venerdì 19 giugno 2015

Dialogo sulle risorse per la crescita ed altro


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 337 del 19-06-13 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Dialogo sulle risorse per la crescita ed altro


Più deficit per ripartire
di Giorgio La Malfa, da giorgiolamalfa.it

“In questo senso dovrebbero essere prese in esame le diverse proposte che circolano sui modi di ridurre il debito pubblico attraverso l’alienazione del patrimonio o quelle che riguardano la possibilità di allungare le scadenze del debito”.
Giorgio La Malfa fa finta di dimenticare che c’è una terza opzione sul tavolo, fatta sparire con un gioco di prestigio dai ricchi e dai loro utili idioti ben retribuiti: chiedere i soldi, dopo che i ben 330 mld di manovre correttive della scorsa legislatura (poi ci si sorprende degli effetti recessivi…) sono stati addossati in gran parte sui ceti medio e basso e persino sui poveri (taglio della spesa sociale), agli unici che ora i soldi li hanno: i ricchi (il 10% delle famiglie che possiede il 45,9% della ricchezza totale), sia a mezzo di un’imposta patrimoniale ordinaria a bassa aliquota con franchigia di almeno 800 mila € (ipotesi De Benedetti, Amato, Veltroni, CGIL, Associazioni imprese, Squinzi, ecc.), sia con un prestito forzoso (Fitoussi, Giannino, ecc.), che per giunta sembrano avere scarsi effetti recessivi. [*]
[* ] Dossier Imposta Patrimoniale http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2670796.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/analisi-quali-quantitativa14imposta.html


Inoltre non è per nulla dimostrato che il problema sia il rinnovo dei titoli pubblici in scadenza.
Il problema è semmai, come dice la Banca d’Italia, il “rischio di ridenominazione” del debito.
Ma questo rischio è sorto a partire dalla crisi greca, proprio in seguito alle politiche messe in atto dall’Eurosistema (ovvero dalla Germania), quando ha reso evidente ai mercati che il debito sovrano emesso in euro non avrebbe avuto alcuna garanzia da parte della BCE e avrebbe dovuto considerarsi un debito nazionale, pur avendo lo Stato ellenico (e con lui tutti gli Stati facenti parte dell’euro) perso la sovranità monetaria.
Questo è il problema, non il debito o il deficit pubblico.
Ma questo significa rimettere in discussione l’impianto e le ideologie che presiedono all’Eurosistema. Ma la Banca d’Italia non lo può fare. E non lo può dire.

sono d’accordo con Vincesko. Mi sono divertito a fare qualche conto della serva:  http://rbolletta.com/2012/11/14/la-patrimoniale-1/
http://rbolletta.com/2012/11/16/la-patrimoniale-2/

Ovvio! Le tasse le paghino “i ricchi” cioe´gli altri.
Ma bisognerebbe ricordare che in Italia di patrimoniali ce ne sono almeno gia´un paio e la sola “patrimonialina” (1×1000 su depositi e conti correnti) rende piu´ di tutta la ISF francese. Escludendo Francia e Belgio nel 2011 (cioe´ prima dell´introduzione di IMU e patrimoniali) l´Italia era gia´ il paese EUZ con il maggior peso della tassazione patrimoniale sul PIL

@ Gianni
1) Visto che non sei Aristotele, linka le prove che “nel 2011 l´Italia [il Paese con la più alta evasione fiscale e contributiva] era gia´ il paese EUZ con il maggior peso della tassazione patrimoniale sul PIL”.
2) Almeno per quanto riguarda la casa, secondo il MEF, nel 2011, l’Italia era il paese con la più bassa tassazione della proprietà immobiliare tra i principali paesi OCSE (cfr. “12 (e più) motivi contro l’abolizione dell’IMU sulla prima casa, nessuno a favore”
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2781756.html).
3) Affermazione risibile, quella che voglio far pagare i ricchi, anzi lunare, di uno che vive sulla Luna; per punizione ti chiedo: a) dei 267 mld delle manovre finanziarie varate dal governo Berlusconi-Tremonti nella scorsa legislatura, qual è stata la quota accollata ai tuoi amici ricchi?; b) e, soprattutto, qual è stato il tuo contributo (straordinario, beninteso) al risanamento dei conti pubblici (330 mld in totale, cfr. Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2747515.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/il-lavoro-sporco-del-governo-berlusconi.html )?
PS: Riporto l’incipit del mio post sull’imposta patrimoniale allegato sopra:
“I nemici dell’imposta patrimoniale, misura indispensabile, sono sia il 10% di popolazione che detiene il 45% della ricchezza nazionale – il che è normale – sia quel certo numero di “utili idioti” ben retribuiti al loro servizio – il che è comprensibile -, sia, purtroppo, la massa di milioni di “utili idioti” che gratuitamente appoggiano la politica economica di destra, dettata dal e nell’interesse del 10% predetto, e che, chissà perché, come scriveva Einstein a Freud, chiedendogli lumi, a proposito della guerra, appoggiano decisioni (o ‘non decisioni’, com’è il caso della patrimoniale) che vanno contro il loro interesse”.

I dati sono i soliti dell´OECD: http://www.oecd-ilibrary.org/taxation/taxes-on-property_20758510-table7
Come ricordavo, con l´eccezione di Francia e Belgio, nell´EUZ vantiamo la tassazione della proprieta´ piu´elevata rispetto al PIL e non erano ancora entrate in vigore le nuove patrimoniali. Di queste la sola “patrimonialina” rende piu´di tutta l´ISF francese
Bisognerebbe piuttosto far caso che gli amici dell´ennesima patrimoniale italiana sono come al solito coloro che piu´hanno ottenuto dalla politica, di questa o della loro vicinanza hanno vissuto una vita intera.
La storia di tassiamo i “ricchi” e´ la solita solfa di tassate “gli altri”.
L´unica fortuna e´ che chi crede e chiede queste sciocchezze lo piglia regolarmente in quel posto quando si passa dal dire al fare. Basterebbe ricordarsi di “facciamo piangere i ricchi”…ma come si suol dire: la figlia dello scemo del villaggio e´ regolarmente incinta ;-)

@ Gianni
Credo tu sia la dimostrazione del perché Einstein, su quelli che io chiamo icasticamente “utili idioti”, chiese lumi a Freud (cfr. “Perché la guerra?”, allegato a L’ammuina dei poveri e l’egoismo dei ricchi http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2671843.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/lammuina-dei-poveri-e-legoismo-dei.html).
Osservo (li enumero, così ti ci raccapezzi meglio e non rischi… amnesie di comodo):
1) Hai esordito con una balla scrivendo arbitrariamente che voglio far pagare ai ricchi, cioè agli altri, e continui, quando più sopra ho scritto che finora hanno pagato soprattutto i non ricchi e persino i poveri. Non sai leggere o sei a tal punto obnubilato dall’egoismo?
2) Sull’ammontare della ISF conti un’altra balla: i depositi bancari e postali ammontano, secondo la Banca d’Italia, a poco più di 1.000 mld, quindi l’1 per mille equivale ad un miliardo, mentre, per contro, “l’imposta francese ha dato un gettito di 4,2 miliardi nel 2008 e 3,6 nel 2009, con basi imponibili stimate in 566 e 560 miliardi rispettivamente” (cfr. “Quanto può dare una tassa sui ricchi”, allegato nel mio dossier sull’imposta patrimoniale”).
3) a) Hai scelto ad arte una tabella dell’OCSE priva di spiegazioni sul contenuto; b) presumo includa l’imposta di registro che colpisce, analogamente all’IVA per i consumi, le compravendite di cespiti; c) l’imposizione francese è quasi doppia di quella italiana; d) in ambito OCSE, molti Paesi sono sopra l’aliquota italiana, che peraltro è influenzata nel 2009 e 2011 dal calo sensibile del PIL; e) le basse imposizioni sulla proprietà di Germania, Svezia e Danimarca sono controbilanciate da imposte sul reddito elevate o elevatissime e da bassa o bassissima evasione fiscale; ed f) il contrario in Italia, dove l’IRPEF è elevata, ricade per oltre l’80% sui lavoratori dipendenti ed i pensionati, andrebbe ridotta trasferendo in parte l’onere appunto sul patrimonio e l’evasione è elevatissima.
4) Non hai detto qual è stato il tuo contributo straordinario all’onerosissimo ed iniquo (molto più Berlusconi di Monti) risanamento dei conti pubblici, per cui sono autorizzato ad ipotizzare: ZERO o poco più. Io, non ricco, ho “contribuito” per qualche decina di migliaia di €. Quindi la tua accusa risibile, lunare, da contaballe rivolta a me è un esempio di proiezione: sei tu che pretendi di far pagare agli altri e non ai ricchi.
5) Infine, citi – deprimendo il livello di questo pregevole blog a quello del contaballe “Il Giornale” – l’”ottuso” (= intelligentone) Bertinotti; io considero gli intelligentoni alla Bertinotti una iattura, ma in quel caso, a parte la forma ed il momento, egli aveva del tutto ragione: i ricchi (e lo sai anche tu, visto il tuo signorile accenno che i non ricchi lo prendono in quel posto) NON pagano quasi mai, perché possono contare sul controllo dei media, sulla collaborazione di una schiera di utili idioti ben retribuiti e sull’aiuto di milioni di altri utili idioti che lo fanno gratis. Tu chi sei: un ricco, un loro utile idiota o uno che, semplicemente, odia le tasse e fa con improntitudine il furbo?

Grazie per la chiarezza condivido al 150%

Grazie per la condivisione.

@Vincesko
La nostra “patrimonialina” si applica anche sui depositi titoli e e´stimata per 2013 rendere 4.7mld. Molto di piu´della ISF francese. Se aveste poi il coraggio di informarvi quanto nel mondo le imposte patrimoniali pesano sul gettito complessivo di un paese forse capireste perche´sono estremamente improduttive
L´unica consolazione e´ che quanto piu´continuate a chiedere di tassare gli altri tanto piu´ lo prendete in quel posto ;-)

@ Gianni
Sei molto reticente, naturalmente, ma finalmente ci dai una seconda buona notizia (dopo la TTF, versione UE, beninteso, non quella edulcorata di Monti): i ricchi finalmente – per usare una tua espressione abituale (hai hai hai, brutto indizio) – l’hanno preso in quel posto e pagano qualcosa, ecco perché le lacrime copiose, come si vede. Poverini… Purtroppo, non c’è franchigia, e l’abbiamo dovuta pagare tutti.
Hai qualche problema col… calcolatore: 4,7 (stima) non è molto di più di 4 (consuntivo e peraltro in via di revisione al rialzo, visti i chiari di luna in Francia).
Naturalmente, per il costoso risanamento gestione miliardario Berlusconi non hai pagato nulla, piantala di lamentarti e metti mano alla tasca, perché per voi ricchi (o utili idioti, il che è lo stesso, anzi peggio…) temo siamo appena all’inizio.

Senza Euro, come ho scritto sotto, e con una moneta sovrana come poteva essere la Lira, lo stato potrebbe intanto pagare stipendi a tutti coloro che oggi non lavorano, mettendoli a lavorare per lo stato stesso. Lo stato italiano ha bisogno di infrastrutture, no? Bene. Chiama mille uomini e gli dice: ricostruite questa strada, questo ponte, questa diga, etc. In cambio, eccovi uno stipendio con i fiocchi. Chiaramente, quando hanno finito di fare la strada o il ponte o la diga, faranno dell’altro, tanto non c’è carenza di cose fa dare in Italia. Quei mille uomini non sarebbero più alla fame e lo stato avrebbe nuove e funzionanti infrastrutture; nessuno ci rimetterebbe. I soldi creati dal nulla e dati a quei mille uomini darebbero nuova linfa all’economia, perché permetterebbero ai venditori di beni di consumo di vendere di più e di guadagnare di più. E l’economia tornerebbe a girare. Ora, invece che mille, pensa a 3 milioni di uomini che lavorerebbero in questo modo. Pensa a quante cose si potrebbero costruire e a quante persone starebbero meglio. In più, pensa che per costruire qualcosa o mettere a posto qualcos’altro, lo stato dovrebbe anche comprare e materie prime, quindi ecco nuovi capitali che darebbero nuova linfa all’economia. Infatti i soldi dallo stato passerebbero alle industrie che creano ferro, acciaio, cemento, etc, che tornerebbero ad assumere, a crescere, a comprare,a vendere. Passiamo a ciò che dici tu. Uno stato, come si diceva prima, più che vendere all’estero, deve comprare. Comprare beni e servizi e far arrivare capitale umano. Se non ci comprassero più nulla, non sarebbe un problema. In più, io penso che la cosa più importante sia il benessere delle persone. Gli italiani con questa politica economica tornerebbero a sorridere, e già quello sarebbe una gran cosa.

@ Matteo
Hai disegnato un Eldorado che non è mai esistito e mai potrà esistere. Metti i piedi per terra e misurati con le cose difficilissime ma possibili e da noi “controllabili”.
“I tedeschi contro Draghi, vuole usare la Bce per comprare i 70 miliardi di crediti delle imprese verso lo Stato Italiano”
Qui si sommano tre elementi: 1) congiunturalmente, la vicinanza delle elezioni tedesche; 2) strutturalmente, l’egoismo e l’arroganza dei Tedeschi; e 3) per contro, il completamento da parte dell’Italia dei compiti a casa. Tra questi ultimi – dato ben noto ai Tedeschi e a Der Spiegel, che periodicamente ce lo rammentano [1] – c’è la possibilità di attingere dalla ricchezza degli Italiani, superiore a quella dei Tedeschi. [2]
Le manovre finanziarie della scorsa legislatura ammontano alla cifra stratosferica di 329,5 mld (266,3 mld il governo Berlusconi e 63,2 mld il governo Monti), [3] producendo gli effetti recessivi che vediamo adesso, anzi da un bel po’.
Ora, [STIAMO MOLTO MEGLIO DI 2 ANNI FA, NON DOBBIAMO, NOI POVERACCI, PIU' FARE SACRIFICI,] sarebbe il momento della crescita o almeno dell’uscita dalla recessione, ma servono risorse. Esse possono venire o dall’esterno (UE), ma la Germania non vuole, o dall’interno, chiedendole agli unici che ora le hanno, il 10% delle famiglie più ricche, che possiede il 45% dell’intera ricchezza nazionale, attraverso il varo di un’imposta patrimoniale sulla ricchezza maggiore di 1 mln e/o di un prestito forzoso di almeno 150 mld, [4] ma Berlusconi certamente non lo consentirà. Anzi, anziché preoccuparsi di reperire risorse, sta imponendo demagogicamente l’abolizione e la restituzione integrale e a tutti (anche ai ricchi) dell’IMU sulla prima casa, che è una mini-patrimoniale, rinunciando a 4+4 mld. [5] [...]
L’egoismo e l’arroganza dei Tedeschi ed i compiti a casa nostra
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2781980.html
PS: Vista la furbizia e l’arroganza dei “bottegai” tedeschi, le predette misure (accompagnate da riduzioni dei “costi di struttura” dell’apparato burocratico, inteso in senso lato: dal re all’ultimo impiegato, passando per lo stipendio dei Mandarini pubblici e le pensioni d’oro) dovranno far parte di un accordo più ampio che includa il varo degli eurobond o strumenti equivalenti.

Molto spesso le cose giuste da fare sono anche le più semplici. E’ chiaro che se dovessi dire ciò che io posso controllare, allora dovrei starmene zitto in un angolino. Io dico quello che potrebbero fare coloro che hanno il potere di farlo. Io non potrei mai portare l’Italia fuori dall’Euro, ma chi ci comanda potrebbe eccome! Basta dire ai tedeschi e al resto della combriccola: sentite, ci dispiace, ma noi non riusciamo più a fare ciò che ci chiedete; non siamo capaci di fare i sacrifici che per voi sono necessari; la nostra economia è, come dite voi, messa malaccio, dunque vi facciamo un piacere: ce ne andiamo! Sono anni che ci additano come la peste, saranno ben felici di vederci andare fuori dal loro “ring”, dal loro circolo. Non siamo all’altezza, non abbiamo i mezzi, non siamo capaci di seguirvi: possiamo dirgli qualunque cosa! Voglio vedere cosa ci diranno! Ci imploreranno di rimanere? Non credo che si abbasseranno tanto! Forse la punteranno sul melodrammatico: l’Italia vuole far fallire l’Europa! “Ma no” dobbiamo dirgli noi ” ma cosa ci dite mai? Ma noi siamo solo un piccolo paese, l’ammalato di Europa, un paesello dove tutti suonano il mandolino e pensano solo a mangiare spaghetti? Credeteci: è più un guadagno, che una perdita!”. Se poi scioglieranno comunque l’Europa, allora vorrà dire che forse contava qualcosa l’italia…

Sono d’accordo con Vincesko tranne la punta antigermanica che mi sembra eccessiva. Sulla questione del reperimento delle risorse anch’io ho scritto dei pezzi che mi permetto di risegnalare http://rbolletta.com/2012/11/14/la-patrimoniale-1/
in ogni caso è illusorio pensare che la disponibilità di moneta sia risolutivo, la BCE ne ha immessa nel sistema in quantità, in realtà servirebbe una inflazione sostanziale di 10 o 20 punti che avrebbe effetti destabilizzanti a livello sociale (Argentina) e preleverebbe ricchezza a tutti in modo proporzionale ben più di qualsiasi patrimoniale ben congegnata, e gli effetti di una inflazione forte sarebbero spaventosi per le categorie che ora la sognano votando chi non vuole nuove tasse, lavoratori a reddito fisso, disoccupati, nullatenenti e piccolo borghesi. I ricchi attuali rimarranno tali perché i beni immobili si rivalutano con l’inflazione e perché soprattutto i professionisti dei servizi, medici, avvocati, certificatori, tutte le corporazioni forti continueranno ad imporre le loro condizioni a prezzi più alti e quindi a reddito invariato. Ovviamente tedeschi, cinesi arabi ed indiani potrebbero facilmente comprarsi tutto, anche il Colosseo, e noi finalmente vivremo felici e contenti con uno stornellatore al Quirinale che ci ha liberato dall’odiosa IMU.

Qui si continua a confondere svalutazione con inflazione! Suggerimento per i gestori del sito: potreste fare un bel paper divulgativo sul tema? Se no molti continuano ad essere convinti che se, uscendo dall’euro, svalutassimo del 20% (come accadrà) l’inflazione aumenterà del 20%!
E poi, sta storia dei costi energetici, non se ne può più! Ma lo sapete o no che sul mercato libero dell’energia ormai le fonti rinnovabili contano per il 50%? (A maggio 2013 anche di più, e l’anno scorso ci fu un giorno – credo sempre a maggio – che l’energia costò ZERO perchè ci fu un tale eccesso di energia immessa nelle reti che si potette vendere gratis). Se l’energia continua a costare tanto è perchè c’è qualcuno a cui questo fa molta paura: e non parlo solo dell’ENI o dell’ENEL ma dei tanti che hanno investito e traggono profitti dalle fonti tradizionali! Basterebbe sviluppare le smart-grid o permettere la vendita diretta dal produttore al vicino di casa per far crollare la bolletta energetica! Quindi basta sta storia del petrolio!

Auguri. Restiamo in attesa della scheda sull’inflazione.

@ Saverio
D’accordo, ma come (mi pare) spiega anche Bagnai, la svalutazione non ha un effetto nullo sul livello dei prezzi, ma determina inflazione per la quota parte importata, che non si riduce solo alla voce petrolio.

@Luigi Maria
Non mi meraviglia che ci stiamo “abituando” a tutto quel che ci sta capitando, a considerarlo “normale”. Le consiglio, se non lo ha già letto, un denso ma piacevolissimo volume, “Shock economy” di Naomi Klein: dopo un iniziale scoramento (perchè, le giuro, mi son depresso a leggerlo), per fortuna (e questa era l’intenzione della Klein) la rabbia mi è montata e continua sempre più a montarmi.
E ringrazio siti e blog come questo, o quelli di Bagnai, Brancaccio, Piga, Iceberg finanza, Orizzonte48 ed altri per avermi aiutato ad aprire la mente. Penso di essere una persona di cultura medio-alta, buon background economico e sempre assetato di informazioni, ma appartenevo anch’io alla categoria “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”. La lettura del libro e dei siti citati mi ha fatto capire quanto il martellamento incessante, continuo, inesorabile dei media di regime abbia instillato nella mente delle persone comuni una tale serie di falsità e stupidaggini da aver interiorizzato la colpa. Perchè se tutti abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità significa che anche io l’ho fatto; e allora alla colpa deve seguire l’espiazione! E giù sacrifici, e stringere la cinghia, e dire: “ci dovevamo pensare prima”… La depressione è la più grande arma di cui le classi dominanti dispongono!

ah! naomi klein :D
la campionessa mondiale di citazioni false :D
vabbè, del resto, da uno che dice “i prezzi sono determinati dai costi”, cosa ci si può aspettare :)

Atteso che per un prodotto non esiste “il” prezzo, ma tanti prezzi, ci sono essenzialmente 2 strade per determinare il prezzo/ricavo: una, è proprio partire dal costo di produzione e aggiungere un ricarico: positivo (mark-up) o, talvolta, negativo (mark-down) o nullo; l’altra, più complessa, è fissare il prezzo soprattutto in base ad altre variabili: analisi del mercato, studio della concorrenza, strategia commerciale (marketing mix).

il discorso è più a monte.
il fatto è che sono, alla fine, i prezzi che determinano i costi. su questo c’è una lunghissima discussione in un altro post (credo, da cosa deriva il debito pubblico), che non avrebbe senso ripetere qui.

Ti dispiace linkare la discussione, così me la leggo?


Ho letto la lunga discussione sui prezzi. Osservo:
- la parte condivisibile è la conclusione tra Saverio e Fanfulla, in cui viene messo da parte il termine “valore” e si parla di costo e di prezzo; perché il “valore soggettivo” del compratore non è un dato fisso e immutabile, gioca evidentemente un ruolo ma esso è modificabile, entro certi limiti, attraverso tecniche appropriate messe in campo dal venditore;
- al di là della “filosofia”, nella concretezza aziendale dire che “sono i prezzi a determinare i costi” è affermazione errata se considerata in senso assoluto e non relativo, altrettanto quella che “sono i costi a determinare i prezzi”: nel senso che DIPENDE, il processo aziendale di determinazione dei prezzi di vendita è un processo iterativo che tiene conto di diverse variabili (tipo di mercato, stadio di vita del prodotto, strategia commerciale, tipologia del target commerciale, ecc.);
- confermo pertanto ciò che ho scritto sopra.

scusate. poi esco. caro Croppy. lo sbaglio che voi commettete e che non si riesce a farvi capire è nella premessa. la premessa del tuo discorso è il “debito pubblico”. la vostra ossessione è data dal fatto che, come l’economia liberista ci dice (Ballarò, Porta a porta, Gruber, etc, etc compagnia dittatura giornalistica serva del potere cantando), un paese con un debito pubblico molto elevato no può crescere economicamente. ora a parte che anche in ambito liberista è dimostrato, e la risonanza che ha avuto il caso di R&R del data base sbagliato ne è una prova, è dimostrato che sono tutte palle. vorrei che sia ben chiara una cosa. è la premessa che è errata. cioè quella che il debito pubblico è un problema. cerco di spiegarti perché secondo me che non sono economista. il debito pubblico è un problema per una nazione quando questo è denominato in una valuta straniera. cioè in una valuta che lo stato deve comprare perché lui non ne è il proprietario. come nella situazione dell’euro. se lo stato fosse proprietari della moneta che chiameremo per comodità fiorino tu capisci che il debito da esso emesso sarebbe una mera scrittura contabile poiché esso lo stato emettendo fiorini crea un debito con se stesso. che è sempre in grado di restituire. non ci sarebbero ricatti sulla probabilità del fallimento. non ci sarebbero tassi d’interesse determinati dai mercati. non ci sarebbe bisogno di ricorrere al prestito da parte dello stato presso i privati per avere moneta da investire nel welfare e per l’occupazione. quindi è la premessa che è sbagliata. si cerca una spiegazione ad un problema che è quello del debito, ma non si vuole capire che questo se solo si volesse non sarebbe un problema reale.

Ah, non sei economista? Però, in compenso scrivi parecchio, di economia, e Matteo ti prende a conforto delle sue tesi… strampalate, perché è riuscito a creare l’Eldorado in Italia (secondo lui c’era già negli anni ’80, io c’ero ma non me ne accorsi), purché beninteso usciamo dall’Euro. C’è una certa confusione sotto il cielo, in questo blog. Mi permetto di rammentarti il detto milanese “Ofelet fa el tò mesté” (ragazzo pasticcere, fa il tuo mestiere).

Vincesko, io concordo con ciò che ho letto nei commenti di Luigi Maria, ma ciò che dico deriva dalla lettura dei libri di persone come Barnard. …Negli anni ’80 l’Italia stava 100 volte meglio di ora ( non ci vuole poi molto a stare meglio di ora, sinceramente). Poi aggiungici che, anche se a quei tempi la moneta era sovrana, chi la emetteva non era keynesiano e non concepiva di poterla usare come Keynes insegna. Dunque ci vuole sia una moneta sovrana che persone competenti che sappiano come usarla. Unendo le due cose, avremo davvero l’Eldorado :)

Segnalo sullo stesso tema del reperimento delle risorse per la crescita:
Quella ricchezza che arriva da lontano
07.06.13
Carlo Favero e Nicola Gennaioli
ll problema del debito non può essere risolto prescindendo dalla ricchezza privata. L’Italia dovrebbe chiedere un contributo a favore della crescita a quelle generazioni che hanno beneficiato di una tassazione del reddito troppo bassa. E dovrebbe mobilitare la ricchezza pubblica verso il credito.
http://www.lavoce.info/il-peccato-originale-e-lurgenza-della-crescita/


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