venerdì 17 aprile 2015

Dialogo n. 2 nel blog neo-liberista NoisefromAmerika: pensioni

Riporto la seconda discussione svoltasi nei giorni scorsi e oggi nel blog neo-liberista NoisefromAmerika, questa volta incentrata sul tema delle pensioniin calce al seguente articolo di Michele Boldrin.

Sintomi e cause del declino (I): tre esempi
6 aprile 2015 • michele boldrin


 • Vincesko 11/4/2015 - 23:23
A parte i punkt e simili, che sono determinati dal… carattere (ma – segnalo - denotano scarsa conoscenza della comunicazione… politica), e l'uso errato di sobbarcare, trovo questo post quasi del tutto condivisibile. Il “quasi” - macroscopico - è che si sia arrivati al 2015 e non si siano ancora riformate adeguatamente le pensioni. Anche se lo afferma pure l’FMI, che denota anch’esso un’ignoranza (o disinformazione) del tema, grave quasi come quello dei “moltiplicatori”. Ignoranza, per la verità, che accomuna professori di destra e di sinistra, neo-liberisti e keynesiani, nonché supposti esperti e giornalisti economici persino del Sole 24 ore, alcuni dei quali ogni due per due invocano la riforma delle pensioni (da ultimo, Francesco D’Averi nel penultimo numero de lavoce.info). Al riguardo, osservo quanto segue (scusandomi preventivamente del titolo del commento, se può apparire esagerato alle persone adeguatamente informate, ma sono anni che mi tocca controinformare):
Pensioni
Poiché perfino Il Sole 24 ore diffonde informazioni errate, mettendo insieme leggi diverse, ed attribuisce alla legge Fornero anche tutte le misure pensionistiche, ben più corpose, varate da Sacconi nel 2010 e 2011 (cfr. Cosa prevede la Riforma Fornero http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-20/cosa-prevede-riforma-f...), provo a rispondere al seguente quesito:
Quante sono le riforme varate negli ultimi 23 anni e qual è stato il governo (e il ministro: Sacconi o Fornero) che ha riformato di più le pensioni?
Dal 1992, le riforme delle pensioni sono state 8 (otto): Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004; Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010; Berlusconi/Sacconi, 2011; Monti-Fornero, 2011.
Oltre a quella Dini che ha introdotto il metodo contributivo, le ultime 4 riforme: Damiano (2007, in parte), Sacconi (2010 e 2011) e Fornero (2011) stanno producendo e produrranno risparmi fino al 2060 per centinaia di miliardi (cfr. MEF). Dopo le riforme, il sistema pensionistico italiano, come riconosciuto dall’UE, è tra i più solidi e severi in UE28. L’unico intervento ancora da fare è quello sulle cosiddette pensioni d’oro (>90.000€ l’anno), che sono 109.000 e costano 13 mld l’anno (ed eventualmente su quelle d’argento), intervenendo con modalità rispettose della pronuncia della Corte Costituzionale del 2013.
Le riforme di Sacconi (2010 e 2011, oltre a Damiano, 2007) sono molto più corpose, immediate e recessive di quella Fornero; in sintesi, esse hanno introdotto:
• “finestra” (= differimento dell’erogazione) di 12 mesi per tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati o 18 mesi per tutti quelli autonomi;
• allungamento, senza gradualità, di 5 anni (+ “finestra”) dell’età di pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici dipendenti pubbliche per equipararle a tutti gli altri a 65 anni (più finestra), tranne le lavoratrici private; e
• adeguamento triennale all’aspettativa di vita.
La riforma Fornero (2011) ha stabilito, principalmente:
• metodo contributivo pro-rata per tutti, a decorrere dall'1.1.2012;
• aumento di un anno delle pensioni di anzianità (ridenominate “anticipate”); e
• allungamento graduale entro il 2018 dell’età di pensionamento di vecchiaia delle dipendenti private da 60 anni a 65 (più finestra), per allinearle a tutti gli altri,
i cui effetti si avranno soprattutto a partire dal 2020.
NB: La legge Fornero ha opportunamente eliminato la “finestra” di 12 o 18 mesi sostituendola con un allungamento corrispondente dell’età base, ma l’allungamento (già recato dalla riforma Sacconi) è solo formale.
Cfr.:
(b) AQQ/24 - Spesa pensionistica (incluse comparazione in UE27 e Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, a cura dell’RGS); e
PS: Condivido la proposta di ricalcolare le pensioni (al di sopra di una certa soglia) che sono state favorite dal calcolo retributivo e che presentano un delta favorevole tra assegno pensionistico erogato e contributi versati, per integrare le pensioni future basse.


 • davide mancino 12/4/2015 - 00:38
il sistema pensionistico italiano, come riconosciuto dall’UE, è tra i più solidi e severi in UE28
Per curiosità: ma non ti vergogni?

http://s21.postimg.org/718ldmavr/Immagine.png%C3%B9


 • Vincesko 12/4/2015 - 02:19
Appunto. Evidente esempio di proiezione. Aggravato da ignoranza e/o superficialità.Dopo le riforme, che hanno portato l’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni entro il 2018 (cioè prima che in Germania e molto prima che in Francia, ecc.) – ora siamo già a 66 anni e 7 mesi - e generalizzato il metodo contributivo, confermo che il sistema pensionistico italiano è benchmark in UE28 (v. anche la comparazione in AQQ24/Spesa pensionistica, nota 2, linkata in Appunto dopo le lettere della BCE al governo e del governo all’UE, quando la piattaforma IlCannocchiale uscirà dalla solita avaria quotidiana).
Nella spesa pensionistica italiana sono inserite voci che negli altri paesi europei non esistono oppure sono classificate diversamente:
• TFR, che è salario differito;
• (come osservavo a Oscar Giannino, ma tu non hai letto la mia lettera allegata, vero? come succede a tutti i superficiali che odiano informarsi correttamente), un 8% di spesa assistenziale;
• nei dati rilevati da Eurostat ( e presumo anche dall’OCSE e dall’FMI) non sono comprese le pensioni private, che caratterizzano i sistemi previdenziali di altri paesi, nonostante siano fortemente incentivate attraverso il fisco e quindi con trasferimenti dal bilancio dello Stato, che andrebbero sommati alle rispettive spese pensionistiche (v. in particolare la Gran Bretagna);
• infine, la spesa pensionistica (cfr. Lettera a Oscar Giannino e AQQ24/Spesa pensionistica) è al lordo delle imposte (45 mld circa su un totale di 270 mld circa), il che penalizza l’Italia, poiché le nostre pensioni sono tassate più che negli altri Paesi europei (e più di quanto venga tassato il lavoro).
Se si rende il confronto omogeneo, l’Italia, pur scontando la coda delle pensioni di anzianità, è in linea o forse sotto la media, e, completata a breve la riforma, consoliderà la sua posizione di benchmark.
PS: Una curiosità: qual è la data della tabella fonte OCSE che hai allegato? Prima del 2010, cioè del varo delle riforme Sacconi e Fornero?


 • Andrea Grenti 12/4/2015 - 13:04
 un 8% di spesa assistenziale

la spesa pensionistica (cfr. Lettera a Oscar Giannino e AQQ24/Spesa pensionistica) è al lordo delle imposte (45 mld circa su un totale di 270 mld circa), il che penalizza l’Italia, poiché le nostre pensioni sono tassate più che negli altri Paesi europei (e più di quanto venga tassato il lavoro).
Non possono essere delle giustificazioni, semmai sono delle aggravanti dell'inefficienza e dell'iniquità dello Stato italiano.


 • Vincesko 14/4/2015 - 10:08
Affermazione un po’ strampalata. Che – a voler essere franchi - presumibilmente serve a non ammettere la propria ignoranza pregressa dei dati.
Non sono giustificazioni. Sono un’analisi dello scostamento. Sono una motivazione dello scarto, o almeno una semplice, doverosa nota esplicativa in calce – che invece quasi nessuno appone, neppure l’espertone Prof. Michele Boldrin, lo conosci? perché, dice lui (ho letto adesso) sono ovvie – alle migliaia di… milioni di miliardi di accuse incongrue contro le pensioni. Su cui si costruiscono, se non carriere accademiche o politiche, almeno editoriali su giornali famosi o post roboanti in blog che vanno per la maggiore.
Che c’entrano, poi, l’inefficienza e l’iniquità dello Stato italiano (tranne nel piccolo delta di tassazione sulla quota esente)? Si tratta soprattutto o di crassa ignoranza o di mera, sistematica, scientifica, paramafiosa DISINFORMAZIONE. Tantissimi disinformano. Anche nelle aziende private. Anche l’OCSE e l’FMI disinformano, ad esempio proprio sulle pensioni. Anche la BCE e il suo presidente – ed è un fatto gravissimo - DISINFORMANO, con la complicità della Commissione europea (!), sui suoi obiettivi statutari, da tempo violati, ci sono le prove. Con gravissime ripercussioni su centinaia di milioni di cittadini, e quasi nessuno se ne accorge e/o mena scandalo.


 • Vincenzo Pinto 14/4/2015 - 12:08
EC: si parlava di iniquita', faccio notare che l'iniquita' e' usare contributi (che sono salario differito) per pagare assistenzialismo.


 • Vincesko 15/4/2015 - 11:32
Obietto:
1. Dal punto di vista della pertinenza, no, non si parlava di iniquità, ma di comparabilità della spesa pensionistica tra i vari Paesi, viste la mole di critiche che vengono avanzate sulla base di dati NON omogenei (OCSE o UE o altri) e la susseguente, immancabile richiesta dell'ennesima riforma pensionistica. L’iniquità è – come ho già rilevato - solo una diversione del discorso su un aspetto molto marginale e un’ammissione indiretta di ignoranza (tecnica).
2. Dal punto di vista tecnico-contabile, poiché non sono un esperto, ma non mi pare proprio esistano singoli “salvadanai” in cui confluiscono le varie entrate contributive, vincolate per destinazione, ma in definitiva un’unica cassa, dalla quale vengono attinti i fondi per finanziare le varie spese. Nel caso di specie, i contributi previdenziali lordi versati confluiscono all’INPS (Stato), il quale li distribuisce tra i vari capitoli dei suoi compiti d’istituto, tra i quali rientrano appunto le spese di assistenza, oltre agli assegni pensionistici netti, poiché, dei 270 mld annui di spesa pensionistica, circa 45 mld di imposte sulle pensioni vengono versati all’Erario (partita di giro).
3. Dal punto di vista tecnico-terminologico, si tratta di ASSISTENZA (o Protezione sociale), come in tutti i Paesi, non di assistenzialismo, accezione negativa che svela plasticamente il baco ideologico del neo-liberista, effetto e non causa, perché è solo il corollario e lo schermo di una struttura psicologica egoistica incline alla spietatezza, che ardisco pensare farebbe inorridire il padre del liberismo, Adam Smith, economista e filosofo morale.


 • Vincenzo Pinto 15/4/2015 - 17:10
1. Lei conosce i criteri di ripartizione negli altri paesi? E' sicuro che nella spesa pensionistica non rientrino anche voci spurie? Qualche altro commentatore ha gia' fatto notare che anche depurando la spesa pensionistiche dalle voci non strettamente previdenziali l'Italia spende comunque piu' di tutti in Europa.
2. Precisamente, potrebbero anche essere utilizzati per pagarci le escort dei dirigenti INPS (come dite, succede gia'?). Pero' siccome chi giustifica contributi abnormi a fronte di prestazioni attese ridicole straparla di patto intergenerazionale, mi preme far notare che questo patto sembra piu' un contratto capestro.
3. A proposito di punto di visto tecnico-terminologico ma anche sintattico-lessicale, esiste una regola di questo blog per cui chi usa termini come "neo-liberista" viene squalificato automaticamente. Mi spiace.


 • Nasissimo 17/4/2015 - 11:16
è Assistenza (o Protezione Sociale) declinata con accezione negativa. Vero. Ma questa non è
schermo di una struttura psicologica egoistica incline alla spietatezza, che ardisco pensare farebbe inorridire il padre del liberismo, Adam Smith, economista e filosofo morale
ma risultato della constatazione che questa assistenza, soprattutto in paesi come il nostro, degenera immediatamente - ed immancabilmente - in rapporti clientelari e nel voto di scambio; frutto di una struttura psicologica incline alla furbizia, alla pigrizia, all'elemosina e al paternalismo, che immagino farebbe inorridire ancora di più Adam Smith, economista, filosofo morale, e scozzese.


 •Vincesko 17/4/2015 - 16:55
Rispondo insieme ad entrambi per non perdere un commento.
@Vincenzo Pinto 1. V., più sotto, le mie risposte a Francesco Lovecchio. 2. Io non giustifico, anzi sono contrario alle ingiustizie. Comunque, per la precisione, gli oneri sociali e contributivi sono pari al 33%, il 23,81% a carico dell’azienda e il 9,19% a carico del lavoratore. 3. So bene che il trattino andrebbe omesso, ma io lo uso indifferentemente, e lo metto apposta per evidenziare la distanza siderale dal punto di vista morale tra il liberismo smithiano e il neo-liberismo, ideologia spietata al soldo dei ricchi-potenti-egoisti-crapuloni-bulimici. Ti spiace? Contraddizione in termini, perché i neo-liberisti, dotati di cuore crudele, quindi consapevolmente, sono più simili, anzi peggio, dei feroci – e quindi inconsapevoli – impietosi squali. Entrambi i tipi di esemplare vivono in gruppi: gli squali in branchi; gli adepti del neo-liberismo in sétte, con delle regole strane…

@Nasissimo Sono d’accordo. Ma la regola dell’assistenza va applicata comunque, attaccando gli sprechi e le malversazioni. E la severità estesa a tutti, in primo luogo ai pescecani, che, con lo schermo del neo-liberismo e del suo portato di de-regolazione differenziata, ne combinano di molto peggio.


 • davide mancino 12/4/2015 - 16:46
@Vincesko [12/4/2015 - 02:19]
Scusa se non leggo quello che scrivi, ma sono abituato a maneggiare fonti di persone o istituzioni che conoscono ciò di cui parlano. Già questa perla
La spesa pensionistica (cfr. Lettera a Oscar Giannino e AQQ24/Spesa pensionistica) è al lordo delle imposte (45 mld circa su un totale di 270 mld circa), il che penalizza l’Italia, poiché le nostre pensioni sono tassate più che negli altri Paesi europei (e più di quanto venga tassato il lavoro).
ti esclude da tale insieme.
Ma consolati, oltre a Cesare Damiano sei in ottima compagnia. Auguri.


 • Vincesko 12/4/2015 - 22:05
@davide mancino: Non ti ri-vergogni di ri-cullarti nell'ignoranza? Sei proprio senza vergogna.
PS: Lo conosco poco, l'ho ascoltato due o tre volte, ma ne ho tratto l'impressione che Gutgeld sia un ignorante come te. 
McKinsey ministero ombra


 • michele boldrin 13/4/2015 - 04:13
Non ho ben capito su COSA tu stia facendo polemica.
Quale affermazione o dato qui riportato e' falso?
Possiamo capirlo?
1) Le svariate riforme che menzioni le conosciamo tutti. Che esse implichino una discesa della spesa pensionistica (in percentuale al PIL, ammesso e non concesso che il PIL nel frattempo cresca ad i tassi ipotizzati nelle simulazioni e che i parametri con cui si "capitalizzano" i contributi non vengano cambiati da ulteriori interventi politici) a partire da un qualche anno nei paraggi del 2035 circa, non ci piove. Meglio, vi sono ragionevoli motivi (rebus sic stantibus) per credere che cosi' possa avvenire.
MA QUELLO NON E' IL PUNTO!
2) Il punto, vediamo se lo intendi, e' che, rebus sic stantibus e nonostante tutte le riforme che menzioni, tra ora (2015) ed allora (2030-2035) ci passano 15 o 20 anni. E ne sono gia' passati almeno altri 15 (dal 2000, diciamo) di spesa pensionistica impazzita che ha sottratto centinaia di miliardi (via tasse e contributi) a lavoratori ed imprese rendendo l'Italia un paese non attraente per occupazioni a salari medio-alti.  Altri 15 anni di questa medicina potrebbero rivelarsi letali, quindi il fatto che, forse, nel 2030 le cose andranno meglio e' francamente IRRILEVANTE. Trattasi di un lungo periodo lungo abbastanza ed incerto abbastanza da rendere rilevante il famoso detto di JMK.
3) Ed e' altrettanto irrilevante - per questo argomento, politicamente ovviamente rafforza il giudizio secondo cui il sistema pensionistico pre-1995, con buona pace di chi lo volle e difese, era un atto CRIMINALE ai danni dell'economia italiana e delle generazioni future - che con le varie riforme post 1995 si siano risparmiati N (20, 40, 60, 80 o 100 ... piu' crescono piu' il messaggio politico si rafforza) miliardi rispetto a quello che si sarebbe speso in pensioni SE quelle riforme non fossero state fatte. Perche' PROVA che quel sistema, anche quello ucito dalla Dini-1995, era un sistema di furto generalizzato e criminale. 
Posso sapere COSA vi sia di erroneo in queste 3) affermazioni?
Da qualche anno (diciamo, dal 2011-12) non seguo piu' con l'attenzione di una volta la letteratura tecnica sulle pensioni, mi aggiornero'. Ma conosco chi in Italia e nel mondo ci lavora (ho fatto parte attiva del gruppo mondiale NBER sul tema per 15 anni ...) e ci parlo spesso. Da quanto mi dicono valgono le affermazioni di cui sopra e, per il futuro post 2030-2035, si prospetta, da un lato, una grande incertezza e, dall'altro, probabilmente un massacro di coloro che dovranno pensionarsi DOPO quelle date. Che e' ESATTAMENTE uno degli argomenti di (in)giustizia sociale che avanzo e che provano i cosidetti "diritti acquisiti" essere chiacchiera retorica a copertura d'una persistente ingiustizia.
Ma visto che insisti, con tanta sicurezza (non sostenuta da numeri e simulazioni credibili, per altro) che siamo tutti degli ignoranti e dovremmo vergognarci, faro' una rapida verifica dopo cena.
Ho dato una rapida occhiata e, mentre posso confermare che tutti i dati disponibili sul pregresso sono coerenti con quanto io ed altri abbiamo qui affermato e che  le "simulazioni ufficiali" rapidamente rintracciabili su OECD e paraggi fanno lo stesso per il futuro, non e' detto che non vi siano studi migliori e piu' aggiornati che dicono cose diverse. Ora vado a cena, dopo li cerco. 
Per ora ho tovato questo, mi sembra decente e tiene conto della riforma Fornero (che chiama Monti). Anch'esso conferma quanto andiamo dicendo. Vediamo se spunta qualcosa di diverso 
Nel frattempo attendo fiducioso la tua simulazione che ci fara' vergognare tutti come i pollastri che siamo. Se ce l'hai puoi anche preparare un articolo, ti assicuro che nFA sara' ben felice di pubblicarlo.


 • Vincesko 13/4/2015 - 15:36
@michele boldrin
Citazione n. 1 “Non ho ben capito su COSA tu stia facendo polemica. Quale affermazione o dato qui riportato e' falso? Possiamo capirlo?”.
Quale polemica? Ti ho dato ragione su tutto, tranne 2 punti, il primo di natura comunicativa (era un assist, visto il tuo impegno anche politico) e il secondo di natura linguistica (rileggi con calma il mio commento dell’11/4 23:23). Non ho contestato nessun dato, anche perché non c’erano dati. Anche sul punto dei diritti acquisiti ho scritto che ero d’accordo sul ricalcolo delle pensioni (v. poscritto). Sei incontentabile.
E’ che, siccome conosco i miei polli, ho semplicemente ritenuto opportuno – come mi tocca fare da 5 anni, da non esperto ma da semplice cittadino destinatario del primo provvedimento anti-crisi (DL 78/2010, convertito dalla legge 122/2010), scrivendo nel 2010 e nel 2011 (nel fuoco della diatriba Governo-UE, che contribuì grandemente alla defenestrazione di Berlusconi) a TUTTI i principali media italiani della carta stampata, ANSA in testa, e della tv, al Vice Presidente e Commissario all’Economia della Commissione europea, Olli Rehn, e perfino a parlamentari italiani (l’unico che mi rispose, ammettendo l’errore, fu l’allora presidente della Commissione Finanze del Senato, Mario Baldassarri, cfr. Ricostruzione del caso Berlusconi-Olli Rehn http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2770782.html) - contrastare la DISINFORMAZIONE che da anni - ad opera, ho premesso, di “sinistri” e di “destri”, alcuni in buonafede, altri in malafede - si fa sulle pensioni. La mia “polemica” è esclusivamente con @davide mancino, perché, non solo è un ignorante, ma mi ha anche, con tono maleducato, chiesto addirittura di vergognarmi (cfr. suo commento 12/4 00:38) per avere scritto che il sistema pensionistico italiano è solido e severo (quindi è lui che incongruamente mi ha chiesto di vergognarmi, non io a lui o ad altri, e per punirlo adeguatamente ho mantenuto lo stesso registro, per farglielo imprimere bene nella capoccia). E mi ha opposto una tabella dell’OCSE (non dell’UE, che mi pare sia un po’ più omogenea come area dal punto di vista del welfare), che dimostra soltanto l’ignoranza dell’OCSE (analoga a quella dell’FMI), nel senso che include e compara – consapevolmente? - dati non omogenei, senza almeno una nota in calce, come farebbe un semplice, bravo ragioniere; per non parlare di un analista i cui report condizionano la vita di interi Paesi. Poi, non sapendo che replicare alle mie ulteriori spiegazioni puntuali, facilmente riscontrabili in Rete, mi ha detto per soprammercato che non sono all’altezza. E ha evitato perfino di dirmi la data della tabella OCSE.
Citazione n. 2: “MA QUELLO NON E' IL PUNTO! 2) Il punto, vediamo se lo intendi, e' che, rebus sic stantibus e nonostante tutte le riforme che menzioni, tra ora (2015) ed allora (2030-2035) ci passano 15 o 20 anni”.
Scusa, io sono d’accordo su tutto. Proprio tutto. Anche sulla simulazione (con l’avvertenza che le simulazioni, detto in generale, vanno prese con le molle, poiché – e questo capita persino nelle aziende private –, a parte la loro intrinseca aleatorietà, hanno quasi sempre un contenuto “politico”, quindi discrezionale). Peraltro ho segnalato quella della RGS, allegata nel mio post, che dà più o meno gli stessi dati, anzi un po’ più alti. Riporto le rispettive evoluzioni OCSE e RGS (che è nota, secondo alcuni, per sovrastimare abitualmente le previsioni di spesa e sottostimare quelle delle entrate) della Spesa pensioni/Pil (%):
OCSE: 2010=15,3; 2015=14,9; 2020=14,5; 2025=14,4; 2030=14,5%; 3035=15,0.
RGS: 2010=15,3; 2015=16,2; 2020=15,5; 2025=15,2; 2030=15,2%; 3035=15,8.
MA NON E’ QUESTO IL PUNTO. Tu, scusami, e lo dico solo per aiutarti a correggere i tuoi difetti, hai una struttura logica lievemente strampalata (= strana, illogica), perciò sei sempre indignato (Raffaele La Capria suggerisce di diffidare di quelli sempre indignati). Il punto è che anche tu (sono sicuro che intimamente, essendo tu molto più esperto di me della materia, lo sai meglio di me) sbagli bersaglio: la spesa pensionistica. Per i seguenti motivi, a mio avviso dirimenti (io mi arrogo di essere soltanto un ignorante specialista del 2+2): sia perché, ripeto, essa, al netto delle voci – diciamo - spurie (v. mia risposta 12/4/2015 02:19), è in linea con la media UE e – in prospettiva futura – meglio di altri Paesi importanti, sia soprattutto perché, come sanno bene gli esperti del ramo (“l’impianto di previdenza obbligatoria appare già dirsi completo al di là di eventuali futuri interventi che sembrano potere rivestire più le sembianze della mera manutenzione che quelli di interventi di tipo strutturale”, cfr. L’andamento della previdenza integrativa http://intranet.fiba.it/sitedocs.nsf/0/41D2B68052219C29C1257B67003EF785/$file/L'andamento%20della%20previdenza%20integrativa.pdf ), ripeto, dopo le ultime 4 riforme (Damiano, 2007; Sacconi, 2010 e 2011; e Fornero, 2011), quel che di strutturale c’era da riformare è stato già fatto (la riprova – logica e fattuale – è che adesso stanno cercando di tornare indietro, smussando le asperità più esagerate ed acute e ripristinando-rafforzando la flessibilità con penalizzazioni prevista fin dalla riforma Dini del 1995, copiata da altri Paesi - ad esempio la Svezia - ma inapplicata in Italia). Resta solo la questione delle c.d. pensioni d’oro (> 8.000€ lordi, pari a 5.000€ netti mensili) e forse di quelle d’argento (>2.500 netti mensili?), cioè del ricalcolo, al di sopra di una certa soglia, sul quale, ripeto, ho convenuto; e lasciando il risparmio che ne deriverebbe all’interno dello stesso capitolo di spesa, anche per integrare le future pensioni basse (dei giovani attuali).


 • Francesco Lovecchio 14/4/2015 - 23:11
se ho capito bene, sostieni che l'Italia sarebbe
in linea o forse sotto la media, e, completata a breve la riforma, consoliderà la sua posizione di benchmark.
Per sostenere questa conclusione citi alcune tue osservazioni, che mi paiono non sostanziate da riferimenti, e molto sospette. Nell'ordine:
• TFR, che è salario differito;
Il Trattamento di Fine Rapporto è salario differito, ma dove hai letto che una spesa privata viene calcolata come spesa previdenziale pubblica nelle statistiche ufficiali?
• (come osservavo a Oscar Giannino, ma tu non hai letto la mia lettera allegata, vero? come succede a tutti i superficiali che odiano informarsi correttamente), un 8% di spesa assistenziale;

so che ti riferisci a un altro interlocutore, ma il dato dell'8% da dove l'hai preso? E cosa dimostra? Nell'ultimo rapporto annuale dell'INPS, si riporta un confronto tra paesi Ue distinto in base al tipo prestazione in rapporto al Pil, e il risultato è che l'Italia spende più di tutti in Vecchiaia e superstiti, cioé le pensioni nel senso più stretto.
Per comodità riporto un "copia e incolla" della tabella 5 a pg. 268 del rapporto annuale INPS 2013 (l'ultimo)

SPESA PER LE PRESTAZIONI DI PROTEZIONE SOCIALE*
EROGATE AGLI UTENTISUDDIVISE PER FUNZIONE NEI PAESI UE** (in % del PIL)

anno 2011




Malattia
Invalidità
Vecchiaia
/superstiti
Famiglia
Disoccupazione
Abitazione esclusione sociale
Totale
Austria
7,2
2,2
14,5
2,8
1,5
1,6
28,7
Belgio
8,3
2,2
11,6
2,3
3,7
3,9
29,0
Danimarca
6,9
4,1
14,2
4,1
1,8
2,5
32,8
Finlandia
7,5
3,5
11,7
3,3
2,1
2,6
29,3
Francia
9,1
2,0
14,5
2,6
2,1
2,9
31,9
Germania
9,4
2,2
11,4
3,1
1,3
1,9
28,3
Grecia
7,5
1,4
15,0
1,8
2,1
2,5
28,9
Irlanda
12,8
1,2
6,7
3,4
3,3
3,7
28,3
Italia
7,1
1,6
17,4
1,4
0,8
0,8
28,4
Lussemburgo
5,6
2,6
8,3
3,6
1,2
1,5
22,2
Paesi Bassi
10,9
2,4
12,0
1,2
1,5
1,9
30,5
Portogallo
6,3
2,1
13,7
1,2
1,4
1,4
25,0
Regno Unito
8,3
2,4
11,4
1,7
0,7
2,2
26,3
Spagna
7,0
1,8
11,2
1,4
3,7
3,9
25,6
Svezia
7,5
3,8
12,5
3,1
1,2
1,6
29,0
Ue27
8,2
2,1
12,7
2,2
1,6
2,2
27,8

















• nei dati rilevati da Eurostat ( e presumo anche dall’OCSE e dall’FMI) non sono comprese le pensioni private, che caratterizzano i sistemi previdenziali di altri paesi, nonostante siano fortemente incentivate attraverso il fisco e quindi con trasferimenti dal bilancio dello Stato, che andrebbero sommati alle rispettive spese pensionistiche (v. in particolare la Gran Bretagna);
è ovvio e coerente limitarsi alla pensioni pubbliche quando si parla di spesa pubblica (e viceversa) e non considerare quelle private. Infatti, quelle private normalmente non hanno problemi di sostenibilità finanziaria, che è invece quello di cui parliamo, oltre al fatto che qualcuno che non ne beneficia se ne deve sobbarcare l'onere. 
• infine, la spesa pensionistica (cfr. Lettera a Oscar Giannino e AQQ24/Spesa pensionistica) è al lordo delle imposte (45 mld circa su un totale di 270 mld circa), il che penalizza l’Italia, poiché le nostre pensioni sono tassate più che negli altri Paesi europei (e più di quanto venga tassato il lavoro).
il punto è teoricamente valido, che però andrebbe verificato quantitativamente. L'OCSE fa questo calcolo (figura 6.5 pg. 171 di cit. Pension at a Glance), e l'ultimo è riportato in OECD Pensions at a Glance 2013, dove risulta che sia al lordo delle tasse che al netto, l'Italia è il paese con la spesa per pensioni più elevata tra i paesi considerati, cioé quasi tutti. 
Gross and Net Public Pension Expenditure (% of GDP) - 2009

country
gross
net
Italy
15.44
13.49
France
13.73
12.82
Austria
13.47
11.76
Portugal
12.32
11.64
Slovenia
10.87
10.87
Germany
11.25
10.86
Poland
11.78
10.82
Japan
10.17
9.50
Spain
9.28
8.99
Belgium
10.04
8.91
Czech Republic
8.32
8.32
Finland
9.95
8.30
Estonia
7.95
7.78
Slovak Republic
7.01
7.01
Luxembourg
7.66
6.93
United States
6.82
6.44
Switzerland
6.31
6.42
Sweden
8.23
6.15
United Kingdom
6.19
5.93
Israel
5.02
4.91
Ireland
5.10
4.84
Netherlands
5.11
4.65
Denmark
6.11
4.52
Norway
5.35
4.36
Canada
4.55
4.33
New Zealand
4.69
3.97
Chile
3.55
3.53
Australia
3.49
3.39
Korea
2.15
2.14
Mexico
1.69
1.69
Iceland
1.75
1.62
Comunque si calcoli la spesa, il sistema pensionistico pubblico italiano rimane  il più generoso. Se ci sono dei beneficiari, ci devono essere anche dei buon samaritani. E questi sono quelli che pagano i contributi oggi e domani. Sulla base delle ultime proiezioni governative contenute nel DEF, le ultime misure sono servite a evitare l'espolosione che si stava materializzando anche a causa della crisi, non a renderlo un "benchmark" (cfr. pag. 34 del DeF ).


 • Vincesko 15/4/2015 - 21:19
@Francesco Lovecchio (14/4/2015 - 23:11)
Preliminarmente, come ho scritto a Michele Boldrin (cfr. mio commento 14/4/2015 - 17:57), sono felice e grato se qualcuno può confutare le mie argomentazioni relative alle voci spurie. Quindi ti ringrazio per l’articolata e documentata risposta. Ri-osservo, però, che dopo le riforme del 2010-2011, che hanno portato l’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni entro il 2018 (cioè prima che in Germania e molto prima che in Francia, ecc.) – ora siamo già a 66 anni e 7 mesi - e generalizzato il metodo contributivo, confermo che il sistema pensionistico italiano è benchmark in UE28. Discorso un po’ diverso per le cosiddette pensioni anticipate (ex pensioni di anzianità), anch’esse riformate. Ne discende che tutte le analisi fino al 2011 (come anche quelle dell’INPS o dell’OCSE da te allegate) sono datate e fuorvianti (ho anche qualche perplessità sul "tuo" dato INPS del 17,4% relativo solo alle pensioni di vecchiaia, quando quello totale 2010 sia OCSE che RGS è pari al 15,3%, cfr. il mio commento del 13/4/2015 - 15:36). Infine, andrebbe comunque tenuto presente che il rapporto spesa/Pil è influenzato ovviamente anche dal denominatore, calato in Italia, negli ultimi 7 anni, di quasi 10 punti percentuali, molto più che in altri Paesi.
Nel merito:
Punto 1. TFR. Allego (del prof. Felice Roberto Pizzuti, ho letto cose analoghe più recenti, ma ora non le trovo):
FOCUS LA SPESA SOCIALE IN ITALIA E NELL’UNIONE EUROPEA Luglio 2007http://online.cisl.it/UStudi/I09755C8A.3/Focus2%20La%20spesa%20sociale%2...
Spesa sociale, Italia e Ue a confronto a cura di Felice Roberto Pizzuti* (29/11/2009)
[…] Caratteristiche della spesa pensionistica in Italia
Quanto alla presunta «anomalia» dell’Italia, che destinerebbe una parte considerevole di risorse alla vecchiaia, un più attento esame dei dati e dei criteri di classificazione, non sempre uniformi, adottati in sede Eurostat porta a ridimensionare l’entità della nostra spesa previdenziale. In primo luogo, va osservato che per l’Italia le indennità liquidate al lavoratore all’interruzione del rapporto di lavoro (1,3% del Pil), quali il Trattamento di fine rapporto (Tfr) nel settore privato e i Trattamenti di fine servizio (Tfs) nel pubblico impiego, sono incluse indebitamente nella spesa per pensioni, indipendentemente dall’età del percettore. Si tratta, invece, di salario differito a momenti successivi, determinati o dalla richiesta dei lavoratori per sostenere spese eccezionali (sanitarie, acquisto casa, ecc.) o dalla cessazione del rapporto di lavoro, che non necessariamente coincide con il pensionamento. […]
FMI contro pensioni italiane: chiedono riforma ma falsificano i dati? di Erasmo Venosi | 22 Settembre 2014
[…] Dove trova “giustificazione“ Christine Lagarde ? Nelle modalità di calcolo della spesa operata da Eurostat e mai modificate dagli afoni europarlamentari italiani e comodo per le lobby dei fondi pensionistici privati che pressano sul Governo e il Parlamento! Eurostat include nel calcolo della spesa pensionistica le prestazioni del trattamento di fine rapporto (TFR) che è salario differito e il confronto con gli altri Stati UE viene fato considerando la pensione lorda, che in Italia sono elevatissime, in rapporto a quelle UE e addirittura in Germania non vengono fatte trattenute sulle pensioni.
La spesa per protezione sociale in Italia e in Europa Roberto Fantozzi 15 maggio 2014
[…] Tornando alla divergenza va anzitutto considerato che l’Italia è caratterizzata da una popolazione più anziana rispetto agli altri partner comunitari). Comunque, nella voce “Old age” di Esspros (quella su cui si basano i confronti fra paesi), oltre alle pensioni sociali e ad altri sussidi (il 4,3% della spesa totale), sono incluse anche le erogazioni per trattamenti di fine rapporto privati e pubblici (Tfr e Tfs, una peculiarità italiana), che nel 2011 ammontavano all’11.6% della spesa totale. Come è noto, tali erogazioni costituiscono una forma di salario differito e non una misura di carattere previdenziale a tutela del rischio di vecchiaia; infatti, esse sono disponibili in qualsiasi momento si interrompa la relazione contrattuale (anche ben prima del pensionamento) e possono essere anticipate in presenza di specifiche esigenze del lavoratore (spese mediche ed acquisto della prima casa).
Punto 2. Un 8% di spesa assistenziale.
La fonte è l’ISTAT, che elabora dati INPS:
Trattamenti pensionistici e beneficiari: un’analisi territoriale
Le pensioni Ivs sono il 78,3% dei trattamenti erogati dal sistema pensionistico italiano e assorbono il 90,5% della spesa complessiva. Più nel dettaglio le pensioni di vecchiaia rappresentano il 52,2% delle prestazioni e il 71,8% della spesa; le pensioni di invalidità rispettivamente il 5,6% e il 4,0%, mentre le pensioni ai superstiti rappresentano il 20,6% dei trattamenti complessivamente erogati e il 14,7% della spesa complessiva. Le pensioni assistenziali sono il 18,2% del totale e assorbono il 7,9% della spesa. Le indennitarie incidono, infine, per il 3,5% sul numero dei trattamenti e per l’1,7% sulla spesa complessiva (Tavola 5).
Punti 3. e 4. Pensioni private e Imposizione fiscale (ecc.).
Traggo, sempre dall’analisi del prof. Felice Roberto Pizzuti:
Esiste, poi, un’elevata sostituibilità fra i vari tipi di intervento, riconducibili, da un lato, alla vecchiaia e superstiti e, dall’altro, all’invalidità e disoccupazione; i paesi, cioè, adottano differenti strumenti per perseguire le medesime finalità e per «coprire» bisogni simili. Ad esempio, in Italia, le pensioni di anzianità hanno anche rappresentato, in modo improprio, un canale di uscita dal mercato del lavoro, in assenza di adeguati sussidi di disoccupazione; anche il Tfr, oltre a fornire un capitale al momento del pensionamento, ha svolto la funzione di «ammortizzatore sociale» in caso di licenziamento. In altri paesi, invece, per queste stesse finalità, è stato ampio il ricorso a forme specifiche di indennità di disoccupazione, a pensioni anticipate e, come in Olanda e Svezia, a pensioni di invalidità interpretate in senso socio-economico. Pertanto, se si procede a considerate congiuntamente le funzioni di vecchiaia, superstiti, invalidità e disoccupazione, nonché a depurare il dato italiano dalle indennità di fine lavoro, il nostro paese presenta livelli di spesa pressoché in linea con la media dei Quindici e inferiori a quelli della Francia. Altri fattori portano a sovrastimare il dato italiano; il fatto che i piani pensionistici privati individuali, ad esempio, non vengono considerati sempre e per tutti i paesi nella rilevazione Eurostat (3), porta a sottostimare i livelli di spesa dei paesi anglosassoni, dove tali forme di risparmio sono molto diffuse. Inoltre, le prestazioni sociali sono considerate al lordo del prelievo fiscale e questo non consente di fornire una misura del reddito disponibile effettivamente trasferito al pensionato, anche perché i regimi fiscali riservati alle prestazioni e alle pensioni nei vari paesi sono alquanto differenti. […]
Traggo, sempre dall’analisi di Roberto Fantozzi:
I confronti internazionali risentono anche del tipo di strumento scelto dai vari paesi per fronteggiare varie tipologie di rischio sociale (ad esempio, povertà o disoccupazione dei lavoratori anziani). Storicamente, a causa di limiti strutturali del sistema di welfare, l’Italia ha fatto ricorso al sistema pensionistico (anche mediante pensionamenti anticipati) per far fronte ad esigenze assistenziali ed occupazionali. Diversamente, altri paesi (soprattutto nel Nord Europa), in caso di uscita anticipata dall’attività, erogano generosi sussidi di invalidità o disoccupazione, che non sono contabilizzati nella spesa previdenziale, pur svolgendo una funzione del tutto analoga alle pensioni di anzianità. Va anche considerato che il carico effettivo per il bilancio pubblico dipende dal grado di imposizione fiscale sulle prestazioni erogate. Quest’ultimo differisce significativamente nei vari paesi: in Italia le pensioni sono soggette alle normali aliquote Irpef mentre altrove (in primis in Francia e Germania) la loro tassazione è fortemente agevolata. Se si considera la spesa al netto delle imposte, le differenze fra paesi risultano molto meno evidenti. In generale, per valutare l’effettivo impatto della spesa sociale sul bilancio pubblico bisognerebbe detrarre dalla spesa le imposte dirette e indirette ad essa connesse e aggiungervi gli esborsi (in termini di minori entrate) derivanti dalle agevolazioni fiscali offerte a chi partecipa a fondi sanitari e previdenziali privati. Inoltre, per presentare confronti internazionali esaustivi, si dovrebbe tener conto anche della spesa privata per prestazioni di protezione sociale (riguardante soprattutto le pensioni erogate dai fondi privati e la spesa privata per sanità e assistenza da parte delle famiglie), dal momento che il finanziamento di tale spesa va a incidere sul costo del lavoro e sulla competitività di un paese.
Da qualche anno l’Ocse rielabora alcune statistiche relative alla spesa sociale al lordo e al netto delle componenti private e dell’imposizione fiscale che consentono di valutare quanto incidano nei confronti internazionali sia i diversi meccanismi di imposizione e agevolazione fiscale sia il trattamento riservato agli schemi privati (figura 4, riferita al 2009). Con riferimento alla sola spesa pubblica lorda (quella solitamente presa in esame nei confronti internazionale), le differenze fra paesi risultano sostanziali e Stati Uniti e Regno Unito appaiono come outliers. Tuttavia, l’aggiunta della spesa sociale privata modifica completamente il quadro e i due paesi Anglosassoni cessano di apparire parsimoniosi. Infine, i risultati cambiano significativamente se dalla spesa si sottraggono le entrate fiscali ad essa corrispondenti (in Italia la quota di quota di imposte dirette sulle prestazioni sociali è molto alta, inferiore soltanto a quelle della Svezia) e si aggiungono le agevolazioni fiscali. In particolare, la spesa sociale netta italiana in rapporto al Pil (25,5%) risulta superiore, e di poco, soltanto a quella spagnola (25,2%) mentre è di poco inferiore a quella svedese (26,1%) e ampiamente inferiore a quella di Francia (32,1%), Stati Uniti (28,9%), Regno Unito (27,7%) e Germania (27,5%).


 • Francesco Lovecchio 15/4/2015 - 23:33
Le controdeduzioni che porti hanno diversi problemi. In primo luogo, sono "critique" che non confutano le osservazioni contrarie, al massimo possono sollevare dubbi. Esse non offrono mai un confronto  alternativo dove mostrano quello a cui alludono. In secondo luogo, nel complesso le fonti che citi mostrano una qualche confusione nell'uso delle varie definizioni. Infatti, ve ne sono diverse a seconda dell'istituzione che le elabora, le finalità etc.
Una bella, e sopratutto sintetica, rassegna delle varie definizioni sono riportate in un'appendice prodotta dalla Ragioneria generale. Tra le varie definizioni, vi è anche quella dell'Eurostat che effettivamente include il TFR nella voce vecchiaia e superstiti. Tutte le altre definizioni in circolazione quando parlano di "pensioni pubbliche" non prevedono quella voce.  Se si togliesse quel punto  e mezzo percentuale dal conto, pur non facendo analoga operazione per gli altri paesi, rimane valida la conclusione generale che la spesa pensionistica pubblica in Italia così come calcolata dall'Eurostat è più alta.
Per quanto riguarda il punto dell'8%  della spesa assistenziale, qui fai una certa confusione tra definizioni, cioè quando si parla di "conti di protezione sociale" dell'Istat che conta anche la spesa privata e altre voci, dalla spesa pensionista (pubblica e privata), dalla spesa pensionistica pubblica. .
Per finire. L'argomento che fai (e le tue fonti) secondo il quale  in Italia si usano, in modo improprio,  le pensioni per finalità assistenziali, mentre in Olanda o altri paesi si usano altri strumenti è ridicolo ai nostri fini e non merita approfondimento.
Quando porterai dati, invece di critique, che mostrano in qualche modo quello che dici (cioé l'Italia è un benchmark etc.), o che confutano "by preponderance of evidence" la posizione contraria (la spesa pensionistica in Italia è più elevata che altrove), allora ne riparliamo. Finora non hai fatto questo.


Ipse dixit

  Vincesko 16/4/2015 - 21:15
Ti avevo sopravvalutato. Inclusa la tua educazione. Ma forse hai scritto sotto i fumi dell’alcol, come traspare in particolare dal passo relativo all’8%. Comunque, non sei Aristotele. O pensi di sì, visto che ti metti a giudicare con iattanza un docente ordinario esperto di previdenza (Pizzuti)? Sveli una sgradevole arroganza sottesa di tigna per coprire magagne concettuali, invero palesi. Segno di interiore debolezza. Studia e, dopo aver telefonato all’Eurostat, ripassa a settembre.
PS: Però sei - autolesionisticamente - divertente. Ricavo dalle definizioni dell’RGS linkate, per certi versi esilaranti, degni del Paese degli eufemismi (e dei DISINFORMATORI, presumibile eredità clerico-fascista) che è, purtroppo, l’Italia:
• pensioni assistenziali: prestazioni costituite da pensioni di guerra, ai non vedenti civili, ai non udenti civili e agli invalidi civili e dalle pensioni o assegni sociali ai cittadini ultrasessantacinquenni, sprovvisti di reddito o con reddito insufficiente. La caratteristica principale di queste pensioni è di garantire un reddito minimo a persone incapaci di procurarselo a causa di menomazioni congenite o sopravvenute o semplicemente per età avanzata. Si tratta, in ogni caso, di pensioni non collegate ad alcun sistema di contribuzione. Sono incluse, nell’aggregato, anche le indennità di accompagnamento (che peraltro non sono pensioni) corrisposte come sostegno per l’incapacità di attendere agli atti della vita quotidiana propri dell’età; [segnalo che valgono 16 mld, ndr].
A.1.5 - Funzioni “oldage”, “survivors” e “disability” Prestazioni incluse nell’aggregato. L’aggregato, spesso considerato nei confronti a livello internazionale, comprende la somma delle erogazioni che Eurostat classifica in termini di funzione old age, di funzione survivors e di funzione disability. La funzione old age, oltre alla spesa per pensioni dirette IVS (con esclusione delle pensioni di invalidità con età inferiore all’età pensionabile e di quota dei prepensionamenti classificati nella funzione “Disoccupazione”, come precedentemente indicato), include: le erogazioni annuali da parte dei datori di lavoro privato e pubblico in termini di TFR (le quali non sono pensioni ma erogazioni in capitale non necessariamente collegate alla funzione vecchiaia, bensì all’interruzione del rapporto di lavoro, come in precedenza indicato), alcune spese per servizi erogati a protezione della funzione vecchiaia, le pensioni integrative corrisposte dai fondi pensione privati241. Nella funzione survivors, oltre alle pensioni IVS indirette, sono incluse le pensioni di guerra indirette e le rendite infortunistiche indirette. La funzione disability, oltre alle pensioni IVS di invalidità e inabilità con età inferiore all’età pensionabile, contiene anche prestazioni quali le rendite infortunistiche e le prestazioni per invalidità civile (ivi inclusa la spesa per indennità di accompagnamento).


 • Francesco Lovecchio 16/4/2015 - 22:27
Vincesko, 8 ore di attesa inutilmente lunga per scrivere due capoversi di commentario che non dicono nulla se non svelare chi sei, e due copia e incolla che dimostrano che non hai letto, o non hai capito, il commento di sopra.


***

 • Corrado Tizzoni 15/4/2015 - 08:59
Gentile sig. Vincensko, se veramente pensa che tutti, tranne lei, facciano disinformazione deve ricredersi: anche lei purtroppo è caduto nell' odioso vizio imperante nel mondo dell' informazione economica prevalente. Nella fattispecie il dato che lei fornisce sulle pensioni d'oro non ha fondamento nella tabella riassuntiva  fornita da INPS per il 2012 e qui riportata (a meno che anche INPS non faccia giustamente disinformazione). In particolare mi risulta che le pensioni superiori a 90.000 euro annui siano circa 49.600 per un importo complessivo di 5,664  mld.
Questo è quanto dovevo.
Corrado Tizzoni


 • Vincesko 15/4/2015 - 20:43
1. Disinformazione.
a) Di grazia, dove avrei scritto che “tutti fanno disinformazione”? b) Quando accuso qualcuno di fare DISINFORMAZIONE (lo scrivo sempre in maiuscolo), rigorosamente fornisco le prove. c) Per quanto poi riguarda me, io ho parlato di CONTROINFORMAZIONE (lo scrivo sempre in maiuscolo). Salvo, beninteso, prova contraria. Che per me è sempre benvenuta.
2. Pensioni d’oro.
La mia fonte è un’altra (COBAS), ma il link non è più attivo. Il dato del numero delle pensioni d’oro è stato confermato dall'allora Sottosegretario del Lavoro e della Previdenza sociale, Carlo Dell'Aringa (l’articolo è linkato nel mio post AQQ24-Spesa pensionistica, che ho già allegato nel mio commento del 11/4/2015 - 23:23):
MELONI (FLI): «FISSARE UN TETTO» Pensioni d'oro, una sorpresa da 90mila euro al mese Sono oltre centomila e costano allo Stato più di 13 miliardi l'anno: primo Sentinelli, ex manager Telecom, inventore della "ricaricabile" 8 agosto 2013
Sono centomila i «super-pensionati» che costano al sistema ben 13 miliardi di euro all'anno. Mercoledì il sottosegretario al Welfare, Carlo Dell'Aringa, rispondendo in commissione Lavoro della Camera a un'interrogazione di Deborah Bergamini (Pdl), ha rispolverato l'albo delle «pensioni d'oro», riaprendo il file delle polemiche. http://www.corriere.it/economia/13_agosto_08/pensioni-oro-90mila-euro-me...
NB: poiché, secondo l’INPS, 1/3 dei pensionati percepisce 2 o più pensioni, occorre sempre distinguere tra n. delle pensioni (23 milioni) e n. dei pensionati (16,5 milioni).
Grazie per il commento.
PS: L’anno scorso, inoltrai una richiesta scritta all’analista dell’ISTAT delle pensioni perché disaggregasse ulteriormente i dati e indicasse la fascia delle cosiddette pensioni d’oro; mi rispose che avrebbe potuto farlo solo a pagamento.
PPS: I valori delle pensioni del link de lavoce allegato non includono la 13esima. Avevo già letto questi dati, da un’altra fonte (che peraltro ha data precedente); inviai anche il seguente commento (19/3/2014), ma non fu pubblicato:
Da altra fonte, dato confermato dall'allora Sottosegretario del Lavoro e della Previdenza sociale, Carlo Dell'Aringa, [*], nel 2010, i pensionati "d'oro" (un terzo dei pensionati riscuote 2 o più pensioni), cioè con pensioni maggiori di 8.000 € lordi mensili, sarebbero 109.000, per un costo stimato di quasi 13 miliardi; mentre dal report suesposto, facendo la somma, risulterebbero (se non ho sbagliato i calcoli) soltanto quasi 21.000, per un costo di 3 mld.


 • giovanni federico 15/4/2015 - 20:44
si dividono in due gruppi.
i) quelle corrispondenti a contributi versati che non dovrebbero essere toccate per quanto elevate esse siano
ii) quelle non corrispondenti a contributi versati che dovrebbero essere ridotte in proporzione ai contributi versati, come tutte le altre, d'argento, bronzo e ferro (salvo clausola di salvaguardia per quelle che scenderebbero al di sotto di un minimo vitale)
Probabilmente il numero di pensioni d'oro del primo tipo è molto ridotto. In ogni caso,  ridurre tutte le pensioni  cosidette d'oro oltre un certo importo senza distinguere i due tipi è a mio avviso profondamente ingiusto.
PS ho scritto 'dovrebbero'. Non dubito che la corte di cassazione, formata da futuri pensionati d'oro del primo tipo, troverà ottime giustificazioni legali per opporsi con successo


 • Corrado Tizzoni15/4/2015 - 22:02
Gentile sig. Vincesko, mi permetto di farle presente che secondo lei disinformano nell' ordine: OCSE, FMI, BCE, Commissione Europea, tantissime aziende private, tantissimi in generale. Sempre secondo lei tutta questa disinformazione avviene in modo sistematico, scientifico, paramafioso ( un complotto?) e contro tale situazione lei combatte una estenuante, vastissima campagna di controinformazione .
Nel merito della discussione e della tabella pensionistica in questione, ci tengo a ribadire che tale tabella riporta il dato della spesa pensionistica complessiva per percettore di reddito. Pertanto, come avrà notato, il totale della colonna numero dei pensionati è pari a circa 16,5 milioni (cioè il totale dei pensionati) e il totale della colonna importo complessivo annuo è pari a 270 mld ossia la spesa pensionistica in Italia. In sostanza la tabella è riferita ai pensionati e non al numero di pensioni ed è comprensiva delle tredicesima. Da questa tabella si possono calcolare quanto pesano i pensionati con pensioni complessive superiori a 90.000 euro annui ed è il numero che le avevo fornito ( circa 50.000 per circa 5,6 mld). Quindi i numeri forniti dalla Meloni sono, come spesso succede nel caso di questo politico, senza alcun fondamento. Per quanto riferito al sottosegretario Dell' Aringa non si riesce a vedere nè qui nè sul suo blog l' articolo del Corriere puntato dai suoi link, ma mi lasci dire che un articolo di giornale non mi sembra una fonte rigorosa. In ogni caso se si porta un dato in discussione bisognerebbe far vedere la fonte originale. Quindi per cortesia dovrebbe dare evidenza di quale calcolo è alla base della sua affermazione sulle pensioni d'oro .
Per concludere la tabella fornita dall' INPS alla redazione della Voce viene linkata anche da lei nell' ultimo link del suo post e allora?
Corrado Tizzoni


 • Vincesko 16/4/2015 - 12:34
@ Corrado Tizzoni Lei ha alcuni gravi difetti: proietta sugli altri i suoi difetti, predica bene e razzola male, scrive balle, è gratuitamente irrispettoso, è inutilmente ostinato.
1. Balle. Lei ha scritto (15/4/2015 - 08:59): “se veramente pensa che tutti, tranne lei, facciano disinformazione” Le ho chiesto dove lo avrei scritto. Non è stato in grado di provarlo. Ha scritto, quindi, irrispettosamente, una balla. E ha fatto un errore. Primo errore. Lei ha scritto (15/4/2015 - 22:02): “secondo lei disinformano […] tantissime aziende private, tantissimi in generale”. Invece non ho mai scritto né tantissime, né tantissimi. Lei ha scritto, quindi, irrispettosamente, un’altra, duplice, balla. Secondo errore, doppio.
2. Errore. Grazie di nuovo, è davvero gentile a ri-segnalarmi l’errore, ma lei continua ad imputarmi – erroneamente - un errore che, semmai fosse dimostrato tale, sarebbe delle fonti che ho trovato e che ho correttamente indicato. Attendendo conferme o confutazioni. Per uno così preciso come lei, ci dovrebbe essere una certa differenza, quindi il terzo errore, di imputazione, lo ri-commette irrispettosamente lei. (V. anche il punto 4, più esteso).
3. DISINFORMAZIONE. Lei – mi spiace dirglielo - ignora le motivazioni sottostanti e/o continua ad attribuirmi irrispettosamente affermazioni che non ho fatto, esagerandole ad arte. Per uno così preciso come lei, è una scorrettezza quasi imperdonabile. Quarto errore, grave, quintuplo. Poi mi dà anche del complottardo, a me che aborro i complottardi, che considero dei paranoici; io, miscredente, cerco di attenermi rigorosamente ai fatti, che peraltro, nel caso della gestione degli organismi internazionali, retti o eterodiretti dalla destra austeritaria al servizio dei ricchi potenti, sono ben visibili – almeno a chi non ha le fette di salame sugli occhi ed è irresistibilmente incline a subire la manipolazione informativa e poi la proietta sugli altri - e alla luce del sole. Vediamo, comunque, punto per punto:
• FMI, non nuovo a svarioni tecnici (vedi i moltiplicatori[*]) o richieste contraddittorie (critica l’austerità, ma continua a chiedere le riforme strutturali, che la aggravano, almeno nel breve-medio periodo, ammesso che nel lungo siano efficaci[**]), o immotivate (riforma delle pensioni), basandosi su dati in parte fasulli perché non omogenei (cfr. link nel mio commento del 15/4/2015 - 21:19). [*] Il Fondo Monetario insiste: sull’austerità ci siamo sbagliati L'ipocrisia del Fondo Monetario Internazionale [**] Abbassare i salari? La retromarcia dell'Fmi
• OCSE: idem come sopra, anche se – pare - in maniera molto meno grave dell’FMI, che pure si professa pentito.
• BCE: mi meraviglio che uno preciso ed informato come lei non abbia mai letto il trattato UE o i compiti, le funzioni, ecc. della BCE, confondendosi col 99% (almeno) che li ignora, inclusi – incredibile ma vero - premi Nobel e famosi docenti universitari di Economia (lasci perdere, ho le prove documentali). E per giunta, pur ignorandoli, ardisce muovere contestazioni invero maldestre in merito, come farebbe un qualunque pivello ignorante. Quinto errore, grave, doppio. Se li avesse letti, non mi avrebbe eccepito nulla, anzi, siccome lei è una persona severa e rigorosa, si sarebbe sicuramente unito a me nell’inoltrare una denuncia alla Corte di giustizia europea o almeno una petizione al Parlamento europeo e p.c. alla Corte di giustizia europea, alla Corte Cost. italiana e al Governo italiano. E avrebbe saputo anche che non ho indicato a caso e la forma del “ricorso” e questi destinatari, almeno quelli principali.
• Commissione UE: la prova della complicità sulla DISINFORMAZIONE è facilmente reperibile nel suo sito alla voce “Banca Centrale Europea”, e chiara ed evidente, almeno a chi abbia dato una semplice scorsa alle norme che regolano la BCE (o ai trattati UE). Quindi lei – mi spiace - è escluso, come (almeno) il 99%. Si informi, preavvertendola che la materia è complessa ma intelligibile, solo dopo ne possiamo riparlare.
• CONTROINFORMAZIONE. Io ho sempre definito la mia – e non potrebbe essere altrimenti e mi meraviglio che lei, gratuitamente irrispettoso, ne possa dubitare - una “piccola opera di CONTROINFORMAZIONE”, la sfido a dimostrare il contrario, altrimenti – mi spiace dirglielo - fa la figura del contaballe DISINFORMATORE.
4. Pensioni d’oro. Riepilogo di nuovo (anche inutilmente ostinato, eh?): la mia fonte iniziale fu un’analisi della spesa pensionistica redatta dal Cobas di un importante ente pensionistico, ormai confluito nell’INPS, della quale copiaincollai la parte relativa alle pensioni d’oro nel mio post sulla spesa pensionistica. Come è noto, le analisi dell’ISTAT aggregano le fasce pensionistiche più alte, gli scrissi anche – come ho già segnalato – ma mi rispose che avrei dovuto pagarlo; altre fonti non ne trovai, per cui, in mancanza di meglio, assunsi come conferma l’articolo del Corriere della Sera, (ho visto ora che il link all’articolo non funziona, lo riallego, anche se bastava cercare il titolo (riportato) con Google. Sesto errore, veniale. Pensioni d'oro, una sorpresa da 90mila euro al mese). Segnalo, poi, a) che è vero che è un articolo di giornale, ma fa il resoconto – si deve presumere veritiero fino a prova del contrario - dell’audizione alla Camera del Sottosegretario del Lavoro; b) che il dato delle pensioni non pare attribuibile all’on. Meloni, il cui virgolettato è soltanto nell’occhiello, altro errore, ma glielo abbuono; e c) peraltro, “La proposta di legge Meloni sulle cosiddette pensioni d’oro, presentata il 21 giugno 2013, è stata adottata come testo base sul quale lavorera’ la commissione Lavoro”, cfr. Pensioni d’oro: testo in commissione Lavoro. Osservo, infine, che anche se fossero 50.000 pensioni d’oro e 5,6 mld (a me, leggendo la stessa tabella, risultarono di meno, come scrissi nel commento in calce che ho riportato, dal quale risulta anche – vedi titolo prima colonna - che non è inclusa la 13esima, settimo errore) non sarebbero affatto pochi e comunque sarebbero molti di più di quelli che sbandierano ad arte gli agit-prop (il web ne è pieno) e le “poche centinaia”, che indicò l’ex ministro Giovannini, un altro DISINFORMATORE (cfr Caro Ministro Giovannini).
Totale: 7 (sette) errori, alcuni multipli.
PS: Ri-segnalo che la piattaforma IlCannocchiale sul quale risiede il mio blog è spesso in avaria; nel caso, riprovare più tardi.
***
ALLA REDAZIONE, DOPO AVER DOVUTO ASPETTARE 12 ORE, MI VENGONO ACCREDITATI 2 COMMENTI, MA DOPO AVERNE INVIATO UNO IL SISTEMA MI DICE CHE NON NE HO PIU' E CHE DEVO ASPETTARE 9 ORE.


 • Corrado Tizzoni16/4/2015 - 22:25
Gentile sig. Vincesko, non volevo assolutamente distoglierla dalla sua lotta quotidiana contro la disinformazione propagata dalle maggiori istituzioni economiche mondiali ed europee, nè tantomeno voglio entrare nel merito di tale battaglia di cui lascio molto volentieri tutto l' onere e l'onore a lei, ma volevo solo registrare che mentre lei combatte contro i ' tantissimi che disinformano. Anche nelle aziende private' è  purtroppo caduto  in un triste episodio di disinformazione.
In sostanza come si evince dalla tabella fornita dall' INPS, che d' altra parte anche lei pubblica nell' ultimo post, i pensionati con reddito da pensione superiore a 90.000 euro annui sono circa 50.000 per un importo complessivo di 5,6 mld. Punto.
Su questo punto posso anche dirle, con buona confidenza di essere nel vero, che i conti fatti da lei su tale tabella ( per reddito pensionistico > 90.000 lei dichiara 21.000 percettori per 3 miliardi di importo complessivo) sono completamente sbagliati ( ha provato ad usare excel?).
Per quanto riguarda le sue fonti originali :
1) il dato fornito dal COBAS non può essere smentito perchè la fonte  è stata ritirata dalla circolazione ( forse non a caso) e mi lasci pure dire che l' autorevolezza di una nota sindacale mi sembra alquanto bassa
2)nell' articolo recuperato dal Corriere,  la frase ' ci sono oltre 100,000 superpensionati per un importo complessivo di 13 miliardi'  non fa riferimento a nessuna soglia annua di pensione , quindi è riferita ad una soglia di reddito non precisata, potrebbero essere 70.000 euro come 130.000 euro annui.
Il numero di 90.000 euro è riferito invece alle superpensioni mensili oggetto dell' interrogazione parlamentare .
Per quanto riguarda infatti l' intervento del sottosegretario Dell' Aringa in risposta alla deputata Bergamini, se fosse andato a vedere la fonte originale, per esempio qui, avrebbe visto che il sottosegretario non ha mai parlato in tale sede di 109.000 superpensionati con 13 mld di importo complessivo ma ha semplicemente riferito quali sono le 10 pensioni più alte con al primo posto quella del mitico Sentinelli con oltre 90.000 euro mensili.
Dalla preziosa tabella INPS di cui sopra si può inoltre facilmente vedere che tale importo di pensioni (13 mld) e tale numero di pensionati (109.000) può essereraggiunto approssimativamente se vengono dichiarati superpensionati o pensionati d'oro i percettori di pensione superiore a 5500 euro lorde mensili (70.000 euro annui).
Per quanto riguarda la tabella INPS in questione mi corre inoltre l' obbligo di spiegarle con la massima umiltà e rispetto che la frase 'Classi di reddito pensionistico mensile(escluso il rateo della tredicesima)' vuole semplicemente dire che si tratta dell' importo mensile erogato al singolo percettore e che per avere il corrispondente importo annuo bisogna moltiplicare tale importo per 13. Nelle colonne importo annuo complessivo e importo medio annuo del reddito pensionistico sono incluse ovviamente le tredicesime come si può anche evincere dalle ultime righe della tabella dove le classi di importo mensile hanno pochissime occorrenze (per esempio 10 occorrenze per la classe da 49 a 50 volte il minimo).
Infine per concludere questa ormai sterile discussione mi permetto di farle presente che non assumersi la responsabilità delle informazioni riportate e usate per argomentare (in sintesi dire" non è colpa mia se le fonti che cito danno informazioni sbagliate, prendetevela con loro") mi sembra, come minimo, poco costruttivo.


 • Vincesko17/4/2015 - 17:50
La ringrazio per le cortesi spiegazioni, che accolgo volentieri, ma eccepisco:
1. Lei, oltre ad esagerare con i falsi titoli roboanti, esagerati, indizio infallibile di coda di paglia, sorvola disinvoltamente su tutte le balle vere e le affermazioni almeno approssimative che ha scritto e mi ha contestato.
2. Il link al Parlamento è troppo generico, anzi approssimativo, poiché conduce alla pagina iniziale di tutti i lavori delle Commissioni, pretendendo che io mi vada a cercare pazientemente quella riguardante l’audizione del Sottosegretario Dell’Aringa. Metta quello giusto, visto che lo ha trovato e letto. O no e ha detto un’altra balla? Poi, che cosa crede, che uno che non si limita, come presumo faccia lei, alla materia previdenziale, e deve aggiornarsi per curare decentemente un blog, ha tempo e voglia di leggere tutti i link? Non mi va di fare il tuttologo, ma approfondire, da profano (come nella materia previdenziale), gli argomenti che di volta in volta ritengo opportuno.
3. In ogni caso, sorvola sul fatto che il giornalista del Corriere - che non è proprio un giornalucolo - da qualche fonte avrà pure trovato il dato dei 100 mila pensionati d’oro e dei 13 mld, quasi esattamente quelli che ho riportato anch’io, e molto, molto distanti dalle poche centinaia di unità e poche centinaia di milioni di cui di solito si parlava (incluso l’ex ministro Giovannini) ed invece molto vicino a quello dei 5.000€ lordi mensili da lei evidenziato. Confesso che io non uso Excel, che conosco pochissimo (conoscevo “Lotus 123”, che ho usato per anni), ma una piccola calcolatrice Canon che comprai – credo - molti anni fa in Arabia Saudita. Mi è sufficiente, per “bastonare” i contaballe e i DISINFORMATORI, fare 2+2.
4. Ecco il titolo dell’analisi della fonte mia iniziale, che non è stata affatto “ritirata”, come lei afferma con la sua solita inclinazione all’approssimazione arbitraria, ma non è più attiva, assieme al sito, presumibilmente perché il sindacato INPDAP è stato chiuso e fatto confluire nell’INPS (gli chieda conferma, lei che è… del ramo):
Analisi della spesa pensionistica e proposte di riduzione delle pensioni  http://www.cobasinpdap.it/wp-content/uploads/2012/07/CRISI.ECONOMICA.E.LOTTA_.PER_.IL_.REDDITO.pdf 
5. Infine, avendole già ben 2 volte spiegato come e perché abbia riportato e confermato quel dato, rifiuto la sua conclusione (ennesima accusa arbitraria e del tutto errata, infallibile indizio di coda di paglia) che io non mi assuma la responsabilità di ciò che scrivo. Anche perché, in buona sostanza, se si assume come limite “convenzionale” per considerare d’oro una pensione il valore di 5.000€ lordi e non netti, vengono confermati dai suoi dati. E poiché allora non si parlava di ricalcolo e l'obiettivo era, è, quello di reperire le risorse per perequare le pensioni basse (o altre misure anti-crisi), c'è margine per intervenire congruamente abbassando la soglia, che, in conclusione, era lo scopo - concreto, pragmatico - del mio post sulla spesa pensionistica, come avrà potuto dedurre anche dalla mia lettera all'ex ministro Giovannini (o, eventualmente, da altre decine di post del mio blog, avendo io come motto e stella polare, oltre alla libertà, la giustizia sociale).


Si arrenda sig. Vincesko! Ormai è accerchiato! (dalla realtà)

  Corrado Tizzoni 17/4/2015 - 21:43
Gent. sig. Vincesko, premetto che questo è proprio l' ultimo mio intervento sulla questione dei famosi 100.000 pensionati con pensione superiore a 90.000 euro annui per un totale di 13 mld complessivi, ma non ho resistito alla tentazione di cercare in rete il documento dei COBAS INPDAP da lei indicato nell' ultimo post e ho trovato alcuni residui o mutazioni o embrioni di tale analisi per esempio qui oppure qui oppure qui.
Siamo a mio avviso al delirio completo e alle farneticazioni matematiche: in ultima analisi siamo di fronte a pura e semplice DISINFORMAZIONE.
Faccio solo alcuni esempi tratti da questi elaborati :
i superpensionati con pensione annua superiore a 80.000 euro sono oltre un milione per una spesa complessiva di 80 mld di euro
da fantomatici dati INPS viene corretto il dato precedente e risulta che i pensionati con pensione superiore a 8000 euro mensili sono oltre 600.000 ( e gli autori si complimentano con sè stessi per esserci andati vicini al bersaglio)
dagli stessi dati risulta che i pensionati con pensione mensile superiore a 2000 euro e inferiore a 8000 sono oltre 2 milioni e prendono circa 5000 euro all'anno (?)
Mi sembra che ce ne sia abbastanza per dichiarare tale fonte pienamente inattendibile anzi fortemente disinformante.
E allora sig. Vincesko? Le ho messo in luce (la famosa tabella INPS) un' arma potente, un lanciafiamme : la usi  senza pietà contro  questi siti terribili  fonti di leggende metropolitane sulle cosiddette  pensioni d'oro. Rivolga più proficuamente contro di loro la sua volontà di promuovere controinformazione e annientare i disinformatori.
Per finire le mando anche il link diretto all' audizione del sottosegretario Dell' Aringa qui
e mi mi permetto di dirle inoltre che 5000 euro di pensione mensile non sono più o meno la stessa cosa di 7500 euro mensili ( stiamo parlando di una differenza del 50% a salire o del 33% a scendere, veda lei)
Corrado Tizzoni


 • Vincesko18/4/2015 - 01:15
Di nuovo? Il suo impegno mi sembra degno di miglior causa. La sua – contro di me, non per i dati - è persa, se ne faccia una ragione. Curiosa, poi, la sua propensione a partorire titoli roboanti maleducati che contraddicono il suo professarsi cortese (indizio di insicurezza); il titolo, in quest’ultimo caso, contraddice anche il suo stesso testo del commento.
Guardi, non la porti in Cassazione, sono d’accordo con lei che i post allegati danno dati sballati (è lo stesso articolo, che poi viene ripreso da più siti), talmente sballati da rasentare effettivamente il delirio. Ma non sono gli stessi del lungo post che assunsi come fonte iniziale, del quale ho conservato nel mio archivio solo delle brevi parti: le tabelle (contenenti peraltro l’intestazione della colonna quantità errata: “N. pensioni” in luogo di “N. pensionati”, che provvidi a correggere nel mio post) e la breve citazione delle pensioni d’oro, che - ri-ripeto, ma lei non ascolta - copiaincollai, modificandola leggermente, nel mio post e che qui riporto:
Dai dati INPS risulta che le pensioni sopra gli 8.000 € sono circa 109.000. Tra queste vi sono anche numerose pensioni che superano di parecchio i 10.000 € (molti si avvicinano e superano anche i 30.000€ mensili!), perciò possiamo inferirne una media sui 9.000 €. Utilizzando questa media, si ottiene che la spesa annua attuale per queste pensioni di importo alto è, quindi, non meno di 12 miliardi e 700 milioni (9.000 x 109.000)”.
Come vede, il dato è 109.000 per un costo di quasi 13 mld, esattamente quello che ho riportato io, non quello del tutto sballato che ora sbandiera lei, delirando incongruamente di "accerchiamento". Lei si "accerchia" da solo. Questo è quanto. Anzi, aggiungo che inviai un messaggio al Cobas (adesso non rammento se via email o tramite il suo sito, ma mi sembra di ricordare che fosse di Roma), per segnalare che gli importi esposti erano al lordo delle imposte, quindi i risparmi attesi erano inferiori. Eccolo (l’articolo di E&L allegato è riportato in calce al mio post “AQQ24-Spesa pensionistica”):
OK, ma con l'avvertenza che gli importi di spesa pensionistica sono al lordo delle imposte, come si ricava da quest’altra analisi:
"Radiografia della spesa pensionistica" " [...] Usando le definizioni del NVSP la spesa pensionistica nel 2010 era pari a 232 mld. Se consideriamo solo la parte erogata da Enti pubblici, escludendo quindi Casse private, Inpgi ed Enasarco, scendiamo a 228 mld (14,7% del Pil). Questa è la spesa lorda erogata da Inps, Inpdap, Enpals, ma questa spesa contiene una rilevante partita di giro costituita dall’Irpef trattenuta sulle pensioni. Gli Enti erogano ai pensionati gli importi netti trattenendo le ritenute fiscali che versano allo Stato. In base ai bilanci dei tre Enti nel 2010 le somme girate allo Stato per trattenute Irpef sulle pensioni sono state pari a 40,2 mld di euro. La spesa netta per pensioni è stata, pertanto, pari a 187,8 mld di euro. Questo è il valore reale del trasferimento dagli attivi ai pensionati. Gli altri 40,2 mld sono solo una partita di giro tra Enti e Stato. Del resto la Rgs quando stima gli effetti di tagli o incrementi della spesa pensionistica sui conti pubblici lo fa sempre al netto degli effetti fiscali; altrettanto lo si dovrebbe fare sulla spesa complessiva. [...]". http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1490
PS: Sulla risposta del Sottosegretario Dell’Aringa, eccepisco che ha detto una mezza verità (che equivale sempre ad una bugia intera) sulla pronuncia della Corte Cost.: è vero che essa deliberò che il contributo sulle pensioni ha natura tributaria, ma quella fu solo la premessa giuridica per giudicare il provvedimento (contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro) irragionevole, poiché colpiva solo una parte dei contribuenti. D’altra parte, l’esito negativo fu previsto al momento del varo del DL, esito peraltro che si era già puntualmente verificato per l’altro contributo straordinario, previsto dal DL 78/2010 (v. nota in calce al mio post sulla spesa pensionistica), per cui io penso che furono congegnati apposta male. Bastava metterli insieme nello stesso provvedimento di legge, e stabilirlo erga omnes, per evitarlo.


 • michele boldrin 13/4/2015 - 06:34
Working comment, quindi può essere che lo modifichi in seguito aggiungendo altro materiale.
Visto che il Vincesko (che, guarda caso, e' arrivato a fare il pensionato in tempo utile ...) dice che siamo tutti dei menzogneri e dovremmo vergognarci, mi son passato la sera della domenica a leggere. Nella mia solitudine, a cui Rocco & Greta fan compagnia, leggere è cosa ottima, anche se legger di pensioni rimanda la lettura delle raccomandazioni di Andrea (libro di Toibin arrivato, le prime due pagine promettono bene, grazie Andrea).
Vado telegraficamente, nell'ordine in cui i papers arrivano via Google.
- Situazione italiana 2007 circa, qui.  Disastro confermato: massimo spaventoso a 2040. Ora sappiamo, avendo dati recenti, che sottostimavano il disastro, visto che i valori attuali son superiori (per il rapporto pensioni/GDP) a quelli che loro proiettavano per il 2010-2015. L'Italia la trovate attorno alla pagina 180. Traduzione: almeno sino all'inizio anni 2000 ciò che casta e sindacati avevano costruito era un sistema criminale. Se per caso è stato riformato (vediamo se esiste evidenza al proposito) è stato solo un bene. Ma dubito che il furto intergenerazionale sino al 2030-35 non vi sia più, c'è ancora. Il signor Vincesko e tutti i ladri intergenerazionali come lui possono dormire sonni tranquilli. Graziaddio la maggioranza di loro (ne conosco parecchi) stan zitti, vergognadosi ed approfittandosi in silenzio. Vincesko invece parla ed offende, protetto ovviamente dal comodo anonimato.
- Lo sapevano a Roma, vent'anni fa, che stavano massacrando le giovani generazioni? Si', lo sapevano. Anche se facevano ipotesi ottimistiche e false, sapevano quello che facevano e sono quindi colpevoli. Una prova fra le tante, studio MEF del 1998. I grafici da pagina 32 in poi fanno paura: delinquenti. [P.S. Visto che la schermata Google cita anche me, ci sono anche io, giusto un anno dopo, con Franco, Juanfra e Juanjo, a dire come stavano le cose]
-  Alla ricerca di qualcosa di rilevante (sembra non esserci, dopo un'ora ed almeno 60 URLs diverse, ancora nulla di usabile ... la gente scrive e pubblica tonnellate di troiate) ho trovato la Elsa che racconta il suo punto di vista. Opinioni a parte, il grafico della slide 7 racconta l'Italia ...
-  Poiché il dibattio è anche su questioni di giustizia intergenerazionale, questo studio ribadisce uno dei punti sui quali insisto: il sistema in essere fotte i giovani lavoratori. Vista la data probabilmente non include gli effetti di Fornero e seguenti, ma la situazione descritta alle pagine 3-4 e poi 6  e seguenti è praticamente quella attuale. Se non è un furto intergenerazionale questo, non so cosa lo sia.
Questo studio OECD è del 2011 e non si occupa di soldi (ossia, niente valori delle pensioni, salari e PIL) ma evidenzia i fattori demografici sottostanti al problema. Se mettete assieme le varie tabelle e figure da pagina 22 in avanti (la prima pagina è 19, non confondetevi :)) cogliete il punto: l'Italia è speciale perché combinava ed ancora combina età pensionabile bassa e vita attesa, al pensionamento, alta. Ovviamente dal 2030 circa in poi l'Italia torna nella norma ma ORA e negli ANNI PRECEDENTI la situazione è quella descritta: pensionati giovani con tanti anni in pensione. Dopo, dopo si pensioneranno tardi e vivranno meno, da cui il furto (senza neanche dover tener in conto il passaggio massiccio da retributivo a contributivo)!!
- Questo è un esempietto di come l'alta burocrazia del MEF fa i conti e ce li spiega. Lo studio credo sia datato attorno al 2000 (questi manco mettono la data!) quindi serve poco. Ma conferma tre cose: (1) sapevano, oh se sapevano ... , (2) usano metodi di simulazione da far ridere uno studente del primo anno, (3) o non sanno esprimersi o non vogliono farsi capire. Poi chiedetemi perché sostengo che la burocrazia ministeriale italiana è un cancro da estirpare (gli stipendi di costoro, e le loro pensioni, vorrei conoscere ...) ! P.S. D'altro canto, non è che l'accademia "ufficiale" italica sia molto meglio ... ho dato un'occhiata a questo e mi son detto: se me lo presenta uno studente del secondo anno come term paper prende un tal calcio nel sedere che non si siede per un anno intero.
- Niente, non c'è un cazzo di niente che contraddica la tesi che da due decenni sostengo(niamo).Questo divertente studio, che si occupa di tutt'altro, conferma comunque il crimine italiano. Guardatevi la slide numero 3 della versione corta che quella lunga è solo per disgraziati che non han nulla da fare nella vita.
Bon, mi son rotto. Dopo aver guardato tutto il guardabile e non avendo trovato nulla che contraddica quanto sostengo/niamo da due decenni aspetto fiducioso che il pensionato Vincesko mi faccia vergognare con i suoi eccelsi calcoli.


 • Vincesko 13/4/2015 - 16:48
@michele boldrin
Ho letto solo adesso. Come ho scritto sopra (13/4 15:36), io sono invece d'accordo su (quasi) tutto e sono stato io bersaglio di incongrue contestazioni. Inventarsi nemici e accuse immaginari è per solito indizio di paranoia.
PS: Non vi siete mai accorti, voi espertoni, che la spesa pensionistica italiana include delle voci "spurie"? E, se sì, perché non ne avete tenuto conto o almeno non lo avete segnalato in una semplice nota in calce?


 • michele boldrin 13/4/2015 - 23:57
Allora, sembra che di fronte a domande precise e circostanziate tutta la furia e gli insulti svaniscano. Bene, almeno un risultato l'abbiamo raggiunto. E' cosa rara.
Vedo pero' che, nel P.S., vengo definito "espertone" con tono ironico e mi viene chiesto perche' non ho incluso qualcosa in una footnote. Forse perche' fra esperti l'ovvio lo diamo per scontato?
Ma, curioso e timoroso di sbagliarmi, chiedo: COSA includono di SPURIO le pensioni italiane?


 • Vincesko 14/4/2015 - 17:57
@michele boldrin
Con me è meglio non fare il furbo. Te l’ho detto in calce al tuo articolo precedente che sei troppo scarso e vulnerabile per me (sei sempre indignato e reagisci sempre in maniera esagerata, infallibile indizio di coda di paglia).
1. Dicono che repetita iuvant… Allora ripeto per la seconda volta (quindi in totale tre): io sono d’accordo su (quasi) tutto, anzi ero d’accordo già… prima di venire a commentare qui (v. i miei dati RGS più alti di quelli OCSE segnalati da @davide mancino); e sono stato io offeso gratuitamente per 2 volte da @davide mancino ed ho solo replicato adeguatamente.
2. Non proiettare i tuoi difetti, è un segno di debolezza: frequento anche lui pochissimo poiché aborro le sétte, ma per il turpiloquiare… offensivo è una bella gara tra te e Alberto Bagnai. Tu, mi pare, aggiungi un sovrappiù di gratuità. Segno di debolezza doppia.
3. Hai un cervello che seleziona la “lettura” dei commenti a seconda delle tue convenienze? Le voci spurie le ho già elencate il 12/4/2015 - 02:19 nella mia replica a @davide mancino, che ha suscitato la tua reazione indignata e vagamente diffamatoria, e quella a te del 13/4/2015 - 15:36. Lo dico sinceramente, as usual: sarei addirittura felice e grato se tu – sedicente ex esperto mondiale della materia pensionistica - le potessi confutare nel merito. Ripeto: nel merito. Possibilmente senza divagare sulle nequizie passate e analizzando e allegando report che non precedono od omettono né la riforma Damiano, 2007, né quella duplice di Sacconi, 2010 e 2011, ancor più incisiva della tanto decantata e vituperata riforma Fornero, del dicembre 2011, oggetto di strali quotidiani, referendum e di speculazione politica (v., oltre alla mia lettera a Oscar Giannino, quest’altra: Lettera all’On. Matteo Salvini, politico mendace, populista e fintamente paranoico, che andrebbe sbugiardato in diretta tv), che - dicono - produrrà i suoi effetti soprattutto a partire dal 2020.
4. Ovvie? Anche io aborro le cose ovvie. Ma queste non sono affatto ovvie. Comparare dati non omogenei è un errore grave, è DISINFORMARE, in generale e in particolare in una materia – come ben sappiamo - delicatissima come le pensioni (per non ripetermi, v. la mia replica del 14 aprile 2015, 10:08 ad @Andrea Grenti).
5. Sono sicuro che se un tuo studente ti desse la risposta che hai dato tu ora a me, non solo lo bocceresti, ma gli daresti anche un calcio in culo. Intelligenti pauca.


Aggiornamento (30-04-2015)

 • Vincesko 30/4/2015 - 18:10
Segnalo:
Osservatorio sulle pensioni
Data pubblicazione: 30/04/2015
L’Osservatorio statistico sulle pensioni è stato aggiornato con i dati relativi alle pensioni vigenti al 1°gennaio 2015 e liquidate nel 2014.
Dall’analisi dei dati emerge la conferma del trend decrescente degli ultimi anni che vede passare le prestazioni erogate ad inizio anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015.
Il fenomeno è da attribuirsi sia all’esaurimento del collettivo delle pensioni di invalidità liquidate ante Legge 222/1984, sia all’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e di anzianità determinato dalla Legge 214/2011.
Di contro l’importo medio mensile erogato risulta in costante crescita, passando da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015.
Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori.
[L’importo complessivo annuo risulta pari a 192,6 miliardi di euro, di cui 173 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. Il 66% dell’importo è erogato dalle gestioni lavoratori dipendenti, il 23,8% da quelle dei lavoratori autonomi, il 10,1% da quelle assistenziali.]

NB: Come si può notare, anche l'INPS attribuisce erroneamente il calo del numero delle pensioni solo "all’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e di anzianità determinato dalla Legge 214/2011 [Fornero]".



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