lunedì 27 aprile 2015

Curiosità sessuali represse e sviluppo intellettuale/38 – Divisi anche da una risata

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 127 del 07-05-12 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Curiosità sessuali represse e sviluppo intellettuale/38 – Divisi anche da una risata


Divisi anche da una risata
I maschi tendono alla spontaneità, le donne si divertono in modo più profondo
21/3/2010
FABIO SINDICI

TORINO. Quando una risata scoppia sulle labbra, nel cervello si accende una luce. Che brilla in maniera diversa, nei circuiti neuronali delle donne e degli uomini. E’ quello che risulta dalla combinazione delle tecnologie di «brain imaging» con il racconto di barzellette, storielle, aneddoti o con la visione di film comici. Può essere il solletico partenopeo – preferito in genere dai maschi - delle battute di Totò («Lei è la sorella? E da quanto tempo?») o lo humour newyorchese – molto amato dalle femmine – di Woody Allen («Essere bisessuali raddoppia le chances per un appuntamento il sabato sera»). Quello che conta, per la scienza, sono le conseguenze del ridere.

Il senso del buffo è stato passato allo scanner della risonanza magnetica dai ricercatori delle università americane di Stanford e Durham, come dai colleghi degli atenei britannici. Scherzi triviali e sofisticati nonsense, commedie demenziali e black humour. Gli scienziati hanno provato tutte le chiavi per aprire la serratura del riso. «Se le cavie rispondevano con risate rumorose, una precisa regione cerebrale si illuminava», racconta Kathleen Stein, che nel libro «The Genius Engine» (Il motore del genio) descrive i test con i quali i neuroscienziati Vinoed Goel e Raymond Dolan hanno registrato la soddisfazione e il divertimento dei partecipanti ai test al London Institute of Neurology.

La zona stimolata dal senso dell’umorismo è soprattutto quella della corteccia prefrontale, addetta alla comprensione del linguaggio e all’assunzione di decisioni. Ma anche il sistema limbico, che regola il senso di piacere grazie alla dopamina. Ed è qui che si gioca la differenza dei sessi.

«Uomini e donne, in media, ridono allo stesso numero di storie divertenti - spiega Dean Mobbs, che ha diretto il team dell’università di Stanford -. La differenza è che le donne mostrano una maggiore attività nella corteccia prefrontale sinistra. Questo suggerisce che le informazioni sono processate in modo più accurato e che le donne operano un’elaborata decodificazione del linguaggio. Alla fine anche la risposta del sistema limbico è maggiore rispetto agli uomini, il che significa un godimento più profondo». In altre parole, le donne ci mettono più tempo per decidere se una battuta è esilarante. Gli uomini hanno una risposta immediata. Ma le signore ridono più a fondo. Dimostrano, almeno un piacere più completo.

La ricerca scientifica, comunque, non è nuova all’indagine sul buonumore. Già nel 2003 il professor Robert Wiseman dell’università dello Hertfordshire aveva lanciato il «Laugh Lab» (il laboratorio della risata), chiedendo di votare su Internet la barzelletta preferita. E poi usando il materiale ottenuto – una valanga di barzellette – per formulare teorie sull’umorismo. I test condotti attraverso cartoni animati da Andrea Samson dell’università svizzera di Friburgo, invece, hanno diviso i volontari della risata in «empatici» e «sistematici». I primi tendono a risolvere l’incongruenza alla base della trovata umoristica entrando nella mentalità dei personaggi della storia. I secondi, invece, con la logica. Le donne sono più numerose nella prima categoria. Preferiscono la risata emotiva insieme con Luciana Littizzetto e Massimo Troisi, rispetto all’umorismo rarefatto di Achille Campanile, per fare degli esempi italiani. Altre ricerche hanno poi rivelato che lo humour al femminile scansa le barzellette e preferisce l’aneddoto: mira al concreto. Ama la commedia leggera dei sentimenti e si chiude a riccio con il cinepanettone o il fescennino.

Ma le ricerche di Friburgo hanno individuato anche un’altra categoria, quella dei «cercatori di esperienza». Sono i più curiosi, che siano donne o uomini. Per loro lo scherzo rappresenta una novità su cui esercitare l’intelligenza. Il loro humour preferito è quello giocato sui nonsense, «scherzi filosofici» che lasciano uno spazio indeterminato. «I cercatori di esperienza mostrano una grande attività nella regione dell’ippocampo, quando apprezzano un nonsense», dice la studiosa. E l’ippocampo è la parte del cervello che si sveglia di fronte alle situazioni nuove.

Insomma, c’è molto dietro una risata. E, se l’umorismo è volatile, gli effetti restano. Mobbs è convinto che i meccanismi che legano la risata alla gratificazione possano aiutare nella cura della depressione. E’ comunque assodato che lo humour richieda un’enorme quantità di energia cerebrale. «La comprensione di una barzelletta potrebbe sembrare un processo banale e intuitivo. Ma le immagini dal cervello mostrano che in ballo c’è di più di ciò che pensavamo». Donne o uomini, una risata, forse, ci salverà.


Puntate precedenti:
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post/3-De Bernardi “Il diritto all’innocenza” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2591160.html
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post/36-Sesso: 1 italiano su 10 e' dipendente http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2736764.html
post/37- Solo tre coppie su 10 fedeli http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2737144.html


Appendice

http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpgcommento di magnagrecia inviato il 7 maggio 2012
Notazione pertinente: per veder pubblicato questo mio 'post' (era la terza o quarta volta che qualcuno - chissa perché, ma è una domanda retorica - ometteva di pubblicare un 'post' di questa serie sulla sessualità), ho dovuto telefonare alla RedazioneWeb.



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