mercoledì 29 aprile 2015

Il giocattolo calcio

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 140 del 31-05-12 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Il giocattolo calcio


Non solo la PA, è da riformare da cima a fondo. [1]

Gli togli il giocattolo calcio all’isterico bambino Zamparini, che gli rimane? [2]
E l’“abatino” Rivera, grande campione un po’ sfaticato (sopperiva, col suo gran correre, Lodetti [3]) in questo caso merita appieno l’appellativo di “ragiunat” che gli affibbiò un po’ spregiativamente (a lui e a Sandro Mazzola) il sommo Gianni Brera.

Sono d’accordo con la “proposta” del premier Monti. [2] Ma è anche un problema culturale e quindi di lunga e difficile soluzione. Come è scritto in questa interessante disamina, “Il calcio costituisce ormai una grande industria dell’entertainment che fa da sovrastruttura alla semplice competizione”. [4]

Io ho giocato a calcio (anni '60), nei campionati del CSI, da 14 a 18 anni, e poi talvolta nel torneo aziendale. Me ne sono schifato abbastanza fin da ragazzo (perché già allora lo vedevo come una scuola di slealtà, di imbroglio, di furbizia, di violenza, assurdi i rischi che si correvano nei derby con le squadre dei paesi vicini, rinverdendo le gesta degli antichi progenitori, [5] ed alla fine del girone di andata, per disintossicarmi, me ne andavo a giocare a pallavolo, poi verso fine campionato tornavo), da seguirlo molto poco adesso.

Perché, al netto dei compensi astronomici di oggi, è stato sempre così il calcio in Italia, al Sud, al Centro e al Nord; la propensione ad imbrogliare non è affatto un fenomeno negativo recente.

D'altronde, deve far parte - come dire? - costitutiva di questo sport, se il calcio in passato, in Gran Bretagna, è stato talvolta addirittura vietato [6], e l'attuale gioco moderno deriva - pare – in parte da quello praticato, con regole diverse, molto tempo fa a Firenze, in Toscana [7], regione nella quale si svolge il Palio di Siena [8], che ammette qualunque mezzo e mezzuccio, inclusa appunto la corruzione, per ottenere la vittoria. Altro che l'importante è partecipare.

Il bambino isterico Zamparini fa anche disinformazione. E’ talmente ottuso o accecato dal pregiudizio che fa finta furbescamente di non sapere o non si è ancora accorto che il lavoro sporco lo ha fatto non Monti ma Berlusconi (Tremonti), varando in un anno e mezzo, a partire dalla crisi greca dell’aprile 2010, manovre finanziarie per un ammontare complessivo di 200 mld, addossandone il grosso sul ceto medio-basso e persino sui poveri col taglio feroce della spesa sociale.

Se poi l’isterico bambino Zamparini allude ad Equitalia, egli ignora o fa finta di non sapere che essa opera sulla base della normativa emanata dal Parlamento ed inasprita negli ultimi anni dall'ex ministro del governo Berlusconi, Giulio Tremonti. Infatti, le norme iugulatorie sulla riscossione le ha varate Tremonti, non il centrosinistra con Visco, né Monti [9].

“ZAMPARINI: "MONTI SI VERGOGNI" - ''Monti si vergogni''. Reagisce così Maurizio Zamparini alle parole del Premier: "L'unica cosa indegna in questo Paese è che uno come Monti osi dire quello che ha detto: ci sta massacrando, sta distruggendo l'Italia, dice solo delle stupidaggini. Dovrebbe pensare prima di parlare. Prima di dire che bisogna chiudere il gioco del calcio, dovrebbe pensare ai suoi problemi e a tutto quello che sta distruggendo e facendo chiudere lui con i suoi provvedimenti. Sulla seconda sua affermazione sul calcio, poi, Monti dimostra di essere ignorante perchè allo Stato ogni anno le società di calcio professionistiche versano ben 800 milioni di euro".”.

[1] “Ancora sulla Pubblica Amministrazione, una delle chiavi di volta dello sviluppo del Paese”

[2] Monti: "Il calcio andrebbe sospeso". Zamparini: "Si vergogni"

[3] Giovanni Lodetti (da Wikipedia)

[4] “La psicologia del tifoso nella prevenzione del calcio violento” [*]

[5] Zuffa tra Pompeiani e Nocerini (da Wikipedia)

[6] Calcio (sport) (da Wikipedia).

[7] Calcio in costume  (da Wikipedia)

[8] Palio di Siena (da Wikipedia).

[9] “Le norme iugulatorie di Equitalia”


***

[*] La psicologia del tifoso nella prevenzione del calcio violento
Firenze, 27 giugno 2007
Dott.ssa Silvia CALZOLARI - Psicologo Criminologo

Differenze fra realtà e percezione
• In un numero sempre maggiore di contesti si avverte la presenza di un gap fra ciò che esiste oggettivamente e ciò che viene soggettivamente percepito
• Più specificamente, il rapporto dell’uomo con il proprio mondo fenomenico è tale che tutto ciò che è creduto esiste

Possibili interpretazioni dell’evento sportivo
a) aspetto di attività fisica
b) componente ludica
c) elemento competitivo
d) aspetti disciplinanti e pedagogici
e) dimensione dello spettacolo
f) componente professionale

Rappresentazione sociale dello sport
• E’ il significato della nostra esperienza attribuita ai contesti di vita a determinare la loro rilevanza “realistica” e non la loro esistenza puramente fattuale
• Il passaggio da una dimensione all’altra avviene nella mente del tifoso attraverso un salto cognitivo
• Alcune competizioni non esistono nella mente delle persone solo perché non sono rappresentate
• Nel tifo violento si colpiscono cose o persone non per quello che sono ma per ciò che rappresentano

Comportamenti di massa
• Non sono la semplice somma dei processi psicologici individuali o una loro estensione
• Traggono origine dai processi cognitivi (intraindividuali, interpersonali, situazionali) che ricorrono nei discorsi collettivi
• Rispondono a normative interne del gruppo
• Funzionano secondo dinamiche e schemi primitivi (assunti di base)

Bion - Dinamiche di gruppo
• Il gruppo ha delle modalità di funzionamento tendenzialmente psicotico (regressivo), che permette la drammatizzazione dei vissuti individuali.
• Nel gruppo avvengono “processi psicologici osservabili e descrivibili, stereotipi, comportamenti e sentimenti che indicano l’esistenza di materiale inconscio che il gruppo va elaborando nella prospettiva comune, e illusoria, di trasformare gli oggetti in conflitto in alleati”.

Bion - Assunti di base
• Gli assunti di base sono fantasie gruppali di tipo onnipotente e magico sulla modalità di raggiungimento degli scopi. Coincidono con stati emotivi tendenti ad evitare la frustrazione connessa all’apprendimento dall’esperienza.
Mentre la mentalità del gruppo è il contenitore, gli assunti di base sono il contenuto dell’opinione del gruppo

1) assunto di base di accoppiamento
Convinzione inconscia della necessità di un essere o di un avvenimento futuro per la soluzione dei problemi del gruppo.
Rappresenta una speranza di tipo messianico. Il “figlio” dell’accoppiamento non deve però mai nascere, deve essere una speranza, un desiderio, che per restare tale non si può realizzare.

2) assunto di base di attacco-fuga
Convinzione irrazionale dell’esistenza di un nemico. Il gruppo si sente chiamato a difendersi attaccando o fuggendo; per questo gruppo la sola idea di usare il pensiero o la comprensione è un vero sacrilegio. Ci sarà l’impressione che il benessere individuale non ha importanza fin tanto che il gruppo continua ad esistere. Qualsiasi via che non contempli l’attacco o la fuga sembra inesistente o opposta al bene comune.

3) assunto di base di dipendenza
Convinzione magica che esista un’entità, esterna al gruppo, in grado di soddisfarne i bisogni; ciò significa che viene sempre attribuita ad una persona la capacità di
soddisfare tutti i bisogni del gruppo, mentre tutti gli altri sono in attesa di veder soddisfatti i propri. La persona prescelta solleva i membri dalla responsabilità di pensare.

Funzioni del gruppo-tifoseria
• Garantisce un’identità anche a chi non ce l’ha (laboratorio di socializzazione)
• L’identità del singolo coincide con quella del gruppo e viene “gridata” attraverso l’utilizzo di un linguaggio comune e di segni e simboli di riconoscimento
• In situazioni di ambiguità o incertezza il gruppo diventa più coeso e temibile
• Tende a deresponsabilizzare e proteggere il singolo in caso di agire violento

Ruolo dei mass media
• Producono una rappresentazione sociale dell’evento sportivo secondo schemi e cornici di senso proprie
• Trasformano una realtà materiale (fatto sportivo) in un universo di significati in cui campeggiano atleti, pubblico, dirigenti e tifosi, presi da una convinzione comune
• Il calcio costituisce ormai una grande industria dell’entertainment che fa da sovrastruttura alla semplice competizione

Effetti della rappresentazione mediatica sul pubblico
• L’overtalking mediatico continua ad avere effetto nei giorni seguenti all’ evento sportivo e crea morbosità nello spettatore-tifoso
• La contaminazione del calcio-sport da parte del calcio-spettacolo (divismo del giocatore anche al di fuori del campo)ha influenza sulla percezione dell’evento
• E’ in grado di “costruire” delle realtà, con il potere di influenzare le masse e canalizzare l’attenzione su ciò che è più funzionale
• Il gesto atletico viene sovraccaricato e talora distorto

Relazione fra evento-partita ed emozioni del tifoso
• Le emozioni del tifoso (collera, gioia, ostilità, rancore, etc..) sono in funzione degli schemi cognitivi in base ai quali egli ha appreso ad interpretare gli eventi della partita
• Il tifo si trasforma in violenza quando l’agonismo dell’evento sportivo non riesce a realizzare le attese emotive e cognitive che promette in maniera simbolica ai tifosi

Ricerche fra aggressività e spettacolo sportivo
• Le emozioni provocate dalla partita favoriscono le condotte aggressive solo se
queste fanno già parte del repertorio comportamentale del soggetto
• La teoria catartica afferma che l’aggressività del tifoso rappresenta una compensazione alle frustrazioni
• In realtà la caratteristica del tifoso violento è l’eccitazione emotiva più che la frustrazione

• Il livello di aggressività agita nel pubblico non è direttamente correlata con il livello di aggressività contemplato dal tipo di competizione che si sta svolgendo in campo
• Il gesto violento, che può sembrare subitaneo e isolato, rappresenta in realtà l’evolversi di un percorso progressivo che inizia nella mente del tifoso già molto prima dell’evento-partita

Motivazioni inconsce
• L’ invidia inconscia è alla base della tensione emotiva che accompagna molti tifosi violenti, che si vogliono aggiudicare un pezzetto di spettacolo
• Il divismo/vittimismo degli atleti d’élite alimenta l’aggressività
• Meccanismi difensivi psichici primitivi (scissione, identificazione proiettiva)
• Nel tifo c’è una forte componente di virilizzazione

Elementi situazionali
• Nelle città particolarmente “calde” lo stato d’animo dei cittadini-tifosi risulta fortemente correlato alle vicende della squadra, anche durante la settimana; ciò produce un’attesa che “carica la molla”
• La settimana che precede l’evento fa da incubatrice di molte delle dinamiche che si realizzano la domenica durante la partita
• Il tipo di avversario che si affronta condiziona già in anticipo lo stato d’animo e le convinzioni con cui si va allo stadio
• L’andamento della partita e il comportamento arbitrale svolgono il ruolo di detonatori

Tifoso moderato
• Ha propri valori individuali sul calcio
• Non è interessato ad apparire
• Non cerca conferme del proprio Sé allo stadio
• Non è mosso da problematiche inconsce
• Utilizza simboli positivi di appartenenza alla squadra
• E’ radicato nella cultura e nelle tradizioni del posto
• Ha una forte attivazione emozionale legata all’evento partita, che cessa all’uscita dallo stadio

Tifoso violento
• E’ sempre sostenuto dal gruppo di cui condivide valori e regole
• Ha bisogno e rabbia d’apparire
• Si rappresenta attraverso gli occhi degli altri che gli confermano il proprio ruolo negativo
• Colpisce sempre un proprio simbolo interno quando si scaglia contro qualcuno/qualcosa
• Maschera le proprie intenzioni distruttive dietro espressioni di alti ideali e credo
• E’ sradicato dal tessuto sociale del luogo
• L’impulso violento è indipendente dalla partita ed è presente fuori dallo stadio

Le due facce della sicurezza
• “Security”: indica le misure di sicurezza, protezione e difesa di edifici e persone da attacchi o minacce di varia natura. Si parla di security forces (polizia, esercito, etc.) o security alert (allarmi, supporti tecnologici, etc..)
• “Safety”: indica una condizione, uno “stato delle cose” più stabile (ad es. un posto dove i bambini possono divertirsi), data dalla percezione generale del livello di gradevolezza, vivibilità e coesione sociale di un luogo.

La tessera del tifoso rappresenta uno strumento di sicurezza in grado di soddisfare entrambi gli aspetti:
• da una parte costituisce una misura tecnica esterna che oltre a rendere più sicuro lo stadio è in grado di velocizzare le procedure
• dall’altra è in grado di stimolare nel pubblico atteggiamenti e stili di vita positivi rispondenti ad una cultura della legalità, isolando i violenti

Possibili effetti della tessera del tifoso
• Crea una “rete” intorno al tifoso e interviene sull’ auto-percezione
• Identificando il tifoso, contrasta la “diffusione di responsabilità” tipica del gruppo, restituendola al singolo
• Non viola la privacy ma rafforza il senso di appartenenza e fiducia ad una realtà territoriale
• Tende a circoscrivere e danneggiare la parte della tifoseria violenta, riducendo l’errore di giudizio
• Risponde al metodo edonistico nei confronti del tifoso

Ruolo attivo del tifoso
• Si sente protagonista della buona riuscita dell’evento
• Si sente partecipe di un progetto importante e condiviso
• Si sente rispettato e non solo controllato
• E’ premiato per la sua scelta di buona condotta attraverso un riconoscimento, rinforzando così il proprio comportamento
• Favorisce l’empatia, che contrasta l’antisocialità

Aspetti strategici
• Simbolicamente la tessera rappresenta un’ identità positiva che abilita il tifoso a far parte di un patto socialmente approvato
• E’ in grado di interferire con gli schemi cognitivi del tifoso violento, privandolo di alibi e giustificazioni al proprio comportamento
Riduce la paura, concependo un’idea smilitarizzata di stadio, inteso come teatro del calcio, centro di aggregazione sociale per tutti.


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