Lettera n. 2 a Valentina Conte di “Repubblica” sulle sue notizie
false sulle pensioni
Da: v
27/12/2018 19:52
A: v.conte@repubblica.it Copia redazione.internet@ansa.it e altri 48+50
A: v.conte@repubblica.it Copia redazione.internet@ansa.it e altri 48+50
Gentile Dott.ssa Valentina Conte,
Traggo dal Suo articolo di due giorni fa “Pensioni, da quota 100 all'opzione donna tutte le novità per lasciare il lavoro nel 2019”:
Requisiti Fornero
E chi
non ha i numeri per Quota 100? Potrà andare in pensione con le vecchie regole
della legge Fornero che non viene cancellata né messa in soffitta. Resta dunque
la pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 di contributi. E la
pensione anticipata, il cui requisito non viene aggiornato alla speranza di
vita, ma congelato a 42 anni e 10 mesi, come ora, a prescindere dall'età
anagrafica. In questo secondo caso lo "sconto" di 5 mesi (nel 2019 il
requisito doveva salire a 43 anni e 3 mesi) in realtà si riduce a 2 mesi, visto
che il governo introduce la finestra di 3 mesi tra la maturazione dei requisiti
per la pensione e la sua effettiva erogazione.
Purtroppo,
Lei non legge le mie periodiche email circolari e, in un articolo di buona
fattura, ri-diffonde false notizie sulle pensioni. Le segnalo che la riforma Fornero,
L.
214/2011, art. 24, non ha quasi toccato il pensionamento di vecchiaia:
-
ha solo accelerato, gradualmente entro il 2018, l’allineamento a 65 anni delle
donne private a tutti gli altri, già regolati da Sacconi; e
-
ha ridotto di 6 mesi l’età di pensionamento degli autonomi (maschi e femmine),
allineandoli a tutti gli altri.
Pertanto, l’età di
pensionamento di vecchiaia oggi a 66 anni e 7 mesi e nel 2019 a 67 anni non è dovuta
alla riforma Fornero ma quasi esclusivamente alla riforma Sacconi, Legge 30.7.2010, n.122, Legge 15.7.2011, n.
111, Legge 14.9.2011, n. 148.[1]
[1]
PENSIONE DI VECCHIAIA (2019)
- L'età di pensionamento
degli uomini salirà (da 65 nel 2010) a 67 anni nel 2019 e questi 2 anni in più
sono di Sacconi, tranne 4 mesi in media di Damiano; quindi la Fornero
non c’entra (se non per la riduzione di 6 mesi per gli autonomi).
- L'età di pensionamento
delle donne del settore pubblico salirà (da 60) quasi senza gradualità a 65
anni nel 2012, deciso nel 2010 da Sacconi a seguito della Sentenza del 13 novembre 2008 della
Corte di giustizia dell’Unione europea,
ma che poteva avvenire a qualunque età tra 60 e 65 anni),
più “finestra” di 12 mesi, più 12 mesi di adeguamento all'aspettativa di vita,
e a 67 anni nel 2019, e questi 7 anni in più sono tutti dovuti a Sacconi,
tranne 4 mesi in media a Damiano; quindi la Fornero non c’entra.
- L’allineamento
dell'età di pensionamento delle donne del settore privato (da 60) a tutti gli
altri (già regolati da Sacconi) a 65 anni più “finestra”, previsto da Sacconi
gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l'adeguamento automatico), è stato
accelerato da Fornero gradualmente entro il 2018, ma in ogni caso 2 anni (da 65
a 67) sono di Sacconi, tranne 4 mesi in media di Damiano.
Aggiungo che la stessa
professoressa Fornero ha lamentato sia nel suo ultimo libro, sia in interviste
l’attribuzione errata alla sua riforma dell’allungamento dell’età di
pensionamento di vecchiaia a 66 anni (e di un anno e 3 mesi dell’età di
pensionamento anticipato).[2]
[2]
«Rispondeva
infine essenzialmente a criteri di trasparenza l’assorbimento delle cosiddette
«finestre mobili» nei requisiti anagrafici e contributivi, una modalità che era
stata adottata per aumentare un po’ surrettiziamente l’età di pensionamento.
Nel commentare quest’ultima misura, mi sia consentita un’annotazione sullo
stile di governo dei tecnici (e in ogni caso della sottoscritta): mentre le
finestre erano state introdotte con lo scopo di ritardare il pensionamento
senza farlo ben comprendere all’opinione pubblica, la loro cancellazione
rispondeva a un criterio di trasparenza, riassumibile nel messaggio: «se hai
maturato il diritto al pensionamento è assurdo che ti si chieda un anno di
“attesa”, peraltro non contato a fini pensionistici». La nostra decisione
pertanto fu di rendere esplicito l’anno in più richiesto [sic; in effetti già
deciso da Sacconi con la L. 122/2010, art. 12, commi 1 e 2, ndr]. Di fatto,
questo non corrispondeva a un aumento dell’anzianità, eppure fu interpretato
così, con il seguito di ulteriori aspre polemiche.» (Elsa Fornero, “Chi ha
paura delle riforme: Illusioni, luoghi comuni e verità sulle pensioni”,
posizioni nel Kindle 3137-3141).
Ma la colpa è soprattutto
della formulazione insufficiente e poco chiara del testo della norma Fornero, poiché
ella non ha esplicitato il legame della sua decisione
molto opportuna tra l’abolizione della c.d. “finestra” Sacconi-Damiano e l’aumento
dell’età base, “appropriandosi” così, di fatto, di entrambe le
misure, che infatti TUTTI non a caso le attribuiscono, inclusi professori di
Diritto del Lavoro e Welfare.
Rilevo,
infine, che l’età di pensionamento anticipato di 42 anni e 10 mesi riguarda
esclusivamente gli uomini, e dei 2 anni e 10 mesi in più rispetto ai 40 del
2010 un anno e 3 mesi sono dovuti alla riforma Sacconi (di cui 4 mesi in media
alla riforma Damiano, L. 247/2007); mentre l’età di pensionamento delle donne è
di 41 anni e 10 mesi, e dell’anno e 10 mesi in più rispetto ai 40 del 2010, un
anno e 3 mesi sono dovuti a Sacconi (di cui 4 mesi in media a Damiano).[3]
[3] PENSIONE ANTICIPATA (ex anzianità)
- L’età di
pensionamento degli uomini salirà (da 40 anni nel 2010) a 43 anni e 3 mesi e di
questi 3 anni e 3 mesi in più 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente
agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 2 anni
sono di Fornero o 1 anno e 6 mesi relativamente agli autonomi. I tre mesi in più sono stati
decisi dal DL
98/2011 (L. 111/2011), art. 18, comma 22ter: più 1 mese per chi matura i requisiti nel 2012,
più 2 mesi per chi li matura nel 2013, e più 3 mesi per chi li matura nel 2014.
Quindi si arriva a 41 anni e 1 mese o 2 o 3 per i lavoratori e le lavoratrici
dipendenti e 41 anni e 7 mesi o 8 o 9 per i lavoratori e le lavoratrici
autonomi.
- L’età di
pensionamento delle donne salirà (da 40 anni) a 42 anni e 3 mesi, e di questi 2
anni e 3 mesi in più, 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli
autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 1 anno o 6 mesi
sono di Fornero.
Cordiali
saluti,
V.
PS:
Per un’analisi approfondita della normativa pensionistica Sacconi e Fornero e
capire come e perché si è diffusa da 6 anni la vulgata (che in Italia ha fatto
quasi 60 milioni di vittime, oltre
all’estero, per colpa anche di voi giornalisti), che abbia fatto tutto la riforma Fornero, obliterando completamente
la ben più severa riforma SACCONI, si legga il capitolo 2 del mio recente saggio “LE TRE PIU’
GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO: Le Manovre Monti. La riforma delle pensioni
Fornero. Lo Statuto BCE.” https://www.amazon.it/TRE-PIU-GRANDI-BUFALE-SECOLO-ebook/dp/B07L3B5N5M, con prefazione
di Carlo Clericetti e commento finale di Elsa Fornero.
Nessun commento:
Posta un commento