domenica 30 dicembre 2018

Lettera n. 2 a Valentina Conte di “Repubblica” sulle sue notizie false sulle pensioni


Lettera n. 2 a Valentina Conte di “Repubblica” sulle sue notizie false sulle pensioni
Da:  v
27/12/2018  19:52
A:  v.conte@repubblica.it   Copia  redazione.internet@ansa.it  e altri 48+50

Gentile Dott.ssa Valentina Conte,
Requisiti Fornero
E chi non ha i numeri per Quota 100? Potrà andare in pensione con le vecchie regole della legge Fornero che non viene cancellata né messa in soffitta. Resta dunque la pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 di contributi. E la pensione anticipata, il cui requisito non viene aggiornato alla speranza di vita, ma congelato a 42 anni e 10 mesi, come ora, a prescindere dall'età anagrafica. In questo secondo caso lo "sconto" di 5 mesi (nel 2019 il requisito doveva salire a 43 anni e 3 mesi) in realtà si riduce a 2 mesi, visto che il governo introduce la finestra di 3 mesi tra la maturazione dei requisiti per la pensione e la sua effettiva erogazione.

Purtroppo, Lei non legge le mie periodiche email circolari e, in un articolo di buona fattura, ri-diffonde false notizie sulle pensioni. Le segnalo che la riforma Fornero, L. 214/2011, art. 24, non ha quasi toccato il pensionamento di vecchiaia:
- ha solo accelerato, gradualmente entro il 2018, l’allineamento a 65 anni delle donne private a tutti gli altri, già regolati da Sacconi; e
- ha ridotto di 6 mesi l’età di pensionamento degli autonomi (maschi e femmine), allineandoli a tutti gli altri.
Pertanto, l’età di pensionamento di vecchiaia oggi a 66 anni e 7 mesi e nel 2019 a 67 anni non è dovuta alla riforma Fornero ma quasi esclusivamente alla riforma Sacconi, Legge 30.7.2010, n.122, Legge 15.7.2011, n. 111, Legge 14.9.2011, n. 148.[1]

[1] PENSIONE DI VECCHIAIA (2019)
- L'età di pensionamento degli uomini salirà (da 65 nel 2010) a 67 anni nel 2019 e questi 2 anni in più sono di Sacconi, tranne 4 mesi in media di Damiano; quindi la Fornero non c’entra (se non per la riduzione di 6 mesi per gli autonomi).
- L'età di pensionamento delle donne del settore pubblico salirà (da 60) quasi senza gradualità a 65 anni nel 2012, deciso nel 2010 da Sacconi a seguito della Sentenza del 13 novembre 2008 della Corte di giustizia dell’Unione europea, ma che poteva avvenire a qualunque età tra 60 e 65 anni), più “finestra” di 12 mesi, più 12 mesi di adeguamento all'aspettativa di vita, e a 67 anni nel 2019, e questi 7 anni in più sono tutti dovuti a Sacconi, tranne 4 mesi in media a Damiano; quindi la Fornero non c’entra.
- L’allineamento dell'età di pensionamento delle donne del settore privato (da 60) a tutti gli altri (già regolati da Sacconi) a 65 anni più “finestra”, previsto da Sacconi gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l'adeguamento automatico), è stato accelerato da Fornero gradualmente entro il 2018, ma in ogni caso 2 anni (da 65 a 67) sono di Sacconi, tranne 4 mesi in media di Damiano.

Aggiungo che la stessa professoressa Fornero ha lamentato sia nel suo ultimo libro, sia in interviste l’attribuzione errata alla sua riforma dell’allungamento dell’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni (e di un anno e 3 mesi dell’età di pensionamento anticipato).[2]

[2] «Rispondeva infine essenzialmente a criteri di trasparenza l’assorbimento delle cosiddette «finestre mobili» nei requisiti anagrafici e contributivi, una modalità che era stata adottata per aumentare un po’ surrettiziamente l’età di pensionamento. Nel commentare quest’ultima misura, mi sia consentita un’annotazione sullo stile di governo dei tecnici (e in ogni caso della sottoscritta): mentre le finestre erano state introdotte con lo scopo di ritardare il pensionamento senza farlo ben comprendere all’opinione pubblica, la loro cancellazione rispondeva a un criterio di trasparenza, riassumibile nel messaggio: «se hai maturato il diritto al pensionamento è assurdo che ti si chieda un anno di “attesa”, peraltro non contato a fini pensionistici». La nostra decisione pertanto fu di rendere esplicito l’anno in più richiesto [sic; in effetti già deciso da Sacconi con la L. 122/2010, art. 12, commi 1 e 2, ndr]. Di fatto, questo non corrispondeva a un aumento dell’anzianità, eppure fu interpretato così, con il seguito di ulteriori aspre polemiche.» (Elsa Fornero, “Chi ha paura delle riforme: Illusioni, luoghi comuni e verità sulle pensioni”, posizioni nel Kindle 3137-3141).

Ma la colpa è soprattutto della formulazione insufficiente e poco chiara del testo della norma Fornero, poiché ella non ha esplicitato il legame della sua decisione molto opportuna tra l’abolizione della c.d. “finestra” Sacconi-Damiano e l’aumento dell’età base, “appropriandosi” così, di fatto, di entrambe le misure, che infatti TUTTI non a caso le attribuiscono, inclusi professori di Diritto del Lavoro e Welfare.

Rilevo, infine, che l’età di pensionamento anticipato di 42 anni e 10 mesi riguarda esclusivamente gli uomini, e dei 2 anni e 10 mesi in più rispetto ai 40 del 2010 un anno e 3 mesi sono dovuti alla riforma Sacconi (di cui 4 mesi in media alla riforma Damiano, L. 247/2007); mentre l’età di pensionamento delle donne è di 41 anni e 10 mesi, e dell’anno e 10 mesi in più rispetto ai 40 del 2010, un anno e 3 mesi sono dovuti a Sacconi (di cui 4 mesi in media a Damiano).[3]

[3] PENSIONE ANTICIPATA (ex anzianità)
- L’età di pensionamento degli uomini salirà (da 40 anni nel 2010) a 43 anni e 3 mesi e di questi 3 anni e 3 mesi in più 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 2 anni sono di Fornero o 1 anno e 6 mesi relativamente agli autonomi. I tre mesi in più sono stati decisi dal DL 98/2011 (L. 111/2011), art. 18, comma 22ter: più 1 mese per chi matura i requisiti nel 2012, più 2 mesi per chi li matura nel 2013, e più 3 mesi per chi li matura nel 2014. Quindi si arriva a 41 anni e 1 mese o 2 o 3 per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti e 41 anni e 7 mesi o 8 o 9 per i lavoratori e le lavoratrici autonomi.
- L’età di pensionamento delle donne salirà (da 40 anni) a 42 anni e 3 mesi, e di questi 2 anni e 3 mesi in più, 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 1 anno o 6 mesi sono di Fornero.

Cordiali saluti,
V.

PS: Per un’analisi approfondita della normativa pensionistica Sacconi e Fornero e capire come e perché si è diffusa da 6 anni la vulgata (che in Italia ha fatto quasi 60 milioni di vittime, oltre all’estero, per colpa anche di voi giornalisti), che abbia fatto tutto la riforma Fornero, obliterando completamente la ben più severa riforma SACCONI, si legga il capitolo 2 del mio recente saggio “LE TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO: Le Manovre Monti. La riforma delle pensioni Fornero. Lo Statuto BCE.” https://www.amazon.it/TRE-PIU-GRANDI-BUFALE-SECOLO-ebook/dp/B07L3B5N5M, con prefazione di Carlo Clericetti e commento finale di Elsa Fornero.




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