martedì 14 aprile 2015

Proposta per Matteo Renzi

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 96 del 31-10-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Proposta per Matteo Renzi


PROPOSTA

Alla “Leopolda2”, il regista Fausto Brizzi, come mezzo per migliorare le cose, ha parlato di “buon esempio”. Si dice che l'educazione è l'insegnamento sostenuto, rafforzato dall'esempio. Ne consegue che se si vuole migliorare la situazione italiana, e diffondere il buon esempio, occorre investire nell’educazione. Cominciando dalla famiglia.
Infatti, la determinante principale è la famiglia, in primo luogo la madre, se è vero come è vero (da evidenze scientifiche ormai obiettive) che il periodo cruciale per la formazione delle basi della personalità del bambino è dalla pancia della mamma a 3 anni, quando il cervello è come una spugna ed assorbe facilmente tutto. [1]
Anche per esperienza empirica diretta, si comprende che, al netto del carattere, vale a dire del fattore innato, l'educazione svolge un ruolo fondamentale nella costruzione della personalità e nel determinare l’etica individuale, il senso civico, la propensione al rischio, che è materia prima indispensabile sia per creare un'impresa, sia per scalare una montagna, sia per passeggiare di sera in un quartiere malfamato di Napoli, sia per diventare un condottiero, sia per decidere il proprio portafoglio titoli, sia per scegliere di iscriversi alle facoltà scientifiche, sia per creare e dirigere e contendere la leadership di - persino in Italia - un partito nuovo.

Spiego il mio progetto, necessario in generale e per risolvere la Questione meridionale e la Questione femminile. (V. anche, più in esteso, l’allegato ‘post” [2], nonché l’articolo di Romano Prodi [3], destinatario di una mia lettera sul tema nel gennaio 2006, citata nel predetto ‘post’)

PROGETTO EDUCATIVO
La mia proposta è questa: in Italia ogni anno nascono 500.000 bambini, quindi ci sono 500.000 madri in gravidanza, occorre e conviene investire su di loro, attraverso un programma strategico pluriennale di assistenza a domicilio alle mamme in gravidanza e nei primi 3 anni di vita dei figli (e ovviamente ai padri), che poi, su questa solida base, si svilupperà – ma solo dopo – attraverso la scuola e gli altri organismi sociali.
A tale scopo, verrebbe selezionato e formato rigorosamente (con stage anche all’estero), attingendo tra gli psicologi, i pedagoghi, gli assistenti sociali, ecc., un piccolo esercito di 25.000-50.000 Assistenti-educatori a domicilio (sulla falsariga degli Health Visitor finlandesi), diretti secondo standard elevati di efficacia-efficienza-qualità e basandosi sul concetto di prevenzione, più semplice ed efficace e meno costoso degli interventi ex post.
Per la copertura finanziaria (500 mln?), si potrebbero sia utilizzare risorse preesistenti, sia riorientare gli ingenti fondi attualmente spesi in progetti educativi inefficaci, mirati a bambini e bambine dai 6 anni in su (quando è già troppo tardi), gestiti da Regioni, Province, Comuni, organismi terzo settore, laici e religiosi, in tutte le Regioni italiane (!).
Che cosa dovrebbero fare gli Assistenti-educatori? A mio avviso, principalmente, tre cose:
1. EDUCARE CHE E’ L’AMORE INCONDIZIONATO DELLA MADRE E DEL PADRE il “mattone” fondamentale del carattere di un bambino, la materia prima per farne un individuo “forte”. Qualcuno obietterà: ma è necessario farli andare a domicilio? Io rispondo: sì, perché – come ha scritto Michele Serra su la Repubblica e come l’esperienza insegna - “l’amore non è obbligatorio mai, nemmeno tra genitori e figli”. Solo un rapporto diretto, empatico è capace di “sciogliere” le non rare resistenze.
2. EDUCARE AD IMPARTIRE AI FIGLI UNA DISCIPLINA CONGRUA: NE’ POCA NE’ TROPPA, a cui va aggiunta la trattazione di temi come: il rispetto delle regole, il senso civico, la propensione al rischio e l'abitudine negativa alla lamentela (la lamentela è peccato!).
3. EDUCARE A DARE UN’INFORMAZIONE SESSUALE , o meglio, secondo Freud, in particolare per le bambine, una NON REPRESSIONE DELLE CURIOSITA’ SESSUALI (ovviamente quando queste saranno esplicitate).
Il resto, lo lascio decidere agli esperti. Aggiungo soltanto l’educazione alla lettura (cominciando da quella delle fiabe, fin dalla gravidanza), che è - non tutti lo sanno - una passione che si prende da piccoli, dopo è molto difficile.
Sono le donne (madri) le artefici del loro destino di cittadine a tutto tondo e di quello dei figli. E dell’Italia.
Su questa solida base, poi potrà essere sviluppato il lavoro della scuola.

Si tratta anche, in definitiva, della costruzione delle premesse della maggior "felicità" possibile delle nuove generazioni: quale obiettivo più importante, prioritario di questo?


[1] Educazione.
Fascia d’età critica. Il periodo fondamentale è dalla gravidanza a 3 anni! E’ in questo lasso di tempo che si formano le sinapsi, che legano i neuroni, ma esse si fissano a condizione che vengano utilizzate/stimolate dall’educazione. Riporto il passo scritto da un mio interlocutore, Valerio_38, che lo spiega bene:
“Le moderne neuroscienze hanno dimostrato che la nostra specie è affetta da una eccezionale neotenia, cosicché il cervello di un bambino appena nato è ancora immaturo. Possiede già l’intero patrimonio di neuroni (circa cento miliardi), ma tutti quei neuroni sono pressoché privi di collegamenti fra di loro. Lo sviluppo dei collegamenti (assoni e sinapsi) avviene gradualmente nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza, in parallelo alla vita fuori dall’utero. I collegamenti (in media circa diecimila per ciascun neurone) sembra si sviluppino per caso ma si stabilizzino (si fissino) soltanto se vengono “utilizzati” (gli altri si atrofizzano).
Questa plasticità del cervello infantile e adolescente è la ragione che rende così importante l’istruzione dei giovani fin dalla prima infanzia. L’istruzione determina quali sinapsi si fisseranno e quali no”.

ed una mia integrazione:
“Ho letto con interesse il tuo commento del 9.5 23:05 (poi gli altri) e l’ho condiviso interamente tranne in due punti: 1) laddove tu scrivi “Questa plasticità del cervello infantile e adolescente è la ragione che rende così importante l’istruzione dei giovani fin dalla prima infanzia”; e quando affermi: “Ma la distribuzione di queste differenze non dipende dalle latitudini, dipende dalla storia”.
Non dalla storia, ma dall’educazione, appunto, che deve cominciare già durante la gravidanza”.

[2] Questione femminile, questione meridionale, rivoluzione culturale e progetto educativo

[3] “Solo una riscossa etica e politica può salvare il Mezzogiorno Il peso dell’illegalità”
Una riscossa etica per salvare il Sud
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 23 ottobre 2011

P.S.:
Matteo Renzi si è chiesto perché quelli di estrema sinistra si comportano in modo autolesionistico. Ho provato a tracciare un profilo psicologico alla buona dei “destri” e dei ”sinistri” in questo ‘post’ del mio blog

P.P.S.:
Berlusconi-Renzi: interpretazione psicologica di un incontro scandaloso


Appendice

A scopo informativo – conoscere per deliberare - riporto le 100 proposte di Renzi.
Di seguito, poi, alcuni articoli relativi al periodo precedente alle dimissioni del governo Berlusconi.

"Ecco le mie 100 idee per l'Italia"
Dopo la convention alla stazione Leopolda di Firenze, Matteo Renzi ha redatto un documento con le sue cento idee per l'Italia. Eccole.
TEMA 1 – RIFORMARE LA POLITICA E LE ISTITUZIONI
1 Basta con il bicameralismo dei doppioni inutili.
Cominciamo dalla testa. Il Parlamento, la sede della rappresentanza in cui si riflette la sovranità popolare, è oggi tra le istituzioni più denigrate e discreditate, anche perché è inefficiente. Quasi mille componenti e due camere che fanno lo stesso mestiere, entrambe titolate a dare e togliere la fiducia al Governo, con due serie di Commissioni che operano sulle stesse materie, due filiere dirigenziali, doppie letture su tutte le leggi, non hanno nessuna giustificazione. Una delle due camere va semplicemente abolita. Ne basta una sola, veramente autorevole, composta da non più di 500 persone. Al posto dell’attuale doppione serve un organo di raccordo tra lo Stato e i governi regionali e locali che possa anche proporre emendamenti a qualsiasi proposta di legge su cui la Camera elettiva si esprime in ultima istanza a maggioranza qualificata.
2 Le elezioni diano potere ai cittadini non ai segretari di partito.
Per ridare autorevolezza al Parlamento bisogna innanzitutto abolire il “Porcellum”, l’attuale legge elettorale che consente la nomina dei parlamentari da parte delle segreterie dei partiti, tornando ai collegi uninominali.
3 La politica non sia la
http://oas.repubblica.it/0/default/empty.gifvia breve per avere privilegi e una buona pensione.
Aboliamo tutti i vitalizi per i Parlamentari e i Consiglieri regionali. La politica torni a essere assolvimento di un dovere civico e non una forma di assicurazione economica. Le risorse spese per i singoli Parlamentari devono essere portate alla media europea, distinguendo nettamente le indennità dalle risorse messe loro a disposizione per l’esercizio dell’incarico, che devono essere amministrate dagli uffici del Parlamento.
4 Un costo standard per le Regioni.
Oggi i Consigli delle varie Regioni hanno costi sproporzionati, che variano moltissimo senza nessuna giustificazione. Non sono legati alla dimensione dei territori che i Consigli dovrebbero rappresentare e nemmeno al numero dei loro componenti. Si va dai 35 milioni di euro dell’Emilia-Romagna agli oltre 150 milioni di euro della Sicilia. I consiglieri regionali devono avere un compenso e, chiaramente distinto da questo, un budget per le attività di servizio uguali in tutte le regioni. Deve essere definito il “costo standard” per il complessivo funzionamento delle assemblee legislative regionali fissandolo ad un valore compreso tra gli 8 e i 10 euro annui per abitante.
5 Abolizione delle province.
Più di 100 province non ce le possiamo permettere. Vanno abolite. Nei territori con almeno 500.000 abitanti si può eventualmente lasciare alle Regioni la facoltà di istituire enti di secondo grado per la gestione di funzioni da loro delegate.
[…]
6 L’unione fa la forza: mettiamo insieme i piccoli comuni.
I comuni sono il vero pilastro dell’amministrazione tra i cittadini, ma 8100 sono troppi, e tanti tra loro troppo piccoli per gestire i servizi che dovrebbero erogare. Mantenendo salvi i presidi locali e la rappresentanza dei centri minori, dovrebbero raggiungere attraverso unioni o fusioni una dimensione minima di 5.000 abitanti.
7 I partiti organizzino la democrazia, non siano enti pubblici.
Il finanziamento pubblico va abolito o drasticamente ridotto e in ogni caso commisurato al solo rimborso delle effettive spese elettorali, condizionandolo al fatto che i partiti abbiano statuti democratici, riconoscano effettivi diritti di partecipazione ai propri iscritti e selezionino i candidati alle cariche istituzionali più importanti con le primarie. Favorire il finanziamento privato sia con il 5 per mille, sia attraverso donazioni private in totale trasparenza, tracciabilità e pubblicità.
8 Azzerare i contributi alla stampa di partito.
Con internet, chiunque può produrre a costo zero il suo bollettino o il suo house organ. I contributi alla stampa di partito vanno aboliti. […]
TEMA 2 - FAR TORNARE I CONTI PER RILANCIARE LA CRESCITA

TEMA 3 - GREEN, DIGITAL, CULTURA E TERRITORIO: LE NUOVE LEVE DELLO SVILUPPO
TEMA 4 - DARE UN FUTURO A TUTTI
TEMA 5 PER UNA SOCIETA’ SOLIDA E SOLIDALE

A scopo informativo – conoscere per deliberare - riporto le 5 proposte di Luca di Montezemolo, indicate in una lettera di oggi a “Repubblica”, con l’invito a Berlusconi a farsi da parte, che equivalgono ad un annuncio di discesa in campo.

La lettera
"Il tempo è scaduto, Berlusconi lo capisca"
Montezemolo: serve subito un governo di salute pubblica se vogliamo salvare il Paese. Non meritiamo di affondare nello spirito del "dopo di me il diluvio". Un piano di cinque punti per le riforme anticrisi. Se il premier continuerà ad anteporre le ambizioni al bene dell'Italia concluderà nel modo peggiore la sua parabola
31 ottobre 2011
1. Prima di chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini, la politica e le istituzioni devono mettere mano ai loro stessi costi. […].
2. Lavoro. Non possiamo chiedere più flessibilità in uscita senza affrontare il problema del precariato permanente e la riforma degli ammortizzatori sociali.
3. Dobbiamo tornare ad essere il paese del lavoro e della produzione. Non possiamo più permetterci di avere un fisco che premia rendite e patrimoni. Non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di efficienza dell'economia. Se la crescita scompare anche il valore dei patrimoni diminuisce. Occorre reperire risorse da destinare all'abbattimento delle aliquote su lavoratori e imprese. Con l'introduzione di una imposta permanente sulle grandi fortune e l'abolizione degli incentivi alle imprese si potrebbe tagliare in maniera radicale l'Irap. […].
4. Bisogna intervenire subito sulle pensioni, abolendo quelle di anzianità e passando ad un sistema interamente contributivo. Una parte consistente dei proventi generati andranno utilizzati per investire in un welfare dedicato ai giovani e alle donne.
5. Per esperienza diretta so quanto rapidamente la liberalizzazione di un settore può dare impulso a investimenti e occupazione e quanto però siano forti le resistenze della politica per mantenerne il controllo. La lista dei settori da liberalizzare è lunghissima. E' fondamentale che insieme ai provvedimenti di apertura alla concorrenza si rafforzino i poteri dell'Antitrust per dare agli investitori la garanzia del rispetto delle regole. [..].

Un utile confronto.
E’ paradossale che, dopo Pierferdinando Casini che propone l’introduzione del salario minimo garantito (anche se come contropartita di una revisione della normativa sui licenziamenti, ma comunque contestuale), anche Luca di Montezemolo proponga la riforma e l’ampliamento degli ammortizzatori sociali; ed invece Cesare Damiano, in replica a Casini, si limita a dire di essere contrario, adducendo la mancanza di risorse.
 Secondo me, anche questo va visto come indice di un atteggiamento mentale di fondo, con una differente propensione a cambiare (ma ovviamente in un quadro complessivo e contestuale basato sull'efficacia e sull'equità).

Riporto la proposta n. 36 di Renzi; il ‘post’ dell’on. Damiano ed il mio commento, che gli ho inviato anche per e-mail.

36 Riformare gli ammortizzatori sociali.
Bisogna passare dalla cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, a indennità di disoccupazione universali, applicabili anche ai dipendenti di piccole e medie imprese e improntati al criterio del welfare to work sul modello danese.
</i> [Rammento che in Danimarca è applicata la Flexsecurity, proposta in Italia dal sen. Pietro Ichino].

LAVORO: SALARIO MINIMO E’ UNA SOLUZIONE IMPRATICABILE
Il salario minimo di disoccupazione non e’ stato possibile attuarlo negli “anni di vacche grasse”, dove si vanno a trovare le risorse oggi che in giro non c’e’ un’euro? E’ la domanda che Cesare Damiano, mette sul tappeto nel commentare la proposta di Pier Ferdinando Casini, secondo il quale si puo’ discutere di norme sui licenziamenti a patto di prevedere un ‘paracadute’ per chi resta senza lavoro.
Per quello che mi riguarda un provvedimento che va a incidere sulle norme che regolano ora il licenziamento, non puo' essere accettato. Sarebbe un segnale gravissimo al Paese, soprattutto in un momento di crisi. Non dimentichiamo che le imprese, dal 2008 a oggi, hanno richiesto 3 mld di ore di Cig e che attualmente centinaia  dimigliaia di lavoratori sono di fatto cassintegrati e che, una volta superate le attuali difficolta' del quadro economico, pensano di poter tornare al loro posto di lavoro. Che segnale da' il il governo se invoca il principio di licenziamento per motivi economici?.

Comunque non mi sembra proprio che la soluzione risieda in un salario garantito non meglio precisato. Garantito a chi? A tutti i disoccupati. Il costo e' sostenibile per la collettivita'? Mi pare che di questi tempi le uniche certezze siano i tagli. Si tagliano le pensioni alle donne ma non si migliorano le loro condizioni di vita e di lavoro. Ne' migliorano le condizioni per giovani, pretendendo di licenziare i padri con l'idea fasulla di assumere i figli, moltiplicando le modalita' di assunzione a termine. Mi paiono tutti controsensi che nascondono un solo intendimento: colpire sempre dalla stessa parte come fa il governo e in particolare lo stato sociale.

1.     Vincesko, on sabato, 29 ottobre 2011 at 23:19 said:
LASCIAMO PERDERE PER UN ATTIMO L’IMPRESENTABILE E FILO-CONFINDUSTRIALE MINISTRO SACCONI, CHE NON RIMARRA’ LI’ IN ETERNO. NON SI PUO’ DIRE SOLO NO E NON E’ OBBLIGATORIO FARE IL PARLAMENTARE SE NON SI HA UNA VISIONE GENERALE DELLE ESIGENZE DEI CITTADINI.
Premetto che io sono già in pensione, ma la pensione mi verrà erogata dopo 12 mesi, con un mancato introito quest’anno di 20 mila €. Ci sono milioni di inattivi e centinaia di migliaia di cittadini over 50 e 60 e 65 senza lavoro e privi completamente di tutele.
Occorre un progetto complessivo articolato, che può valere almeno 20 miliardi, per finanziare prioritariamente 3 misure indispensabili per far fronte alla terribile crisi economica ed occupazionale che sarà dura e lunga (15 anni?). E’ necessario 1) introdurre il salario minimo garantito universale (solo l’Italia, assieme alla Grecia, non lo prevede), non tutelare soltanto una parte dei cittadini, dividendo tra figli e figliastri; 2) stabilire che il costo del lavoro precario sia maggiore di quello stabile; e 3) varare un corposo piano di edilizia residenziale pubblica di qualità.
Le risorse vanno prese da:
- riduzione dei dipendenti pubblici, soprattutto nelle Regioni meridionali, agendo sul turnover (v. Nota 13 del ‘post’ allegato);
- riforma del regime delle pensioni di anzianità (non in linea con la media OCSE);
- riduzione dei costi della politica;
- ripristino dell’ ICI sulla prima casa dei più abbienti (2,5 mld), lasciando invece le franchigie stabilite dal governo Prodi;
- introduzione di un’imposta patrimoniale ordinaria ad aliquota bassa sui patrimoni superiori ad una certa soglia (> 800 mila €);
- riduzione delle spese militari.
- revisione delle indennità d’invalidità;
- lotta all’evasione fiscale, inasprendo ulteriormente le sanzioni.
Cfr. Lettera di PDnetwork  http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2593370.html oppure http://vincesko.blogspot.it/2015/03/lettera-di-pdnetwork-alla-segreteria.html

Secondo me, una delle figure più interessanti emerse alla “Leopolda2” è stato Matteo Richetti, presidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna.

Matteo Renzi è noto anche per il suo “Piano strutturale a Volumi zero”, ma non ce n’è traccia nell’elenco delle sue 100 idee. Per quanto riguarda la difesa del territorio, anzi, ho trovato l’idea n. 68, che desta qualche perplessità, vista l’inefficienza dei Comuni, in particolare al Sud.

68 Rivisitazione delle competenze delle Soprintendenze.
Oggi, nell’emergenza della conservazione del patrimonio culturale e del paesaggio, le funzioni di tutela sono totalmente esercitate dallo Stato, e risultano appesantite dall’obbligo di intervento su questioni di assoluta ordinarietà. Le Soprintendenze vanno per queste focalizzate sulle azioni più rilevanti per la tutela, lasciando l’attività ordinaria ai Comuni che garantiscano livelli organizzativi adeguati,


Il “Piano strutturale a Volumi zero”, però, viene messo in dubbio da questo articolo:
http://www.cristianolucchi.it/2011/07/26/matteo-renzi-e-diventato-un-elefante/

Sul tema della politica urbanistica, riporto questo bellissimo ed esauriente articolo, da cui manca, tuttavia, il tema fondamentale degli alloggi pubblici.
La crisi economica sarà dura e lunga (almeno 15 anni, poiché è il prodotto del riequilibrio della produzione, della ricchezza e del benessere a livello planetario), sono necessarie tre misure: 1) riforma della legislazione sul lavoro, in particolare quello precario, a favore dei precari, facendolo costare di più di quello stabile; 2) reddito di cittadinanza universale per i periodi di inattività e 3) un piano corposo pluriennale di alloggi pubblici: almeno 25 mila all'anno, il decuplo di quelli che si sono costruiti in media negli ultimi 20 anni, da finanziare col ripristino dell’ICI sulla prima casa dei più abbienti (2,5 mld all’anno).
L’effetto combinato di queste tre misure: reddito di cittadinanza universale – opportunamente disciplinato –, costo orario del lavoro precario maggiore di quello stabile ed un alloggio ad affitto sociale, consentirebbe a 1 o 2 o 3 milioni di persone (i disoccupati sono 2 milioni circa, i cassintegrati circa mezzo milione, gli inattivi 15 milioni, di cui 10 milioni di donne, per la più parte al Sud) di fronteggiare la crisi economica ed occupazionale per i prossimi 5-10-15 anni.

Città e territori come beni comuni. Nove proposte per salvare il Belpaese
di Paolo Berdini
Dopo Tangentopoli la legislazione urbanistica è stata smantellata. Le metropoli sono diventate terreno di conquista degli speculatori. Fiumi di cemento hanno inondato i nostri territori. Ripristinare la legalità, bloccare le espansioni urbane, riqualificare le periferie, recuperare il costruito abbandonato: ecco tutto ciò che andrebbe fatto per fermare il saccheggio del territorio e delle città

http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=1662&Itemid=80/

Riporto un commento pertinente.

30/10/2011
Se l'opzione generazionale non arriva mai
IRENE TINAGLI
Se pensiamo alla velocità con cui il mondo sta cambiando e la confrontiamo con la lentezza con cui pensano e agiscono i nostri politici, ci accorgiamo che qualcosa non torna. E' stridente il contrasto tra il mondo reale, fatto di fenomeni nuovi che ci colgono alla sprovvista, di Paesi emergenti che esplodono strappandoci quote di mercato, e il mondo della nostra politica, fatta di signori attempati che periodicamente si siedono attorno a un tavolo, scambiandosi scartoffie in attesa del prossimo meeting. […].
Possibile che non esista una chance di ricambio, un’«opzione generazionale» in grado di farci riprendere il passo col mondo? Fino ad oggi l'Italia non sembra aver maturato gli strumenti per una tale opzione. I pochi giovani che riescono a farsi spazio tra i vari Berlusconi, Bersani, Bossi o D'Alema sono stati accuratamente selezionati in modo da neutralizzare ogni possibile cambio sostanziale. E quando capita qualche eccezione, come il caso di Matteo Renzi che ha sfidato i «dinosauri» del Pd, viene isolata e ignorata come una cellula impazzita, un cancro da estirpare. Perché, chiaramente, è troppo giovane (!), deve imparare a «non scalciare», e, soprattutto, deve dimostrare ciò che vale. […].

IL SONDAGGIO
Intenzioni di voto, sale il centrosinistra: Centrodestra indietro di 10 punti
Ancora un calo per i partiti che sostengono il governo. Pdl e Lega Nord al 35,5%. Pd, Sel, Idv e i loro alleati al 45,5%. Fermi il Terzo Polo e il Movimento 5 Stelle. Cresce la Federazione delle sinistre. Fiducia nell'esecutivo e nel premier a livelli bassissimi. Male i ministri. La Lega Nord mai così in basso: 7,7%.
di MASSIMO RAZZI
1 novembre 2011


Il Pd Il duello
Renzi attacca ancora: Pd ai pionieri, via i reduci
Renzi non è una minaccia: l' importante è che nessuno si senta la sola risorsa perché in questo partito ce ne sono tante Rosy Bindi, Pd Il sindaco: sarò anche di destra, però voglio innovare I nemici nel partito Fassina durissimo su Facebook: «Renzi è un figlio di papà, un portaborse miracolato»
31 ottobree 2011

Ecco l’ex rottamatore. Intelligente, ma meno tosto e determinato di Renzi.


"BIG BANG"
Effetto Renzi, Gori lascia Magnolia: "Pronto a nuove sfide professionali"
Dopo il ruolo decisivo svolto nella convention del sindaco di Firenze, l'ex direttore di Canale 5 si dimette dalla società tv: "Non è più tempo di perseguire solo i propri privati interessi"
02 novembre 2011

La risposta del responsabile dell’Economia e del Lavoro del PD, Stefano Fassina, a Pietro Ichino, autore del DdL che dovrebbe essere fatto proprio dal governo Berlusconi.

2 novembre 2011
Flexsecurity, ecco la nostra ricetta
Emilio Gabaglio e Stefano Fassina
link sostituito da:

InGenere
Fisco per le donne, un Renzi in due staffe
Tra le "cento proposte" dell'esponente Pd, spuntano le aliquote rosa per incentivare l'occupazione femminile. Ma anche il quoziente familiare, che invece la disincentiva. Due ipotesi in contrasto tra loro: meno tasse per le donne che lavorano, o per i coniugi di quelle che non lavorano?</i>

Su Renzi, il punto di vista del sen. Achille Passoni.

4 novembre 2011
A parte la drammatica vicenda politica ed economica del Paese, di cui ho dato ampiamente conto in altri post segnalati in questa newsletter, la convention organizzata da Matteo Renzi alla stazione Leopolda è stata certamente il fatto politico della settimana, sia per argomenti messi in campo che per volume di polemiche e discussioni che ha generato.
Per quanto mi riguarda, non ho partecipato personalmente alla Leopolda, ma l’ho seguita attentamente. Non nascondo che – per storia e cultura – è talvolta abissale la mia distanza da alcune delle tesi che sono state avanzate in quell’occasione e che Renzi sostiene da tempo, in particolare sulle questioni di cui mi occupo da tanto (forse Renzi direbbe da troppo) vale a dire il lavoro, la rappresentanza sociale e il ruolo che essa esercita, o che si ritiene debba esercitare, nella società.
Tuttavia, non si può non cogliere la grande voglia di discutere, la domanda di innovazione e cambiamento che è emersa da quell’assise e che il Partito Democratico dovrebbe essere capace di raccogliere, interpretare e trasformare in riflessione collettiva, al fine di costruire davvero le condizioni per crescere come grande partito riformista di centrosinistra e rappresentare davvero il perno dell’alternativa a questo sciagurato centrodestra, realizzando in fin dei conti le ragioni stesse della sua nascita.Eppure, nel Pd ho visto un diffuso atteggiamento liquidatorio nei confronti di Renzi e delle sue idee che mi pare suicida per un partito come il nostro. Il Partito Democratico infatti nasce proprio per allargare e includere, per essere una forza politica riformista e plurale: se liquida con arroganza ed estraneità istanze come quelle emerse alla Leopolda, commette un grave errore e arriva, insisto, a negare la sua stessa natura.
So bene che c’è chi nel partito pensa che in fondo la “fusione” tra culture politiche diverse che diede vita al Pd fosse un errore già all’origine, o che lo sia oggi alla luce dell’esperienza di questi (pochissimi) anni, e che l’emergere di una figura come Renzi sia l’esito naturale, appunto, o di un peccato originale o della impossibilità di far convivere una pluralità di storie e culture politiche.
Da qui una certa ostilità, neppure troppo mascherata, che sento crescere ai vari livelli in ambienti di partito, a cui fa da contraltare una altrettanto crescente attenzione, se non addirittura consenso, in parti consistenti del nostro elettorato tradizionale e di quello che dovremmo impegnarci a conquistare, cosa. Tornando al punto, dico subito che io sono profondamente contrario alla tesi della presa d’atto del fallimento della “fusione” tra diverse culture. Anzi, sono convinto che la capacità di includere e di far convivere queste visioni sia essenziale per l’oggi e per il domani del nostro partito.
Tuttavia, con altrettanta chiarezza, devo dire che Renzi deve fare un passo in avanti e chiarire – nei fatti, non a parole – che l’orizzonte della sua proposta politica è davvero il Partito Democratico. Il sindaco di Firenze deve dimostrare di essere capace di ascoltare, di confrontarsi e dialogare con chi la pensa diversamente da lui anche nel partito: in una parola, deve cominciare a considerarsi un dirigente del Pd, comportarsi come tale e assumersi le responsabilità che derivano da questo status. Non deve dunque snobbare luoghi e sedi proprie della vita democratica di un partito, specie il nostro che si chiama perfino così, semmai indicarne di nuove, in grado di mettere costantemente in comunicazione il Pd con i propri elettori e con la società.
Concludo facendo soltanto un’altra considerazione. Qualcuno dice che la Leopolda sia un nuovo Lingotto. No, almeno sino ad ora – e staremo a vedere come si svilupperà in futuro - non credo sia così! Il Lingotto rappresentava una grande sferzata di novità proprio perché proponeva una nuova cultura politica riformista rispettosa dei pluralismi, capace di fare sintesi positiva di quelle fondative e di indicare l’innovazione, il cambiamento e l’unità come le direzioni da seguire per il neonato Partito Democratico. Per questo motivo, mi sembra che i paragoni con l’operazione politica di Renzi siano decisamente fuori luogo, perché di questo spirito ho colto pochissime tracce alla Leopolda. E anzi, forse purtroppo ne ho viste di più di opposte. Oggi è così – perlomeno dal mio punto di vista – domani vedremo.
Achille Passoni

LA TTF E’ STATA GIA’ APPROVATA DAL PARLAMENTO UE. ESSA E' NECESSARIA PER RISTORARE I BILANCI PUBBLICI E FINANZIARE LA CRESCITA.
Il Parlamento europeo ha approvato l’8 marzo scorso,  a larga maggioranza (529 favorevoli e 127 contrari), l’introduzione della Tassa sulle transazioni finanziarie. Da allora, la misura è passata al vaglio – lento! - della Commissione e del Consiglio UE. Poi, l'aggravamento della terribile crisi economica e dei debiti pubblici ha dato un'accelerazione.
“Risoluzione del Parlamento europeo dell’8 marzo 2011 su un finanziamento innovativo a livello mondiale ed europeo”

Aggiungo un commento de lavoce.info:

LA TOBIN TAX? SI PUÒ FARE
di Avinash Persaud, CategoriaFinanza, Data14.10.2011
La Commissione europea propone una tassa sulle transazioni finanziarie: dello 0,1 per cento su titoli e obbligazioni e dello 0,01 per cento per le operazioni sui derivati. Finora si è detto che un provvedimento simile non è fattibile, perché operatori e operazioni si sposterebbero semplicemente su altri mercati. Ma il successo di una imposta di bollo inglese in vigore dal 1986 dimostra che non è così. E oltretutto, la Tobin tax non ricadrebbe sugli investitori tradizionali, ma sui trader ad alta frequenza. Potrebbe perciò finire per garantire maggiore stabilità al sistema.
link sostituito da:

4 novembre 2011
Se la Tobin tax serve anche a Obama
Tassa sulle transazioni finanziarie: Sarkozy guida la sfida, l’opposizione americana si ammorbidisce
Marilisa Palumbo
link sostituito da:

LA CRISI, IL RISPARMIO
Acquista una pagina sul Corriere: «Italiani, compriamoci il debito!»
L'appello a pagamento di un cinquantenne di Pistoia: «Acquistare Btp e Bot l'unico modo per tornare grandi»
Paola Pica
04 novembre 2011

PIAZZA SAN GIOVANNI
Il Pd in piazza per "ricostruire l'Italia"
Di Pietro: "Ci sarò, è manifestazione di tutti"
Domani i democratici chiamano a raccolta i militanti. Dal palco parleranno il leader della Spd Sigmar Gabriel, il candidato alle presidenziali francesi, il socialista François Hollande,il vicepresidente della Dc cilena Jorge Burgos e Laura Boldrini, portavoce dell'Alto commissario per i rifugiati. In piazza anche Susanna Camusso. Attesa per il sindaco di Firenze Matteo Renzi
04 novembre 2011
[…]. Ci sarà anche Matteo Renzi 2dopo le polemiche con i vertici del partito in occasione della manifestazione alla stazione Leopolda di Firenze: "Domani andrò a Roma compatibilmente con gli orari dei miei impegni istituzionali. Conto di arrivare in tempo per ascoltare l'intervento di Bersani". In piazza anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. […].</i>

Deputati migranti in fila verso l’Udc
di Ettore Maria Colombo
03 novembre 2011


Esistono in natura i pescecani pentiti?

IL CASO
Diamond, Ceo di Barclays si pente: "I banchieri scoprano i valori civici"
"Bisogna imparare le lezioni del passato e diventare migliori cittadini". Solo qualche mese fa aveva detto: "E' ora di finirla con la fase delle scuse e dei rimorsi"

LONDRA - Il banchiere si cosparge il capo di cenere e fa mea culpa: Bob Diamond, top manager di Barclays l'uomo più ricco della City, ha invitato i suoi colleghi a "imparare le lezioni del passato" e diventare "migliori cittadini". Le banche - ha detto Diamond in una conferenza a Londra organizzata dalla Bbc - devono sforzarsi di mostrare come possono contribuire alla società e alla crescita economica. Ma non è più solo una questione di spingere in alto i risultati delle banche. L'appello ai "valori civici" di Diamond rappresenta una marcia indietro radicale per il capitano della finanza che solo qualche mese fa era stato aspramente criticato per aver detto che era ora di finirla con la "fase delle scuse e dei rimorsi".
Diamond ha preso le redini di Barclays all'inizio dell'anno con un salario di favola e un bonus annuale di 6,5 milioni di sterline nel 2011, il più ricco per una banca britannica. Ma i suoi record di 'paperone' della City sono sembrati una nota stonata di fronte alla protesta degli studenti e dei senza lavoro attendati sotto la Cattedrale di St. Paul per protestare, tra l'altro, contro gli eccessi delle banche.
Il capo di Barclays ha preso atto della manifestazione alle spalle della London Stock Exchange: "La minaccia di ulteriori tensioni sociali persiste se non lavoriamo assieme per generare, aggiungendo che le banche e i banchieri devono "accettare le responsabilità degli errori del passato e usare la lezione per diventare migliori cittadini".
Le parole del capo di Barclays coincidono con altri scricchiolii nel mondo delle banche britannico: due giorni fa il Ceo del Lloyds Banking Group Antonio Horta-Osorio ha lasciato il timone per ordine dei medici. la diagnosi: sovraffaticamento e stress da crisi. Ma soprattutto il mea culpa di Diamond segue di 48 ore l'appello dell'arcivescovo di Canterbury sul Financial Times sulla necessità che la finanza dia una risposta adeguata all'"agenda morale" della protesta degli Indignati della City.
L'editoriale dell'alto prelato, in cui il capo spirituale della Chiesa d'Inghilterra si allineava a posizioni espresse da George Soros e Bill Gates, aveva fatto molto discutere. Appoggiando l'introduzione di una Robin Hood Tax, l'imposta sulle transazioni finanziarie, Rowan Williams aveva detto che molte persone vedono nella protesta degli Indignati "una diffusa e profonda esasperazione contro l'establishment finanziario".
(04 novembre 2011)

In che mani siamo. Se questo è un uomo, con la testa sulle spalle, o invece un soggetto con seri problemi con il principio di realtà. Quanto ci sta costando, lui ed il suo ministro dell'Economia?

4 novembre 2011
Berlusconi: ''Italia in crisi? I ristoranti sono pieni''
"Mi sembra che in Italia non ci sia una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un paese benestante, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nella conferenza stampa al termine del G20

Il Pdl gela Berlusconi: ora fatti da parte
Al G20 premier aveva detto: vado avanti
Il Cavaliere: Italia va bene, ristoranti pieni. Le opposizioni: parole agghiaccianti. Napolitano: attuare subito impegni /Video
ROMA - Il premier Silvio Berlusconi assicura: andiamo avanti, la maggioranza è solida e chi la abbandona tradisce il Paese. Poi afferma: in Italia non vedo la crisi. Ma in serata si svolge un drammatico vertice a Palazzo Grazioli, dove il premier rientra da Cannes anziché fermarsi a Milano, durante il quale Gianni Letta, Angelino Alfano e Denis Verdini avrebbero chiesto a Silvio Berlusconi di farsi da parte, nonostante il Cavaliere spandesse ottimismo a piene mani.
L'ottimismo francese del premier. «Mi sembra che in Italia non ci sia una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni», aveva sostenuto il Berlusconi nella conferenza stampa al termine del G20.
Poi era tornato ad accusare il governo di Romano Prodi per il cambio lira-euro, fissato più di un decennio fa a 1936,27. «Con l'adozione dell'euro si sono verificati degli impoverimenti di una fascia consistente della popolazione italiana», ha detto Berlusconi, che poi però subito dopo ha precisato: «Non è colpa dell'euro ma è colpa del cambio euro-lira fatto da quel governo che è stato penalizzante per l'Italia».
Venerdì 04 Novembre 2011 - 09:19 Ultimo aggiornamento: 22:49

Il governo perde altri pezzi ma Berlusconi rassicura: convincerò gli scontenti
Via il senatore Carlo Vizzini, nuovo documento firmato dai responsabili chiede un cambio di esecutivo
Venerdì 04 Novembre 2011 - 21:17

Il testo del comunicato finale del G20 di Cannes
Venerdì 04 Novembre 2011 . 19:41

Ieri sera tardi, Il Messaggero ha fatto lo scoop.

Alfano, Letta e Verdini a Berlusconi: «E' ora di fare un passo indietro»
«Silvio non abbiamo più i numeri» Ma il premier non cede
Fini: abbia amore per l'Italia. Casini: esecutivo di armistizio
ROMA - La magioranza non c'è più, è ora di fare un passo indietro. E' questo il ragionamento che Gianni Letta, Angelino Alfano e Denis Verdini hanno fatto al premier Sivio Berlusconi in una drammatica riunione nella notte. Berlusconi ha chiesto tempo fino a lunedì per verificare i numeri della maggioranza, con l'intenzione di chiamare «uno ad uno» i parlamentari dissidenti o pronti ad andarsene.
Al vertice di Palazzo Grazioli si è fatto il punto sui numeri a disposizione della maggioranza alla Camera. Al momento, sarebbe stata la riflessione, la coalizione avrebbe una maggioranza risicata ma con il passare del tempo il rischio di perdere altri pezzi potrebbero staccarsi, sarebbe stato il ragionameto fatto da Verdini ai presenti, secondo quanto si è appreso in ambienti del Pdl. Tant'è che tra i fedelissimi in pochi credono che la situazione sia ancora sostenibile e si moltiplicano le richieste al premier di compiere un passo indietro. Il rischio di andare sotto, o comunque non avere una maggioranza autosufficiente, alla prima votazione importante sulle misure anticrisi quindi potrebbe diventare un concreto. […].

L’appello del Financial Times: «In nome di Dio, Berlusconi vai via! »
God's name, go!» (In nome di Dio, vai via!). È l'invito secco e inequivocabile contenuto
nell'editoriale di oggi del Financial Times dedicato all'Italia e alla crisi europea.
Il quotidiano britannico, che dedica l'intera apertura della prima pagina alle vicende della crisi dell'euro che ormai ha il suo epicentro a Roma, sostiene che «solo un cambio di leadership potrà ridare credibilità all'Italia». Un cambio di leader «imperativo» anche se, aggiunge, «sarebbe ingenuo credere che quando Berlusconi se ne andrà, l'Italia possa reclamare subito piena fiducia dei mercati». […].
05 novembre 2011


Lo ripropongo, aggiungendo il testo dell’appello ed un commento di Aldo Cazzullo.
Rammento che praticamente tutti i giornali hanno pubblicato istruzioni su come difendersi dal rischio default dell’Italia.

LA CRISI, IL RISPARMIO
Acquista una pagina sul Corriere: «Italiani, compriamoci il debito!»
L'appello a pagamento di un cinquantenne di Pistoia: «Acquistare Btp e Bot l'unico modo per tornare grandi»
Paola Pica
04 novembre 2011



IL CASO
Renzi arriva e la piazza si divide
Molti fischi ma anche applausi per il rottamatore
Dopo il successo della Leopolda, una difficile giornata romana per il sindaco di Firenze. Che risponde alle contestazioni. "E' tutto assurdo. Sono a casa mia". Poi raggiunge il palco e incontra Bersani. Ma va via mentre il segretario ha appena iniziato a parlare
di CARMINE SAVIANO
05 novembre 2011

In nome del popolo italiano
Per la ricostruzione democratica, sociale, economica del paese - Intervento di Pier Luigi Bersani da Piazza S. Giovanni
di Pierluigi Bersani 05 novembre 2011

«L'Italia società senza Stato»? Ecco gli otto punti deboli
5 novembre 2011
L'Italia sarebbe più forte se avesse avuto, fin dal principio, «una Costituzione 'efficiente', esecutivi duraturi, un severo minimo di governo, leggi che dettano regole e non deroghe, vertici amministrativi scelti in base al merito e autenticamente imparziali, istituzioni capaci di creare fiducia nello Stato come agente della collettività e di costituire il capitale sociale assente». Insomma, sarebbe stata più forte «avesse avuto non meno, ma più Stato». È uno dei passaggi di «L'Italia: una società senza Stato?», l'annuale lettura del Mulino tenuta stamane a Bologna da Sabino Cassese, giurista e giudice della Corte Costituzionale che ha tracciato un'analisi del Paese dall'Unità a oggi. […].


«Maggioranza a quota 308» e Formigoni: ora Silvio Lasci
Sono 8-9 i deputati pronti a bocciare l'esecutivo. L'annuncio di Antonione. Verso il no anche Stagno e d'Alcontres
di Alberto Gentili
06 novembre 2011

LO SCONTRO
I ribelli Pdl salgono a quota 20, il governo senza maggioranza
Sarebbe già pronto il gruppo alla Camera. Fini: se Berlusconi lascia, può scegliere il successore. Casini: "Serve un armistizio tra tutte le forze politiche, non le elezioni anticipate"
di GOFFREDO DE MARCHIS
06 novembre 2011


IL GoVERNO - I NUMERI
I ribelli si organizzano, il gruppo è pronto
Dentro anche deputati di Mpa e Api. Premier in pressing: Antonione, Bertolini e Stracquadanio vacillano?
M. Gu.
06 novembre 2011 10:49

Romano Prodi/1

Al G20 processata non l’economia italiana ma l’incapacità del nostro governo
Dopo il vertice del G20
Il governo e la fiducia già persa in Europa
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 6 novembre 2011

Romano Prodi/2

Prodi: solo Monti può salvarci
"Monti. E' l'ora di Monti. Non si puo' aspettare ancora". Lo afferma a Repubblica Romano Prodi, spiegando che all'Italia serve "un uomo rispettato in Europa e nel mondo, una garanzia di autorevolezza, e Monti e' questa persona".
06 novembre 2011

Dopo il numero di Prodi (critico su Bersani), anche Eugenio Scalfari, alla venerabile età di 86 anni, dà i numeri. Invoca al governo la sinistra, che è però incompatibile con alcune delle proposte ch’egli indica. In compenso, è d’accordo… con me che i risparmi dalla previdenza vanno destinati al welfare.

Forse stavolta l'Italia s'è desta
di EUGENIO SCALFARI
06 novembre 2011
[…]. Il nuovo governo dovrebbe impegnarsi alla costruzione di un patto generazionale tra padri e figli, facendo passare tutti gli attuali pensionati - con l'esclusione dei lavori usuranti - al sistema contributivo e ad un prolungamento dell'età pensionabile, a condizione che i risparmi derivanti da quest'operazione siano interamente destinati ad una nuova rete di "welfare" che preveda salari minimi di disoccupazione e copertura previdenziale sul lavoro precario discontinuo.
Infine, per quanto riguarda la riforma del lavoro, occorre adottare le proposte di Ichino e di Boeri che consentono maggior libertà di entrata e di uscita dal posto di lavoro, impedendo licenziamenti discriminatori e incentivando l'assunzione di giovani. Va da sé che l'evasione fiscale e il taglio delle spese superflue debbono essere tenacemente perseguiti. Per evitare che il miglioramento strutturale si accompagni ad ulteriori aumenti di spesa e di evasione come purtroppo finora è avvenuto.
* * *
Ma un governo di ricostruzione non si può limitare al capitolo, pur di estrema importanza, dell'economia e della finanza. Deve - dovrà - ricostruire l'etica pubblica devastata dal ventennio berlusconiano. Deve - dovrà - riformare la legge elettorale restituendo agli elettori la possibilità di scegliere i loro rappresentanti attraverso le preferenze o, meglio ancora, i collegi uninominali almeno per una parte notevole dei seggi in palio. E dovrà dimezzare il numero dei parlamentari, abolire i vitalizi degli ex membri del Parlamento, tagliare le spese politiche al centro e negli enti territoriali. […].
Ma deve soprattutto unire le forze della sinistra e quelle del centro nell'opera ricostruttiva che ha giganteschi appuntamenti: i giovani, le donne, i vecchi, il Sud, l'immigrazione, la lotta alla violenza e al crimine organizzato. Un anno non basta a realizzare questi obiettivi. Ci vorrà una legislatura costituente nel senso sostanziale del termine, come auspicò Aldo Moro quando promosse l'apertura al Pci di Berlinguer pochi giorni prima del suo rapimento. […].

I 16 deputati decisivi per le sorti di Silvio
Governo appeso al pallottoliere, l’incubo di 40 defezioni
Monica Guerzoni
06 novembre 2011 10:47

Le reazioni alla proposta melani
Comprare Btp, tanti sì alla campagna  «Ma servono anche le riforme»
Intesa Sanpaolo: commissioni zero alle famiglie nel «giorno del debito comune»
Enrico Marro
06 novembre 2011 10:46

LA LETTERA
Il lettore Melani e l'impegno delle banche
Passera: siamo in un momento di grande difficoltà, ma il nostro Paese ha grandi forze e grandi energie
Corrado Passera, Consigliere delegato Intesa Sanpaolo
06 novembre 2011 10:41
Caro direttore,
dico «bravo» al signor Melani: sono in molti a sentire nel cuore quello che ci ha ricordato nell'appello pubblicato dal Corriere . Siamo in un momento di grande difficoltà, ma il nostro Paese ha grandi forze e grandi energie, è in grado di far fronte a tutti i suoi impegni e può ricominciare a crescere se tutti faranno la loro parte e nessuno si chiamerà fuori dalle responsabilità.
Come banca abbiamo dimostrato con i fatti di crederci: siamo il più grande fornitore di credito alle famiglie e alle imprese, siamo - direttamente e indirettamente - uno dei più grandi sottoscrittori di debito pubblico italiano. Accogliamo pertanto con piacere l'invito del Corriere ad azzerare le commissioni di sottoscrizione alle famiglie in occasione della «giornata del nostro debito comune» se, come auspico, verrà organizzata. […].

il premier: nonostante le defezioni, restiamo maggioranza
Berlusconi assicura: abbiamo i numeri. Ma Gabriella Carlucci passa all'Udc
L'ex showgirl: « Ora governo di larghe intese
Scajola: «Per la transizione meglio Letta che Monti»
06 novembre 2011 21:22

CRISI
Governo sempre più in bilico. Ferrara: "Berlusconi si dimette"
Il direttore del Foglio: "Questione di ore, forse minuti". Domani il voto a Montecitorio. Voci di nuove defezioni nel Pdl. Sullo sfondo la legge di Stabilità e gli equilibri cambiati in commissione bilancio. Cicchitto: "Passo indietro di Berlusconi? Fantasie"
07 novembre 2011

07/11/2011 - LA GIORNATA
Letta: "Anche se il governo cambia gli impegni presi con l'Ue restano"
Berlusconi studia l'ipotesi dimissioni
Maroni: la maggioranza non c'è
Ferrara: Silvio pronto a lasciare
La Carlucci strappa, inizia la fuga
Le tre ipotesi per il dopo-Silvio

la crisi
Governo in bilico, si lotta sui numeri
I fedelissimi: «Il premier sta per lasciare»
Ferrara: «Questione di ore e cede il passo». Letta:
«Se cade l'esecutivo, gli impegni restano»
07 novembre 2011 12:07

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