A causa delle avarie
frequenti della piattaforma IlCannocchiale,
dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente.
O, meglio, di tenermi
pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di
5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n.
91 del 24-10-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Lettera a Francesco
Bei di “Repubblica”
Egr. Dott. Bei,
Lei, nell’articolo “Berlino,
nessun bilaterale con Berlusconi. Il premier: "Pronto a riformare le
pensioni", ha scritto:
“Insomma, per trovare risorse
da destinare alla crescita restano davanti al governo soltanto due strade.
Quella del condono fiscale (ribattezzato "concordato" per renderlo
più sexy), che però non sarebbe accettata dall'Europa in quanto misura una
tantum.
Un provvedimento
impresentabile politicamente e non strutturale, soprattutto perché monco di
quella riforma fiscale che sola potrebbe, al limite, giustificarlo. L'altra
strada, l'unica possibile a questo punto, è la riforma delle pensioni”.
Mi permetto di osservare
(premettendo che io sono già in pensione, ma la stessa mi verrà erogata dopo 12
mesi, con un mancato introito quest'anno di 20 mila €):
1) Spesa pensionistica.
E’ vero che la spesa sociale
italiana è in linea con quella media OCSE, ma non la voce pensioni, né l’età di
pensionamento. Quindi ci sono margini d’intervento, che andrebbero però
definiti sulla base di incentivi-disincentivi decisi con la riforma Dini del
1995, che è una delle 7 riforme delle pensioni varate a partire dal 1992.
Ma è altresì vero che il
problema del sistema previdenziale non è soltanto l’età pensionabile di
anzianità o non è soltanto il c.d. “tasso di sostituzione” (in merito al quale
sono già state presentate proposte di legge dal centrosinistra), ma anche
l’assenza di un limite agli importi pensionistici. Dai dati dell’Osservatorio
statistico sulle pensioni dell’Inps emerge che al 2009 il 2,21 per cento delle
pensioni vigenti è di importo superiore ai 2.500 euro mensili, che incidono per
più del 10,6 per cento della spesa complessiva (tra queste quelle dei
dirigenti, la cui gestione è dovuta confluire nell’INPS perché andata in
difficoltà per troppa generosità).
In ogni caso, per allinearci
alla media OCSE, i risparmi rivenienti dall’aumento dell’età pensionabile
dovranno rimanere nel capitolo previdenza (e assistenza), ad esempio
finanziando il REDDITO MINIMO GARANTITO UNIVERSALE (l’Italia è l’unico Paese,
oltre alla Grecia, che non lo prevede) oppure per adeguare il ‘tasso di
sostituzione’ per i lavoratori precari.
2) Imposta patrimoniale.
Ormai l’imposta patrimoniale
non è un tabù neppure per le associazioni imprenditoriali ed è positivo che
esse abbiano aperto alla sua introduzione, ma se si guardano i numeri delle
loro proposte, si vede che:
a) le entrate da loro
previste per le pensioni vanno da 2,9 a 18 mld (“Si può stimare che le misure proposte - vedi box - determinino un risparmio
iniziale complessivo di circa 2,9 miliardi di euro nel 2013 e di circa 18
miliardi di euro nel 2019. Tali stime si riferiscono al solo sistema Inps.
Le risorse reperibili con la riforma delle pensioni
devono anche concorrere a realizzare gli interventi cruciali per la crescita e
in particolare a ridurre l’attuale cuneo contributivo e fiscale e rilanciare
così l’occupazione, soprattutto dei giovani”.).
b) Mentre dall’imposta
patrimoniale prevedono un introito di 6 mld, che a me appare decisamente insufficiente,
se si pensa che la sola abolizione dell’ICI sulla prima casa ha comportato
minori entrate per quasi 4 mld (cfr. “Abolizione ICI
In altri studi e proposte
(cfr, Dossier Imposta patrimoniale
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2670796.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/analisi-quali-quantitativa14imposta.html
),
si ipotizzano ed auspicano
introiti maggiori.
Conclusione.
E’ superfluo notare che
bisognerà stare molto attenti affinché, come succede troppo spesso in un Paese
stortignaccolo come il nostro (e come rammenta Eugenio Scalfari nel suo
editoriale di oggi, citando Enrico Berlinguer), si appronti un tavolo con le
solite 3 gambe che riguardano i ceti meno abbienti, “dimenticando” o riducendo
le dimensioni della quarta, che riguarda i più abbienti.
E quindi non contribuiamo ad
alimentare, Dott. Bei, la solita disinformazione ed ammuina da “utili idioti”
dei ricchi. La concentrazione della ricchezza e le disuguaglianze sono
scandalose e crescenti; basta leggere le statistiche (dell’ONU, dell’OCSE,
della Banca d’Italia, non di “Liberazione” *) per rendersene conto. O basta
analizzare sulle spalle di chi sta gravando e graverà l’onere dei quasi 140
miliardi di € (pari a 270.000 mld di Lire) delle manovre correttive varate
dall’attuale governo nell’ultimo anno e mezzo. Anche… Catalano direbbe che è
più equo se la crisi la pagano ANCHE i ricchi (soprattutto quelli che l'hanno provocata),
non solo i meno abbienti ed i poveri.
[*] Ricchezza dei ricchissimi.
Nel 2006, secondo il World
Institute for Development Economics Research of the United Nations, riportato
dal "Guardian", il 10% della popolazione adulta del mondo detiene
l'85% della ricchezza mondiale; la metà più povera della popolazione adulta se
ne spartisce solo l'1 per cento. http://money.guardian.co.uk/news_/story/0,,1965033,00.html
Nel 2008 (dati Bankitalia), il 10%
della popolazione italiana possiede il 45% della ricchezza nazionale.
link
sostituito da:
link sostituito da:
Classifica 2009 dei ricchissimi
Disuguaglianze sociali
“Dal rapporto Growing Unequal dell’Ocse emerge che tra i 30
paesi Ocse oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri. Non è
solo colpa della crisi, anche se la crisi certo ha accentuato questa tendenza:
redditi da lavoro, capitale e risparmi sono diventati il 33% più diseguali a
partire dalla metà degli anni ottanta. Si tratta del più elevato aumento nei
paesi Ocse, dove l’aumento medio é stato del 12%”.
Cordialmente,
Appendice
Ricevo e pubblico volentieri
la risposta di Francesco Bei:
Data: 24/10/2011 16:17
Grazie del contributo, mi è stato molto utile e ne terrò
conto. Io mi riferivo a quello che ci chiede l'Europa non alle mie aspettative
in merito.
E, purtroppo, sembra che all'Ue piaccia più l'abolizione delle pensioni d'anzianità della patrimoniale...
cordialmente
Fb
E, purtroppo, sembra che all'Ue piaccia più l'abolizione delle pensioni d'anzianità della patrimoniale...
cordialmente
Fb
A qualcuno risulta che l’UE
abbia chiesto l’abolizione delle pensioni d’anzianità? A me no.
Quel che è certo, non l’ha
chiesta la famosa lettera della BCE, scritta da Draghi e Trichet, resa pubblica
dal Corriere, che riporto
integralmente, sottolineando i passi salienti, dal mio punto di vista.
Francoforte/Roma,
5 Agosto 2011
Caro Primo Ministro,
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l'Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.
Caro Primo Ministro,
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l'Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.
Nell'attuale
situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:
1.Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro.
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.
1.Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro.
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.
2.Il Governo
ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per
assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.
Vista la
gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni
elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per
decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre
2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più
stringenti le regole di bilancio.
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,
Mario
Draghi, Jean-Claude Trichet
Le
condizioni DELL'Eurotower
Il documento segreto della Bce: ridurre gli stipendi
pubblici
Le richieste del 5 agosto scorso al governo
italiano Liberalizzazioni, flessibilità del lavoro e privatizzazioni
Mario Sensini
29 settembre 2011
La
lettera ORIGINALE IN INGLESE
La lettera TRADOTTA IN ITALIANO
Pubblico la mia replica a
Francesco Bei.
Egr.
Dott. Bei,
Lei ha
scritto: “E, purtroppo, sembra che all'Ue
piaccia più l'abolizione delle pensioni d'anzianità della patrimoniale...”.
A Lei risulta che l’UE abbia chiesto l’abolizione delle pensioni d’anzianità? A me no.
A Lei risulta che l’UE abbia chiesto l’abolizione delle pensioni d’anzianità? A me no.
Quel che è certo, non l’ha chiesta la famosa lettera della
BCE, * scritta da Draghi e Trichet, resa pubblica dal “Corriere”, di cui
riporto il passo:
“È possibile intervenire ulteriormente nel sistema
pensionistico</u>, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le
pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel
settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore
pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012”.
La lettera della BCE, peraltro, va considerata
integralmente, anche per quanto riguarda il rafforzamento degli ammortizzatori
sociali, poiché - s'informi - ci sono milioni di cittadini, parecchi di loro
over 45, ed anche over 60, anche con famiglia a carico, senza lavoro e
completamente privi di tutele:
“c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione
delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti,
stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di
politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la
riallocazione delle risorse
verso le aziende e verso i settori più competitivi”.
Dopo aver addossato l’onere del risanamento (quasi 140 mld
nell’ultimo anno e mezzo) in gran parte sul ceto medio-basso e sui poveri (mentre
i giornalisti, capitanati da direttori ed editorialisti di giornale di destra,
Belpietro, Sechi, Bechis, Porro, ecc., cui si sono aggregati anche alcuni di
sinistra, come Mineo e Menichini, hanno montato una vera e propria canea contro
il contributo di solidarietà, che li colpiva direttamente), le risorse
indispensabili alla crescita vanno prese da quelli che i soldi ce li hanno: il
10% di Italiani che detiene il 45% della ricchezza nazionale. Le misure ormai
sono condivise da tutti (tranne Silvio B. e Giulio T. ed i loro utili idioti).
In attesa degli eurobond (non a caso caldeggiati da Tremonti) e della TTF, occorre:
a) reintrodurre, come ha suggerito anche la Banca d’Italia recentemente, l’ICI sulla prima casa dei più abbienti, abolita dal governo Berlusconi (2,5 mld circa), lasciando le franchigie decise dal 2° governo Prodi;
b) introdurre, come hanno suggerito, da ultimo, anche le associazioni imprenditoriali, un’imposta patrimoniale ordinaria ad aliquota bassa sulla ricchezza netta al di sopra di una certa soglia, cioè prevedendo una franchigia di almeno 800 mila €.
c) ritassare, come suggerito da Pierluigi Bersani, i capitali scudati.
In conclusione, Dott. Bei, concretamente, a me le manovre correttive per il risanamento dei conti pubblici (non dell’INPS, i cui conti sono in attivo ed in equilibrio fino al 2050) stanno comportando quest’anno un mancato introito di 20 mila €, a Lei quanto?
In attesa degli eurobond (non a caso caldeggiati da Tremonti) e della TTF, occorre:
a) reintrodurre, come ha suggerito anche la Banca d’Italia recentemente, l’ICI sulla prima casa dei più abbienti, abolita dal governo Berlusconi (2,5 mld circa), lasciando le franchigie decise dal 2° governo Prodi;
b) introdurre, come hanno suggerito, da ultimo, anche le associazioni imprenditoriali, un’imposta patrimoniale ordinaria ad aliquota bassa sulla ricchezza netta al di sopra di una certa soglia, cioè prevedendo una franchigia di almeno 800 mila €.
c) ritassare, come suggerito da Pierluigi Bersani, i capitali scudati.
In conclusione, Dott. Bei, concretamente, a me le manovre correttive per il risanamento dei conti pubblici (non dell’INPS, i cui conti sono in attivo ed in equilibrio fino al 2050) stanno comportando quest’anno un mancato introito di 20 mila €, a Lei quanto?
(*) Lettera BCE
Cordialmente,
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