Lettera:
Le BUFALE di Giovanni Floris (di tutti i media) e di Elsa Fornero sulla Riforma
delle pensioni Fornero
venerdì 21 febbraio 2020 - 23:35
ALLA
C.A. DEL DOTT. GIOVANNI FLORIS E DELLA PROF. ELSA FORNERO
CC:
PRESIDENTI SENATO E CAMERA, PDC, SEGR. GEN. QUIRINALE, MINISTRO E SOTTOSEGRETARI
LAVORO E POLITICHE SOCIALI, MINISTRO E SOTTOSEGRETARI ECONOMIA E FINANZE, SEN.
MAURIZIO SACCONI, ON. CESARE DAMIANO RGS, CNEL, INPS, UPB, MEDIA
Egr. dottor Giovanni Floris,
Le scrivo di nuovo
per manifestarLe la mia sorpresa.
Io non guardo la tv, ma ho ricevuto sul
mio telefono cellulare la selezione stampa di Google, dalla quale ho appreso
dell’ennesima manifestazione della reticenza della professoressa Elsa Fornero
sulle pensioni. Mi riferisco alla trasmissione Dimartedì del 18 febbraio
scorso,[1] nel corso della quale Marta Collot, esponente di Potere
Operaio, ha incolpato con una certa veemenza Elsa Fornero di mandare le persone
in pensione a 67 anni.
[1]
Lo scontro tra Elsa Fornero e Marta Collot: "Lei risponde per slogan che
non hanno contenuto"
18/02/2020
Che è una BUFALA
ormai mondiale. La professoressa Fornero, anziché fare chiarezza sulla
paternità della decisione dei 67 anni, è stata come al solito reticente,
avallando col suo silenzio la BUFALA e autoincolpandosi. Come fa da 8 anni, fin
dal suo pianto melodrammatico nel 2011, tranne rarissime eccezioni: che io
sappia forse una, sulla piccola emittente Radio Montecarlo, subito
stigmatizzata dal potente sistema disinformativo berlusconiano e del
Centrodestra.[2]
[2]
Lettera ad Antonio Signorini e Gian Maria De Francesco de Il Giornale
sulle loro fake news sulle pensioni (24/6/18)
1. L’età di
pensionamento di vecchiaia a 67 anni non è stata decisa dalla Riforma Fornero
ma dalla Riforma Sacconi
La Riforma Fornero
non ha quasi toccato la pensione di vecchiaia, se non per:
- l’accelerazione
dell’allineamento da 60 a 65 anni delle donne del settore privato; e
- la riduzione
di 6 mesi per gli autonomi (uomini e donne).[3]
[3] L’età di
pensionamento di vecchiaia a 67 anni è stata decisa dalla Riforma Sacconi:
-
da 65 a 66 anni per i lavoratori dipendenti
uomini o 66 anni e 6 mesi per i lavoratori autonomi uomini, mediante
la “finestra” mobile di 12 o 18 mesi, che incorpora la “finestra” fissa reintrodotta
dalla Riforma Damiano;[i] quindi la Riforma Fornero non c’entra.
-
da 60 a 61 anni, a decorrere dal 1°
gennaio 2011, e da 61 a 65 anni, a decorrere dal 1° gennaio 2012, (più
«finestra» di 12 mesi) per le lavoratrici dipendenti pubbliche, per
equipararle ai dipendenti pubblici uomini, a seguito della sentenza del 2008
della Corte di Giustizia UE;[ii] quindi la Riforma Fornero non
c’entra.
-
da 60 a 65 anni (più «finestra» di 12 o 18
mesi) per le donne del settore privato, gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l’adeguamento automatico alla speranza di vita);[iii]
accelerato dalla Riforma Fornero, gradualmente entro il 2018;
-
da 66 a 67 anni per TUTTI mediante
l’adeguamento alla speranza di vita, introdotto dalla Riforma Sacconi;[iv] quindi
la Riforma Fornero non c’entra.
[i] Riforma Damiano L. 24.12.2007, n. 247; Riforma Sacconi DL 78/2010, L.
122/2010, art. 12, commi da 1 a 6; DL 138/2011, L.
148/2011, art. 1, comma 21, per l’estensione al comparto della scuola e
dell’università.
[ii] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter, comma 1,
modificato dal DL 78/2010, art. 12, comma 12-sexies.
[iii] DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 1, modificato dal DL 138, L.
148/2011, art. 1, comma 20.
[iv] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter,
comma 2, modificato sostanzialmente dal DL 78/2010,
L. 122/2010, art. 12, commi da 12-bis a 12-quinquies, modificato
per la decorrenza dal 2013 (quando è effettivamente decorso) dal DL 98/2011, L.
111/2011, art. 18, comma 4. Finora ci sono stati 3 scatti: 3 nel 2013, +4 nel
2016, +5 mesi nel 2019 = 1 anno, dal 1.1.2019.
Si noti bene che la
Riforma Fornero ha (col comma 5) opportunamente eliminato la «finestra»
di 12 mesi (estesa anche ai lavoratori autonomi in luogo dei 18 mesi e
quindi riducendola di 6 mesi), sostituendola con un allungamento
corrispondente dell’età base, sia delle pensioni di vecchiaia (comma 6,
lettere c e d) che delle pensioni anticipate (comma 10), ma l’allungamento (già
recato dalle Riforme Sacconi – 8 o 14 mesi – e Damiano – 4 mesi in media – con
le «finestre») è solo formale.
La mancata esplicitazione del legame
tra i due commi (abolizione della “finestra” e sua incorporazione nell’età
base) ha ingannato (quasi) tutti.
2. L’età di
pensionamento anticipata (ex anzianità) a 41 anni e 3 mesi è stata decisa dalla
Riforma Sacconi:
Anche relativamente
alla pensione anticipata (ex anzianità), dei 2 anni e 10 mesi di aumento per
gli uomini (dai 40 anni nel 2010), 1 anno e 3 mesi sono dovuti alla Riforma
Sacconi, un anno e sette mesi alla Riforma Fornero (oltre alla riduzione
di 6 mesi per gli autonomi); dell’anno e 10 mesi per le donne, 1 anno e 3 mesi
sono stati decisi dalla Riforma Sacconi, 7 mesi dalla Riforma Fornero (oltre
alla riduzione di 6 mesi per le autonome).[4]
[2]
DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, comma 2 (“finestra” di 12 o 18 mesi); DL
98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 22-ter (+ 1 mese per chi matura il
diritto nel 2012, + 2 mesi per chi lo matura nel 2013, + 3 mesi per chi matura
il diritto nel 2014); l’effetto combinato delle due misure porta l’età di
pensionamento di anzianità (o anticipata) a 41 anni e 3 mesi per i dipendenti o
41 anni e 9 mesi per gli autonomi, poi ridotta a 41 anni e 3 mesi dalla
Riforma Fornero.
3. Il metodo contributivo è stato
introdotto dalla Riforma Dini (L. 335/1995)
Questa è forse la
BUFALA più clamorosa diffusa da tutti sulla Riforma Fornero, anche
talvolta da Elsa Fornero stessa, come nel suo libro del 2018, poiché – si dice
- avrebbe salvato i conti pensionistici. In realtà, tale misura ha soltanto esteso
il metodo contributivo a quelli che ne erano esclusi dalla stessa Riforma
Dini, cioè coloro che, al 31.12.1995, avevano almeno 18 anni di contributi,
tutti relativamente anziani e ormai tutti o quasi tutti già in pensione. Misura
che ha realizzato un risparmio molto esiguo: appena 200 milioni a
regime (2018), destinato a sparire a brevissimo.[5]
[5] Valga a confermarlo il risparmio
di appena 200 milioni a regime stimato dalla relazione tecnica del DL 201/2011
(“salva-Italia”) per tale misura, quantificato dalla Relazione tecnica, relativamente al periodo
dal 2012 al 2018, in, rispettivamente, (al netto fisco) 5, 24, 39, 70, 116, 169
e 216 milioni, numeri che dimostrano la scarsissima incidenza della misura,
pari ad appena l’1 per cento circa del risparmio annuo accreditato alla Riforma
Fornero e destinato ad azzerarsi a brevissimo.
«Estensione del sistema contributivo
pro-rata dal 1° gennaio 2012 (i valori di economia del 2018 sono
sostanzialmente quelli di regime destinati a ridursi nel tempo in ragione
dell'eliminazione delle pensioni interessate dalla misura).» (Relazione
tecnica, pag. 46).
4. Responsabilità primaria
della professoressa Elsa Fornero e del Sen. Maurizio Sacconi nella
DISINFORMAZIONE mondiale sulle pensioni italiane
Debbo aggiungere
(i) che non è casuale che tutti ritengono che l’allungamento dell’età di
pensionamento di vecchiaia a 66 anni e poi a 67, e anticipata a 41 anni e 3
mesi sia stato deciso dalla Riforma Fornero; e (ii) ribadire che la causa della
DISINFORMAZIONE generale è in primo luogo della professoressa Fornero, e per la
formulazione poco chiara, omissiva e tendente al plagio delle sue norme,[6]
fin dall’indicazione degli obiettivi della sua riforma e dall’uso improprio del
verbo “confermare” (una legge ordinaria pienamente in vigore – Sacconi - non ha
affatto bisogno di essere confermata da un’altra legge ordinaria - Fornero), e,
successivamente, con la sua reticenza, le millanta volte che comunica attraverso
i media, da ultimo a Dimartedì;[1] sia dell’ex senatore Maurizio
Sacconi, con la sua reticenza (o peggio) sulla paternità delle sue misure. Con
l’ausilio di altri famosi esperti previdenziali e di UPB,[7] di tutti i
media,[8] dell’Accademia,[9] di RGS,[10] citata come fonte
attendibile da Davide Colombo del Sole 24 Ore,[11] il quale
ripete gli stessi errori, e talvolta dell’INPS (che poi forse ne cancella le
prove).[12]
[6] Legge 22.12.2011, n. 214, art. 24
[7] Pensioni, la congiura del silenzio
di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero http://vincesko.blogspot.com/2017/12/pensioni-la-congiura-del-silenzio-di.html
NB:
All’interno, alla nota 1, c’è una serie di articoli di giornale sugli effetti
notevoli della Riforma Sacconi. Successivamente, tutti i media, dimentichi di
ciò che scrivevano nel 2012, alimentano le BUFALE sulla Riforma Fornero.
[8] Uno
tra tutti (all’interno è citato l’esperto famoso n. 8).
Lettera:
Le BUFALE del Corriere della Sera (e di tutti i media) sulla Riforma
delle pensioni Fornero https://vincesko.blogspot.com/2020/01/lettera-le-bufale-del-corriere-della.html
[9] Uno
tra i tanti.
Lettera:
Le BUFALE di UniBocconi-Il Mulino sulla Riforma delle pensioni Fornero e su
Monti https://vincesko.blogspot.com/2020/02/lettera-le-bufale-di-unibocconi-il.html
[10] NADEF 2019 (pag. 45) “La previsione della
spesa pensionistica14 in rapporto al PIL, riportata in figura 1,
sconta gli effetti delle misure contenute negli interventi di riforma adottati
negli ultimi venti anni. Si fa riferimento, in particolare, all’applicazione
del regime contributivo (Legge n. 335/1995) e alle nuove regole introdotte con
la Legge n. 214/2011 che, elevando i requisiti di
accesso per il pensionamento di vecchiaia ed
anticipato, ha migliorato in modo significativo la sostenibilità del sistema
pensionistico nel medio-lungo periodo, garantendo una maggiore equità tra le
generazioni.”
[11] Lettera: Le
BUFALE del Sole 24 Ore (e di tutti i media) sulla Riforma delle pensioni
Fornero
[12]
Anche l’INPS ha
partecipato talvolta alla «cancellazione» della Riforma Sacconi, ad esempio nell’Osservatorio INPS sulle pensioni
del 30.04.2015,[84] dove ascrive quasi per intero gli effetti
del calo del numero delle pensioni alla Riforma Fornero, zero a Sacconi.
«Dall’analisi dei dati emerge la conferma
del trend decrescente degli ultimi anni che vede passare le prestazioni erogate
ad inizio anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita
media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni
assistenziali che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a
3.731.626 nel 2015.
Il fenomeno è da attribuirsi sia
all’esaurimento del collettivo delle pensioni di invalidità liquidate ante
Legge 222/1984, sia all’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione di
vecchiaia e di anzianità determinato dalla Legge 214/2011 [riforma Fornero,
ndr].
Di contro l’importo medio mensile erogato
risulta in costante crescita, passando da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro
nel 2015.
Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori.»
Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori.»
https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemDir=50778 [link
disattivato, sostituito da http://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=49075 link disattivato anch’esso,
sostituire con quest’altro (di IPSOA) http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/pensioni/quotidiano/2015/05/04/pensioni-dall-inps-l-aggiornamento-dell-andamento-al-2014?p=1 ].
NB: Come si può notare, anche l’INPS
attribuisce erroneamente il calo del numero delle pensioni solo
«all’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e di
anzianità determinato dalla Legge 214/2011 [Fornero]».
5. Risparmio dalle riforme delle pensioni
Infine, se ancora covasse qualche
dubbio, dei 1.000 miliardi di risparmio stimati da RGS al 2060, circa
due terzi sono ascritti alle misure prima del DL 201/2011 e circa un terzo
(pari al massimo a 330 mld, poi calati a 280
mld dopo i vari interventi legislativi successivi), sono ascritti
dalla Ragioneria
Generale dello Stato agli interventi successivi (?) e in modo particolare alla Riforma
Fornero, i cui effetti peraltro si esauriscono nel 2045. E poiché la misura
principale di Maroni, lo ‘scalone’, fu abrogato da Damiano prima che andasse in
vigore, e quella di Damiano, le “quote”, furono abolite da Fornero, al lordo
dell’errata attribuzione delle norme (come conferma la professoressa Elsa
Fornero nel suo libro del 2018), o RGS sovrastima il risparmio complessivo o la
grandissima parte dei residui 700 mld è ascrivibile alla Riforma
SACCONI. Di fatto, perché né RGS né nessun altro lo dice.
Spero di non
doverLe scrivere una terza lettera, anzi che mi aiuti nella fatica di Sisifo di
contrastare la DISINFORMAZIONE mondiale sulle pensioni italiane.
Cordiali saluti,
V.
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