venerdì 28 febbraio 2020

Lettera: Le BUFALE di Giovanni Floris (di tutti i media) e di Elsa Fornero sulla Riforma delle pensioni Fornero




Lettera: Le BUFALE di Giovanni Floris (di tutti i media) e di Elsa Fornero sulla Riforma delle pensioni Fornero
venerdì 21 febbraio 2020 - 23:35


ALLA C.A. DEL DOTT. GIOVANNI FLORIS E DELLA PROF. ELSA FORNERO
CC: PRESIDENTI SENATO E CAMERA, PDC, SEGR. GEN. QUIRINALE, MINISTRO E SOTTOSEGRETARI LAVORO E POLITICHE SOCIALI, MINISTRO E SOTTOSEGRETARI ECONOMIA E FINANZE, SEN. MAURIZIO SACCONI, ON. CESARE DAMIANO RGS, CNEL, INPS, UPB, MEDIA

Egr. dottor Giovanni Floris,
Le scrivo di nuovo per manifestarLe la mia sorpresa.
Io non guardo la tv, ma ho ricevuto sul mio telefono cellulare la selezione stampa di Google, dalla quale ho appreso dell’ennesima manifestazione della reticenza della professoressa Elsa Fornero sulle pensioni. Mi riferisco alla trasmissione Dimartedì del 18 febbraio scorso,[1] nel corso della quale Marta Collot, esponente di Potere Operaio, ha incolpato con una certa veemenza Elsa Fornero di mandare le persone in pensione a 67 anni.
[1] Lo scontro tra Elsa Fornero e Marta Collot: "Lei risponde per slogan che non hanno contenuto"
18/02/2020
Che è una BUFALA ormai mondiale. La professoressa Fornero, anziché fare chiarezza sulla paternità della decisione dei 67 anni, è stata come al solito reticente, avallando col suo silenzio la BUFALA e autoincolpandosi. Come fa da 8 anni, fin dal suo pianto melodrammatico nel 2011, tranne rarissime eccezioni: che io sappia forse una, sulla piccola emittente Radio Montecarlo, subito stigmatizzata dal potente sistema disinformativo berlusconiano e del Centrodestra.[2]
[2] Lettera ad Antonio Signorini e Gian Maria De Francesco de Il Giornale sulle loro fake news sulle pensioni (24/6/18)


1. L’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni non è stata decisa dalla Riforma Fornero ma dalla Riforma Sacconi
La Riforma Fornero non ha quasi toccato la pensione di vecchiaia, se non per:
- l’accelerazione dell’allineamento da 60 a 65 anni delle donne del settore privato; e
- la riduzione di 6 mesi per gli autonomi (uomini e donne).[3]
[3] L’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni è stata decisa dalla Riforma Sacconi:
-          da 65 a 66 anni per i lavoratori dipendenti uomini o 66 anni e 6 mesi per i lavoratori autonomi uomini, mediante la “finestra” mobile di 12 o 18 mesi, che incorpora la “finestra” fissa reintrodotta dalla Riforma Damiano;[i] quindi la Riforma Fornero non c’entra.
-          da 60 a 61 anni, a decorrere dal 1° gennaio 2011, e da 61 a 65 anni, a decorrere dal 1° gennaio 2012, (più «finestra» di 12 mesi) per le lavoratrici dipendenti pubbliche, per equipararle ai dipendenti pubblici uomini, a seguito della sentenza del 2008 della Corte di Giustizia UE;[ii] quindi la Riforma Fornero non c’entra.

-          da 60 a 65 anni (più «finestra» di 12 o 18 mesi) per le donne del settore privato, gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l’adeguamento automatico alla speranza di vita);[iii] accelerato dalla Riforma Fornero, gradualmente entro il 2018;
-          da 66 a 67 anni per TUTTI mediante l’adeguamento alla speranza di vita, introdotto dalla Riforma Sacconi;[iv] quindi la Riforma Fornero non c’entra.
[i] Riforma Damiano L. 24.12.2007, n. 247; Riforma Sacconi DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, commi da 1 a 6; DL 138/2011, L. 148/2011, art. 1, comma 21, per l’estensione al comparto della scuola e dell’università.
[ii] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter, comma 1, modificato dal DL 78/2010, art. 12, comma 12-sexies.
[iii] DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 1, modificato dal DL 138, L. 148/2011, art. 1, comma 20.
[iv] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter, comma 2, modificato sostanzialmente dal DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, commi da 12-bis a 12-quinquies, modificato per la decorrenza dal 2013 (quando è effettivamente decorso) dal DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 4. Finora ci sono stati 3 scatti: 3 nel 2013, +4 nel 2016, +5 mesi nel 2019 = 1 anno, dal 1.1.2019.
Si noti bene che la Riforma Fornero ha (col comma 5) opportunamente eliminato la «finestra» di 12 mesi (estesa anche ai lavoratori autonomi in luogo dei 18 mesi e quindi riducendola di 6 mesi), sostituendola con un allungamento corrispondente dell’età base, sia delle pensioni di vecchiaia (comma 6, lettere c e d) che delle pensioni anticipate (comma 10), ma l’allungamento (già recato dalle Riforme Sacconi – 8 o 14 mesi – e Damiano – 4 mesi in media – con le «finestre») è solo formale.
La mancata esplicitazione del legame tra i due commi (abolizione della “finestra” e sua incorporazione nell’età base) ha ingannato (quasi) tutti.

2. L’età di pensionamento anticipata (ex anzianità) a 41 anni e 3 mesi è stata decisa dalla Riforma Sacconi:
Anche relativamente alla pensione anticipata (ex anzianità), dei 2 anni e 10 mesi di aumento per gli uomini (dai 40 anni nel 2010), 1 anno e 3 mesi sono dovuti alla Riforma Sacconi, un anno e sette mesi alla Riforma Fornero (oltre alla riduzione di 6 mesi per gli autonomi); dell’anno e 10 mesi per le donne, 1 anno e 3 mesi sono stati decisi dalla Riforma Sacconi, 7 mesi dalla Riforma Fornero (oltre alla riduzione di 6 mesi per le autonome).[4]
[2] DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, comma 2 (“finestra” di 12 o 18 mesi); DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 22-ter (+ 1 mese per chi matura il diritto nel 2012, + 2 mesi per chi lo matura nel 2013, + 3 mesi per chi matura il diritto nel 2014); l’effetto combinato delle due misure porta l’età di pensionamento di anzianità (o anticipata) a 41 anni e 3 mesi per i dipendenti o 41 anni e 9 mesi per gli autonomi, poi ridotta a 41 anni e 3 mesi dalla Riforma Fornero.

3. Il metodo contributivo è stato introdotto dalla Riforma Dini (L. 335/1995)
Questa è forse la BUFALA più clamorosa diffusa da tutti sulla Riforma Fornero, anche talvolta da Elsa Fornero stessa, come nel suo libro del 2018, poiché – si dice - avrebbe salvato i conti pensionistici. In realtà, tale misura ha soltanto esteso il metodo contributivo a quelli che ne erano esclusi dalla stessa Riforma Dini, cioè coloro che, al 31.12.1995, avevano almeno 18 anni di contributi, tutti relativamente anziani e ormai tutti o quasi tutti già in pensione. Misura che ha realizzato un risparmio molto esiguo: appena 200 milioni a regime (2018), destinato a sparire a brevissimo.[5]
[5] Valga a confermarlo il risparmio di appena 200 milioni a regime stimato dalla relazione tecnica del DL 201/2011 (“salva-Italia”) per tale misura, quantificato dalla Relazione tecnica, relativamente al periodo dal 2012 al 2018, in, rispettivamente, (al netto fisco) 5, 24, 39, 70, 116, 169 e 216 milioni, numeri che dimostrano la scarsissima incidenza della misura, pari ad appena l’1 per cento circa del risparmio annuo accreditato alla Riforma Fornero e destinato ad azzerarsi a brevissimo.
«Estensione del sistema contributivo pro-rata dal 1° gennaio 2012 (i valori di economia del 2018 sono sostanzialmente quelli di regime destinati a ridursi nel tempo in ragione dell'eliminazione delle pensioni interessate dalla misura).» (Relazione tecnica, pag. 46).

4. Responsabilità primaria della professoressa Elsa Fornero e del Sen. Maurizio Sacconi nella DISINFORMAZIONE mondiale sulle pensioni italiane
Debbo aggiungere (i) che non è casuale che tutti ritengono che l’allungamento dell’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e poi a 67, e anticipata a 41 anni e 3 mesi sia stato deciso dalla Riforma Fornero; e (ii) ribadire che la causa della DISINFORMAZIONE generale è in primo luogo della professoressa Fornero, e per la formulazione poco chiara, omissiva e tendente al plagio delle sue norme,[6] fin dall’indicazione degli obiettivi della sua riforma e dall’uso improprio del verbo “confermare” (una legge ordinaria pienamente in vigore – Sacconi - non ha affatto bisogno di essere confermata da un’altra legge ordinaria - Fornero), e, successivamente, con la sua reticenza, le millanta volte che comunica attraverso i media, da ultimo a Dimartedì;[1] sia dell’ex senatore Maurizio Sacconi, con la sua reticenza (o peggio) sulla paternità delle sue misure. Con l’ausilio di altri famosi esperti previdenziali e di UPB,[7] di tutti i media,[8] dell’Accademia,[9] di RGS,[10] citata come fonte attendibile da Davide Colombo del Sole 24 Ore,[11] il quale ripete gli stessi errori, e talvolta dell’INPS (che poi forse ne cancella le prove).[12]
[6] Legge 22.12.2011, n. 214, art. 24
[7] Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero http://vincesko.blogspot.com/2017/12/pensioni-la-congiura-del-silenzio-di.html
NB: All’interno, alla nota 1, c’è una serie di articoli di giornale sugli effetti notevoli della Riforma Sacconi. Successivamente, tutti i media, dimentichi di ciò che scrivevano nel 2012, alimentano le BUFALE sulla Riforma Fornero.
[8] Uno tra tutti (all’interno è citato l’esperto famoso n. 8).
Lettera: Le BUFALE del Corriere della Sera (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero https://vincesko.blogspot.com/2020/01/lettera-le-bufale-del-corriere-della.html 
[9] Uno tra i tanti.
Lettera: Le BUFALE di UniBocconi-Il Mulino sulla Riforma delle pensioni Fornero e su Monti https://vincesko.blogspot.com/2020/02/lettera-le-bufale-di-unibocconi-il.html
[10] NADEF 2019 (pag. 45) “La previsione della spesa pensionistica14 in rapporto al PIL, riportata in figura 1, sconta gli effetti delle misure contenute negli interventi di riforma adottati negli ultimi venti anni. Si fa riferimento, in particolare, all’applicazione del regime contributivo (Legge n. 335/1995) e alle nuove regole introdotte con la Legge n. 214/2011 che, elevando i requisiti di accesso per il pensionamento di vecchiaia ed anticipato, ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio-lungo periodo, garantendo una maggiore equità tra le generazioni.”
[11] Lettera: Le BUFALE del Sole 24 Ore (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero
[12] Anche l’INPS ha partecipato talvolta alla «cancellazione» della Riforma Sacconi, ad esempio nell’Osservatorio INPS sulle pensioni del 30.04.2015,[84] dove ascrive quasi per intero gli effetti del calo del numero delle pensioni alla Riforma Fornero, zero a Sacconi.
«Dall’analisi dei dati emerge la conferma del trend decrescente degli ultimi anni che vede passare le prestazioni erogate ad inizio anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015.
Il fenomeno è da attribuirsi sia all’esaurimento del collettivo delle pensioni di invalidità liquidate ante Legge 222/1984, sia all’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e di anzianità determinato dalla Legge 214/2011 [riforma Fornero, ndr].
Di contro l’importo medio mensile erogato risulta in costante crescita, passando da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015.
Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori.»
NB: Come si può notare, anche l’INPS attribuisce erroneamente il calo del numero delle pensioni solo «all’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e di anzianità determinato dalla Legge 214/2011 [Fornero]».

5. Risparmio dalle riforme delle pensioni
Infine, se ancora covasse qualche dubbio, dei 1.000 miliardi di risparmio stimati da RGS al 2060, circa due terzi sono ascritti alle misure prima del DL 201/2011 e circa un terzo (pari al massimo a 330 mld, poi calati a 280 mld dopo i vari interventi legislativi successivi), sono ascritti dalla Ragioneria Generale dello Stato agli interventi successivi (?) e in modo particolare alla Riforma Fornero, i cui effetti peraltro si esauriscono nel 2045. E poiché la misura principale di Maroni, lo ‘scalone’, fu abrogato da Damiano prima che andasse in vigore, e quella di Damiano, le “quote”, furono abolite da Fornero, al lordo dell’errata attribuzione delle norme (come conferma la professoressa Elsa Fornero nel suo libro del 2018), o RGS sovrastima il risparmio complessivo o la grandissima parte dei residui 700 mld è ascrivibile alla Riforma SACCONI. Di fatto, perché né RGS né nessun altro lo dice.
Spero di non doverLe scrivere una terza lettera, anzi che mi aiuti nella fatica di Sisifo di contrastare la DISINFORMAZIONE mondiale sulle pensioni italiane.
Cordiali saluti,
V.


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mercoledì 26 febbraio 2020

Lettera: La censura strampalata, scorretta e fuorviante di Liana Milella. Richiesta di rettifica





Pubblico la lettera che ho inviato, lo scorso 8 febbraio, al direttore di Repubblica, Carlo Verdelli, sulla censura da parte di Liana Milella di alcuni miei commenti nel suo blog. Ad oggi, non ho ricevuto alcuna risposta. 

Lettera: La censura strampalata, scorretta e fuorviante di Liana Milella. Richiesta di rettifica.
v
8/2/2020 13:07
A  c.verdelli@repubblica.it,   l.milella@repubblica.it     e altri 48

Egr. Direttore Carlo Verdelli,
Premetto che io contrasto le BUFALE sulla Riforma Fornero da sette anni, anche attraverso un centinaio di lettere “circolari”, inviate sempre anche al direttore e a diversi giornalisti di Repubblica. Le ultime sono state lettere pec (la segretaria di direzione si è rifiutata di dirmi la pec di Repubblica). Il mio intento non è di attaccare personalmente i giornalisti autori degli strafalcioni, ma esclusivamente di contrastare la DISINFORMAZIONE che, anche per colpa di TUTTI i media, ha fatto in Italia 60 milioni di vittime, inclusi tutti gli esperti, ed è diventata ormai mondiale.
Nove giorni fa, attratto dal riferimento al giudice Davigo, in una delle mie sporadiche visite al blog di Liana Milella “Toghe”, in risposta ad un altro commentatore che aveva citato il diverbio Salvini-Fornero, ho pubblicato un commento,[1] al fine di fornirne una chiave di lettura legata alla strumentalizzazione salviniana dell’ignoranza della normativa pensionistica (purtroppo alimentata da TUTTI), volta a nascondere le responsabilità della Lega Nord, che approvò nel 2010-11 la ben più severa Riforma SACCONI, le cui misure vengono da TUTTI erroneamente attribuite alla Riforma Fornero. Al terzo punto del mio commento, segnalavo un errore grammaticale. Mal me ne incolse, perché ciò ha dato la stura a una discussione surreale prima su questo terzo, marginale, punto e poi sulle BUFALE sulle pensioni.
Le segnalo il comportamento inaccettabile di Liana Milella, al di sotto di qualunque standard di equanimità e di correttezza professionale.
Ella, invocata ripetutamente in aiuto,[2] è intervenuta nella discussione schierandosi con il mio interlocutore, autore di commenti sgrammaticati, infondati, illogici, pettegoli, e che, improvvidamente, a mo’ di delazione, ha messo in mezzo la collega di Liana Milella, Valentina Conte.
Assecondato, purtroppo, dalla dottoressa Milella, la quale, anziché redarguirlo, è arrivata a confermare che è il suo “braccio destro” (sic!),[3] e non credo in senso metaforico, poiché, dato il contenuto del suo blog e la sua faziosità, desumibile (prescindendo da qualunque considerazione nel merito) oggettivamente già dal titolo del blog, forse ha bisogno di un cane da guardia, oltre che di un adulatore, in servizio permanente effettivo.
Costringendomi ad una serie di puntualizzazioni, slealmente in parte censurate.[4]
Alla fine, infatti, dando maleducatamente motivazioni urlate inesistenti e perciò false e fuorvianti,[5] la blogmaster (forse ignara che la comunicazione ora è sempre più biunivoca e quindi dialettica e potenzialmente scomoda) ha censurato, in parte o integralmente, tre miei commenti, che riporto in nota.[6]
Le chiedo, pertanto, che questi miei commenti vengano pubblicati integralmente o, in alternativa, che sia cancellato il commento falso e fuorviante di Liana Milella, riportato più sotto alla nota 5, o che sia pubblicata una mia replica.
Distinti saluti,
V.

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Note

@alexandertwo (30 gennaio 2020 alle 11:09)
Segnalo:
1. Salvini fa AMMUINA contro Elsa Fornero per nascondere che la Lega Nord ha votato la severissima Riforma SACCONI (DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, e DL 138/2011, L. 148/2011, art. 1, commi da 20 a 23), che ha portato l'età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni dall'1.1.2019 e l’età di pensionamento anticipato a 41 anni e 3 mesi per i dipendenti e a 41 anni e 9 mesi per gli autonomi. Poi ridotti dalla Riforma Fornero (L. 214/2011, art. 24) a 41 anni e 3 mesi. Dal 2013-14, per colpa del potentissimo sistema propagandistico berlusconiano, di tutti i media, di alcuni famosi esperti previdenziali e della stessa professoressa Fornero (quest’ultima fin dalla poco chiara e tendente al plagio formulazione del testo della sua riforma e poi con la sua reticenza), è stata inflitta la pena della damnatio memoriae alla Riforma SACCONI, le cui misure vengono attribuite alla Riforma Fornero. Questa BUFALA è diventata ormai mondiale, appena scalfita dalla mia opera quasi decennale di contrasto della DISINFORMAZIONE.
A Salvini gliel’ho scritto due volte (2015 e gennaio 2018) e contestato in diretta radiofonica su Zapping (si cerchi cliccando su Vincesko), quindi non può accampare l’ignoranza come scusante.
2. Spiace dirlo, ma i comportamenti di Salvini e Fornero, di fatto, sono simili e convergenti nel risultato: alimentare la BUFALA mondiale sulla Riforma Fornero e occultare la ben più severa Riforma SACCONI.
3. Citazione: “questi cruenti e affatto democratici mezzi di confronto”. “Affatto” vuol dire del tutto. http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/A/affatto.shtml.

[2] alexandertwo 3 febbraio 2020 alle 14:58
Le rinnovo, gentile dott.ssa Milella, i sensi della mia più profonda e sentita comprensione. Comunque, se necessario, un "ausilio" potrebbe riceverlo anche dalla sua collega di Repubblica, dott.ssa Valentina Conte.
Molti cordiali saluti.

[3] Liana Milella 4 febbraio 2020 alle 21:40
prendo le distanze da chi dice che la collega Conte scrive bufale. lo ritengo offensivo e inaccettabile. quindi falso
braccio destro grazie
sicuramente lo conosce.

@Liana Milella
1. Io studio - occasionalmente - la normativa pensionistica dal 2010 ed ho scritto centinaia di commenti e lettere agli autori degli strafalcioni, anche famosi o titolati, e da ultimo un saggio, col commento nella postfazione di Elsa Fornero, la quale dichiara che mi sono attenuto fedelmente alle norme pensionistiche, ancorché io la critichi severamente per essere, fin dalla formulazione insufficiente e tendente al plagio del testo della sua riforma, uno dei principali responsabili della DISINFORMAZIONE sulle pensioni, e perciò so di che parlo (alla professoressa Fornero, beninteso, ho sempre inviato p.c. le mie lettere).
Infine, piccolo particolare, ho contestato al Ragioniere Gen. dello Stato e alla Direttrice Gen Previdenza l'errata interpretazione delle norme sull'adeguamento alla speranza di vita. Vista la sordità, l'ho inviata p.c. anche al Presidente della Repubblica e il Segr. Gen. del Quirinale ha trovato fondate le mie osservazioni e le ha inoltrate al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. I due l'hanno tenuto in non cale e hanno ripetuto l'errata interpretazione nel decreto direttoriale del 5.11.2019. Allora sono tornato alla carica e attualmente ho un’interlocuzione con la Dir. Gen. Previdenza, ed anche il funzionario delegato per la risposta ha trovato fondate le mie critiche (“Lei non ha tutti i torti, ma perché finora nessuno se n’è accorto?”), ma è quasi sempre assente e dopo 2 mesi e mezzo non mi ha ancora risposto.
Mi dice che ne sa lei di pensioni? Può produrre un suo scritto in merito?
Che Valentina Conte abbia propalato BUFALE ( = notizie false) sulla Riforma Fornero gliel'ho scritto direttamente e l'ho dimostrato 'per tabulas' nelle due lettere che le ho scritto. Eccole: questa è la prima
https://vincesko.blogspot.com/2018/10/lettera-valentina-conte-di-repubblica.html; e questa la seconda: https://vincesko.blogspot.com/2018/12/lettera-n-2-valentina-conte-di.html.
Se vuole, nomini un suo "delegato" esperto di pensioni e le dimostro che V. C. ha propalato BUFALE al di là di ogni ragionevole dubbio (anche perché è destinataria fissa delle mie decine di lettere “circolari”). E non è un’attenuante se è in numerosissima compagnia.
2. Non mi sembra un bell'esempio di equanimità di giudizio. Anzi, è affatto fazioso. Ardisco ipotizzare che lei stia ricambiando al cassazionista tutti gli incensamenti che le prodiga da mane a sera. Nulla di male, per carità, liberissimi lui di farli e lei di apprezzarli, ma questo per me è un fatto. E, se permette, io lo ritengo molto umano ma molto diseducativo.
3. Sul fatto che il nostro cassazionista conosca l'italiano (e non mi riferisco al terribile stile da leguleio) è un mero problema di… bocca buona.
Per non parlare del senso dell'umorismo. Per quest'ultimo, a me sembra una bella gara tra voi due. Ma, come dire? Se uno il senso dell’umorismo non ce l’ha non se lo può dare. Amen. Nessuno è perfetto.
PS: Francamente, mi riesce difficile comprendere come si possa apprezzare il comportamento di uno che appena comincia a perdere invoca - di fatto, perché lo traveste ipocritamente di altruismo - l'intervento del blogmaster.
[5] Liana Milella 5 febbraio 2020 alle 13:01
Per VINCESKO
Questo blog non è la cassazione. Pertanto, per tutte le sue rimostranze, si rivolga ai singoli soggetti di cui critica l’operato. Soprattutto per quanto riguarda la mia collega Conte non si permetta mai più di scrivere in questo blog cose che la riguardano. Interloquisca direttamente con lei. Qui non facciamo operazioni di questo tipo grazie

[6] Riporto integralmente i punti 4 (censurato integralmente) e 5 (censurato nella parte più significativa).
4. Valentina Conte
Il cassazionista come al solito fa cherry picking e trasforma tutto in pettegolezzo da bar. E dall’alto della sua competenza anche in materia pensionistica attesta che VC non abbia scritto BUFALE (anche lui, spero, produrrà una prova documentale della sua scienza in materia); e che abbia reagito in maniera congrua, anche non rispondendomi alla seconda lettera. Allora mi permetto di svelare che dopo la mia prima lettera, VC mi chiese per iscritto di parlarmi telefonicamente. Volentieri le inviai il mio numero, pensando che non solo volesse ringraziarmi ma che acconsentisse alla mia richiesta di darmi una mano nella disputa con RGS. Invece, con accento vagamente meridionale, forse calabrese, protestò veementemente con me per averle indirizzata la lettera e contestualmente averla inviata a numerosi destinatari p.c. e mi chiese reiteratamente di non farlo più. Reagii severamente, richiamando un precedente tra noi due (v. lettera) ed esternandole la mia sorpresa per la sua richiesta reiterata e con tono non proprio educato. E, naturalmente, dopo il suo ennesimo strafalcione, provato ‘per tabulas’, le inviai la seconda lettera. Dov’è il problema? Tutto in via diretta e alla luce del sole. Pronto a pagarne le conseguenze. Come in tutti gli altri casi. Finora un centinaio. Fornendo sempre i riferimenti legislativi (pare che il cassazionista ignori anche che le pensioni sono regolate da leggi, e perciò c’è poco da farsi belli e imbrogliare), che attestano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che TUTTI i destinatari delle mie lettere propalano BUFALE (che, come spiega il Treccani, possono essere consapevoli o non).
5. Conclusione
In conclusione, spero di avervi almeno instillato il dubbio che si tratta, non di una bagatella da bar, ma del caso più macroscopico di DISINFORMAZIONE di un popolo intero di 60 milioni di abitanti, oltre all’estero. Per responsabilità dell’intera Accademia, dei politici, dei Sindacati e di TUTTI i media. Inconsapevolmente, come in questo caso:
Lettera al direttore de LINKIESTA Christian Rocca (e a tutti i media) sulle loro false notizie sulle pensioni https://vincesko.blogspot.com/2020/01/lettera-al-direttore-de-linkiesta.html 
o consapevolmente, come in questi altri 2 casi, ad opera di esperti:
Lettera: Le BUFALE del Corriere della Sera (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero
Lettera: Le BUFALE del Sole 24 Ore (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero
Incredibile, ma vero, con un crescendo dal 2010. E, nella lettera al Corriere, tra il serio (poco) e il faceto (molto), ho minacciato, se non la smettevano, di rivolgermi alla Procura della Repubblica o… all’ONU, vista la diffusione mondiale e la reiterazione delle due BUFALE.
Commenti censurati integralmente:
Vincesko (Il tuo commento è in attesa di essere approvato.6 febbraio 2020 alle 10:28
@Liana Milella
Constato che il suo braccio destro continua a impazzare. E a fare il furbastro. Ma la colpa è tutta sua, perché gli permette tutto e lo ha perfino “nominato” suo braccio destro (che ritengo un passo falso, perché indice di faziosità), di fare il pettegolo e perfino di decidere che cosa è pertinente discutere qua e cosa non lo è, palesando una concezione proprietaria del blog (sic!). Francamente, prescindendo dall'anormalità di tale concezione, non mi sembra affatto all’altezza del compito, ammesso e non concesso – a mio avviso e detto in generale - che si debba e possa seguire un criterio fisso e invariabile.
Fa il furbastro perché, ora, anziché riferirsi al diverbio Salvini-Fornero, circa il quale ho semplicemente fornito una chiave di lettura complementare, dovrebbe spiegare perché ha introdotto nella discussione il nome di Valentina Conte. E a mo' di pettegolezzo, facendo pensare chissà che cosa. E rivolgendosi direttamente a lei, chiedendole indirettamente aiuto. Una cosa vergognosa, di cui lui sembra affatto inconsapevole.
È addirittura risibile, poi, e chiaro indizio di proiezione, il suo giudizio di logorrea, inflitto da uno che sembra passare la sua vita in questo blog, ammannendo i suoi commenti logorroici e ripetitivi, scritti in un pessimo italiano da leguleio.
Ma lo stesso errore lo fa lei, urlando il mio nickname (in maiuscolo) e la censura (in maiuscolo) di due parti del mio commento:
- del punto 4, in cui – vista l’insistenza pettegola del suddetto - ho semplicemente raccontato in dettaglio la reazione di Valentina Conte dopo aver ricevuto la mia prima lettera (peraltro, in parte desumibile dalla mia seconda, entrambe sono linkate nel mio commento del 4.2 23:11); e, in parte,
- del punto 5, in cui, come ho già in parte osservato, ho semplicemente linkato le mie tre lettere pec a tre giornali (e giornalisti), Corriere, Sole 24 Ore e LINKIESTA, che ostinatamente continuano a diffondere le predette BUFALE, per dimostrare (i) che io non uso due pesi e due misure; e (ii) che le mie lettere non sono affatto diatribe personali con i destinatari. Capisco la sua preoccupazione di difendere la sua collega, e quindi ho accettato in via eccezionale la sua censura, ma vista la presenza qua di un pettegolo (vil razza dannata), è meglio che io precisi i fatti e lei ha il dovere morale di aiutarmi in questo, non di assecondare i pettegolezzi.
Scrivendo incongruamente di "cassazione" o di "rimostranze", che c'entrano come cavolo a merenda. Essendo, invece, nell’ambito della discussione in corso, scaturita anche dal pettegolezzo del predetto fascistello di fatto (ché vuole decidere di che cosa è legittimo discutere), una semplice informazione di lettere (PEC!) da me GIA' inviate ai destinatari e p.c. a presidenze e ministeri e sindacati vari, al fine di contrastare BUFALE, ancora in corso su TUTTI i media quasi tutti i giorni, che in Italia hanno fatto 60 milioni di vittime e sono diventate ormai mondiali. E lei è una giornalista e, almeno in astratto, dovrebbe essere interessata a conoscerle. Anche perché anche lei andrà in pensione prima o poi, e se ci andrà a 67 anni od oltre è per colpa di SACCONI, di cui nessuno parla, e non della esecrata e perennemente citata (a sproposito) Fornero.
Vincesko (Il tuo commento è in attesa di essere approvato.7 febbraio 2020 alle 16:06
@Liana Milella
Constato che non ha avuto neppure l'educazione, non dico il coraggio, di pubblicare il mio commento, che la sbugiardava. Lei, recidiva, finalmente si rivela per quella che è: una censora strampalata. Di conseguenza - come faccio sempre in questi casi - eviterò di frequentare questo blog, la cui blogmaster ha bisogno di essere protetta da un "braccio destro" pettegolo, ignorante, delatore e dalla logica stortignaccola. Parafrasando: dimmi che braccio destro hai, e ti dirò chi sei.
PS: Segnalerò alla Direzione di Repubblica (p.c. ai media) e pubblicherò questi commenti, inclusi quelli censurati, nel mio blog, che forse ha più lettori di questo blog pettegolo, respingente e censorio, oltre che notoriamente fazioso.


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lunedì 24 febbraio 2020

Lettera al Ministro Roberto Gualtieri: Le BUFALE di RGS (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero





Lettera al Ministro Roberto Gualtieri: Le BUFALE di RGS (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero
mercoledì 19 febbraio 2020 - 17:40

ALLA C.A. DEL SIG. MINISTRO (MEF) ROBERTO GUALTIERI
CC: PRESIDENTI SENATO E CAMERA, PDC, SEGR. GEN. QUIRINALE, MINISTRO E SOTTOSEGRETARI LAVORO E POLITICHE SOCIALI, MINISTRO E SOTTOSEGRETARI ECONOMIA E FINANZE, COMMISSIONI LAVORO E PREVIDENZA CAMERA E SENATO, COMMISSIONI FINANZE CAMERA E SENATO, SEN. MAURIZIO SACCONI, ON. CESARE DAMIANO, PROF.SSA ELSA FORNERO, MEF, RGS, CNEL, INPS, UPB, MEDIA, SINDACATI, ALTRI

Egr. Sig. Ministro Roberto Gualtieri,
1. Errata attribuzione di RGS di norme pensionistiche alla Riforma Fornero
Mi permetto di comunicarLe che anche RGS – come tutti i media - continua[1] a sovrastimare abnormemente la Riforma Fornero, attribuendole erroneamente norme importanti e relativi effetti della ben più severa Riforma Sacconi. Evidentemente il funzionario che ha redatto la parte della NADEF 2019 relativa al risparmio dalle pensioni (forse il medesimo di due anni fa) non conosce bene la normativa pensionistica.[2] Come tutti.
Traggo dalla NADEF 2019, citata come fonte attendibile da Davide Colombo del Sole 24 Ore,[3] il quale ripete gli stessi errori:
La previsione della spesa pensionistica14 in rapporto al PIL, riportata in figura 1, sconta gli effetti delle misure contenute negli interventi di riforma adottati negli ultimi venti anni. Si fa riferimento, in particolare, all’applicazione del regime contributivo (Legge n. 335/1995) e alle nuove regole introdotte con la Legge n. 214/2011 che, elevando i requisiti di accesso per il pensionamento di vecchiaia ed anticipato, ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio-lungo periodo, garantendo una maggiore equità tra le generazioni.”
Falso in grandissima parte. La Riforma Fornero non ha quasi toccato la pensione di vecchiaia, se non per:
- l’accelerazione dell’allineamento da 60 a 65 anni delle donne del settore privato; e
- la riduzione di 6 mesi per gli autonomi (uomini e donne).[4]
Anche relativamente alla pensione anticipata (ex anzianità), dei 2 anni e 10 mesi di aumento per gli uomini (dai 40 anni nel 2010), 1 anno e 3 mesi sono dovuti alla Riforma Sacconi, un anno e sette mesi alla Riforma Fornero (oltre alla riduzione di 6 mesi per gli autonomi); dell’anno e 10 mesi per le donne, 1 anno e 3 mesi sono stati decisi dalla Riforma Sacconi, 7 mesi dalla Riforma Fornero (oltre alla riduzione di 6 mesi per le autonome).[5]

Il processo di riforma [sic! Le riforme dal 1992 sono sette, e la Riforma Fornero è soltanto la settima, e non la più severa] ha previsto altresì l’estensione, a partire dal 2012, del regime contributivo a tutti i lavoratori.
Falso, perché fuorviante. Questa è forse la BUFALA più clamorosa diffusa da tutti sulla Riforma Fornero, anche talvolta da Elsa Fornero stessa, come nel suo libro del 2018, poiché – si dice - avrebbe salvato i conti pensionistici. In effetti, tale misura ha soltanto esteso il metodo contributivo a quelli che ne erano esclusi dalla stessa Riforma Dini, cioè coloro che, al 31.12.1995, avevano almeno 18 anni di contributi, tutti relativamente anziani e ormai tutti o quasi tutti già in pensione. Misura che ha realizzato un risparmio molto esiguo: appena 200 milioni a regime (2018), destinato a sparire a brevissimo.[6]

Infine, - scrive RGS - a partire dal 2013, tutti i requisiti di età (inclusi quelli per l’accesso all’assegno sociale) e quello contributivo per l’accesso al pensionamento anticipato indipendentemente dall’età anagrafica sono periodicamente indicizzati alle variazioni della speranza di vita, misurata dall’ISTAT.
Beninteso, l’adeguamento alla speranza di vita – come scrive anche RGS citando non il nome ma la norma (DL 78/2010, art. 12, comma 12-bis) - è stato introdotto dalla Riforma Sacconi,[7] relativamente alla pensione di vecchiaia, alle “quote” (abolite dalla Riforma Fornero) e all’assegno sociale; la Riforma Fornero lo ha esteso alla pensione anticipata e reso biennale.[8] A decorrere dal 2022.
Ma RGS lo fa decorrere erroneamente dal 2019.
E, particolare non secondario, la stessa interpretazione errata di norme sull’adeguamento alla speranza di vita l’ha fatta il Ragioniere Gen. dello Stato, di concerto con la Direttrice Gen. Previdenza, nel decreto direttoriale del 5.12.2017. Ho scritto ad entrambi due volte nel 2018 e, vista la sordità, come extrema ratio, l’ho inviata p.c. anche al Presidente della Repubblica: il Segretariato Gen. del Quirinale ha trovato fondate le mie osservazioni e, nel marzo 2019, le ha inoltrate con un esposto al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Tuttavia, i due alti dirigenti hanno ripetuto l’errata interpretazione nel decreto direttoriale del 5.11.2019. Allora ho riscritto a RGS e DG Previdenza una terza lettera.[9] Sono riuscito ad avere un’interlocuzione telefonica con la Dir. Gen. Previdenza, anche il funzionario delegato per la risposta ha trovato fondate le mie osservazioni critiche (“Lei non ha tutti i torti, ma perché finora nessuno se n’è accorto?”) ed aveva posto alla firma la sua risposta, ma sentito il suo superiore mi ha detto che non possono rispondere a un privato cittadino e di rivolgermi all’INPS, che è del tutto estraneo alla questione.
Ne ho dato comunicazione al Quirinale,[10] a Lei p.c., come tutte le altre volte in passato.

2. Responsabilità primaria della professoressa Elsa Fornero e del Sen. Maurizio Sacconi nella DISINFORMAZIONE mondiale sulle pensioni italiane
Debbo aggiungere (i) che non è casuale che tutti ritengono che l’allungamento dell’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e poi a 67, e anticipata a 41 anni e 3 mesi sia stato deciso dalla Riforma Fornero; e (ii) che la causa della DISINFORMAZIONE generale è in primo luogo della professoressa Fornero, e per la formulazione poco chiara, omissiva e tendente al plagio delle sue norme, fin dall’indicazione degli obiettivi della sua riforma e dall’uso improprio del verbo “confermare” (una legge ordinaria pienamente in vigore – Sacconi - non ha affatto bisogno di essere confermata da un’altra legge ordinaria - Fornero), e, successivamente, con la sua reticenza, le millanta volte che comunica attraverso i media, da ultimo ieri sera a Dimartedì;[11] sia dell’ex senatore Maurizio Sacconi, con la sua reticenza (o peggio) sulla paternità delle sue misure. Con l’ausilio di famosi esperti previdenziali,[12] di tutti i media[13] e dell’Accademia.[14]

3. Risparmio dalle riforme delle pensioni
Anche nella NADEF 2019, RGS attribuisce un risparmio di 60 punti di Pil, pari a 1.000 miliardi, all’intero ciclo di riforme dal 2004: “Cumulativamente la minore incidenza della spesa in rapporto al PIL derivante dal complessivo processo di riforma avviato nel 2004 ammonta a circa 60 punti percentuali di PIL al 2060” (pag. 48).
Dal 2004, le riforme delle pensioni sono state quattro: Maroni, 2004; Damiano, 2007; SACCONI, 2010 e 2011; e Fornero, 2011.[15] Per inciso, aggiungo che facevano seguito ad altre tre riforme dal 1992: Amato, 1992; Dini, 1995; e Prodi, 1997, per un totale di sette.
Nei precedenti rapporti,[16] dei 1.000 miliardi di risparmio al 2060, circa due terzi venivano ascritti alle misure prima del DL 201/2011 e circa un terzo (pari al massimo a 330 mld, poi calati a 280 mld dopo i vari interventi legislativi successivi), venivano ascritti dalla Ragioneria Generale dello Stato agli interventi successivi (?) e in modo particolare alla Riforma Fornero, i cui effetti peraltro si esaurivano nel 2045. E poiché la misura principale di Maroni, lo ‘scalone’, fu abrogata da Damiano prima che andasse in vigore, e quella di Damiano, le “quote”, furono abolite da Fornero, al lordo dell’errata attribuzione delle norme (come conferma la professoressa Elsa Fornero nel suo libro del 2018), o RGS sovrastima il risparmio complessivo o la grandissima parte dei residui 700 mld è ascrivibile alla Riforma SACCONI. Di fatto, perché né RGS né nessun altro lo dice.
Evidenzio che anche dalla Figura R2 della NADEF 2019 (pag. 49), emergono dubbi: (i) sono stati anche questa volta omessi il DL 138/2011 (quarto e ultimo DL della Riforma Sacconi, che ha esteso i 12 mesi della “finestra” al comparto della scuola e dell’università e rinviato il pagamento della liquidazione) e la L. 247/2007 (Riforma Damiano, che però si spiega poiché ha reintrodotto le “quote”, “addolcendo” lo “scalone”, con un risparmio negativo); (ii) il risparmio dal DL 78/2010 (Sacconi) a me sembra sottovalutato, presumibilmente perché alcune sue misure sono attribuite erroneamente al DL 201/2011 (Fornero), (iii) che di conseguenza è sovrastimato; (iv) come è sovrastimata ancor di più la L. 243/2004 (Riforma Maroni), il cui provvedimento principale (lo “scalone”) fu cancellato prima che andasse in vigore dalla Riforma Damiano. Il dossier del Servizio Studi del Senato (pag. 47) quantifica in circa 9 mld a regime il risparmio dalla Riforma Maroni, quindi un effetto notevole, però in tutto o in grandissima parte (che non sono in grado di quantificare, ma presumo sia in tutto) annullato dalla Riforma Damiano. Al riguardo aggiungo che per l’abolizione delle “quote” la relazione tecnica (lettera B pag. 46) accredita alla Riforma Fornero un risparmio a regime di 4 mld annui. Sulle critiche al grafico, si vedano, al riguardo, la mia lettera n. 2 a RGS riportata in nota 1 e, soprattutto, l’analisi critica del grafico 2017 nel mio saggio citato alla nota 2, che in parte riporto in nota[17]. La conseguenza è che, anche questa volta, viene citata la Riforma Fornero (L. 214/2011), oltre alla Riforma Dini (L. 335/1995), e non viene citata la più severa e incisiva Riforma SACCONI, sulla quale si conferma la inspiegabile damnatio memoriae da me denunciata invano da quasi dieci anni. Una vera fatica di Sisifo.
4. Errata contabilizzazione e valutazione della spesa pensionistica
Infine, colgo l’occasione per rilevare che nell’importo lordo di 290 mld della spesa pensionistica ci sono 90 mld di voci spurie: (i) in primo luogo 58 mld di imposte, le quali (oltre ad essere le più alte in ambito OCSE) sono una partita di giro, e, come sa anche uno studente del 1° anno che abbia studiato le partite di giro e i conti transitori, esse hanno un impatto nullo sulla spesa pensionistica; ripeto: hanno un impatto nullo sulla spesa pensionistica, come presumo faccia obbligatoriamente anche RGS per i conti pubblici (e “normalmente” ci vorrebbero né anni, né mesi, né giorni, ma pochi minuti per sistemare una siffatta questione, che invece si trascina da sempre); (ii) poi, la spesa assistenziale (20-25 mld), che va a carico della fiscalità generale; e (iii) il TFR (10-15 mld), che può essere riscosso anche decenni prima del pensionamento. Al netto, il rapporto spesa pensionistica/Pil cala di 5 punti percentuali, a circa il 10,5%. Come è confermato dal Rapporto INPS relativo ai dati netti 2018:
«Le pensioni vigenti al 1° gennaio 2019 sono 17.827.676, di cui 13.867.818 di natura previdenziale (vecchiaia, invalidità e superstiti) e le restanti 3.959.858 di natura assistenziale (invalidità civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali). Nel 2018 la spesa complessiva per le pensioni è stata di 204,3 miliardi di euro, di cui 183 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. È quanto emerge dall’Osservatorio sulle pensioni erogate dall’INPS che analizza i dati del 2018.»
Il Pil 2018 è pari a 1.753,3 mld; 204,3 su 1.753,3 fa dunque l’11,6% e, soprattutto, 183 (cioè l’importo netto effettivo pagato dalle gestioni previdenziali dell’INPS) su 1.753 è pari al 10,4%, ben più basso del 15-16% ufficiale.
Spero, Signor Ministro Gualtieri, che Lei intervenga per contribuire a sanare almeno in parte questa surreale DISINFORMAZIONE generale sulle pensioni (e non solo: si vedano le manovre correttive della XVI legislatura e gli obiettivi statutari della BCE), che ha fatto in Italia 60 milioni di vittime, inclusi gli esperti e i professori universitari, ad opera anche di RGS, e che è ormai diventata mondiale.
Distinti saluti,
V.

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Note
[1] Lettera n. 2 alla Ragioneria Generale dello Stato sulle sue errate interpretazioni di norme pensionistiche
[2] DL 201/2011, L. 214/2011, art. 24, commi 6 e 10.
«Si noti bene che la Riforma Fornero ha (col comma 5) opportunamente eliminato la «finestra» di 12 mesi (estesa anche ai lavoratori autonomi in luogo dei 18 mesi e quindi riducendola di 6 mesi), sostituendola con un allungamento corrispondente dell’età base, sia delle pensioni di vecchiaia (comma 6, lettere c e d) che delle pensioni anticipate (comma 10), ma l’allungamento (già recato dalle Riforme Sacconi – 8 o 14 mesi – e Damiano – 4 mesi in media – con le «finestre») è solo formale. Ciò ha sia dato maggiore trasparenza al sistema, sia reso omogeneo il dato dell’età di pensionamento nel confronto internazionale. Per contro, non avendo il testo della Riforma Fornero esplicitato il legame tra l’allungamento dell’età base e l’abolizione delle «finestre», l’allungamento dell’età base di 12 mesi (o 18 mesi per gli autonomi, poi ridotto a 12 dalla Riforma Fornero) viene da tutti erroneamente attribuito alla Riforma Fornero e non alla Riforma Sacconi, come lamenta la stessa professoressa Fornero nel suo ultimo libro, già citato, che riporto in nota. E che, data la sua notevole importanza, trascrivo qua:
«Rispondeva infine essenzialmente a criteri di trasparenza l’assorbimento delle cosiddette «finestre mobili» nei requisiti anagrafici e contributivi, una modalità che era stata adottata per aumentare un po’ surrettiziamente l’età di pensionamento. […] La nostra decisione pertanto fu di rendere esplicito l’anno in più richiesto [sic; in effetti già deciso da Sacconi con la L. 122/2010, art. 12, commi 1 e 2, ndr]. Di fatto, questo non corrispondeva a un aumento dell’anzianità, eppure fu interpretato così, con il seguito di ulteriori aspre polemiche.» (Elsa Fornero, «Chi ha paura delle riforme: Illusioni, luoghi comuni e verità sulle pensioni», posizione nel Kindle 3134).
Ma in questo caso si può dire: chi è causa del suo mal pianga sé stessa.»
(“Le menzogne sulle Riforme delle pensioni Sacconi e Fornero”, secondo volume della trilogia LE TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO).
[3] Lettera: Le BUFALE del Sole 24 Ore (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero_20-01-2020
[4] L’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni è stata decisa dalla Riforma Sacconi:
-          da 65 a 66 anni per i lavoratori dipendenti uomini o 66 anni e 6 mesi per i lavoratori autonomi uomini, mediante la “finestra” mobile di 12 o 18 mesi, che incorpora la “finestra” fissa reintrodotta dalla Riforma Damiano;[i] quindi la Riforma Fornero non c’entra.
-          da 60 a 61 anni, a decorrere dal 1° gennaio 2011, e da 61 a 65 anni, a decorrere dal 1° gennaio 2012, (più «finestra» di 12 mesi) per le lavoratrici dipendenti pubbliche, per equipararle ai dipendenti pubblici uomini, a seguito della sentenza del 2008 della Corte di Giustizia UE;[ii] quindi la Riforma Fornero non c’entra.
-          da 60 a 65 anni (più «finestra» di 12 o 18 mesi) per le donne del settore privato, gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l’adeguamento automatico alla speranza di vita);[iii] accelerato dalla Riforma Fornero, gradualmente entro il 2018;
-          da 66 a 67 anni per TUTTI mediante l’adeguamento alla speranza di vita, introdotto dalla Riforma Sacconi;[iv] quindi la Riforma Fornero non c’entra.
[i] Riforma Damiano L. 24.12.2007, n. 247; Riforma Sacconi DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, commi da 1 a 6; DL 138/2011, L. 148/2011, art. 1, comma 21, per l’estensione al comparto della scuola e dell’università.
[ii] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter, comma 1, modificato dal DL 78/2010, art. 12, comma 12-sexies.
[iii] DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 1, modificato dal DL 138, L. 148/2011, art. 1, comma 20.
[iv] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter, comma 2, modificato sostanzialmente dal DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, commi da 12-bis a 12-quinquies, modificato per la decorrenza dal 2013 (quando è effettivamente decorso) dal DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 4. Finora ci sono stati 3 scatti: 3 nel 2013, +4 nel 2016, +5 mesi nel 2019 = 1 anno, dal 1.1.2019.
[5] DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, comma 2 (“finestra” di 12 o 18 mesi); DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 22-ter (+ 1 mese per chi matura il diritto nel 2012, + 2 mesi per chi lo matura nel 2013, + 3 mesi per chi matura il diritto nel 2014); l’effetto combinato delle due misure porta l’età di pensionamento di anzianità (o anticipata) a 41 anni e 3 mesi per i dipendenti o 41 anni e 9 mesi per gli autonomi, poi ridotta a 41 anni e 3 mesi dalla Riforma Fornero.
[6] Valga a confermarlo il risparmio di appena 200 milioni a regime stimato dalla relazione tecnica del DL 201/2011 (“salva-Italia”) per tale misura, quantificato dalla Relazione tecnica, relativamente al periodo dal 2012 al 2018, in, rispettivamente, (al netto fisco) 5, 24, 39, 70, 116, 169 e 216 milioni, numeri che dimostrano la scarsissima incidenza della misura, pari ad appena l’1 per cento circa del risparmio annuo accreditato alla Riforma Fornero e destinato ad azzerarsi a brevissimo.
«Estensione del sistema contributivo pro-rata dal 1° gennaio 2012 (i valori di economia del 2018 sono sostanzialmente quelli di regime destinati a ridursi nel tempo in ragione dell'eliminazione delle pensioni interessate dalla misura).» (Relazione tecnica, pag. 46).
[7] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter, comma 2, modificato sostanzialmente dal DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, commi da 12-bis a 12-quinquies, modificato per la decorrenza dal 2013 (quando è effettivamente decorso) dal DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 4. Finora ci sono stati 3 scatti: 3 mesi nel 2013, +4 nel 2016, +5 nel 2019 = 1 anno, portando l’età di pensionamento a 67 anni per tutti dal 1.1.2019.
[8] DL 201/2011, L. 214/2011, art. 24, comma 12.
[9] Lettera n. 3 al Ragioniere Generale dello Stato e alla Direttrice Generale Previdenza sulla loro errata interpretazione della norma che adegua l’età di pensionamento alla speranza di vita
[10] Lettera n. 2 all’Ufficio Affari Giuridici del Quirinale sull’errata interpretazione di RGS e DG Previdenza di norme delle Riforme Fornero e Sacconi: comunicazione dell’esito negativo
[11] Lo scontro tra Elsa Fornero e Marta Collot: "Lei risponde per slogan che non hanno contenuto"
18/02/2020
[12] Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero http://vincesko.blogspot.com/2017/12/pensioni-la-congiura-del-silenzio-di.html
[13] Uno tra tutti (all’interno è citato l’esperto famoso n. 8).
Lettera: Le BUFALE del Corriere della Sera (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero https://vincesko.blogspot.com/2020/01/lettera-le-bufale-del-corriere-della.html 
[14] Uno tra i tanti.
Lettera: Le BUFALE di UniBocconi-Il Mulino sulla Riforma delle pensioni Fornero e su Monti https://vincesko.blogspot.com/2020/02/lettera-le-bufale-di-unibocconi-il.html
[15] Maroni, L. 243/2004; Damiano, L. 247/2007; SACCONI, L. 122/2010, art. 12, L. 111/2011, art. 18, e L. 148/2011, art. 1, commi da 20 a 23; e Fornero, L. 214/2011, art. 24.
[16] LE TENDENZE DI MEDIO-LUNGO PERIODO DEL SISTEMA PENSIONISTICO E SOCIO-SANITARIO – AGGIORNAMENTO 2017
Considerando l’insieme degli interventi di riforma approvati a partire dal 2004 (L 243/2004), si evidenzia che, complessivamente, essi hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL pari a circa 60 punti percentuali di PIL, cumulati al 2060. Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima del DL 201/2011 (convertito con L 214/2011) e circa un terzo agli interventi successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del 2011 (art. 24 della L 214/2011).
[17] «Infine, rilevo di nuovo che RGS, sempre nel documento LE TENDENZE DI MEDIO-LUNGO PERIODO DEL SISTEMA PENSIONISTICO E SOCIO-SANITARIO – AGGIORNAMENTO 2017,[33] riguardo alla Riforma Fornero scrive:
«Poi la curva scende, con risparmi attorno allo 0,8% del Pil nel 2030, per azzerarsi nel 2045, quando ai minori pensionamenti corrispondono assegni più pesanti.»
Invece, la curva della Riforma SACCONI [33] – mai citata da nessuno - è bella gagliarda fino al 2060. Osservo, inoltre, che tale curva è duplice: una relativa al DL 78/2010 e l’altra al DL 98/2011 più il DL 138/2011 (quest’ultimo, estendendo la «finestra» di 12 mesi al personale del comparto della scuola e dell’università e rinviando il pagamento della buonuscita, ha procurato un risparmio, nel primo triennio di applicazione, di 100 milioni nel 2012, 1.031 milioni nel 2013 e 774 milioni nel 2014, cfr. l’analisi del Servizio Studi della Camera nel documento linkato alla nota 30).
Visivamente, emergono, dal grafico di RGS, altre considerazioni critiche (procedendo dal basso verso l’alto):
(i) l’ampiezza tra la curva del DL 78/2010 (Sacconi) e la curva del DL 201/2011 (Fornero) appare sostanzialmente la stessa di quella tra il DL 78/2010 e quella dei DL 98 e 138 (Sacconi), il che è strano, perché i provvedimenti del primo sono più corposi di quelli degli altri due messi assieme (il che giustifica il - ed è corroborato dal - sospetto (si veda la mia seconda lettera a RGS[48]) che alcune misure del DL 78/2010, tra cui l’allungamento dell’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e/o dell’età di pensionamento anticipato a 41 anni e 3 mesi, siano state attribuite erroneamente al DL 201/2011 (Fornero);
(ii) la somma delle due curve della Riforma SACCONI, dal 2020 in poi, mostra un’ampiezza analoga a quella della Riforma Fornero e va oltre il 2045, eppure – chissà per quale «arcano» motivo - si cita soltanto la Riforma Fornero e viene completamente obliterata la Riforma SACCONI; e
(iii) l’ampiezza tra la curva della L. 243/2004 (Riforma Maroni) e quella dei due DL 98 e 138 del 2011 di Sacconi è palesemente sovradimensionata, il che sembra ascrivibile ad una presumibile sovrastima complessiva delle misure della Riforma Maroni, stante l’abolizione del suo provvedimento principale, cioè lo «scalone».[23] Il dossier del Servizio Bilancio del Senato[23] quantifica in circa 9 miliardi a regime il risparmio dalla Riforma Maroni, quindi un effetto notevole, interamente annullato dalla Riforma Damiano, al netto del risparmio negativo (ovvero maggiore spesa) determinato da quest’ultima.
In definitiva, ne emerge, con le cautele del caso visto che non sono esplicitati i calcoli effettuati, che anche il grafico di RGS conferma la sopravvalutazione della Riforma Fornero a scapito della Riforma SACCONI (vedi anche appresso).»


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