domenica 12 aprile 2015

Lettera n. 3 all’On. Rocco Buttiglione

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 92 del 24-10-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Lettera n. 3 all’On. Rocco Buttiglione


Egr. On. Buttiglione,

Lei, oggi, come misura strutturale per finanziare la crescita, ha affermato che l’UDC appoggerebbe la riforma delle pensioni. Senza menzionare altro.

Mi permetto di osservare (premettendo che io sono già in pensione, ma la stessa mi verrà erogata dopo 12 mesi, con un mancato introito quest'anno di quasi 20 mila €):
1) Spesa pensionistica.
E’ vero che la spesa sociale italiana è in linea con quella media OCSE, ma non la voce pensioni, né l’età di pensionamento. Quindi ci sono margini d’intervento, che andrebbero però definiti sulla base di incentivi-disincentivi decisi con la riforma Dini del 1995, che è una delle 7 (sette) riforme delle pensioni varate a partire dal 1992.
Ma è altresì vero che il problema del sistema previdenziale non è soltanto l’età pensionabile di anzianità o non è soltanto il c.d. “tasso di sostituzione” (in merito al quale sono già state presentate proposte di legge dal centrosinistra), ma anche l’assenza di un limite agli importi pensionistici. Dai dati dell’Osservatorio statistico sulle pensioni dell’Inps emerge che al 2009 il 2,21 per cento delle pensioni vigenti è di importo superiore ai 2.500 euro mensili, che incidono per più del 10,6 per cento della spesa complessiva (tra queste quelle dei dirigenti, la cui gestione è dovuta confluire nell’INPS perché andata in difficoltà per troppa generosità).
In ogni caso, per allinearci alla media OCSE, i risparmi rivenienti dall’aumento dell’età pensionabile dovranno rimanere nel capitolo previdenza (e assistenza), ad esempio finanziando il REDDITO MINIMO GARANTITO UNIVERSALE (l’Italia è l’unico Paese, oltre alla Grecia, che non lo prevede) oppure per adeguare il ‘tasso di sostituzione’ per i lavoratori precari.

2) Imposta patrimoniale.
Non credo che l’UDC sia composto solo da milionari, come il suocero del presidente Casini. Ormai l’imposta patrimoniale, sulla ricchezza netta oltre una certa soglia (almeno 800 mila €), non è un tabù neppure per le associazioni imprenditoriali, ed è positivo che esse abbiano aperto alla sua introduzione, anche se, se si guardano i numeri delle loro proposte, si vede che:
a) le entrate da loro previste per le pensioni vanno da 2,9 a 18 mld (“Si può stimare che le misure proposte - vedi box - determinino un risparmio iniziale complessivo di circa 2,9 miliardi di euro nel 2013 e di circa 18 miliardi di euro nel 2019. Tali stime si riferiscono al solo sistema Inps.
Le risorse reperibili con la riforma delle pensioni devono anche concorrere a realizzare gli interventi cruciali per la crescita e in particolare a ridurre l’attuale cuneo contributivo e fiscale e rilanciare così l’occupazione, soprattutto dei giovani”.).
b) Mentre dall’imposta patrimoniale prevedono un introito di 6 mld, che a me appare decisamente insufficiente, se si pensa che la sola abolizione dell’ICI sulla prima casa ha comportato minori entrate per quasi 4 mld (cfr. “Abolizione ICI
In altri studi e proposte (cfr. Dossier Imposta patrimoniale
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2670796.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/analisi-quali-quantitativa14imposta.html ),
si ipotizzano ed auspicano introiti maggiori.

3) Doppio stipendio ai magistrati fuori ruolo.
Il nostro Bel Paese è pieno di ingiustizie e di privilegi. Tra questi ultimi spicca lo scandaloso doppio stipendio dei quasi 250 magistrati posti fuori ruolo e passati ad altro incarico, che prendono non uno ma due lauti stipendi, per un costo complessivo annuo di ben 20 milioni. Ad esempio, il presidente dell’Autorità Antitrust, Antonio Catricalà, che prende il lautissimo stipendio di presidente pari a 500 mila € e quello di magistrato, di oltre 200 mila; o il consigliere giuridico del presidente della Repubblica, Salvatore Sechi.
E tutto questo mentre, dai dati ISTAT sul rapporto annuale dell'INPS diffuso a maggio scorso, emerge che il 70,5 per cento dei trattamenti pensionistici erogati non supera i mille € al mese e che il 39,1 per cento delle pensioni è inferiore a 500 € al mese.

Conclusione.
E’ necessario evitare, Egr. Onorevole, che, come succede troppo spesso in un Paese stortignaccolo come il nostro, si appronti un tavolo con le solite 3 gambe che riguardano i ceti meno abbienti, “dimenticando” o riducendo le dimensioni della quarta, che riguarda i più abbienti.
E quindi non si dovrebbe contribuire ad alimentare la solita ammuina da “utili idioti” dei ricchi. La concentrazione della ricchezza e le disuguaglianze sono scandalose e crescenti; basta leggere le statistiche (dell’ONU, dell’OCSE, della Banca d’Italia, non di “Liberazione” *) o il documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, uscito oggi **, dove nelle conclusioni si legge: “In tale contesto, per ogni cristiano c’è una speciale chiamata dello Spirito ad impegnarsi con decisione e generosità, perché le molteplici dinamiche in atto si volgano verso prospettive di fraternità e di bene comune. Si aprono immensi cantieri di lavoro per lo sviluppo integrale dei popoli e di ogni persona. Come affermano i Padri del Concilio Vaticano II, si tratta di una missione al tempo stesso sociale e spirituale, che, « nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, è di grande importanza per il regno di Dio »”,  per rendersene conto. O basta analizzare sulle spalle di chi sta gravando e graverà l’onere dei quasi 140 miliardi di € (pari a 270.000 mld di Lire) delle manovre correttive varate dall’attuale governo nell’ultimo anno e mezzo. Anche… Catalano direbbe che è più equo se la crisi – e la crescita - la pagano ANCHE i ricchi (soprattutto quelli che l'hanno provocata), non solo i meno abbienti ed i poveri.

 [*] Ricchezza dei ricchissimi.
Nel 2006, secondo il World Institute for Development Economics Research of the United Nations, riportato dal "Guardian", il 10% della popolazione adulta del mondo detiene l'85% della ricchezza mondiale; la metà più povera della popolazione adulta se ne spartisce solo l'1 per cento.
Nel 2008 (dati Bankitalia), il 10% della popolazione italiana possiede il 45% della ricchezza nazionale.
link sostituito da:
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Classifica 2009 dei ricchissimi

Disuguaglianze sociali
“Dal rapporto Growing Unequal dell’Ocse emerge che tra i 30 paesi Ocse oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri. Non è solo colpa della crisi, anche se la crisi certo ha accentuato questa tendenza: redditi da lavoro, capitale e risparmi sono diventati il 33% più diseguali a partire dalla metà degli anni ottanta. Si tratta del più elevato aumento nei paesi Ocse, dove l’aumento medio é stato del 12%”.

[**] “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”


Cordialmente,

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