A causa delle avarie frequenti
della piattaforma IlCannocchiale,
dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato finora quasi 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla
gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i
vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al
giorno) con quelli nuovi.
Post
n. 83 del 10-08-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Dossier Imposta Patrimoniale
Dossier
Imposta
Patrimoniale
“Ovunque c'è grande proprietà, c'è grande diseguaglianza. Per
ogni uomo molto ricco ce ne devono essere per lo meno cinquecento poveri, e
l'opulenza di pochi presuppone l'indigenza di molti” (Adam Smith).
I nemici dell’imposta
patrimoniale, misura indispensabile, sono sia il 10% di popolazione che detiene
il 45% della ricchezza nazionale - il che è normale - sia quel certo numero di
“utili idioti” ben retribuiti al loro servizio – il che è comprensibile -, sia,
purtroppo, la massa di milioni di “utili idioti” che gratuitamente appoggiano
la politica economica di destra, dettata dal e nell’interesse del 10% predetto,
e che, chissà perché, come scriveva Einstein a Freud, chiedendogli lumi, a
proposito della guerra, appoggiano decisioni (o ‘non decisioni’, com’è il caso
della patrimoniale) che vanno contro il loro interesse.
Invece,
per far fronte alla terribile crisi economica ed occupazionale, che sarà lunga,
è fondamentale apprestare un mix di misure che, da un lato, aumentino le tutele
di welfare, riformino il mercato del lavoro, varino un corposo piano di alloggi
pubblici di qualità; dall’altro, trovino le risorse finanziarie, chiamando a
contribuire secondo capacità di reddito e, appunto, consistenza patrimoniale.
I numeri elettorali, se opportunamente spiegate e propagandate,
sono dalla parte di queste misure; i partiti di centrosinistra non potranno non
attuarle. Ma bisogna evitare di fare ammuina, la solita ammuina che favorisce i
ricchi.
L’introduzione di un’imposta
patrimoniale è stata suggerita, nell’ordine, da: Carlo De Benedetti, [*] Giuliano
Amato, Agostino Capaldo, Walter Veltroni (al Lingotto2), la CGIL, Eugenio
Scalfari ed altri.
Per
chi fosse interessato, riporto un’amplissima documentazione relativa
all’imposta patrimoniale, tratta da mie discussioni sul tema, proposte e svolte
in PDnetwork.
Riporto le quattro proposte, alcuni commenti e la replica di Amato, ed infine una
nota con i link alle analisi sulla ricchezza delle famiglie, elaborate dalla
Banca d’Italia.
PROPOSTE:
Proposta di
Giuliano Amato
«Se
è vero che il debito pubblico è la strozza più soffocante sul collo dei nostri
giovani, sarebbe responsabilità delle nostre generazioni che quel debito
l'hanno creato non lasciarlo in eredità ai giovani, almeno non in questa
devastante misura. Il debito è di 3o mila euro a italiano: liberarci di un
terzo di esso già lo ricondurrebbe a dimensioni governabili, sotto l'80%;
significherebbe pagare 10 mila euro a italiano. Ma siccome gli italiani non
sono tutti uguali, potremmo mettere la riduzione a carico di un terzo degli
italiani. A quel punto sarebbero 3o mila € per un terzo degli italiani, magari
in due anni».
http://www.rassegnastampa.comune.roma.it/View.aspx?ID=2010122217478048-1
link
sostituito da:
Proposta di Pellegrino Capaldo
Imposta straordinaria sulle plusvalenze immobiliari, tra il 5% e il 20% del
valore corrente, per dimezzare il debito pubblico, per un ammontare complessivo
di 900 miliardi, che porterebbe il debito pubblico al 59% del PIL.
http://archiviostorico.corriere.it/2011/gennaio/26/Capaldo_rebus_debito_pubblico_Ricetta_co_9_110126026.shtml
Proposta di
Walter Veltroni
“Portiamo il debito a quota 80 per cento, attraverso:
a) revisione di
tutta la spesa pubblica, settore per settore; carriere e stipendi di tutti, in
alto come in basso, vanno legati alla valutazione dei risultati (cfr. nota
13 Lettera PDnetwork); abolizione delle province nelle città
metropolitane (cfr nota 15, più severa); un solo Ufficio territoriale del Governo; un solo istituto di
previdenza; un nuovo modello di difesa, integrato in Europa, con meno uomini, e
mezzi più sicuri ed efficaci (cfr. nota 14, in particolare Analisi
quali-quantitativa delle Spese militari). b) valorizzazione del
patrimonio pubblico: una quota significativa del patrimonio pubblico va
conferita ad un'apposita Società, partecipata dal sistema delle Autonomie, che
la paga finanziandosi sul mercato e recando a garanzia il patrimonio ricevuto.
Tutte le risorse acquisite, dal primo all’ultimo centesimo, sono usate dallo
Stato per ridurre il debito, mentre la Società sarà libera di valorizzare il
patrimonio come meglio crederà, fermi restando i vincoli culturali, ambientali
e storico-paesaggistici (cfr. nota 10); c) al 10% degli Italiani che
detengono il 45% della ricchezza (cfr. nota 2): «per abbattere il debito più rapidamente, ho bisogno del vostro aiuto:
vi chiedo un contributo straordinario per tre anni per far scendere il debito
in modo rapido verso dimensioni più rassicuranti»”.
link
sostituito da:
Proposta della
CGIL
Documento
completo http://host.ufficiostampa.cgil.it//Documenti//private/CGIL_ImpostaGrandiRicchezze_26mar11.pdf
COMMENTI:
1) Conti pubblici, Fassina: "Proposta Capaldo sbagliata e iniqua"
di Stefano Fassina, pubblicato il 26 gennaio 2011
http://beta.partitodemocratico.it/doc/202518/conti-pubblici-fassina-proposta-capaldo-sbagliata-e-iniqua.htm
2) Debito pubblico Le ipotesi L' intervista «La proposta Amato? Non sarebbe sufficiente». Intervenire su immobili e patrimoni consentirebbe di affrontare la mole dell' esposizione dello Stato
Capaldo: rebus debito pubblico Ricetta possibile la privatizzazione
«Imposta sulle plusvalenze immobiliari tra il 5 e il 20% per liberare risorse»
Macaluso Antonio (26 gennaio 2011)
http://archiviostorico.corriere.it/2011/gennaio/26/Capaldo_rebus_debito_pubblico_Ricetta_co_9_110126026.shtml
3) Foglio di venerdì 28 gennaio 2011
"Le patrimoniali di Amato e Capaldo non scaldano né Pd né Terzo polo"
di Arnese Michele
http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazionale/View.aspx?ID=2011012817745935-1
sostituito da:
4) "Patrimoniale? Commenti concordi: Berlusconi fa propaganda, ma la crisi finanziaria incombe"
01 febbraio 2011
http://www.blitzquotidiano.it/economia/patrimoniale-berlusconi-capaldo-ichino-amato-crisi-733440/
5) "Patrimoniale? Ricolfi sconsiglia"
di Andrea Testa
01 febbraio 2011
http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/337236/
6) "Imposta patrimoniale, una buona intenzione che fa danni"
di Gilberto Muraro 01.02.2011
Il ripristino dell'Invim appare tecnicamente impraticabile nell'immediato. Perché è impensabile un aggiornamento generalizzato del catasto. E il solo parlarne spaventa i risparmiatori, spingendoli a investire meno o all'estero. Occorre invece attuare la lotta all'evasione, la privatizzazione del patrimonio pubblico, l'inasprimento della tassazione sulle rendite finanziarie. Se poi il governo avesse il coraggio di rimediare ai propri errori, potrebbe varare il ripristino dell'Ici sulla prima casa.
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002130.html
7) Europa
2 febbraio 2011
"La patrimoniale è bruttissima. Il Pd prova a non fare autogol"
Letta anticipa la linea Bersani: loro quelli delle tasse. E Veltroni precisa
(…). Sulla patrimoniale Salvati consiglia quindi di tacere e di rinviare la discussione al momento opportuno.
Contrario alla supertassa anche l’ex ministro Vincenzo Visco, uno che non si è mai posto il problema dell’impopolarità delle proposte fiscali, il quale continua a preferire la strada dell’aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie. Anche lo stesso Veltroni negli ultimi giorni sembra avere corretto il tiro sulla patrimoniale («mai usato questa parola») e precisato che si tratterebbe di una misura comunque secondaria rispetto a una serie di altre proposte che rappresentano invece il cuore del Lingotto 2.
Prodi ha spiegato al Riformista che «già all’epoca dell’insediamento del mio primo governo nel 1996 ci ponemmo la questione di come affrontare il problema dei conti pubblici. C’erano due strade: la strategia della formichina e quella della botta secca, la patrimoniale appunto. Scegliemmo la prima strada e non ce ne siamo pentiti. Se il paese non ha sbracato lo si deve all’applicazione di quella linea, che però ovviamente non permette di risolvere il problema alla radice».
Già, ma perché il problema alla radice deve risolverlo solo un partito e alla vigilia di una campagna elettorale? Perché il prezzo lo deve sempre pagare solo il centrosinistra? Anzi, per una volta il Pd può provare a ricordare la lezione di George Lakoff, il guru della comunicazione politica, quello di Non pensare all’elefante. Appunto, non pensiamo alla patrimoniale.
Giovanni Cocconi
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/124280/la_patrimoniale_e_bruttissima_il_pd_prova_a_non_fare_autogol
link sostituito da:
8) “Patrimonio all'italiana”
02/02/2011
Chi si rivede, la patrimoniale. Il come e perché di un'imposta utile, che può portare come gettito un punto di Pil. Purché non sia una mossa disperata e straordinaria – come pare da certe proposte –, e si regga su tre pilastri stabili: il patrimonio finanziario, gli immobili, i gruppi d'impresa
http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/Patrimonio-all-italiana-7587
9) “Siamo a rischio bancarotta? Ci vuole la patrimoniale?”
dei professori di economia (in università Usa) Alberto Bisin, Michele Boldrin e Sandro Brusco
3 febbraio 2011
http://www.borsaplus.com/wdbplus/?p=484
10) Foglio di venerdì 4 febbraio 2011
"Caro prof. Capaldo, le spiego perché la sua è una patrimoniale"
di Forte Francesco
http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazionale/View.aspx?ID=2011020417806835-1ù
link sostituito da:
11) "Non funzionerà, parola di Visco"
di Vincenzo Visco
04 febbraio 2011
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-02-04/funzionera-parola-visco-082903.shtml
12) “Per Eugenio Scalfari la patrimoniale la vuole Berlusconi”
4 febbraio 2011
La patrimoniale, la stanno rimettendo nei comuni, queste imposte sono un'imposta patrimoniale
Per Eugenio Scalfari la patrimoniale non la vuole la sinistra quanto invece il premier Silvio Berlusconi. In un’intervista andata in onda su Repubblica nel corso della riunione mattutina di ieri della redazione, il fondatore di Repubblica ha contestato che sia stata la sinistra a parlare di patrimoniale, mentre, piuttosto, sarebbe il governo che, nei fatti, la sta già applicando.
Dopo aver ricostruito come e’ nata questa richiesta di patrimoniale (dal cattolico Pellegrino Capaldo) e di come siano stati invece fraintesi sia Giuliano Amato che Walter Veltroni (“ne’ Amato, ne’ Veltroni hanno parlato di patrimoniale, hanno parlato di un’altra cosa… in un’Italia che e’ piena di diseguaglianze crescenti tra poveri e ricchi… tra Nord e Sud, sarebbe opportuno che i ceti più abbienti contribuissero al miglioramento della situazione economica”), Scalfari ha attribuito alla manovra Tremonti un attacco vero e proprio ai redditi piu’ bassi (dipendenti, precari), mentre non una sola ‘lira’ in più hanno pagato “i ceti più abbienti”. Affrontando poi la questione dei comuni, ha ricordato che, tolta l’Ici sulla prima casa (“imposta tipica dei comuni”), sarebbero dovute arrivare risorse sostitutive dal governo, cosa che invece non si e’ verificata.
E poi la stoccata: con le misure di governo, il federalismo fiscale, ecc., “loro, che dicono che la sinistra vuole la patrimoniale, la stanno rimettendo nei comuni, queste imposte sono un’imposta patrimoniale”. Aggiunge l’intervistatore “certo perché colpisce le case”.
L’abilità della destra e in particolare di Berlusconi, e’ in definitiva “attribuire alla sinistra quello che fanno loro”, abilità da “venditori del Colosseo”. Così parlò Scalfari.
Vedi anche “Siamo a rischio bancarotta? Ci vuole la patrimoniale?”, un articolo dei professori di economia (in università Usa) Alberto Bisin, Michele Boldrin e Sandro Brusco
http://www.borsaplus.com/wdbplus/?p=490
link sostituito da:
13) REPLICA di Giuliano Amato:
«Patrimoniale: pena di morte per chi ne vuol discutere?»
di Giuliano Amato 06 febbraio 2011
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-02-06/patrimoniale-pena-morte-vuol-081031.shtml?uuid=Aayzh65C
14) “L'Imposta patrimoniale”
Venerdì 04 Febbraio 2011 13:00 | Author: Renato Costanzo Gatti
Non è un residuo bolscevico
Talora la cultura egemone
permea di sé anche chi si ritiene alternativo e non alienato, ma estraneo al
conformismo dilagante.
Dico ciò perché, nella più
genuina cultura liberale, quella di Luigi Einaudi, l’imposta patrimoniale sulle
successioni, era lo strumento principe per poter mettere in pratica quella
eguaglianza dei punti di partenza , che è la premessa indispensabile ed
irrinunciabile se vogliamo parlare seriamente di meritocrazia. Infatti parlare
di merito senza affrontare la premessa dell’eguaglianza dei punti di partenza,
è un atteggiamento ideologico che denuncia se non ignoranza, almeno ipocrisia.
In un abbozzo iniziale,
successivamente stemperato, L. Einaudi pensava ad un’imposta di successione
(tipica imposta patrimoniale) che, in una o più generazioni, realizzasse
l’azzeramento delle disuguaglianze sociali di partenza (L. Einaudi “Lezioni di
politica sociale” Einaudi editore pagg 231-328).
Questo per ricordare la
matrice liberale, e non bolscevica, di questa imposta, su cui si può ragionare
senza pregiudizi.
Il reagan-tatcherismo e
l’indice Gini
http://www.socialismoesinistra.it/web/economia/44-economia-contributi/788-limposta-patrimoniale.html
15) "Scene da una patrimoniale"
Il prelievo straordinario proposto da Carlo De Benedetti e ripreso di recente da Giuliano Amato e poi da Walter Veltroni potrebbe risolvere il problema di un debito pubblico che ci costa attualmente circa 80 miliardi l’anno, ma sarebbe difficile prevederne gli effetti e ancora più difficile applicarlo in modo equo
Ruggero Paladini
07/02/2011
http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1322
16) "La patrimoniale non è una buona idea? Ne aspettiamo un’altra"
di Roberto Tamborini
11 marzo 2011
Nelle settimane scorse si è accesso l'ennesimo fuoco di paglia intorno a intenzioni vere o presunte d'introdurre una "tassa patrimoniale" alla scopo di aggredire il debito pubblico del nostro paese, e spingerlo su un sentiero di discesa. Tutti hanno guardato il dito (la patrimoniale) e non la luna (il debito pubblico). Così, chi ha bocciato la patrimoniale, non si è sentito in dovere di proporre un'alternativa valida su come abbattere in maniera sollecita la nostra montagna debitoria.
http://www.nelmerito.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1326&Itemid=1
17) “Una patrimoniale per tornare a crescere”
Andrebbe usata non per abbattere il debito pubblico, ma per ridurre la pressione sui redditi da lavoro, in modo da alimentare la domanda e spezzare il circolo vizioso che frena lo sviluppo, A suo favore, oltre a ragioni storiche e di equità, il fatto che può essere uno strumento di politica industriale
Alfredo Recanatesi
03/03/2011
http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1336
18) "Quanto può dare una tassa sui ricchi"
Una nuova ipotesi di imposta sulle grandi fortune viene dalla Cgil, che però per il gettito fa riferimento ai valori patrimoniali dell’indagine Bankitalia, calcolati a prezzi di mercato, mentre in Italia si utilizzano oggi i valori catastali pari a circa un terzo. Anche dopo le necessarie modifiche, comunque, con il ricavato si dovrebbe ridurre l’Irpef
Ruggero Paladini
02/04/2011
http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1348
19) “La ricetta: tassiamo i
ricchi”
di Paola Pilati
La
proposta di Luigi Abete, big del capitalismo nazionale, va dritta al punto: 'la
riforma fiscale è necessaria ma l'unica soluzione è quella di spostare il
carico da un ceto all'altro'. Non la patrimoniale, ma qualcosa che ci
assomigli. E più Iva
21 giugno 2011
20) IMPOSTE
PATRIMONIALI IN ITALIA E IN EUROPA: ALCUNI ELEMENTI PER RAGIONARE
18/02/2011 | ECONOMIA - ITALIA
di Alessandro Santoro (www.nelmerito.com del 18 febbraio 2011)
21) Yes we can!
Aldo
Barba e Giancarlo de Vivo* - 16 Ottobre 2011
22) PROGETTO DELLE IMPRESE PER L’ITALIA
Roma 30
settembre 2011
- Applicare, sul patrimonio netto delle persone fisiche, una imposta
patrimoniale annuale, ad aliquote contenute e con le necessarie esenzioni, per
dare concretezza all’obbligo dichiarativo e ottenere un gettito annuale certo
stabile. Si può stimare che la misura comporti un maggior gettito per l’erario
di circa 6 miliardi di euro annui.
23) LA RESPONSABILITÀ DELLA CLASSE DIRIGENTE
Imposta
patrimoniale per chi ha di più
Pietro
Modiano (presidente Nomisma)
8
luglio 2011
24) Manovra: CGIL, tassa sulle grandi ricchezze non
siamo più soli
Per la CGIL “patrimoniali,
contributi di solidarietà e tasse di successione non sono più un tabù”. A pochi
giorni dallo sciopero generale del 6 settembre il sindacato torna a
sottolineare l’importanza di tassare le grandi ricchezze
Ecco chi ha parlato delle
varie forme di patrimoniale.
03/09/2011
25) Patrimoniale
non significa crescita [nel titolo,
c’è palesemente un ‘non’ di troppo]
di
Guido Tabellini 18 settembre 2011
[…]. Vi è anche un secondo modo per
concepire un’imposta patrimoniale, tuttavia: come un prelievo regolare e con
un’aliquota modesta, nell’ambito di un progetto di riforme incentrato sul
rilancio della crescita e sulla legalità. In questa seconda concezione,
l’imposta patrimoniale non avrebbe lo scopo principale di fare cassa per
abbattere il debito, bensì di creare consenso politico intorno a un progetto
complessivo di riforma dello Stato e dell’economia. Per rilanciare lo sviluppo
occorre una profonda trasformazione dell’economia e della pubblica
amministrazione, e alcune categorie devono rinunciare ai loro privilegi. […].
26) “Squinzi apre all'ipotesi patrimoniale”
10/07/2012
http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/articoli/1051796/squinzi-apre-allipotesi-patrimoniale-e-avverte-no-alla-macelleria-sociale.shtml
10/07/2012
http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/articoli/1051796/squinzi-apre-allipotesi-patrimoniale-e-avverte-no-alla-macelleria-sociale.shtml
27) Fondo Monetario
Internazionale, la proposta: prelievo del 10% sulla ricchezza per ridurre il
debito
L'Huffington
Post |
Pubblicato: 16/10/2013
28) Dimenticate
l’FMI: la Germania vuole per l’Italia una Patrimoniale con il fine di abbassare
il debito pubblico, ecco una prima analisi
ottobre 16, 2013 posted by Mitt Dolcino
29) La Bundesbank ai Piigs: fate la patrimoniale
per uscire dalla crisi
di Riccardo Sorrentino 27 gennaio 2014
Massimo Florio - 02 novembre
2014
A fronte del nostro grande
debito pubblico, il patrimonio netto dei privati in Italia (o almeno la parte
che si riesce a stimare) è nell’ordine di almeno il 450% del Pil, fra i più
alti del mondo (la Germania è intorno al 300%, gli Usa al 350%: dati Credit
Suisse per il 2010; il Global Wealth Report del 2013 conferma che la ricchezza
per ciascun adulto è maggiore in Italia (182mila Euro) che ad es. in Germania,
Olanda, Austria, intorno ai 130mila Euro); stime della BCE confermano che
l’Italia dispone di una ricchezza privata maggiore della Germania. Dato che il
reddito pro-capite in Italia è minore che in Germania, il fatto che il
patrimonio privato vi sia maggiore (e anche più concentrato) dovrebbe far
concludere che se non si riescono a tassare i redditi, e i consumi
lo sono già abbastanza, tassare i patrimoni è in effetti l’unica alternativa al
default.
31) Fisco.
Furlan: "Un bonus di 1000 euro annui per sostenere lavoratori, pensionati,
incapienti e autonomi"
11/02/2015
UNA IMPOSTA SULLA GRANDE RICCHEZZA NETTA. Varare una imposta ordinaria sulla grande
ricchezza netta che cresca al crescere della ricchezza mobiliare e immobiliare
complessiva, con l'esenzione totale sugli imponibili delle famiglie fino a
500.000 euro di ricchezza, con l'esclusione da tale computo della prima casa di
abitazione e dei titoli di Stato. L'imposta andrebbe a colpire l'ammontare
complessivo dei valori mobiliari ed immobiliari con aliquote crescenti su
diversi scaglioni di valore, dai 500 mila euro in su, con aliquota massima per
gli scaglioni di ricchezza superiori al milione di euro.
Furlan (Cisl): patrimoniale sulle case sopra i
500mila euro
17 agosto
2015
Rispunta la patrimoniale
sulle case e a proporla è la leader della Cisl, Annamaria Furlan. «Si deve
conciliare la giusta esigenza di esentare solo la prima casa da tutte le
imposte, tassando progressivamente i grandi patrimoni immobiliari, in base alla
effettiva rendita catastale al di sopra dei 500mila euro e anche le rendite
finanziarie, escludendo naturalmente i titoli di stato. Questo è il cuore della
proposta di legge di iniziativa popolare che la Cisl presenterà il due
settembre alla Camera, dopo aver raccolto migliaia di firme in tutta Italia, in
modo da estendere il bonus fiscale di mille euro all'anno anche ai pensionati,
ai lavoratori autonomi ed ai giovani», ha scritto la leader della Cisl
Annamaria Furlan in una lettera alla Stampa.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-08-17/furlan-cisl-patrimoniale-case-sopra-500mila-euro-124453.shtml ________________________
Note:
1) Il 21.7 u.s., da questo ‘post’ del blog
“Percentualmente” di Rosaria Amato su Repubblica
http://amato.blogautore.repubblica.it/2011/07/19/il-paese-delle-disuguaglianze , ho
rilevato una notevole differenza del dato della ricchezza degli immobili
residenziali tra l’Agenzia del Territorio (che il giorno 18.7 scorso ha
presentato i dati del suo studio) e la Banca d’Italia, la nostra più importante
ed affidabile tecnostruttura (cfr. “La ricchezza delle famiglie italiane nel
2009” che ho allegato qui in passato, (v. Lettera di PDnetwork http://vincesko.ilcannocchiale.it/2011/02/02/lettera_di_pdnetwork_alla_segr.html
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2593370.html ,
nota2): 6.335 mld contro 4.800 mld, con un divario di ben 1.535 mld.
Ho fatto una breve indagine e telefonato alla Banca
d’Italia ed ho scoperto che… (il resto nel primo ‘post’ allegato qui sopra).
E’
soltanto una curiosità, non c’è relazione tra i due numeri, e tuttavia si
ricava facilmente che il solo patrimonio immobiliare residenziale italiano vale
tra i 4.800 e i 6.335 miliardi di €, cioè 2,60 volte, nell’ipotesi minima, e
3,43 volte, nell’ipotesi massima, l’enorme debito pubblico italiano, pari a
fine 2010 a 1.843 mld.
2)
Analisi quali-quantitative/5 – La distribuzione della ricchezza
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2563890.html oppure http://vincesko.blogspot.it/2015/03/analisi-quali-quantitative5.html
3) Chiarimenti sulla
patrimoniale. Intervista all’economista Maria Cecilia Guerra
Economia
| febbraio 22, 2011 at 9:30 AM
di Enrico Galantini
Intervista all’economista
Maria Cecilia Guerra: “Un intervento ordinario sui patrimoni, con lo scopo di
alleggerire le tasse sul lavoro. Senza evasione sarebbe meno urgente”. La
situazione delle nostre finanze pubbliche non consente riduzioni delle tasse.
link
sostituito da:
[*] IDEE
- Un'imposta sui patrimoni per detassare
le buste paga
Carlo De Benedetti - 12-09-2009
Carlo De Benedetti - 12-09-2009
È inutile illuderci. La ripresa mondiale
arriverà, ma sarà lenta e incerta. E l'Italia, senza azioni forti di politica
economica, l'aggancerà tardi e male. Il governatore Mario Draghi l'ha detto con
chiarezza: l'eredità della crisi per il nostro paese sarà pesante. I consumi a
livello mondiale torneranno a crescere molto lentamente e non basteranno a fare
da volano per le nostre esportazioni. I consumi interni, peggio, non si
rianimeranno certo nei prossimi mesi, quando tante imprese (quelle che non
chiuderanno) metteranno in atto processi di ristrutturazione con gravi
sacrifici sul fronte dell'occupazione. Il debito pubblico non permetterà infine
un programma d'investimenti pubblici tale da trainare la ripresa.
Questa volta, insomma, l'Italia rischia davvero. Le discussioni sulla ripresa a V, a U o a W m'interessano poco. Il nostro problema è che da questo straordinario processo di ristrutturazione cui il mondo sta sottoponendo la propria economia, l'Italia rischia di uscire con le ossa rotte. Laddove le ossa sono il nostro sistema produttivo. Un sistema che nella seconda metà del 900 ha insegnato a tanti l'arte dell'innovazione, della creatività e dell'adattabilità al mercato. E che ora rischia di essere messo nelle condizioni di non poterlo più fare, condannando l'Italia, se non al declino, a uno stabile ridimensionamento del suo ruolo nell'economia mondiale.
Siamo davanti a una situazione straordinaria, servono pertanto iniziative straordinarie. Una scossa? Quando qualcuno nelle scorse settimane l'ha proposta, il ministro Giulio Tremonti ha replicato che, più di una scossa, serve corrente continua. Io dico che servono entrambe. O meglio, serve una scossa che segni anche un cambiamento strutturale per la nostra economia.
E vengo al dunque. Serve un abbattimento massiccio e generalizzato delle imposte sul lavoro, sulle persone fisiche e sulle società. Un intervento radicale, nell'ordine di molti punti percentuali su tutte le aliquote. Secondo i dati Ocse e Kpmg, l'Italia oggi è ai primi posti in tutte le classifiche per pressione fiscale
Malgrado le ripetute promesse di tagli, il peso del fisco resta intorno ai massimi storici. E pesa in particolare il cosiddetto "cuneo", cioè le imposte che trasformano buste paga pesanti per le imprese in buste paga leggere per i lavoratori. È soprattutto qui che bisogna agire. E bisogna farlo con un taglio tale da offrire un fattore nuovo di competitività alle imprese, ormai schiacciate nella concorrenza mondiale sulle retribuzioni; e in modo da rilanciare la propensione al consumo degli italiani, dando loro la certezza di guadagnare subito di più e di poterlo fare anche in prospettiva (fiducia che è esattamente ciò che oggi manca).
Come si paga questa radicale cura fiscale? Certamente si può prevedere un effetto di rimbalzo sulle entrate, in considerazione del rilancio dei consumi e in genere dell'economia, a cominciare proprio dall'occupazione. Inoltre è prevedibile un effetto in termini di recupero nell'immensa area d'evasione fiscale, dal momento che diventerebbe meno attraente l'evasione.
È ovvio che la prima obiezione a questo drastico intervento è quella della tempistica sfalsata tra tagliofiscale e ritorno attendibile sulle entrate, sfasatura che un paese ad alto debito come il nostro proprio non può permettersi. E allora, principalmente in una prima fase, penso che bisognerebbe almeno parzialmente compensare lo squilibrio fiscale introducendo unaforte tassazione permanente sui patrimoni. Non si tratta, evidentemente, di tassare la prima casa a chi ha un modesto appartamento in periferia. Così come andrebbero evidentemente esclusi i beni strumentali delle imprese.
Si tratta piuttosto di spostare il peso del fisco dalla produzione e dal lavoro alla rendita improduttiva. In Italia, secondo i dati di Via Nazionale, il 10% delle famiglie detiene oltre la metà della ricchezza patrimoniale, cioè oltre 4mila miliardi. È su questa base imponibile che si dovrebbe incidere. Un'operazione profondamente liberale, che potrebbe trasformare la struttura fiscale ed economica del nostro paese, modernizzandola e mettendola al passo delle maggiori economie liberali del mondo.
Anche in Germania, del resto, un paese che per molti versi ci somiglia, si discute in questi mesi di un intervento di questo tipo per favorire l'uscita dalla crisi. Peter Bofinger, presidente dei Cinque saggi cui si affida il governo federale per la politica economica, ha proposto a luglio l'introduzione di una tassa sui grandi patrimoni. «Le imposte sulle grandi ricchezze e quelle di successione sono sotto la media degli altri paesi - ha spiegato Bofinger - le tasse sul lavoro dipendente sono sopra la media degli altri paesi industrializzati. Dobbiamo lavorare per una fiscalità più giusta».
Una proposta supportata dalle stime dell'istituto di ricerca economica Diw, per le quali l'introduzione della patrimoniale potrebbe aumentare le entrate fiscali federali di almeno 25 miliardi. Sono passati 25 anni dalla riforma fiscale del mio amico Bruno Visentini (quanto ci manca!). Dalle sue parole ho compreso come la politica fiscale sia il luogo in cui si concretizza in chiave etica il rapporto tra autorità e libertà. Ed è anche con quello stesso spirito che, in questo momento cruciale per la nostra economia, dobbiamo tornare a una grande riforma del sistema fiscale.
Ripeto: una riforma in senso liberale, non certo vetero-comunista. Perché favorire fiscalmente chi produce e lavora, penalizzando chi accumula, come ci ha insegnato Luigi Einaudi, è l'essenza stessa del liberalismo. In fondo un amico mi segnalava un intervento del '92 di Tremonti, in cui l'attuale ministro dell'Economia proponeva di «ridurre drasticamente il numero delle tasse degli italiani e semplificarne radicalmente la struttura», sostenendo che bisognasse «incrementare la tassazione sulle cose: sulle licenze, sugli indicatori reali di reddito, sui patrimoni in bilancio, sulla raccolta delle reti finanziarie, su "status", possessi e consumi opulenti».
Non è molto diverso da quello che propongo. Del resto, sono decenni che sento citare Einaudi come testimonial di una radicale riforma fiscale. In Italia le grandi azioni si fanno solo con le spalle al muro. La crisi ci ha messo in quella scomoda posizione. C'è da augurarci che la politica trovi la forza per mettere definitivamente in archivio quelle citazioni.
Questa volta, insomma, l'Italia rischia davvero. Le discussioni sulla ripresa a V, a U o a W m'interessano poco. Il nostro problema è che da questo straordinario processo di ristrutturazione cui il mondo sta sottoponendo la propria economia, l'Italia rischia di uscire con le ossa rotte. Laddove le ossa sono il nostro sistema produttivo. Un sistema che nella seconda metà del 900 ha insegnato a tanti l'arte dell'innovazione, della creatività e dell'adattabilità al mercato. E che ora rischia di essere messo nelle condizioni di non poterlo più fare, condannando l'Italia, se non al declino, a uno stabile ridimensionamento del suo ruolo nell'economia mondiale.
Siamo davanti a una situazione straordinaria, servono pertanto iniziative straordinarie. Una scossa? Quando qualcuno nelle scorse settimane l'ha proposta, il ministro Giulio Tremonti ha replicato che, più di una scossa, serve corrente continua. Io dico che servono entrambe. O meglio, serve una scossa che segni anche un cambiamento strutturale per la nostra economia.
E vengo al dunque. Serve un abbattimento massiccio e generalizzato delle imposte sul lavoro, sulle persone fisiche e sulle società. Un intervento radicale, nell'ordine di molti punti percentuali su tutte le aliquote. Secondo i dati Ocse e Kpmg, l'Italia oggi è ai primi posti in tutte le classifiche per pressione fiscale
Malgrado le ripetute promesse di tagli, il peso del fisco resta intorno ai massimi storici. E pesa in particolare il cosiddetto "cuneo", cioè le imposte che trasformano buste paga pesanti per le imprese in buste paga leggere per i lavoratori. È soprattutto qui che bisogna agire. E bisogna farlo con un taglio tale da offrire un fattore nuovo di competitività alle imprese, ormai schiacciate nella concorrenza mondiale sulle retribuzioni; e in modo da rilanciare la propensione al consumo degli italiani, dando loro la certezza di guadagnare subito di più e di poterlo fare anche in prospettiva (fiducia che è esattamente ciò che oggi manca).
Come si paga questa radicale cura fiscale? Certamente si può prevedere un effetto di rimbalzo sulle entrate, in considerazione del rilancio dei consumi e in genere dell'economia, a cominciare proprio dall'occupazione. Inoltre è prevedibile un effetto in termini di recupero nell'immensa area d'evasione fiscale, dal momento che diventerebbe meno attraente l'evasione.
È ovvio che la prima obiezione a questo drastico intervento è quella della tempistica sfalsata tra tagliofiscale e ritorno attendibile sulle entrate, sfasatura che un paese ad alto debito come il nostro proprio non può permettersi. E allora, principalmente in una prima fase, penso che bisognerebbe almeno parzialmente compensare lo squilibrio fiscale introducendo unaforte tassazione permanente sui patrimoni. Non si tratta, evidentemente, di tassare la prima casa a chi ha un modesto appartamento in periferia. Così come andrebbero evidentemente esclusi i beni strumentali delle imprese.
Si tratta piuttosto di spostare il peso del fisco dalla produzione e dal lavoro alla rendita improduttiva. In Italia, secondo i dati di Via Nazionale, il 10% delle famiglie detiene oltre la metà della ricchezza patrimoniale, cioè oltre 4mila miliardi. È su questa base imponibile che si dovrebbe incidere. Un'operazione profondamente liberale, che potrebbe trasformare la struttura fiscale ed economica del nostro paese, modernizzandola e mettendola al passo delle maggiori economie liberali del mondo.
Anche in Germania, del resto, un paese che per molti versi ci somiglia, si discute in questi mesi di un intervento di questo tipo per favorire l'uscita dalla crisi. Peter Bofinger, presidente dei Cinque saggi cui si affida il governo federale per la politica economica, ha proposto a luglio l'introduzione di una tassa sui grandi patrimoni. «Le imposte sulle grandi ricchezze e quelle di successione sono sotto la media degli altri paesi - ha spiegato Bofinger - le tasse sul lavoro dipendente sono sopra la media degli altri paesi industrializzati. Dobbiamo lavorare per una fiscalità più giusta».
Una proposta supportata dalle stime dell'istituto di ricerca economica Diw, per le quali l'introduzione della patrimoniale potrebbe aumentare le entrate fiscali federali di almeno 25 miliardi. Sono passati 25 anni dalla riforma fiscale del mio amico Bruno Visentini (quanto ci manca!). Dalle sue parole ho compreso come la politica fiscale sia il luogo in cui si concretizza in chiave etica il rapporto tra autorità e libertà. Ed è anche con quello stesso spirito che, in questo momento cruciale per la nostra economia, dobbiamo tornare a una grande riforma del sistema fiscale.
Ripeto: una riforma in senso liberale, non certo vetero-comunista. Perché favorire fiscalmente chi produce e lavora, penalizzando chi accumula, come ci ha insegnato Luigi Einaudi, è l'essenza stessa del liberalismo. In fondo un amico mi segnalava un intervento del '92 di Tremonti, in cui l'attuale ministro dell'Economia proponeva di «ridurre drasticamente il numero delle tasse degli italiani e semplificarne radicalmente la struttura», sostenendo che bisognasse «incrementare la tassazione sulle cose: sulle licenze, sugli indicatori reali di reddito, sui patrimoni in bilancio, sulla raccolta delle reti finanziarie, su "status", possessi e consumi opulenti».
Non è molto diverso da quello che propongo. Del resto, sono decenni che sento citare Einaudi come testimonial di una radicale riforma fiscale. In Italia le grandi azioni si fanno solo con le spalle al muro. La crisi ci ha messo in quella scomoda posizione. C'è da augurarci che la politica trovi la forza per mettere definitivamente in archivio quelle citazioni.
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Fonte: JEAN-PAUL FITOUSSI e GABRIELE GALATERI DI GENOLA - Corriere della Sera
Mercoledì 07 Settembre 2011 09:43 -
http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/13Z3/13Z3QG.pdf
Fonte: JEAN-PAUL FITOUSSI e GABRIELE GALATERI DI GENOLA - Corriere della Sera
Mercoledì 07 Settembre 2011 09:43 -
http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/13Z3/13Z3QG.pdf
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