domenica 12 aprile 2015

Lettera al direttore di Repubblica Ezio Mauro

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 93 del 27-10-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Lettera al direttore di Repubblica Ezio Mauro


Lettera dell’Italia alla UE.


Egr. Direttore Mauro,

Anche questa volta i ricchi la fanno franca, e Repubblica (di cui sono lettore dal gennaio 1976) ed altri giornali supposti di sinistra non fate altro che parlare di riforma delle pensioni.
Intanto, non mi sembra che, come ha scritto Marco Ruffolo, ci sia un arretramento in tema di pensioni di vecchiaia, poiché (cfr. tabella nel “report” della CGIL allegato) si conferma al 2013 l’inizio dell’adeguamento all’aspettativa di vita.
Inoltre, è vero che le pensioni di anzianità non sono state toccate,  pur essendo il peso della spesa pensionistica sul PIL sopra la media OCSE (cfr. Punti salienti OCSE "Pensions at a Glance 2011"
Sintesi in italiano
ma i risparmi rivenienti dalla loro riforma devono rimanere nel capitolo “previdenza ed assistenza”, poiché la spesa sociale complessiva italiana è in linea con la media OCSE.

Dal 1992, sono state varate 7 più o meno importanti riforme delle pensioni, che hanno messo in equilibrio il sistema pensionistico italiano fino al 2050, per cui esso è ora tra i più solidi, (e la UE lo sa molto bene!). Dopo le manovre economiche del 2011, nel 2026 gli uomini riscuoteranno la pensione di vecchiaia a 67 anni e 7 mesi, nel 2032 a 68 anni e 2 mesi (cfr. tabella citata).
L’accordo intervenuto uniformerà il trattamento pensionistico per vecchiaia delle donne del settore privato a quello degli uomini, e delle donne del settore pubblico (come chiesto dalla BCE, vedi sotto).

Ecco i dati pensionistici elaborati dalla CGIL:
LA NORMATIVA IN MATERIA DI PENSIONI PUBBLICHE DOPO LE MANOVRE ECONOMICHE DEL 2011
http://www.flcgil.it/sindacato/documenti/approfondimenti/scheda-flc-cgil-la-normativa-sulle-pensioni-pubbliche-dopo-le-manovre-economiche-del-2011.flc

Ed il punto di vista dei padroni:
“Pensioni, cosa ci differenzia dall’Europa”
redazioneweb
25/10/2011 14:56
La riforma della previdenza sembra bloccare il decreto sviluppo del governo. È possibile portare le pensioni a 67 anni? Ecco cosa fanno gli altri Paesi europei. […]. Che differenze ci sono tra il sistema previdenziale italiano e quello degli altri Paesi dell’area euro? Secondo l’agenzia Adnkronos, che ha riassunto i dati del Joint Report of Pensions 2010 della Commissione europea, le principali differenze sono di genere, con età di pensionamento diverse per uomini e donne, e la pensione di anzianità. In molti Paesi europei, dove l'accesso alla sola pensione di vecchiaia è previsto a 65 anni sia per gli uomini che per le donne, è già previsto un aumento graduale fino a 67/68 anni. Ecco un quadro europeo delle pensioni:
http://www.businesspeople.it/Societa/Attualita/Pensioni-cosa-ci-differenzia-dall-Europa_25723
ITALIA: 60 anni per le donne e 65 gli uomini nel settore privato, mentre nel pubblico 61 anni per le donne ma con innalzamento a 65 anni nel 2012. Si deve poi aggiungere un anno ulteriore previsto dalla finestra mobile inserita nella manovra correttiva del 2010. C'è comunque la possibilità di uscire con la pensione di anzianità a 60 anni con 36 di contributi (61 gli autonomi), età alla quale va comunque aggiunta la finestra mobile.
FRANCIA: attualmente l'età di pensionamento prevista per uomini e donne è d 62 anni. È previsto un aumento progressivo di quattro mesi all'anno dal 1 luglio 2011 (a regime nel 2018) a cominciare dai nati dopo il 1 luglio 1951.
GERMANIA: 65 anni per gli uomini e donne, nati prima del 1 gennaio 1947. L'obiettivo da raggiungere sono i 67 anni per gli uomini e le donne con aumento graduale dal 2012 al 2019 a partire dai nati nel 1947.
REGNO UNITO: l'età per gli uomini è a 65 anni; per le donne è previsto un graduale aumento fino a 65 anni dal 2010 al 2020. È previsto un aumento a 68 anni per tutti tra il 2024 e il 2046.
SPAGNA: per uomini e donne a 65 anni. Aumento graduale fino a 67 anni dal 2018 al 2027.
BELGIO: 65 anni per uomini e donne.
DANIMARCA: 65 anni per uomini e donne. Previsto l'innalzamento a 67 tra il 2024 e il 2027 e dal 2025 l'adeguamento all'incremento della speranza di vita media dei sessantenni.
FINLANDIA: 65 anni per la pensione di base; da 62 a 68 anni per la pensione legata alla retribuzione.
SVEZIA: età flessibile fra i 61 e i 67 anni.
Joint Report of Pensions 2010 della Commissione europea
http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/occasional_paper/2010/pdf
Joint Report of Pensions 2010 della Commissione europea - News
http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=it&catId=89&newsId=958&furtherNews

CONCLUSIONI.

Della famosa lettera della BCE, * scritta da Draghi e Trichet, resa pubblica dal Corriere, riporto il passo relativo alle pensioni:
“È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012”.

La lettera della BCE, però, va considerata integralmente, anche per quanto riguarda il rafforzamento degli ammortizzatori sociali, poiché – s’informi - ci sono milioni di cittadini, parecchi di loro over 45, ed anche over 60, anche con famiglia a carico, senza lavoro e completamente privi di tutele:
“c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi”.

Dopo aver addossato l’onere del risanamento (140 mld nell’ultimo anno e mezzo soltanto come manovre correttive, escludendo quindi le leggi di stabilità, ex finanziaria) in gran parte sul ceto medio-basso e sui poveri (mentre i giornalisti, capitanati da direttori ed editorialisti di giornale di destra, Belpietro, Sechi, Bechis, Porro, ecc., cui si sono aggregati anche alcuni di sinistra, come Mineo e Menichini, hanno montato una vera e propria canea contro il contributo di solidarietà, che li colpiva direttamente), le risorse indispensabili alla crescita vanno prese da quelli che i soldi ce li hanno: il 10% di Italiani che detiene il 45% della ricchezza nazionale. Le misure ormai sono condivise dalla stragrande maggioranza degli Italiani (tranne Silvio B. e Giulio T. ed i loro utili idioti).
In attesa degli eurobond (non a caso caldeggiati da Tremonti) e della TTF, occorre:
a) reintrodurre, come ha suggerito anche la Banca d’Italia recentemente, l’ICI sulla prima casa dei più abbienti, abolita dal governo Berlusconi (2,5 mld circa), lasciando le franchigie decise dal 2° governo Prodi (v. “Abolizione ICI
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2558596.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/03/analisi-quali-quantitativa2-abolizione_19.html )
b) introdurre, come hanno suggerito, da ultimo, anche le associazioni imprenditoriali, un’imposta patrimoniale ordinaria ad aliquota bassa sulla ricchezza netta al di sopra di una certa soglia, cioè prevedendo una franchigia di almeno 800 mila € (v. Dossier “Imposta patrimoniale”
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2670796.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/analisi-quali-quantitativa14imposta.html);
c) ritassare, come suggerito da Pierluigi Bersani, i capitali scudati;
d) eliminare lo scandaloso doppio stipendio ai magistrati fuori ruolo.

E’ superfluo notare che troppo spesso, in un Paese stortignaccolo come il nostro (e come ha rammentato Eugenio Scalfari nel suo editoriale di domenica scorsa, citando Enrico Berlinguer), si appronta un tavolo con le solite 3 gambe che riguardano i ceti meno abbienti, “dimenticando” o riducendo le dimensioni della quarta, che riguarda i più abbienti.
E perciò non contribuiamo ad alimentare, Dott. Mauro,  la solita disinformazione ed ammuina da “utili idioti” dei ricchi. La concentrazione della ricchezza e le disuguaglianze sono scandalose e crescenti; basta leggere le statistiche (dell’ONU, dell’OCSE, della Banca d’Italia, non di Liberazione **) per rendersene conto. O il documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, uscito lunedì scorso ***. O basta analizzare sulle spalle di chi, ripeto, sta gravando e graverà l’onere dei 140 miliardi di € (pari a 270.000 mld di Lire) delle manovre correttive varate dall’attuale governo nell’ultimo anno e mezzo. Anche… Catalano direbbe che è più equo se la crisi la pagano ANCHE i ricchi (soprattutto quelli che l'hanno provocata), non solo i meno abbienti ed i poveri.


[**] Ricchezza dei ricchissimi.
Nel 2006, secondo il World Institute for Development Economics Research of the United Nations, riportato dal "Guardian", il 10% della popolazione adulta del mondo detiene l'85% della ricchezza mondiale; la metà più povera della popolazione adulta se ne spartisce solo l'1 per cento
Nel 2008 (dati Bankitalia), il 10% della popolazione italiana possiede il 45% della ricchezza nazionale.
link sostituito da:
link sostituito da:

Classifica 2009 dei ricchissimi

Disuguaglianze sociali
“Dal rapporto Growing Unequal dell’Ocse emerge che tra i 30 paesi Ocse oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri. Non è solo colpa della crisi, anche se la crisi certo ha accentuato questa tendenza: redditi da lavoro, capitale e risparmi sono diventati il 33% più diseguali a partire dalla metà degli anni ottanta. Si tratta del più elevato aumento nei paesi Ocse, dove l’aumento medio é stato del 12%”.

[***] “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”

In conclusione, concretamente, al sottoscritto le manovre correttive per il risanamento dei conti pubblici (non dell’INPS, i cui conti sono in attivo ed in equilibrio fino al 2050) stanno comportando quest’anno un mancato introito pensionistico di quasi 20 mila €; ai ricchi, ai loro utili idioti ed a voi giornalisti che chiedete le riforme per gli altri ad ogni piè sospinto, quanto?

Cordialmente,

27 ottobre 2011  15:48



Pubblico, di seguito, la risposta di Ezio Mauro e la mia replica:

legga prima la pagina di petrini, oggi”. [****]
Data:
27/10/2011 16:19

Non ho bisogno di leggere Petrini per sapere la situazione. Anzi, è proprio per questo che mi sono permesso di scrivere a Lei, dopo avere scritto a F. Bei (3 giorni fa) e M. Ruffolo (oggi).
Il problema è che, per attaccare - giustamente - Berlusconi, state colpevolmente alimentando anche voi di "Repubblica" (come fanno i contaballe giornali di destra) la solita ammuina che favorisce i ricchi, attaccando le pensioni di vecchiaia, già riformate ed in equilibrio rispetto al benchmark UE (non si dovevano proprio inserire nella lettera all'UE!).
Sulle pensioni di anzianità, legga la mia e-mail precedente (o ciò che ho scritto a F. Bei). Alla quale posso aggiungere (come ho scritto a Francesco Bei) che c'è anche il problema di un limite agli importi pensionistici, visto che le pensioni superiori a 2.500 € (incluse quelle dei dirigenti, dovute confluire nell'INPS per difficoltà derivate da troppa generosità) incidono per oltre il 10,4 per cento della spesa pensionistica complessiva, mentre il 39,1 per cento di esse è inferiore a 500 € ed il 70,5 per cento non supera i mille €.
Esprimo la speranza che, invece delle pensioni, facciate ora una forte campagna a favore del "contributo di solidarietà" sui redditi privati, (caldeggiato da Eugenio Scalfari), prima versione,  l'imposta patrimoniale (proposta per primo da Carlo De Benedetti), l'ICI sui ricchi (suggerita dalla Banca d'Italia), i capitali scudati, ecc.
27 ottobre 2011  17:28


[****] La previdenza
Pensioni, ecco la riforma fantasma, i 67 anni nel 2026 erano già previsti
Nella lettera inviata all'Europa, vincoli anche meno severi di quelli in vigore. In base alla legge, quell'anno uomini e donne lasceranno per vecchiaia solo a 67 anni e 7 mesi. Il vero terreno di riforma chiesto dalla Bce era l'anzianità, dove non cambia nulla di ROBERTO PETRINI
27 ottobre 2011




P.S.:

Riporto il mio commento in calce all’articolo di Roberto Petrini, rimasto in grande evidenza, assieme a quello di Marco Ruffolo, nella home page di Repubblica.it per tutto il giorno; poi, sarà stato sicuramente un caso, tolti da lì dopo la mia replica a Ezio Mauro.

1.    LA SOLITA AMMUINA A FAVORE DEI RICCHI. Anche questa volta i ricchi la fanno franca, e voi di Repubblica non fate altro che parlare di pensioni. Dal 1992, sono state varate 7 riforme delle pensioni, che hanno messo in equilibrio il sistema pensionistico italiano fino al 2050, per cui esso è ora tra i più solidi. Dopo le manovre economiche del 2011, nel 2026 gli uomini riscuoteranno la pensione di vecchiaia a 67 anni e 7 mesi, nel 2032 a 68 anni e 2 mesi. Laccordo intervenuto uniformerà il trattamento pensionistico per vecchiaia delle donne del settore privato. Dopo aver addossato lonere del risanamento (almeno 140 mld) in gran parte sul ceto medio-basso e sui poveri, le risorse indispensabili alla crescita vanno prese da quelli che i soldi ce li hanno: il 10 per cento di Italiani che detiene il 45 per cento della ricchezza nazionale (ICI sulla prima casa dei ricchi, imposta patrimoniale, ritassazione capitali scudati, eliminazione doppio stipendio magistrati fuori ruolo).
Inviato da magnagrecia7 il 27 ottobre 2011 alle 14:25


Appendice

Maurizio Sacconi (intervista al Corriere del 29-10-11)

L'Italia, al contrario di quanto alcuni hanno sostenuto, non è sotto osservazione per le pensioni, dove anzi il sistema è giudicato sostenibile, ma per il mercato del lavoro. Il nostro obiettivo, in ogni caso, non sono i licenziamenti facili, ma creare le condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione». 

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