venerdì 24 aprile 2015

Analisi quali-quantitativa/19 - Spesa pubblica e revisione della spesa in rapporto alla crescita

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 126 del 03-05-12 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Analisi QQ/19-Spesa pubblica e revisione della spesa in rapporto alla crescita


Costi della Pubblica Amministrazione - Spese militari - Costi della politica
In barba allo sbandierato controllo della spesa, ai patti di stabilità ed ai tagli lineari applicati (ottusamente), l’incompetente ministro Giulio Tremonti ed il centrodestra hanno vanificato in 2 anni tutto il risanamento attuato nel biennio giugno 2006-giugno 2008 da Tommaso Padoa-Schioppa (con la spending review), sia facendo crescere del 4,6% medio la spesa pubblica corrente in 8 anni del periodo 2001-2010, e di conseguenza il deficit, sia facendo risalire il rapporto debito/PIL dal 103,6% (2007) al 119% (2010). E tutto questo senza aver dovuto salvare il sistema del credito, né avere speso per misure anticrisi.

Ora, ridotta ancor più la spesa sociale con la riforma Monti-Fornero delle pensioni (l’ottava dal 1992 [1]), che comporteranno tutte insieme risparmi notevoli dell’ordine di qualche decina di miliardi l’anno (tutti destinati ad avanzo primario! [2]), bisogna attaccare 3 comparti di spesa che presentano – soprattutto il primo – significativa latitudine di risparmio: riduzione dei costi della PA [3], delle spese militari [4] e dei costi della politica [5].

Inoltre, occorre lavorare su quanto denunciato dalla Corte dei Conti, secondo la quale la corruzione e l’inefficienza della PA costano 110 mld all’anno. Ed, in particolare, su quanto ha evidenziato Enrico Morando, secondo il quale la spesa pubblica corrente è aumentata, appunto, del 4,6% in media sotto la gestione di Tremonti e del centrodestra, dato confermato da Romano Prodi, che l’anno scorso ha scritto nel suo sito: “le spese correnti (esclusi cioè gli investimenti sempre stagnanti) sono passate da 444 miliardi di euro nel 2000 a 670 miliardi nel 2010. I 226 miliardi in più sono pari a una crescita superiore al 50%. Si tratta di oltre 20 miliardi all’anno di spesa aggiuntiva, metà dei quali dovuti all’inflazione ma metà imputabili ad un aumento netto della spesa corrente. Fatta eccezione per il biennio 2007-2008, la spesa pubblica è sempre cresciuta in maniera sensibilmente più elevata rispetto al Prodotto nazionale lordo”.
Dati, poi, confermati a Rainews dal Sen. Baldassarri, presidente della Commissione Finanze, sia per quanto riguarda la spesa corrente complessiva, sia in particolare quella per “beni e servizi” (beni, appalti, ecc. a prezzi gonfiati) cresciuta in maniera anomala e che vale quasi 140 mld all’anno: una riduzione di questa voce di almeno il 10% non dovrebbe essere impossibile.

Infine, sicuramente non vanno ripetuti provvedimenti dispendiosi come:
- il cosiddetto salvataggio dell’ALITALIA (3,1 + 2 mld di ammortizzatori sociali) [6];
- l’abolizione dell’ICI sulla prima casa dei ricchi e dei più abbienti (minori entrate per almeno 2,5 mld) [7];
- l’organizzazione di un doppio G8 (0,5 mld sprecato) [8];
- la firma di un trattato d’amicizia come quello Italia-Libia (voluto da Prodi, che però s’era rifiutato di firmarlo perché troppo oneroso), con un costo di 5 mld $ (250 mln all’anno per 20 anni). [9]

***

Per rinfrescare la memoria sullo stato dell’arte, sugli obblighi dell’Italia e sulla direttrice di marcia più congrua, riporto uno dei miei molteplici commenti su questo tema, di quasi un anno fa, pubblicati in PDnetwork (e altrove):
[…]
- il debito pubblico italiano è elevatissimo e comporta un costo di interessi intorno a 75 mld all’anno, togliendo queste risorse ad altre finalità;
- il trattato di Maastricht indica come limite il rapporto debito/PIL al 60%;
- fino all’anno scorso, la UE ha chiuso un occhio, anzi due;
- dopo la crisi greca, il cui PIL vale il 3% mi pare del totale UE, per l’indecisione dei principali Paesi UE, la Francia e soprattutto la Germania, la situazione è sembrata fuori controllo, il che ad un certo punto ha reso necessarie sia le manovre correttive, sia un obiettivo di severo rispetto dei parametri deficit e debito;
- l’incompetente Tremonti, anziché negoziare condizioni meno onerose o almeno diluite in un arco temporale più ampio (ricostituzione graduale dell’avanzo primario, com’è previsto nel piano PD, prevedendo un aumento della spesa pari alla metà dell’aumento del PIL) ha garantito, pur non avendo le risorse, il pareggio di bilancio addirittura entro il 2014;
- la tecnica dei tagli lineari impedisce un adeguato, intelligente, efficace controllo della spesa;
- il reperimento delle risorse, necessarie alla riduzione del debito ed alla crescita, esige invece un “trasferimento” oculato e calibrato di risorse dall’enorme settore improduttivo e parassitario all’economia produttiva, dai ricchi ai poveri, dalle rendite e dai redditi alti ai redditi medio-bassi;
- a parità di saldi, le misure da adottare devono conformarsi a questa strategia;
- individuare i settori e le misure non è un problema, il problema sono le resistenze potenti, sia negli interessi forti costituiti, sia purtroppo nei ceti che avrebbero tutto da guadagnarci, ma per ignoranza e per un riflesso condizionato autolesionistico fanno ammuina (vedi l’ICI sulla prima casa dei ricchi, l’imposta patrimoniale o la TTF);
- il problema, soprattutto, è questo ministro dell’Economia e questo governo d’incompetenti dannosi, che, vedi le misure adottate, vanno in direzione opposta a ciò che sarebbe opportuno fare: lasciano indenni – letteralmente - i ricchi ed il ceto parassitario e tolgono lavoro e soldi a chi dovrebbe sostenere la crescita ed i consumi.
L’ammuina dei poveri e l’egoismo dei ricchi

***

Infine - nell’ambito del costi della politica - sull’abolizione delle province, o almeno di una parte di esse, come ha chiesto anche recentemente la BCE ( http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2012/04/30/Spending-rewiew-Richiamo-Bce-speranze-Province_6794458.html ), allego a scopo informativo tre scritti, già da me linkati in passato:

Ciao Vincesko,
ieri il PD alla Camera si è astenuto sulla proposta di cancellazione delle Province perché non è cancellando una parola che si risolve il problema dei costi della politica. Esiste una nostra proposta per quanto riguarda il riordino complessivo del sistema delle autonomie locali e delle regioni e in questa si colloca anche quella specifica relativa alle province. Un riordino che non deve e non può avvenire indipendentemente da una nuova e più snella visione dello Stato, per fornire così servizi efficienti e non duplicazioni burocratiche.
Ecco perché non è sufficiente dire che si aboliscono le province. E’ facile demagogia tracciare un segno sulla parola province, sarebbe una operazione identica a quella fatta da Berlusconi con le grandi opere, con i famosi cartelloni pieni di segni che, da inchiostro, non si sono mai trasformati in infrastrutture.
La nostra proposta è concreta e riorganizza il settore con veri tagli e grandi possibilità di risparmio, essa è già depositata in parlamento ed è visibile sul nostro sito internet all’indirizzo partitodemocratico.it/legge province.
Se si vuole fare sul serio bisogna quindi dire a chi, una volta abolite , vanno le funzioni delle province, almeno quelle essenziali, come verrà dislocato il personale che oggi vi lavora. Altrimenti, parlare di costi della politica solo per le province diventa un modo per eludere il problema, per non affrontarlo mai sul serio.
E i tempi di questa nostra riforma saranno brevissimi. Il paese va riformato e riavvicinato alle esigenze dei cittadini e in questo ci stiamo impegnando.
Grazie per l'attenzione, aiutaci a diffondere la proposta del PD
Davide Zoggia, responsabile Enti Locali Pd.

PROPOSTE DI LEGGE - CAMERA
Modifica all'articolo 133 della Costituzione, in materia di mutamento delle circoscrizioni provinciali e di soppressione delle province, nonché norme per la costituzione delle città metropolitane e il riassetto delle province
Proposta di Legge Costituzionale N. 4439 presentata il 21 giugno 2011. Tra i firmatari Bersani e Franceschini

Una riforma radicale delle province
“Ridurre il numero, abolire i consigli, alleggerire i costi: si può”
Una legge per cambiare radicalmente il volto delle Province ridisegnandone le funzioni e alleggerendone i costi. Una legge che ne riduca drasticamente il numero e abolisca gli attuali consigli provinciali sostituendoli con l'assemblea dei sindaci del territorio. Ecco il testo.

***

PROGETTO DI RIDUZIONE DELLA SPESA: ALCUNE OSSERVAZIONI EMPIRICHE.

Non vorrei essere sembrato troppo possibilista o superficiale nell’avere indicato come un obiettivo possibile la riduzione di almeno il 10% della voce “beni e servizi”.
Ed invece, per ragioni professionali, parlo con cognizione di causa.
Mi spiego. Essendo all’epoca il responsabile del controllo di gestione, ebbi l’incarico, dal direttore divisionale della mia ricca azienda a partecipazione statale, ma di diritto privato (oltre un migliaio di miliardi di Lire di fatturato complessivo e 7 mila dipendenti circa, in Italia e all’estero), di formulare una proposta di riduzione dei costi, resa necessaria dalla liberalizzazione del mercato e dalla diminuzione (in termini relativi) dei prezzi-ricavo (prezzi di vendita), rimasti stazionari negli ultimi 3 anni, a fronte di un aumento dei costi di almeno il 10% l’anno, che aveva ridotto i margini; il tutto aggravato dalla decisione dell’AD di aver resa pletorica la struttura territoriale decentrata, con l’inevitabile conseguenza dell’aumento dei “costi di struttura” e della loro incidenza sul fatturato.

Proposi: la creazione di un gruppo di lavoro (in gergo, PMT = Project Management Team), costituito dai soggetti divisionali coinvolti nel procedimento di approvvigionamenti (Ufficio Acquisti, Reparti produttivi richiedenti i beni e servizi, Controllo di gestione), in modo da ottenere un coordinamento degli sforzi e la loro rapida “sensibilizzazione” ed attivazione. Furono rinegoziati, su mia esplicita proposta, tutti i contratti già emessi ed “aperti” con i nostri fornitori di beni e servizi (in genere, PMI, quindi molto più piccole della nostra), con l’obiettivo di ottenere – stante già un livello di prezzi-costo convenienti per la nostra azienda - un risparmio di almeno il 5%. Non fu invece accolta la mia proposta di retrocedere (come avviene – o almeno avveniva – in tutti i Paesi più evoluti dal punto di vista organizzativo) una quota dei risparmi conseguiti ai componenti del PMT. In breve, furono poste le premesse per conseguire gli obiettivi e si cominciò a realizzarli.
La reazione dei portatori di “interessi” contrastanti col progetto non si fece attendere: il direttore centrale degli approvvigionamenti, sollecitato dai nostri fornitori, pose il veto alla rinegoziazione dei contratti di fornitura. Il direttore di Divisione non riuscì ad ottenere dalla direzione generale la revoca del veto (ebbe solo il contentino dell’incremento a 50 mln di Lire della soglia degli acquisti decisi e gestiti localmente). Il gruppo di lavoro (PMT) fu sciolto.

Vale forse la pena aggiungere che: 1) nella mia azienda, in parallelo, imperavano le cordate: dei top manager e dei fornitori di riferimento; 2) l’AD fu coinvolto in tangentopoli; 3) allora, non fu un caso se il controllo era edulcorato, addomesticato, “politicizzato”, per cui mal ne incoglieva ai controllori che non si adeguavano (in quel periodo ne ho viste e sopportate di tutti i colori).

Non ho una grande esperienza di PA: soltanto pochissimi casi per ragioni di lavoro e poi, soprattutto, come fruitore, ma già questo è bastato a potermene fare un’idea (questo potrebbe costituire un altro capitolo dell’analisi), pertanto sono consapevole che essa ha regole formalmente più stringenti e differenti da un’azienda privata.
E tuttavia, anche in questo caso, i 60 mld all'anno stimati per la corruzione ed i 50 mld quantificati per la cattiva amministrazione sono proprio il frutto malato dell’inefficienza e dell’inefficacia della spesa pubblica (opere esistenti solo sulla carta o reiterate più volte, come certi lavori stradali, o eseguite in maniera qualitativamente difforme dal capitolato d’appalto e/o valutati e remunerati in maniera esagerata, anche 3 o 4 o 5 volte o più il prezzo di mercato; senza dimenticare le tangenti alle mafie per tutti i lavori pubblici eseguiti nelle Regioni Sicilia e Calabria). Ma proprio per questo essa offre una notevole latitudine di risparmio, a condizione che a capo di questo importante obiettivo si metta il responsabile massimo e vengano sensibilizzati ed incentivati adeguatamente, con metodo trasparente, i soggetti coinvolti ai vari livelli.
Posso capire, quindi, perché il ministro Giarda si sente solo di fronte all’immane ed ingrato compito.

[1] Riforme delle Pensioni: Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004; Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010; Berlusconi/Sacconi, 2011; Monti-Fornero, 2011.
[2] Secondo il rapporto Giarda [all. d] la “spesa per le pensioni è superiore alla media OCSE”. Dopo le 8 riforme delle pensioni dal 1992, in particolare quella Dini del 1995 (poi in parte inapplicata), la sesta e settima - Berlusconi-Sacconi - (finestra mobile a 12 mesi o 18 per i lavoratori autonomi, adeguamento all’aspettativa di vita, ecc.) e l’ottava - Monti-Fornero - (metodo contributivo per tutti, ecc.), che stanno comportando una minore spesa, già a partire dal 2012, e comporteranno in futuro - a regime - un risparmio di decine di miliardi l’anno, non è più così, tant’è che ora il sistema pensionistico italiano è giudicato dagli esperti - come ho già evidenziato qui in passato - il più severo ed in equilibrio in ambito UE.
Inoltre, poiché la spesa sociale complessiva (di cui la spesa pensionistica fa parte) già era in linea con la media OCSE, mentre quella degli ammortizzatori sociali era inferiore - come è confermato dallo stesso rapporto Giarda [all. d] –, il governo Monti non avrebbe dovuto – come ha deciso di fare sotto l’urgenza del pareggio di bilancio - destinare tutti i notevoli risparmi della spesa pensionistica, che la Ragioneria dello Stato, come conferma Cesare Damiano [*], quantifica in centinaia di miliardi nel periodo 2020-2050, ad avanzo primario, ma impiegarne una quota (come sto scrivendo da tempo) per finanziare ammortizzatori sociali universali, eventualmente compensata da un’imposta patrimoniale ordinaria sui grandi patrimoni, come fu suggerito persino dalle associazioni degli imprenditori, quale contropartita alla (ennesima) riforma delle pensioni ed alla modifica del diritto del lavoro.
[*] “Abbiamo voluto fare alcuni conti basandoci sulle stime della Ragioneria generale dello Stato. Se soltanto con l’ultima riforma si risparmieranno ogni anno, dal 2020, 22 miliardi di euro, ciò significa che nel periodo 2020-2050 si produrrà una colossale redistribuzione di risorse da Stato sociale a debito di quasi 650 miliardi di euro. Se a questa cifra dovessimo sommare gli interventi fatti dai diversi governi dal 2004 al 2011 sul sistema pensionistico andremmo al raddoppio” (C. Damiano).
http://www.manuelaghizzoni.it/?p=31627
[5a] Costi della politica http://www.uil.it/costi-politica.pdf
[5b] Costi della politica – AQQ/16-Trattamento economico dei parlamentari 2012

Allegati:

[a] Il contenimento della spesa pubblica (2007)
La spending review

[b] Libro verde sulla spesa pubblica (2007)

[c] Rapporto Giarda (settembre 2011)

[d] Il rapporto Giarda sulla spending review“Le anomalie che dilatano il debito pubblico”
Alti interessi sul debito, spesa superiore alla media per le pensioni, costo spropositato dei servizi pubblici, organizzazioni
 carenti
30 aprile 2012 | 22:14
http://www.corriere.it/economia/12_aprile_30/cinque-anomalie-rapporto-giarda_fb4b9634-92ff-11e1-96f9-bbc2eef37e85.shtml
[e] IL DOSSIER
Tagli a tribunali, prefetture e ministeri
arriva una forte stretta sugli acquisti
Le riduzioni non saranno lineari ma selettive e coinvolgeranno, oltre allo Stato centrale, Regioni e Comuni. Direttiva ai dicasteri, 80 miliardi di pagamenti da "rivedere"
di Roberto Petrini
01 maggio 2012

[f] IL DOCUMENTO
Direttiva per la riduzione della spesa pubblica
http://media2.corriere.it/corriere/pdf/2012/direttiva_30042012.pdf

[g] Sintesi
DEF 2012 Il programma di stabilità e il programma nazionale di riforma
18 Aprile 2012

[h] Documento completo
Documento di economia e finanza 2012
(Doc. LVII, n. 5)

[i] Documento di economia e finanza 2012 – Aspetti di interesse per la 7a Commissione
Edizione provvisoria

[l] Misurazione, valutazione e comparazione della PA


***

Post, articoli e dati collegati:

Ancora sulla Pubblica Amministrazione, una delle chiavi di volta dello sviluppo del Paese
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2741372.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/ancora-sulla-pubblica-amministrazione.html

I PREZZI DELLA PA
Dalla siringa… (leggere i valori mediani; il valore mediano per le siringhe è il doppio di quello standard, il che significa che in alcune ASL è anche triplo o quadruplo o più)

AVCP-Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici
“Guida alla lettura dei prezzi di riferimento in ambito sanitario”

… alla TAV
“L'alta velocità italiana è la più cara d'Europa”
Il costo medio al km è di 32 milioni contro i 10 di Francia e Spagna.
Lunedì, 05 Marzo 2012
I COSTI PER L’ALTA VELOCITÀ IN ITALIA SONO MEDIAMENTE IL 500% PIÙ ELEVATI DI QUELLI FRANCESI, SPAGNOLI E GIAPPONESI

L’apparato burocratico (3,5 milioni circa di persone) – nel quale, secondo Adam Smith, vanno ricompresi tutti i cosiddetti “improduttivi”, e quindi anche tutti gli organi politico-istituzionali (“Dal re all’ultimo impiegato”) - è un costo notevolissimo di per sé; a fortiori in rapporto all’output (i risultati) che produce.

Allego due articoli interessanti sul tema:

Spending review Italia, dove e come si può tagliare
Entro fine aprile verrà presentato il rapporto sulla revisione critica della spesa pubblica, il ministro Piero Giarda conta di far risparmiare 13 miliardi allo Stato tra il 2012 e il 2013

Conti Pubblici
UN DECALOGO SULLA SPESA
di Massimo Bordignon 02.05.2012
Tagliare la spesa pubblica non è poi così semplice. Perché gran parte va in interessi, pensioni e stipendi, capitoli sui quali i vari governi sono già intervenuti. Ridurre i bilanci di sanità, scuola, giustizia e altri servizi richiederebbe una revisione del confine pubblico-privato. Gli interventi possono essere solo strutturali con risparmi nel lungo periodo. Positiva allora la formazione della task force ministeriale perché mostra la volontà politica di agire davvero. Ma su questo tema fondamentale, il governo dei tecnici poteva sfruttare meglio il poco tempo a sua disposizione.

***
Il senatore Enrico Morando, nel suo intervento sul DEF, ha menzionato la “produttività totale dei fattori” quale elemento fondamentale per la crescita. Questo interessante e riccamente documentato articolo cade a fagiolo:
Economia e Politica
Perché la riforma Fornero va contro produttività e crescita
Domenico Moro - 30 Aprile 2012
1. Produttività e crescita economica
In Italia e in Europa si ripete come un mantra la necessità di accompagnare la crescita al risanamento dei conti pubblici. La crescita economica è riconducibile a molte e complesse fonti. Secondo molti economisti, una delle più importanti è l’aumento della produttività globale, sebbene i meccanismi che legano questa alla crescita siano diversi a seconda della prospettiva di analisi adottata.[1] Proprio con lo scopo dichiarato di innalzare la produttività italiana e, in questo modo, di spingere la crescita, da tempo entrambe stagnanti, è stata presentata dal ministro Fornero una proposta di riforma del mercato del lavoro. La logica sottostante a tale riforma, in accordo con il senso comune del mainstream economico e politico, è che il declino della produttività in Italia dipende da un mercato del lavoro troppo poco deregolamentato. A nostro avviso si tratta di una logica non solo errata ma anche controproducente. […]

A mia volta, ripropongo:
Produttività. [*]
Provo a fare qualche notazione.
a) “La produttività è il rapporto tra la quantità o il valore del prodotto ottenuto e la quantità di uno o più fattori, richiesti per la sua produzione”. Quello più oggettivo – diciamo così - è il rapporto tra quantità, perché prescinde dal prezzo-ricavo: ad esempio, il rapporto tra quantità di autovetture o frigoriferi o libri o computer prodotti ed il numero di unità lavorative (o meglio, le ore lavorate) impiegate nella produzione (prescindendo dalla cause, non tutte addebitabili ai lavoratori dipendenti, segnalo ad esempio che lo stabilimento polacco della FIAT produce da solo un numero di autovetture pari a quelle globalmente prodotte da tutti gli stabilimenti italiani della stessa FIAT).
b) E’ importante notare che, almeno teoricamente, dal livello di produttività e dal suo incremento nel tempo dipendono sia il livello dei salari che il loro aumento.
c) E’ quasi superfluo altresì rilevare che il livello del prezzo-ricavo (cioè di vendita) o del valore aggiunto, che è la “differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita dalle singole branche produttive e di quelli consumati (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive”) [2] di norma, in un mercato concorrenziale, rispecchia anche sia il livello qualitativo che il contenuto tecnologico dei prodotti, frutto, da un lato, della politica industriale di un Paese; dall’altro, della Ricerca&Sviluppo (R&S) sia privata che pubblica (v. al riguardo differenze tra Italia e Germania, entrambi Paesi a forte vocazione manifatturiera).

Sempre a proposito di produttività.
Nei miei corsi di formazione aziendali rivolti a figure di vario livello e persino laureati e capi d’azienda (piccola), quasi all’inizio del corso, non mancavo mai, qualunque fossero i destinatari, di chiarire il significato dei termini efficacia ed efficienza (e qualità ed economicità).
Ma prima lo chiedevo: quasi nessuno sapeva rispondere con precisione.
Efficacia ed efficienza sono (o dovrebbero essere) due concetti molto noti nel mondo del lavoro. Etimologicamente, per efficacia si intende la capacità di produrre un effetto, di raggiungere un determinato obiettivo, mentre per efficienza la capacità di raggiungerlo con la minima allogazione possibile di risorse (anche il termine economicità, non tutti lo sanno, ha un significato analogo).

Università Partenope
Efficienza, efficacia, economicità (riferite alla mamma e alle pizze)

Ed infine allego questo mio vecchio commento con un articolo di Sbilanciamoci.info, che sostiene la stessa tesi dell’articolo linkato più sopra:

Qual è la causa e quale l’effetto? Qual è la relazione del sottoutilizzo in Italia del capitale umano qualificato e/o della sua bassa remunerazione – in assoluto e comparativamente agli altri Paesi - con l’evoluzione del PIL?
Da questa interessante ed acuta analisi di Sbilanciamoci.info, “La Lombardia che si allontana dall'Europa”, ricavo:
“la correlazione tra produzione e occupazione, come investimenti e pil, mostra come le riforme del mercato del lavoro degli anni ’90 e quelle di “mercato” realizzate in Italia sono state efficaci solo a margine del sistema economico e del lavoro, cioè le misure adottate dai governi nazionali dell’Italia hanno consolidato la debolezza di struttura del paese, e paradossalmente inibito le necessarie azioni di cambiamento di struttura necessari per una regione importante come la Lombardia”.
E poi: “Infatti, i provvedimenti legati al mercato del lavoro per “flessibilizzare” lo stesso lavoro dal lato dell’offerta si è tradotto in un allargamento del tasso di occupazione per le figure che intrinsecamente producono meno valore aggiunto. Se il pil cresce poco all’aumentare dell’occupazione vuol dire che si producono beni e servizi a basso valore aggiunto, oppure che i redditi di ingresso dei nuovi occupati sono molto bassi. Forse la riflessione non è nuova per gli economisti, ma la profondità e drammaticità dell’attuale situazione ha caratteristiche abbastanza inedite”.



Appendice

http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpgcommento di magnagrecia inviato il 14 maggio 2012
SPENDING REVIEW
Corte dei Conti: "Tagli P.A., servizi peggiori"
Patroni Griffi: "Ispezioni sulle consulenze"

La relazione 2012 della corte sul costo del lavoro pubblico ammonisce sui riflessi negativi sulla qualità dei servizi causati dai "tagli lineari agli organici". Sotto osservazione anche la perdità di produttività e il peso dei permessi sindacali sull'erario: 151 milioni nel 2010. Il ministro rivela ad Agorà di essere al lavoro con Gdf e Corte dei Conti su blitz negli ent
14 maggio 2012
Corte dei Conti: "Tagli P.A., servizi peggiori". Patroni Griffi: "Ispezioni sulle consulenze"

Corte dei Conti: Relazione 2012 sul costo del lavoro pubblico - Nota di sintesi


http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpgcommento di magnagrecia inviato il 14 maggio 2012
ACCORDO SUL LAVORO PUBBLICO: ANCHE I PEGGIORI SARANNO PREMIATI
L’INTESA GOVERNO-SINDACATI SULLA DISCIPLINA DELL’IMPIEGO PUBBLICO SEMBRA SEGNARE UNA RINUNCIA ALLA PARTE POSITIVA DELLA RIFORMA DEL 2009
Articolo di Alberto Alesina e Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera il 10 maggio 2012 – In argomento v. anche il mio secondo editoriale telegrafico per la Newsletter n. 199 del 7 maggio 2012 – Posso aggiungere, per completezza d’informazione dei lettori di questo sito, che il ministro della Funzione pubblica intende correggere drasticamente il messaggio che la maggior parte degli osservatori ha tratto dall’Intesasiglata il 3 maggio con i sindacati; resta il fatto, però, che questo è effettivamente il messaggio prevalentemente colto

ACCORDO SUL LAVORO PUBBLICO: ANCHE I PEGGIORI SARANNO PREMIATI


http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpgcommento di magnagrecia inviato il 11 maggio 2012
Conti Pubblici
QUEL DUBBIO LEGAME TRA DEBITO E CRESCITA
di Ugo Panizza e Andrea Filippo Presbitero 11.05.2012
Paesi caratterizzati da elevati livelli di debito pubblico registrano anche una ridotta crescita economica. La correlazione tra debito e crescita è spesso utilizzata come argomento a favore di una politica fiscale restrittiva. Tuttavia, non è chiaro se sia l'elevato debito pubblico a provocare un rallentamento della crescita economica o viceversa. Uno studio recente mostra che non esiste alcuna evidenza a sostegno dell'ipotesi secondo la quale il debito pubblico provoca una riduzione della crescita economica.
Verificare se elevati livelli di debito pubblico generino un effetto negativo sulla crescita economica è una questione di politica economica particolarmente rilevante. Una risposta affermativa implicherebbe che, sebbene efficaci nel breve periodo, politiche fiscali espansive che fanno aumentare il rapporto debito/Pil potrebbero rallentare la crescita di lungo periodo, annullando parzialmente (o completamente) l'effetto positivo dello stimolo fiscale.
QUEL DUBBIO LEGAME TRA DEBITO E CRESCITA


http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpgcommento di magnagrecia inviato il 11 maggio 2012
IL CASO di CARLO BONINI
Sistri, costi gonfiati e flop tecnologico
L'affare milionario di Finmeccanica

Doveva diventare l'arma definitiva per sconfiggere le eco-mafie, ma dietro al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti si nasconde una voragine di sperperi pubblici a vantaggio della holding di Stato, incaricata - attraverso la controllata Selex - di progettare e mettere a regime il sistema. Tutto sancito da un contratto siglato in gran segreto con il Ministero dell'Ambiente che Repubblica è in grado di rivelare. E che scoperchia un business da quasi 500 milioni di euro ai danni di 400 mila aziende italiane
Sistri, costi gonfiati e flop tecnologico. L'affare milionario di Finmeccanica


http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpgcommento di magnagrecia inviato il 5 maggio 2012
La crisi durerà a lungo, almeno 15 anni…

L'INCONTRO
De Benedetti: "Mentana il più bravo. Un anno fa interessato a La 7"
A Dogliani il presidente del Gruppo editoriale L'Espresso intervistato da Giovanni MInoli. Sulla crisi: "Bisogna scardinare l'austerità cieca della Merkel"

[…] L'ingegnere ha affrontato anche i temi della crisi: "Ci sono motivi validi non per suicidarsi, che è una decisione individuale, ma per fare gesti estremi. La società in questo momento mette la gente in condizioni di disperazione.
C'è poco da farsi delle illusioni - ha aggiunto - la crisi sarà molto lunga, durerà qualche anno e il peggio deve ancora arrivare dal punto di vista del lavoro. Il Paese dovrà abituarsi a vivere con meno fatuità, bisognerà abituarsi a standard diversi rispetto a quelli attuali".

Per De Benedetti, "bisogna scardinare l'austerità bieca e cieca della Merkel. Le elezioni francesi e greche di questa domenica obbligheranno a una revisione di questa austerità fine a se stessa". Il presidente del gruppo Espresso ha lodato il premier Mario Monti: "Si è mosso in maniera straordinariamente positiva. Per creare una triangolazione con Francia e Germania l'Italia avrà ora un ruolo diverso".
De Benedetti: "Mentana il più bravo. Un anno fa interessato a La 7"


http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpgcommento di magnagrecia inviato il 5 maggio 2012
CRISI
Deficit, il piano di Monti alla Ue
"Via dal calcolo investimenti e rimborsi"

Il premier vuole portare le misure al Consiglio di giugno. Il bilancio dell'Unione usato tutto per la crescita mentre la spesa produttiva e i soldi da restituire alle imprese non vanno contati nei parametri di Maastricht
di ALBERTO D'ARGENIO e ROBERTO PETRINI
(05 maggio 2012)
ROMA - Tra contatti riservati e pressioni che rimbalzano tra le due sponde dell'Atlantico, prende forma il piano per la crescita che il 28 giugno Mario Monti porterà al Consiglio europeo di Bruxelles. Il premier prende la rincorsa lunga, insieme al ministro Enzo Moavero inizia a sondare i partner già adesso sperando di arrivare al vertice con il maggior consenso possibile. E un ruolo lo svolgerà anche il presidente Usa Obama. Ma intanto preoccupano i conti pubblici: vanno tenuti a bada perché la recessione morde, rischiando di allontanare quell'azzeramento del deficit nel 2013 vitale per mantenere credibilità in Europa e di fronte ai mercati internazionali.

Il piano italiano per riportare il Continente a crescere - e ad uscire dalla letale recessione - è un mix tra misure liberali e keynesiane. […]
Deficit, il piano di Monti alla Ue. "Via dal calcolo investimenti e rimborsi"


http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpgcommento di magnagrecia inviato il 5 maggio 2012
La solita politica del granchio, un passo avanti e uno indietro [*] (per la cronaca, il ministro Patroni Griffi è un magistrato fuori ruolo).
Una volta (fino agli anni ’70), i privilegi dei dipendenti statali rispetto a quelli privati (non licenziabilità, orari ridotti e scarso impegno nel lavoro) erano compensati da più bassi stipendi. Ora anche gli stipendi sono più alti.
Dall’ottima analisi di NoisefromAmerika che ho linkato più sotto emerge la conferma (cfr. il mio ‘post’ sulla PA [3]) che l’aumento del numero dei dipendenti pubblici (+23% nell’ultimo trentennio) si è verificato soprattutto negli Enti locali ed in particolare nella Sanità:
i) da tre decenni gli organici crescono di circa il 7% ogni decennio;
ii) dal 1990 al 2000 la spesa in €2010 è addirittura diminuita (nonostante la costante crescita degli organici): complimenti ad Amato, Ciampi e anche a Prodi anzi a Giarda (un protagonista del primo governo Prodi);
iii) l'ultimo decennio ha visto una crescita della spesa del lavoro a € 2010 di 17,6% contro una crescita del Pil, sempre a € 2010 di solo lo 6,3% (nonostante la spesa per lavoro nel 2009 e 2010 sia rimasta praticamente costante in termini nominali al livello 2008; il male è stato fatto nel lustro terribile 2001-2006).
iv) il lordo erogato al personale degli enti locali valeva nel 1980 il 37.8% del totale: nel 2010 è salito al 45,6%. La spesa è aumentata sopratutto negli enti locali (in particolare regioni/sanità). L'elefante nella stanza è il federalismo. Difficile discutere di tagli al settore pubblico senza discutere di federalismo.

http://noisefromamerika.org/articolo/due-commenti-sfogo-sul-settore-pubblico-aspettando-giarda


 [*] IL PUBBLICO IMPIEGO
La «controriforma» degli statali
Patroni Griffi firma con i sindacati.
Licenziamenti: niente indennità, solo reintegro
Roberto Bagnoli
5 maggio 2012 | 9:54

http://www.corriere.it/economia/12_maggio_05/controriforma-statali-bagnoli_d251d310-9674-11e1-a8a2-11f8cf758d5e.shtml


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Lavoro / Immigrazione
I NUOVI MIGRANTI SONO EUROPEI *
di Andrea Stuppini 04.05.2012
La crisi fa crescere la disoccupazione nei paesi europei del Mediterraneo, soprattutto tra i giovani. Che reagiscono lasciando la madre patria per cercare lavoro altrove, spesso sull'onda di un passaparola che si avvantaggia dei social network. I ragazzi di Spagna e Portogallo scelgono in particolare Argentina e Brasile, le loro ex colonie in rapido sviluppo, grazie alla lingua condivisa. Per i greci e per gli italiani la meta preferita sembra essere la Germania, forte anche di salari di ingresso decisamente più alti, specialmente per i lavori più qualificati.
I NUOVI MIGRANTI SONO EUROPEI


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Lettura suggerita a chi ha liquidità.

Quanto conviene ancora l’investimento immobiliare
Andrea Nicoletti
04/05/2012 17:42
Inutile aspettare tempi migliori, non torneranno. Ma per chi ha fiuto le possibilità di combinare buoni affari non mancano, anche se bisogna fare lo slalom tra nuovi oneri fiscali, prima tra tutti l’Imu
Quanto conviene ancora l’investimento immobiliare


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L’affermazione del premier Monti che l’abolizione dell’ICI sulla prima casa fu un errore, segnatamente sulla prima casa dei ricchi e dei più abbienti decisa dal governo Berlusconi (-2,5 mld), è stata quasi un’ovvietà (v. Abolizione dell’ICI [7]).
Ho detto ‘quasi’, per lisciare un attimo il pelo anch’io alla particolare avversione degli Italiani (acclarata da sondaggi) verso quell’imposta.
Avversione strumentalizzata dal furbo Berlusconi, che ne fece il suo cavallo di battaglia propagandistico in campagna elettorale.
Le conseguenze furono – oltre a rendere l’Italia un caso unico al mondo di esenzione fiscale della prima casa e di abolizione da parte di un partito federalista dell’unica imposta federalista - un buco complessivo annuo di 3,7 mld nelle casse dello Stato, proprio nel periodo critico della terribile crisi economica mondiale. Al quale poi si aggiunsero (v. questo ‘post’) quelli causati da:
- il cosiddetto salvataggio dell’ALITALIA (3,1 + 2 mld di ammortizzatori sociali) [6];
- l’organizzazione di un doppio G8 (0,5 mld sprecato) [8];
- la firma di un trattato d’amicizia come quello Italia-Libia (voluto da Prodi, che però s’era rifiutato di firmarlo perché troppo oneroso), con un costo di 5 mld $ (250 mln all’anno per 20 anni). [9]

La storia ora si ripete con l’IMU, alimentata colpevolmente dai media, che arrivano a considerare insostenibile un gravame di poche centinaia di € all’anno (va molto, molto peggio ai non proprietari che devono pagare l’affitto, ma nessuno ne parla) e addirittura a definire difficilissimo (sic) il calcolo dell’imposta (qui un sito che lo fa gratuitamente http://www.irpef.info ). Che Paese, è l’Italia.

5 maggio 2012
Acqua fredda sull’Imu
Raffaella Cascioli
Acqua fredda sull’Imu


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NoiseFromAmerika
Due Commenti e uno Sfogo sul Settore Pubblico, Aspettando G...iarda
23 aprile 2012 •aldo lanfranconi
Due Commenti e uno Sfogo sul Settore Pubblico, Aspettando G...iarda


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Spending review
Il governo ha pubblicato sul proprio sito una
nuova sezione dedicata all’argomento. C’è anche un modulo online, attraverso il quale è possibile inviare suggerimenti e segnalazioni sugli sprechi.
Io ho inviato questa mia proposta (che è stata letta ieri mattina alla trasmissione di Radio3 “Tutta la città ne parla”):

Oggetto: Proposte tagli spesa pubblica
DOPPIO STIPENDIO AI MAGISTRATI FUORI RUOLO.
A seguito della campagna iniziata da “Report” sull’eliminazione dello scandalo del doppio, lauto stipendio ai magistrati posti fuori ruolo e passati ad altro incarico, il decreto “Salva-Italia” del governo Monti ha tagliato del 75% lo stipendio relativo all’incarico non esercitato. Poiché il 25% residuo è un compenso per un lavoro non svolto, propongo che esso venga tagliato del tutto.


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Uno sguardo sul passato: Il Rapporto della Commissione Onofri:

COMMISSIONE PER L’ANALISI DELLE COMPATIBILITA’ MACROECONOMICHE DELLA SPESA SOCIALE
RELAZIONE FINALE
28 FEBBRAIO 1997

Il Parlamento italiano è il più caro d’Europa.pdf


La riforma del welfare
Dieci anni dopo la «Commissione Onofri»
Il reddito minimo di inserimento
di Emanuele Ranci Ortigosa
La riforma del welfare. Dieci anni dopo la «Commissione Onofri». Il reddito minimo di inserimento

LA RIFORMA DEL WELFARE. Dieci anni dopo la «Commissione Onofri»
A cura di LUCIANO GUERZONI
Libro bianco realizzato da Astrid,
Fondazione Gorrieri, Istituto per la ricerca sociale
LA RIFORMA DEL WELFARE. Dieci anni dopo la «Commissione Onofri»


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ECONOMIA
30/01/2012 - LA CASTA IL COSTO DELLE ISTITUZIONI
Il Parlamento italiano è il più caro d’Europa
L’indagine: i costi di Montecitorio (foto) sono stati confrontati con quelli delle Camere basse degli altri Paesi europei
Ma a pesare è soprattutto la struttura, non gli onorevoli
CARLO BERTINI

Il Parlamento italiano è il più caro d’Europa

Il Parlamento italiano è il più caro d’Europa.pdf


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Conti Pubblici
LA MISSIONE SPECIALE DI MR. BONDI
di Luigi Oliveri 04.05.2012
Far sì che gli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione avvengano a prezzi standard di mercato: è il compito affidato a Enrico Bondi. Ed è un compito improbo perché le stazioni appaltanti in Italia sono circa 20mila. Soprattutto, però, la nomina del commissario è la conferma che si è sbagliato in passato, quando sono stati eliminati i sistemi di controllo preventivo di legittimità sugli atti degli enti. Una scelta che andrebbe ripensata, almeno per quei territori dove le inefficienze sono più evidenti e frequenti.

LA MISSIONE SPECIALE DI MR. BONDI


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Conti Pubblici
COME DARE OSSIGENO ALL'ECONOMIA ITALIANA
di Andrea Boitani, Giuseppe Pisauro e Pippo Ranci 03.05.2012
Rigore e riforme strutturali sono certo indispensabili, ma danno risultati di lungo periodo. Nel breve, la politica per la crescita è il contrasto della recessione tramite stimolo della domanda, come sanno bene negli Stati Uniti. E nessuna politica anti-recessiva può essere fatta in un solo paese europeo, tanto che si inizia a parlare di un "growth compact". Una boccata d'ossigeno per l'economia italiana può arrivare dal pagamento di una parte dei debiti dello Stato verso le imprese, con un intervento una tantum che non violerebbe gli impegni con l'Europa sui conti pubblici del 2012.

COME DARE OSSIGENO ALL'ECONOMIA ITALIANA


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Ne raccomando la lettura integrale (raccomandazione NON rivolta agli interdetti, con seri problemi col principio di realtà):

CRISI
Crescita, Monti critico con l'Europa. "Molti vincoli, non sta facendo bene"
Il premier incontra a Roma il Nobel per l'Economia Joseph Stiglitz. Ue frenata dalla "crescita delle sue istituzioni". All'Italia "non basterà poco tempo", ma il "mostro" della mancata crescita è stato a lungo "negato". Capitolo tasse: "Non ce l'avevo con Alfano, ma compensazione impossibile". Investimenti pubblici: "Non dispero di convincere la Germania". "Su Bondi commenti superficiali"
(02 maggio 2012)
ROMA - "L'Europa, sul piano della crescita, non sta facendo molto bene". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Monti, nel corso di un confronto pubblico a Roma con il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, spiegando però che l'Ue sta dedicando molte energie alla costruzione delle istituzioni e non ha ancora un mercato unico come quello Usa. "Il policy making in Europa ha due obiettivi - ha spiegato Monti -: non solo far crescere di più e meglio l'economia, che è già una sfida difficile, ma far crescere se stessa e le sue istituzioni. Questo comporta una rinuncia alla crescita, perché molti vincoli vengono destinati a quelle riforme. Ecco perché l'Europa non si lancia a briglie sciolte nella prateria della crescita". […]

Crescita, Monti critico con l'Europa. "Molti vincoli, non sta facendo bene"

IL CASO
Piano segreto Monti-Merkel: road map parallela per la crisi
Trattativa per un patto su rigore e crescita. Approvazione in contemporanea dei due Parlamenti del "fiscal compact". L'obiettivo è orientare i tedeschi verso gli eurobond e lo scorporo dal deficit degli investimenti
di FRANCESCO BEI
30 aprile 2012
Piano segreto Monti-Merkel: road map parallela per la crisi


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conti pubblici
Con una spending review al minimo sindacale, aumento dell’IVA inevitabile
L’aumento può slittare al massimo al 2013; in più, il 79,42% grava sui cittadini, il 19,88% su Regioni ed enti locali e solo lo 0,7% sullo Stato
Giovedì 03 maggio 2012
[…] Rispetto alla spesa pubblica (al netto del costo del debito) del 2000: quella del 2011 evidenzia un incremento in termini reali di 124 miliardi di euro; quella attesa per il 2014 evidenzia un aumento in termini reali in via di riassorbimento, ma ancora rilevantissimo: 109 miliardi.
Se una parte rilevante di questo incremento è riconducibile alle dinamiche demografiche d’invecchiamento della popolazione, altrettanta parte è riconducibile alla voce “consumi intermedi”, relativa agli acquisti di beni e servizi, il cui incremento, in termini reali, rispetto al 2000, è di 62,5 miliardi sul 2011 e si mantiene di 57,5 miliardi sul 2014. Al netto della peculiarità di vedere un Ministro tecnico nominare un altro tecnico, la scelta di affidare a Enrico Bondi un incarico finalizzato proprio alla razionalizzazione di questa voce appare dunque centrata. […]


Dal raffronto tra i conti economici disaggregati del DEF 2012 e quelli del DEF 2011, al netto dei trasferimenti interni tra pubbliche amministrazioni, le amministrazioni centrali risultano guadagnarci nel 2012 (+2,1 miliardi, anziché -1,7) e nel 2013 (+0,8 miliardi, anziché - 4,8), mentre nel 2014 ci rimettono appena 0,5 miliardi (anziché 4,2). Le amministrazioni periferiche e le gestioni previdenziali vedono ridurre il proprio budget previsionale di spesa, rispettivamente di 3,6 e 2,7 miliardi sul 2012, 11,4 e 8,9 miliardi sul 2013, 16,3 e 11,3 miliardi dal 2014.
Considerato che le minori spese delle gestioni previdenziali coincidono con i risparmi dagli interventi sui trattamenti pensionistici, ad oggi lo sforzo di riequilibrio dei conti pubblici grava per il 79,42% sui cittadini contribuenti e pensionati, per il 19,88% su Regioni ed Enti locali, per lo 0,7% sullo Stato.
Con una spending review al minimo sindacale, aumento dell’IVA inevitabile



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Da questo articolo emerge una situazione paradossale e per certi versi drammatica e perciò preoccupante dell’effettivo potere degli organi politico-istituzionali dell’amministrazione della Cosa pubblica e dell’infedeltà dell’apparato burocratico, formalmente subordinato. Mi torna in mente un’affermazione del socialista Pietro Nenni, il quale, quando era diventato vicepresidente del Consiglio del primo governo di centrosinistra (1963), aveva invano cercato a Palazzo Chigi "la stanza dei bottoni".

3 maggio 2012
Bondi, l’asso nella manica di Monti. E la Ragioneria finisce sotto tutela
Rilanciata l’azione di governo: entro 15 giorni il piano del commissario sui tagli per 2,1 miliardi
Raffaella Cascioli

Con una spending review al minimo sindacale, aumento dell’IVA inevitabile




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