sabato 22 febbraio 2020

Lettera: Le BUFALE del Prof. Fabio Pammolli, del Corriere della Sera (e di tutti i media) sulla spesa pensionistica italiana




Lettera: Le BUFALE del Corriere della Sera (e di tutti i media) sulla spesa pensionistica italiana
lunedì 17 febbraio 2020 - 18:30

ALLA C.A. DEL DIRETTORE LUCIANO FONTANA
CC: PRESIDENTI SENATO E CAMERA, PDC, SEGR. GEN. QUIRINALE, MINISTRO E SOTTOSEGRETARI LAVORO E POLITICHE SOCIALI, MINISTRO E SOTTOSEGRETARI ECONOMIA E FINANZE, COMMISSIONI LAVORO E PREVIDENZA CAMERA E SENATO, COMMISSIONI FINANZE CAMERA E SENATO, MEF, RGS, CNEL, INPS, UPB, MEDIA, SINDACATI, ALTRI, SEN. MARIO MONTI

Egr. direttore Luciano Fontana,
Rilevo due gravi inesattezze nel Vostro articolo Pensioni l’insostenibile peso del «super inps» del 27 Gennaio 2020 di Fabio Pammolli[1] pubblicato sul supplemento Economia (che occupa tutta la pag. 6) (qui ne è riportata una parte, mentre qui, scorrendo la rassegna stampa, integralmente). 

1. Errata contabilizzazione e valutazione della spesa pensionistica
Già oggi, lo Stato spende circa 300 miliardi all’anno per le pensioni del primo pilastro. Nel 2018, l’incidenza sul Pil è stata del 16,6 per cento: più di un terzo della spesa pubblica va in pensioni.
Innanzitutto, ne deduco che il professor Pammolli o non legge il Corriere della Sera Economia o tiene in non cale ciò che vi scrive Alberto Brambilla, il quale propala BUFALE sulla Riforma delle pensioni Fornero,[2] ma informa correttamente sulla spesa pensionistica e sul suo rapporto sul Pil.
In secondo luogo, come già invitavo a fare Il Sole 24 Ore,[3] che trascrivo quasi integralmente, sarebbe auspicabile che anche il Corriere, con la sua autorevolezza, non alimentasse la BUFALA gigantesca sull’ammontare della spesa pensionistica italiana, BUFALA che tanti problemi ha causato (in particolare nell’anno orribile 2011) e, in parte, ancora causa all’Italia. E attestasse pubblicamente con voce chiara e forte che nell’importo lordo di 290 mld circa ci sono 90 mld di voci spurie: (i) in primo luogo 58 mld di imposte, le quali (oltre ad essere le più alte in ambito OCSE) sono una partita di giro, e, come sa anche uno studente del 1° anno che abbia studiato le partite di giro e i conti transitori, esse hanno un impatto nullo sulla spesa pensionistica; ripeto: hanno un impatto nullo sulla spesa pensionistica (e “normalmente” ci vorrebbero né anni, né mesi, né giorni, ma pochi minuti per sistemare una siffatta questione, che invece si trascina da sempre); (ii) poi, la spesa assistenziale (20-25 mld), che va a carico della fiscalità generale; e (iii) il TFR (10-15 mld), che può essere riscosso anche decenni prima del pensionamento. Al netto, il rapporto spesa pensionistica/Pil cala di 5 punti percentuali, a circa il 10,5%. Ben più basso del 16,6% propalato dal prof. Pammolli (e da quasi tutti).
Come, nel mio piccolo, posso testimoniare io, che incasso l’assegno pensionistico al netto delle gravose imposte.
E, soprattutto, come è confermato dal Rapporto INPS relativo ai dati netti 2018:
«Le pensioni vigenti al 1° gennaio 2019 sono 17.827.676, di cui 13.867.818 di natura previdenziale (vecchiaia, invalidità e superstiti) e le restanti 3.959.858 di natura assistenziale (invalidità civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali). Nel 2018 la spesa complessiva per le pensioni è stata di 204,3 miliardi di euro, di cui 183 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. È quanto emerge dall’Osservatorio sulle pensioni erogate dall’INPS che analizza i dati del 2018.»
Il Pil 2018 è pari a 1.753,3 mld; 204,3 su 1.753,3 fa dunque l’11,6% e, soprattutto, 183 (cioè l’importo netto effettivo pagato dalle gestioni previdenziali dell’INPS) su 1.753 è pari al 10,4%. Il che smentisce tutti gli allarmismi dei luminari e dei vari dirigenti di OCSE e FMI che hanno edificato le loro carriere sull’additare – poco patriotticamente - la spesa pensionistica italiana come quasi la più alta al mondo in rapporto al Pil, fuori controllo e bisognevole di un’ennesima riforma. Come fa anche Fabio Pammolli, nell’articolo esaminato, sul fondamento di dati falsi.

2. Calcolo della pensione
Prima o poi, il montante pensionistico dovrà tener conto sì dei contributi versati, ma in base a un rendimento percentuale annuo che dovrà ancorarsi, senza correttivi benevoli, alla crescita del Pil: proprio quella crescita che l’eccesso di finanziamento a ripartizione ostacola e comprime.
Il presidente, professor ed ex membro del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale Fabio Pammolli ignora che è già così fin dalla lontana Riforma Dini del 1995 (L. 335/1995, comma 9 dell’articolo 1 della legge 335 del 1995):
“9. Il tasso annuo di capitalizzazione è dato dalla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (PIL) nominale, appositamente calcolata dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), con riferimento al quinquennio precedente l'anno da rivalutare.[4]
Cordiali saluti,
V.

Post scriptum
Mi permetto di suggerirLe di dare anche un’occhiata critica, oltre a ciò che scrivono impudentemente da anni sul Corriere della Sera i professori Alesina e Giavazzi (con la loro ossimorica e strampalata austerità espansiva, una iattura per i non ricchi, o la difesa dei ricchi dalle tasse), quel che ha scritto o dichiarato recentemente l’ex direttore Ferruccio de Bortoli, il quale, nonostante le mie lettere inviate p.c. anche a lui presso la casa editrice Longanesi, propala BUFALE su ciò che avvenne nella XVI legislatura (governi Berlusconi e Monti),[5] che costituisce la Prima Più Grande BUFALA del XXI Secolo, alimentata anche dal Sen. Mario Monti (La Seconda è quella sulle pensioni e La Terza è quella sugli obiettivi statutari della BCE).

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Note

[1] Fabio Pammolli è professore ordinario di Economia e Management presso il Dipartimento d’Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milanopresidente del CERM ed “È stato membro del Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale presso il Ministero del Lavoro e del Welfare”.

[2] Lettera: Le BUFALE del Corriere della Sera (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero

[3] Lettera: Le BUFALE del Sole 24 Ore (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni Fornero

[4] INPS - Calcolo della pensione
“determinare il montante individuale che si ottiene sommando i contributi di ciascun anno opportunamente rivalutati sulla base del tasso annuo di capitalizzazione derivante dalla variazione media quinquennale del PIL (prodotto interno lordo) determinata dall'Istat;”

[5] Per Ferruccio de Bortoli, 330 mld in 4 anni sono pochissimi.[i] Evidentemente lui non ha contribuito neppure per 1 Euro, ché – assieme a tutti i direttori ed editorialisti - scatenò una canea contro il contributo di solidarietà del 10% sui redditi maggiori di 90.000€, che il governo Berlusconi-Tremonti intendeva deliberare, sbagliando forse apposta – come si disse allora – quello del 5% sui redditi fino a 90.000€, per farlo poi dichiarare illegittimo dalla Corte Cost., come poi avvenne); e i soliti Alesina e Giavazzi contro Mario Monti, che intendeva aumentare di 2 punti le due aliquote IRPEF maggiori, e bastò un loro editoriale sul Corrierone[ii] per riuscire a far revocare nel giro di 24 ore la decisione del governo Monti di aumentare le 2 aliquote Irpef del 41 e del 43%, nell’ambito del decreto Salva-Italia (DL 201/2011), decisione che avrebbe colpito i redditi dei ricchi e dei più abbienti. Risultato: i ricchi contribuirono pochissimo al mastodontico consolidamento fiscale, che fu addossato, dal governo Berlusconi-Tremonti-Bossi-Fini, in grandissima parte sul ceto medio (quorum ego) e perfino sui poveri, col taglio del 90% della spesa sociale dei Comuni e delle Regioni. Incredibile ma vero, è tutto spiegato e provato nel mio saggio.
[i] “Manca un discorso di verità agli italiani”. Intervista a Ferruccio De Bortoli
L'editorialista e saggista all'Huffpost: "Gli italiani credono di aver ingoiato troppa austerità. Invece, ne hanno avuta pochissima e di cattiva qualità. Io credo che se ci fosse un leader capace di dire come stanno veramente le cose i voti li prenderebbe"
By Nicola Mirenzi - 16/02/2020 11:44 CET
(ii) TROPPE TASSE E POCHI TAGLI
Caro presidente no, così non va

Alberto Alesina e Francesco Giavazzi - 4 dicembre 2011


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