lunedì 20 aprile 2015

Tentato suicidio (sventato)

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 107 del 30-01-12 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Tentato suicidio (sventato)


Sabato mattina, 30.1.2012, all’1:00 di notte, ho pubblicato un commento su Europa, in calce ad un articolo del Sen. Treu (PD) http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/132411/welfare_mediate_così . Dopo qualche minuto, attratto da rumorini strani all’esterno della casa, mi sono affacciato al balcone e mi sono trovato di fronte ad una scena agghiacciante: un ragazzo in piedi su una sedia, di quelle di plastica bianca da giardino (trovata davanti alla casetta disabitata del vicino alla mia destra) era in procinto di impiccarsi, con uno strano tubo di gomma o plastica bianco lungo una quindicina di metri, posato a mo’ di cavo aereo elettrico o telefonico: partendo da una casa vicina (ne avvolgeva un travetto) a sinistra della mia, uno dei due capi del tubo era legato ad una ringhiera comunale alta un metro su cui è installato un cestino metallico dei rifiuti; e l’altro capo saliva fino al supporto a muro (muro della mia casa), all’altezza di circa 3 metri, di un lampione dell’illuminazione pubblica, e poi ridiscendeva fino al collo del ragazzo.

Appena l’ho visto, gli ho gridato (per bloccarlo ed insieme “intimidirlo”): “Che stai facendo?!”. Egli, sorpreso, è sceso subito dalla sedia e, sciogliendo il cappio, mi ha risposto: “Vi ho disturbato?”, ed ha cominciato a disinstallare il lungo tubo. Gli ho replicato, con voce il più possibile dolce e suadente (ero un po’ innervosito dalla scena): “Ma quale disturbo…, che stai facendo? Come ti chiami?”. E lui:”Eh, lo dico a voi…”. “Dove abiti?” “Un po’ più giù” (la mia casa, in collina, è alla sommità di un vicolo a scala di 49 scaloni e scalini). “Che è successo, hai qualche problema, vuoi confidarti con me, hai voglia di parlare?”. E lui: “Eh, parlo con voi…”.

A quel punto, aveva finito di riavvolgere il lungo tubo e, dopo avermi detto: “Lo vado a fare da qualche altra parte”, se ne è andato. Sono rientrato in casa ed ho chiamato il 118, il quale mi ha detto di chiamare il 112. Mi ha risposto la PS, che mi ha passato il Comando CC di zona, che ha attivato la Stazione CC più vicina (distante 5 Km), Ad ognuno, ho dovuto raccontare l’evento, perdendo minuti preziosi. Subito dopo, mi ha richiamato il 118, per chiedermi se avessi chiamato i CC e per informarmi che intanto avrebbe mandato un’ambulanza del vicino ospedale (500-600 m).

Dopo qualche minuto (alle 2 circa, presumo) è arrivata l’ambulanza con 3 addetti, che sono saliti da me e poi ridiscesi. A quel punto, ho messo un giaccone e, vestito com’ero (cioè male), sono sceso alla vicina piazzetta, venendo a sapere che i 3 avevano fatto un giretto in ambulanza e non a piedi (se il ragazzo ci riprovava, non lo faceva certamente in piazza). Soltanto alle 2:30 sono arrivati i CC (un maresciallo ed un brigadiere, in borghese), i quali, anziché preoccuparsi della sorte del ragazzo, mi hanno chiesto i documenti, e di dov’ero e dove abitavo e che mestiere facevo, ecc., insomma una sorta d’interrogatorio (evidentemente, era più comodo interrogarmi che fare un giro a piedi). Espletate queste formalità (intanto si era avvicinato un tizio un po’ brillo e mezzo rimbambito - ne ho avuto poi conferma dalla Polizia Municipale - che si spacciava per poliziotto e mi chiedeva i documenti), ho ottenuto che il maresciallo salisse a fare un sopralluogo; dopo il quale, avendogli io descritto la dinamica del fatto, è divenuto meno scettico. Poi sono ridisceso con lui e, dopo un po’, sono rientrato a casa. Chiaramente ho avuto difficoltà ad addormentarmi.

Appena mi sono svegliato (alle 10:00), mi sono vestito elegante e sono andato a fare un’indagine per scoprire, basandomi sull’eventuale acquisto dello strano tubo usato per l’impiccagione, l’identità del ragazzo e ad informare la Polizia Municipale ed il Comune, ma prima ho fatto apposta colazione al bar per diffondere la notizia del tentato suicidio.

Sia la Polizia Municipale che il Comune erano chiusi. Allora sono andato dai due ferramenta per chiedere se avessero venduto ad un ragazzo un tubo di gomma bianco lungo una quindicina di metri: il primo non ne vendeva; il secondo ce ne aveva uno identico, ma era giallo (per me però costituiva un 1° importante riscontro). Davanti al 2° ferramenta c’era un vigile, al quale ho raccontato il fatto. Al ritorno, la Polizia Municipale era ancora chiusa ed allora ne ho approfittato per informare il fotografo, e chiedergli se c’era un 3° negozio di ferramenta, e la titolare di un negozio di biancheria, ubicati di fronte. Poi sono ritornato dalla Polizia Municipale, finalmente aperta, dove sono stato accolto dal Comandante e dal vigile che avevo informato prima e da un suo collega. Stavano già indagando per individuare il ragazzo. Me ne hanno chiesto la descrizione e, per agevolarmi, il Comandante ha fatto venire il giovane figlio ventenne, che portava anch’egli come l’altro ragazzo un giubbino scuro, ma era un po’ più magro. A quel punto mi hanno detto che se ne sarebbero interessati loro. Li ho anche informati dell’indagine che avevo fatto sul tubo di gomma bianco. Sono tornato a casa che erano quasi le 13 e mi sono messo a scrivere questo commento.

Mentre lo stavo per pubblicare, han bussato alla porta: era un vigile, poi seguito dal brigadiere della notte prima e da un diverso maresciallo (il Comandante della Stazione), che accompagnavano il ragazzo, che ho salutato volentieri e che mi ha stretto forte la mano. Dopo di che, su richiesta del maresciallo, tranne il vigile, siamo andati tutti e quattro alla loro Stazione CC per stendere il verbale di testimonianza, con la promessa che mi avrebbe riaccompagnato. Per strada, il brigadiere si è scusato con me perché avevano in parte dubitato della mia attendibilità (l’avevo confidato alla Polizia Municipale), pur considerando (sospetto la mattina dopo...) che io avevo declinato i miei dati al telefono (fisso). Gli ho replicato che non ero mica offeso e avevano fatto bene a dubitare. Ho saputo anche che il tentato suicidio del ragazzo era stato scatenato da un litigio con la sua ragazza e che aveva usato quel tubo perché non aveva trovato di meglio.

Il papà del ragazzo, convocato là con altri due figli, mi ha poi riaccompagnato a casa alle 16 passate (il ragazzo era ancora sotto interrogatorio (!) ed i suoi due fratelli sono rimasti là). Egli si è premurato di dirmi che suo figlio era stato sempre un bravo ragazzo, per cui non aveva mai avuto bisogno di picchiarlo. Gli avrei voluto obiettare che il fattore da considerare non erano le eventuali botte, ma la carenza di amore ricevuto da piccoli, che rende fragili. Mi son fatto lasciare al supermercato per fare la spesa e poter finalmente mangiare qualcosa.
Tornando a piedi dal supermercato distante da casa un 7-800 m, mi sono fermato prima dalla macelleria (ignoravano quanto accaduto) e poi dal giovane meccanico di moto che mi rifornisce le bombole del gas; da lui (che già sapeva del tentato suicidio, appreso in piazza) ho saputo che questo piccolo paese di 4 mila abitanti, di individui, maschi e femmine, dal cuore duro, pochissimo altruisti, molto diffidenti, nient’affatto empatici, fa registrare un suicidio all’anno, che è un tasso elevatissimo (circa il quintuplo della media della Campania, che è pari a circa 5 suicidi per 100.000 abitanti *).



Appendice

Suicidio
Per suicidio (dal latino suicidium, sui occidio, uccisione di sé stessi) si intende l'atto col quale un individuo si procura volontariamente e consapevolmente la morte.
Il suicidio è il gesto autolesionistico più estremo, tipico in condizioni di grave disagio psichico, particolarmente in persone affette da grave depressione e/o disturbi della personalità di tipo psicotico[1]. Ovviamente essi possono essere determinati da eventi ben pratici, quali delusioni amorose, condizioni di salute o di estetica, condizioni sociali, ecc.
Lo status giuridico del suicidio in diritto italiano è oggetto di dibattito ma, secondo la dottrina dominante, questo è un atto legittimo e comunque non può essere punito (ed infatti non è prevista alcuna sanzione civile o penale nei confronti di chi tenta il suicidio). Al contrario, vengono puniti gli atti che tentano di influire su una terza persona determinandola al suicidio. L'articolo 580 del codice penale punisce severamente l'istigazione al suicidio, il rafforzamento del proposito suicida, nonché l'agevolazione in qualsiasi modo del suicidio altrui. L'art. 14 della legge n° 58 8 febbraio 1948 sulla stampa sanziona con le pene di cui all'art. 528 Codice Penale, originariamente previste per le pubblicazioni e gli spettacoli osceni, le pubblicazioni destinate ai fanciulli ed agli adolescenti allorché, per la sensibilità ed impressionabilità ad essi proprie, siano idonee ad incitare al suicidio. In molti stati[senza fonte], per esempio la California, dove sono in molti a recarsi per cercare la morte sul Golden Gate Bridge [2], a San Francisco, il tentato suicidio continua a costituire reato.

Dal punto di vista medico-psichiatrico, numerosi dati [3] di letteratura indicano che è sicuramente possibile prevenire il suicidio nella popolazione generale, riducendo drasticamente il numero di morti, mediante apposite campagne di informazione e attraverso programmi e centri di aiuto e assistenza.
Sociologicamente il suicidio è stato trattato in modo molto approfondito da Émile Durkheim, il quale individua quattro tipi di suicidio collegati ai gradi di integrazione e regolamentazione sociale[4]:

Impiccagione
Suicidio mediante impiccamento
L'impiccamento è un'azione di asfissia per sospensione. Consiste nell'auto sospensione mediante una corda fissata a un oggetto rigido al di sopra della testa, mentre l'altra estremità è annodata intorno alla testa. Il peso del corpo permette alla corda di spostare in alto e in dietro l'osso ioide e la base della lingua, causando asfissia che conduce a morte. Prima dell'exitus può contribuire alla perdita di coscienza la temporanea interruzione della circolazione carotidea, dovuta allo stringersi della corda attorno al collo: non è questa la vera causa di morte perché il cervello verrà comunque irrorato dalle arterie vertebrali, collocate posterioriormente e perciò non pregiudicate dalla posizione dell'impiccato.
L'impiccamento può essere totale, se il corpo pende senza alcun appoggio, o parziale, se invece una qualche parte del corpo può comunque trovare appoggio, quando il suicida non ha valutato bene il suo teatro d'azione o ha l'intenzione conscia o inconscia di "resistere" fino all'arrivo di eventuali soccorsi. L'impiccamento inoltre può essere ortotopico, con nodo in posizione nucale, simmetrico, con nodo in posizione anteriore, nasale o asimmetrico, con nodo in altra posizione; ognuna di queste situazioni comporta ulteriori lesioni diverse, permanendo però il medesimo meccanismo di morte.

Se stai pensando al suicidio
L'uomo è nato con la capacità di togliersi la vita. Ogni anno nel mondo un milione di persone compie questa scelta. Anche nelle società dove il suicidio è illegale o tabù, le persone si uccidono comunque.
A molte persone che considerano il suicidio sembra di non avere altra via d'uscita. La morte rappresenta il loro intero mondo in quel momento e la forza dei loro impulsi suicidi non va sottovalutata - essi sono reali, potenti ed immediati.
Non esistono cure miracolose.
Ma è pure vero che:
  • il suicidio è spesso una soluzione permanente ad un problema temporaneo.
  • Quando siamo depressi, tendiamo a vedere le cose dalla prospettiva piuttosto angusta del momento presente. Una settimana o un mese dopo, le cose potrebbero sembrare completamente differenti.
  • La maggior parte delle persone che ad un certo punto hanno pensato di suicidarsi, ora sono contente di vivere. Dicono che non intendevano porre fine alla loro vita - ma che volevano solamente far smettere il dolore.
Il passo più importante è parlarne con qualcuno. Le persone che hanno propositi suicidi non devono cercare di farcela da soli. Devono cercare aiuto SUBITO.
[…].

SUICIDIO
La notizia di un suicidio lascia sempre un senso di smarrimento in chi la riceve. E la domanda spontanea che ci si pone è Perche? Vari sono le motivazioni e provvederemo ad analizzarle una ad una
Innanzitutto và detto che solo in pochi casi la persona che si suicida lo decide in maniera repentina ed improvvisa. Ciò avviene solo in persone che hanno un grave disturbo psichiatrico (ad esempio depressione) o si trovano ad affrontare situazioni di vita che ritengono estreme ed insopportabili (ad esempio un’improvvisa carcerazione). Il più delle volte il suicidio è la conclusione di un vissuto interiore personale, doloroso e dilaniante, in cui frequenti sono i dubbi sul porre in essere o meno il suicidio. Questo vissuto interiore può essere descritto come una serie di passaggi che descriverò di seguito. […]

Suicidio

Leggi questo articolo se:
  1. Sei un emo
  2. Sei un obeso o comunque sgradito alle donne
  3. Pensi che la vita sia una perdita di tempo
  4. Sei anche tu torturato dal dubbio amletico: essere o non essere? Qui troverai risposta a tutti i tuoi dubbi.
  5. Hai deciso di donare il tuo corpo alla scienza
  6. Hai deciso di farla finita: qui troverai i modi più originali per farlo
Non leggere questo articolo se:
  1. Sei uno sbirro, un magistrato o qualsiasi persona che abbia a che fare con la legge
  2. Hai moglie e figli. Fallo leggere a loro!
  3. Sei mia nonna. Nonna, lo vuoi capire che sei morta nel '78? Non ci si può suicidare 2 volte... lascia un po' di spazio anche alle altre persone.
[…].


Ho poi saputo che il ragazzo avrebbe già tentato in passato il suicidio, con una dose di medicinali, ma in quantità non letale. Sia dalle modalità da lui scelte questa volta (tubo di gomma, sedia), sia dalla dinamica, sia dalla sua voce e dal suo atteggiamento remissivo (è sceso dalla sedia non appena gli ho urlato che stesse facendo, e slacciandosi il cappio), sia dal fatto che andandosene mi ha informato che l’avrebbe fatto altrove, sia dalla sua stretta di mano il giorno dopo, sia, infine, dalla sua risposta alla mia domanda, mentre andavamo alla Stazione CC, che non l’aveva progettato, mi sono fatto l’idea che si sia trattato di una sorta di falso suicidio.

Terapia familiare strategica
[…] 2) ESSERE AMATI
Il problema è che i membri della famiglia sono coinvolti in una lotta per essere amati che spesso porta alla violenza autolesionistica e ad esprimersi con irrazionalità ed egoismo.
L’emozione principale è il desiderio e sono sempre presenti frustrazione e sconforto poiché i bisogni non sembrano mai soddisfatti.
L’obiettivo del terapeuta è ridistribuire l’amore tra i membri della famiglia e cambiare il modo in cui l’amore viene usato, trasformando il desiderio di essere amati nel desiderio di amare e proteggere gli altri.

I problemi tipici sono i sintomi psicosomatici, la depressione, l’ansia, le fobie, i disturbi alimentari e la solitudine e le interazioni sono caratterizzate da richieste e critiche eccessive.

Le principali strategie sono quattro:
Modificare il coinvolgimento del genitore, che consiste nel mutare il modo in cui i genitori sono coinvolti con i figli. Si può anche modificare il ricordo dell’adulto riguardo al coinvolgimento con i propri genitori nel passato nei casi in cui la persona ricorda di essere stata vittimizzata da essi e ha scarsa autostima. La strategia consiste nel dire che nell’infanzia ci deve esser stata qualche persona gentile che forse è stata dimenticata la cui influenza spiega le buone qualità che la persona presenta oggi.
Prescrivere il sintomo, che rappresenta la prima strategia paradossale descritta nella letteratura psicoterapeutica in quanto consiste nel chiedere al paziente di manifestare ancora di più il sintomo presentato per superarlo. In particolare si cerca di far sì che siano i genitori a prescrivere il sintomo al figlio sotto la loro sorveglianza, in modo che diventi un obbligo. Un’altra variante è fornire un copione (a una coppia, a fratelli o genitori e figli) da seguire attentamente in modo che la comunicazione sia prevedibile, precisa e positiva.


Prescrivere un gesto simbolico consiste, invece, nel chiedere di compiere ripetutamente un gesto che simboleggi il gesto autodistruttivo ma a cui manchino le conseguenze. Il gesto dovrebbe comprendere una certa punitività verso coloro che la persona sta punendo simbolicamente a causa dello scarso amore e attenzione ricevuto. Questa strategia è utile con i bulimici poiché il gesto simboleggia non solo ciò che la persona bulimica fa a sé stessa, ma anche ciò che costringe la famiglia ad affrontare.
Prescrivere la simulazione del sintomo, che consiste nel chiedere di simulare il sintomo, in modo da ottenere il beneficio (ricevere amore) per il sintomo finto così che il sintomo vero non sia più necessario. […].



Aumento dei suicidi per la crisi, la notizia è sbagliata
Diana Popescu
3 febbraio 2012
C’è una notizia che nei giorni scorsi è apparsa nelle più importanti agenzie e testate giornalistiche, ossia che la crisi economica aveva provocato un’impennata nel numero dei suicidi in Italia. Su tutti i titoli era riportato il dato dell’indagine condotta da EU.R.E.S., un istituto di ricerche economiche e sociali, a dir poco allarmante: un suicidio al giorno tra i disoccupati. Già dal titolo del comunicato stampa che diffondeva una sintesi della ricerca si capiva dove si voleva andare a parare: “L’ultimo grido dei senza voce. Il suicidio in Italia ai tempi della crisi”. Da qui è partita l’immancabile polemica politica, ossia che le istituzioni hanno abbandonato i cittadini nel momento di maggiore difficoltà, ancora una volta è stata tirata in ballo la Costituzione che garantisce a tutti un’esistenza libera e dignitosa. Insomma una notizia che cadeva a puntino, viste le critiche che arrivano da ogni parte alla manovra finanziaria del governo.
Peccato però che l’informazione sia vecchia, precisamente era già apparsa a maggio dell’anno scorso. L’indagine, infatti, prende in esame il 2009, anno in cui ci sono state le prime ripercussioni della crisi mondiale innescata dal fallimento di Lehman Brothers. Allora si erano registrati nel nostro paese 2.986 suicidi, con un aumento del 5,6% rispetto al 2008 quando i casi erano stati 2.828. Secondo EU.R.E.S. questo incremento è legato alla crisi economica, ma leggendo attentamente anche solo la presentazione della ricerca, ci si rende conto che si tratta di un semplice studio sui dati Istat. E, soprattutto, c’è la consapevolezza che le ragioni del suicidio sono così soggettive che è impossibile ricondurle tutte a un disagio strettamente economico. […]


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