio sulle pensioni al 31.12.2016 https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemDir=50778), e la sua incidenza sul Pil passa dal 16% al 12% circa, che è inferiore al dato “lordo” previsto dalla RGS per il 2060, con ampio spazio quindi almeno per introdurre due correttivi compatibili col sistema vigente: (i) che l’adeguamento sia anche previsto in diminuzione in caso di riduzione dell’aspettativa di vita; e (ii) che esso resti a cadenza triennale anche dopo il 2019, quando (a decorrere dal 2022) dovrebbe diventare biennale.
In quinto luogo, un altro dato importante che va evidenziato è che la RGS ha quantificato in ben 900 mld il risparmio dalle riforme pensionistiche dal 2004 entro il 2060. E, tagliando istituzionalmente la testa al toro della DISINFORMAZIONE sulle pensioni, “Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima del DL 201/2011 (convertito con L 214/2011) e circa un terzo agli interventi successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del 2011 (art. 24 della L 214/2011”) http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit--i/Spesa-soci/Attivita_di_previsione_RGS/2017/NARP2017-08.pdf.
In sesto luogo, un altro dato importante da sottolineare è la strana nuova evoluzione demografica dal 2020 al 2045 calcolata dall'ISTAT, che porta RGS, Bankitalia e Corte dei Conti a dire che la sostenibilità del nostro sistema pensionistico, secondo la Corte dei Conti ora all'avanguardia, sarebbe messo a rischio da un alleggerimento del meccanismo dell'adeguamento periodico all'aspettativa di vita.
In settimo luogo, infine, un altro dato importante da considerare è che, dopo le 7 riforme delle pensioni dal 1992, sia la Commissione Europea sia la BCE giudicano il sistema pensionistico italiano tra i più severi e sostenibili in UE28.
Per un'analisi completa e le altre prove documentali, segnalo il seguente articolo richiestomi da un giornale on-line dopo un mio commento rettificativo sulle pensioni (il titolo e alcune piccole modifiche utili alla polemica politica sono redazionali):
Pensioni: l’estremismo di Banca D’Italia e Corte dei Conti
Ad integrazione, riporto qua il post già inviatovi via e-mail:
Tre casi di DISINFORMAZIONE generale tra i più macroscopici della storia italiana
Cordiali saluti,
V.

PS: Sarebbe opportuno inoltrare questa e-mail ai redattori, pena la perpetuazione nei secoli della diffusione di false notizie (fake news) sulle pensioni, oltre che sulle manovre finanziarie correttive varate nella scorsa legislatura e sui poteri/doveri della BCE.


Destinatari:
26/10/2017
p.c.
N. 73 indirizzi; gli indirizzi in colore rosso risultano errati.
27/10/2017
(N. 49 indirizzi) reinviata a apolito@corriere.it
(N. 27 indirizzi)
(N. 48 indirizzi)
sd@repubblica.it (alla c.a. del Dott. Eugenio Scalfari)
05/11/2017: leggioggi@maggioli.it  
12/11/2017: PensioniOggi.it (tramite suo sito), sir@agensir.it, fra.abruzzo@live.com,  ilettoriciscrivono@tecnicadellascuola.it  


Appendice

#2 carlo 2017-10-28 20:27
A me risulta che prima della Fornero si poteva andare in pensione con 40 anni di anzianità di lavoro attendendo la finestra in uscita, posta di solito a 3 /6 mesi. Subito dopo la Fornero si è passati a 42 anni e 1 mese, per aumentare fino agli attuali 42 e 10 mesi. Tant'è che nella mia ditta diversi lavoratori si sono trovati la sorpresa di 2 anni in più di lavoro. Se queste mie affermazioni sono vere non si può minimizzare la Fornero rispetto alla precedente Sacconi: anche la Fornero ha penalizzato in modo sensibile noi lavoratori.

#3 Vincesko 2017-10-28 23:57
@carlo
Citazione1: “A me risulta che prima della Fornero si poteva andare in pensione con 40 anni di anzianità di lavoro attendendo la finestra in uscita, posta di solito a 3 /6 mesi”.
Questo valeva con la riforma DAMIANO (L. 247/2007), ossia prima della riforma Sacconi.

Citazione2: “Subito dopo la Fornero si è passati a 42 anni e 1 mese, per aumentare fino agli attuali 42 e 10 mesi. Tant'è che nella mia ditta diversi lavoratori si sono trovati la sorpresa di 2 anni in più di lavoro”.
Pensioni di anzianità (adesso “pensioni anticipate”)
SACCONI:
DL 78/2010: 40 anni + ‘finestra’ di 12 mesi per i lavoratori dip. o 18 mesi per i lavoratori aut.
DL 98/2011: + 1 mese per chi matura requisiti nel 2012, o +2 mesi per chi li matura nel 2013, o +3 mesi per chi li matura nel 2014.
Quindi siamo a 41 anni e 1 mese o 2 o 3 per i lav. dip. e 41 anni e 7 mesi o 8 o 9 per i lav. aut.
http://tuttoprevidenza.it/wp-content/uploads/2014/03/Numero-30-settembre-2011.pdf
FORNERO
Uomini 42 anni e 1 mese; donne 41 anni e 1 mese
Quindi la Fornero ha aumentato di 1 anno (come ha fatto Sacconi, che in più però ha aggiunto 1 mese o 2 o 3), non di 2 anni, e soltanto per gli uomini; e ha allineato (in diminuzione di 6 mesi) gli autonomi ai dipendenti.
In più, Sacconi ha introdotto il vero meccanismo infernale: l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita, che soltanto a decorrere dal 2022 diverrà biennale in forza della riforma Fornero.
Quindi, nell’esempio fatto degli attuali 42 anni e 10 mesi, 1 anno e 10 mesi sono ascrivibili a Sacconi e soltanto 1 anno a Fornero.
NB: Come si vede, l’aumento dell’età base di 1 anno operato da Fornero è solo formale (cfr. nell’articolo il periodo che comincia con “Si noti bene che la legge Fornero…”), poiché 1 anno è compensato dall’eliminazione della ‘finestra’.

Citazione3: “Se queste mie affermazioni sono vere non si può minimizzare la Fornero rispetto alla precedente Sacconi: anche la Fornero ha penalizzato in modo sensibile noi lavoratori”.

Come abbiamo visto, non sono vere; ma, a prescindere da questo, dove la vedi la minimizzazione della riforma Fornero? La vera questione da me sollevata (da 6 anni) è la vulgata (alimentata ad arte dalla potentissima propaganda berlusconiana e dalla stessa millantatrice professoressa Fornero) che in Italia ha fatto quasi 60 milioni di vittime – da ciò che scrivi, incluso te - che è (quasi) tutta opera (e colpa) della Fornero, incluso l’adeguamento automatico dell’età di pensionamento. Il che è falso.
La verità dimostrata dalle norme di legge e dai dati, in particolare RGS, è che, considerando soltanto le riforme delle pensioni dal 2004 (Maroni, il cui ‘scalone’ fu abrogato da Damiano, Damiano, Sacconi e Fornero), la riforma Fornero incide soltanto per meno di 1/3 del totale fino al 
2060.

Pensioni: l’estremismo di Bankitalia e Corte dei Conti
di Vincesko
Created: 27 October 2017
https://www.sinistrainrete.info/spesa-pubblica/10826-vincesko-pensioni-l-estremismo-di-bankitalia-e-corte-dei-conti.html  


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