mercoledì 29 aprile 2015

La mitridatizzazione televisiva

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 141 del 04-06-12 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
La mitridatizzazione televisiva


2 giugno 2012
Famiglie in pasto alla tv
Stefania Carini

“E se la tv facesse male alle famiglie? No, non a quelle a casa”

No, la tv [1] fa male anche, anzi soprattutto, alle famiglie a casa: adulti e bambini.

Come per il calcio, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago [2] che trovare un addetto ai lavori che sia critico fino al punto da mettere il dito sulla piaga [3] e porre in discussione l’intero giocattolo. [4]

La tv è una vera e propria emergenza nazionale, che richiederebbe – al pari delle mafie e della disoccupazione, in particolare femminile e giovanile [5] - una risposta “feroce”.

Lo è sia per i valori – disvalori - prevalenti che veicola, anche quelli minuti, tipo la gestione degli applausi: già alla fine degli anni ‘60 o inizi anni ‘70, ho sentito la fragile Dalida [6] criticare alla tv francese (in una trasmissione-contenitore della domenica pomeriggio, tipo “Domenica in…”, che arriverà qualche anno dopo [7]) l’abitudine del pubblico televisivo italiano di applaudire sulla voce del cantante: perché non si impara dalla prassi severa nell’ascolto della musica classica, come avviene anche in Italia?), sia diffondendo, per mitridatizzazione [8], ansia e paura, poiché rende esposti e permeabili i telespettatori, anche quelli teoricamente più corazzati, figuriamoci tutti gli altri, ad un sentimento perenne – “sottostante” e perciò quasi sempre inconsapevole - di incertezza, sfiducia, pessimismo, precarietà, pericolo, quindi con conseguenti fragilità, lamentela costante (che è diventato lo sport nazionale più diffuso), maleducazione, nervosismo, aggressività, comportamenti isterici [9] e talora vera e propria paranoia [10].

Sentimento che si aggiunge (e lo alimenta vieppiù) al carattere prevalente – culturalmente sedimentatosi nei secoli - femminil-maternale del popolo italiano, con i suoi aspetti positivi [11] e negativi [12] e [Ps]

La tv è uno strumento talmente potente che – similmente al vizio del fumo, che per riuscire ad astenervisi definitivamente non ammette mezze misure - è possibile una sola contromisura: farne del tutto a meno.
Ed ascoltare – come faccio io -  la radio, beninteso Radio3, [13]

Stando, poi, ben attenti a non frequentare troppo forum politici, abituale ricettacolo [14] – più o meno come nella vita reale – di mediocri ex arrivisti falliti, di esibizionisti pavoni gonfiati, di parolai palingenetici frustrati, di invidiosi frenatori compulsivi, di fastidiosi similtroll [15], di bugiardi inveterati, di ottusi semianalfabeti che si credono molto intelligenti, di veri e propri matti (persino paranoici e schizofrenici) e di semplici imbecilli.

Fate la prova per almeno 1 anno, disfatevi letteralmente del televisore e vedrete la differenza in termini di serenità [16] e benessere mentale.

[4] Il giocattolo calcio
[5] Tasso di disoccupazione e tasso di occupazione
[11] Cucinare, pulire e crescere i figli vale da un quinto alla metà del Pil
[12] Il ruolo delle donne, tra famiglia e politica

Ps:

Molto interessante, e scritto in un eccellente italiano, questo commento:

POSTFAZIONE AL "DISCORSO SOPRA IL COSTUME PRESENTE DEGLI ITALIANI" DI GIACOMO LEOPARDI
Gli Italiani – Carattere nazionale
Alfio Squillaci
[…] L'assenza di conversazione, dunque. I due convengono, o meglio Leopardi conviene con la de Staël, cogliendo un tratto veramente endemico del nostro costume nazionale. Basta vedere certe sguaiate trasmissioni televisive, chiamate talk show, per rendersene conto ancora oggi. Tempo fa Eugenio Scalfari lamentava, in una sua articolessa domenicale, questo vero dramma nazionale. Non esiste la conversazione come fatto tecnico fra dialoganti (l'ascolto dell'altro, il rispetto dei turni di conversazione), ma soprattutto come fatto etico-sociale, di scambio di opinioni se non vogliamo dire di anime. Non si conversa, non si sa conversare in Italia, diceva, anche nella buona società. Perché la conversazione richiede consuetudine con l'interiorità, che non c'è, e frequentazione di letture adulte che manca (Vitaliano Brancati diceva ne “La governante” che gli Italiani hanno murato nelle proprie case una camera, la biblioteca). Succede sempre, fra italiani, che nel vuoto improvviso della "conversazione", salti fuori qualcuno, il più italiano diremmo noi, a sbrogliare la situazione con "La sapete l'ultima?", e si dà avvio così alla “raillerie” e al “persiflage” stigmatizzati da Leopardi (lo sfottò che non risparmierà niente e nessuno neanche i malati terminali), oppure si inizierà quel cazzeggio infinito di cui siamo maestri, l'arte sublime del perder tempo che fa di noi stessi attori, spettatori e teatro. […]

Storia del mammismo
Marina D´Amelio, La mamma, Il Mulino 2005

Italia: un paese moderno?
Irrazionali – In Italia ogni trasmissione televisiva e ogni giornale parlano di oroscopi e astrologia. Provate a cercare horoscope sul sito di un giornale come Le Monde e troverete un confortante "aucune réponse" (nessun riscontro). Ovvio che anche in Francia c'è chi crede all'astrologia, ma il tutto avviene a livello personale, non c'è la presunzione di farne una cultura […]

Spagnoli e Italiani
(testo originale: Juan Arias)
[…] Ma non é solo la lingua. Lo spagnolo é radicale e drastico quasi in tutto: atteggiamenti, espressioni...L'italiano é possibilista e conciliatore. Lo spagnolo si spezza, l'italiano si piega. Il carattere ispano é fatto di acciaio ; l'italiano, di gomma. Qui la gente litiga con le mani aperte e, tra di noi, con i pugni chiusi. L'Italia é il Paese della diplomazia. Quella vaticana é nata qui é continua ad essere insuperabile. In essa si insegna che nessun sí e nessun no devono mai essere tali in modo definitivo. Per questo, per un italiano tutto é possibile e non esistono strade senza ritorno. Non c'é per loro, legge senza escamotaggio, anche se sono stati i creatori del Diritto. E' un popolo che malsopporta la legge, e finisce col crearsela a sua misura. Quando si impiantó la tassa sul valore aggiunto (IVA), in meno di un mese era giá uscito un libretto che si intitolava “I 100 modi per non pagare l'Iva”. L'italiano non sopporta le file né la disciplina e, quando puó, si intrufola. E quest'astuzia ha giá un nome all'estero, dove si chiama agire “all'italiana”. […]
Il maschilismo é spagnolo, mentre é italianissimo il mammismo. In Italia quasi tutto ha un certo strascico o sapore femminile, e i bambini sono sempre i re della combriccola. Qui l'arte ha genere femminile, e ci sono oggetti che in Spagna non potrebbero mai essere femminili, e qui lo sono , come l'auto o la grappa. Curiosamente, i fiori e il miele sono, invece, maschili. Dei fiori, un mio amico italiano mi disse che magari si deve al fatto che gli italiani li vedono come “gli organi sessuali delle piante”. E credo che lo siano. […]


Aggiornamento

Pediatria: adulti piu' aggressivi e asociali con troppa tv da piccoli
ultimo aggiornamento: 20 febbraio, ore 17:12
Roma, 20 feb. (Adnkronos Salute) - La televisione crea mostri, o quasi. Ogni ora di visione serale, se quotidiana e costante, aumenta di circa il 30% il rischio di incorrere in una condanna in tribunale. E' la scioccante conclusione di uno studio neozelandese che ha dimostrato come i bambini che passano molte ore davanti alle tv hanno più rischi degli altri di avere comportamenti antisociali nell'età adulta. Lo studio, coordinato da Bob Hancox dell'università di Otago e pubblicato su Pediatrics, è stato realizzato su un migliaio di persone nate tra il 1972 e il 1973 e osservate per 10 anni, dai 5 ai 15 anni, rispetto alle ore passate davanti al piccolo schermo. A 26 anni, poi, è stata fatta la verifica sugli adulti che ha rivelato un forte legame tra il tempo dedicato alla televisione e atteggiamenti socialmente difficili.
Una relazione che resta elevata anche tenendo conto di altri parametri come, ad esempio, l'estrazione sociale del bambino. Secondo i ricercatori i comportamenti appresi attraverso i programmi televisivi portano ad una perdita di sensibilità affettiva e fanno sviluppare comportamenti aggressivi. Ma non è solo il contenuto dei programmi a contare. C'è anche la situazione di isolamento e passività, protratta per ore al posto di una sana interazione con coetanei e adulti. Lo ricerca, sul lungo termine, è stata realizzata in anni in cui la televisione era l'unico schermo utilizzato dai bambini. Ora, però, spiegano i ricercatori, serviranno altri studi per capire l'impatto anche delle altre tecnologie.
"Noi non diciamo - spiega Bob Hancox - che la televisione sia la causa di tutti i comportamenti antisociali, ma i nostri dati suggeriscono che ridurre i tempi dedicati alla televisione potrebbe aiutare a ridurre molti problemi sociali legati a comportamenti individuali".

Il Papa: "Non guardo la tv, leggo solo Repubblica"
A un quotidiano argentino: "Niente video, è un voto che feci nel '90"
di PAOLO RODARI
25 maggio 2015


Appendice

http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpg commento di fabio1963 inviato il 4 giugno 2012
Come al solito mg ti faccio i complimenti per l'articolo.
Non avevo mai pensato alla TV italica come un veleno preso a piccole dosi che ci serve a diventare immuni dal veleno della nostra "italianità" della vita reale. 
La famiglia "a tutti i costi" funziona con la donna sua regina e martire, lo Stato "facoltativo" non funziona e non ha mai funzionato. Ma poi perché dovrebbe funzionare un carrozzone che non sa premiare chi merita, diretto da politici che si sono dati "alla politica" perché incapaci in alcun lavoro, o x non andare in galera a causa del proprio lavoro, votati in cambio di favori mal ricambiati e promesse non mantenute. Perché un italiano o un qualsiasi cittadino di questo pianeta dovrebbe credere che la civiltà è imparziale di fronte al sorteggio della nascita, dando le stesse possibilità al ricco e al povero? Tutti sanno che non è vero, quindi benvenuti nell'inciviltà italiana dove tutto è possibile!


http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpg commento di magnagrecia inviato il 5 giugno 2012
Caro f1963, ti ringrazio dell'attenzione e degli apprezzamenti.
C'è un triplice piano, su cui va valutata l'azione della televisione italiana.
1) Il primo è quello di maggiore strumento culturale, e questo accomuna la televisione italiana a tutte le altre televisioni del mondo occidentale, al netto però del peso esorbitante di quella cosiddetta commerciale, alla quale quella pubblica, a torto o a ragione, si è via via omologata.
2) Il secondo piano attiene al livello qualitativo medio dei programmi, che sono indirizzati, proprio a causa del peso della televisione privata e della qualità del suo palinsesto, prevalentemente ad un pubblico di istruzione e cultura medio-basse, e questo differenzia - in peggio - la situazione della televisione italiana rispetto alle altre.
3) Il terzo riguarda quello che io ho definito l’elemento “mitridatizzante”, cioè l’inoculamento – imposto, non frutto di libera scelta - di dosi minime e continue di un veleno particolare, che ho definito sopra un “sentimento perenne – “sottostante” e perciò quasi sempre inconsapevole - di incertezza, sfiducia, pessimismo, precarietà, pericolo, quindi con conseguenti fragilità, lamentela costante (che è diventato lo sport nazionale più diffuso), maleducazione, nervosismo, aggressività, comportamenti isterici e talora vera e propria paranoia”.
Naturalmente, tutti e tre i piani – in linea con la tua osservazione sui politici nostrani – sono funzionali all’interesse del ceto di potere, che ha la preoccupazione, in scia con la nostra millenaria storia influenzata dalla religione cattolica, di controllare la maggioranza del popolo italiano mantenendolo in uno stato di sottosviluppo culturale.
Tuttavia, io sono convinto, poiché l’interesse generale va identificato esclusivamente con il progresso nazionale, che sarebbe necessario (a prescindere da una salutare riforma dell’attuale assetto televisivo) affrancare la massa di telespettatori almeno da questa vera e propria servitù dell’inoculamento del predetto “veleno”, che a ben vedere non serve a nessuno (se non strumentalmente ai partiti di destra quando sono all’opposizione), ma soltanto a sfibrare vieppiù il nostro Paese, già incline di per sé alla lamentela, al mammismo e al melodramma.


http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/glamware/templates/groups/forumpd/immagini/freccia_commenti.jpg commento di magnagrecia inviato il 5 giugno 2012
La crisi avvicina psicologicamente la Spagna all’Italia?
In calce, c’è il commento di uno che somiglia molto a Seamusbl, un pessimista cosmico cui piace soprattutto dire: "La verità è mia, la verità è mia" oppure “L’avevo detto, io; l’avevo detto, io”. E che non capisce che il problema – in effetti un grosso problema – è che in Germania ora c’è la “bottegaia” Merkel, e non uno statista come Khol. E', come sempre, soprattutto un problema di qualità degli uomini.

5 giugno 2012
Un patto per l’Europa o si torna a Weimar
Il politologo Vallespín: Merkel ceda, in Spagna l’austerità non basta
Ettore Siniscalchi
Come sta la Spagna oggi?
I giovani con una formazione qualificata lasciano il paese, si sente che ci vorranno anni prima di migliorare. E c’è un grave problema psicologico. Ci siamo arricchiti rapidamente, in modo caotico: ora la crisi genera depressione, non disperazione alla greca ma l’idea che qualsiasi cosa si faccia è inutile. Un’impotenza le cui conseguenze sono imprevedibili sul piano sociale. Le istituzioni perdono legittimità. 
Mentre il paese sprofonda nella crisi, il re va a caccia di elefanti, continuano gli scandali di corruzione nelle comunità autonome, scopriamo che le grandi istituzioni dello stato sono preda alla “lottizzazione” (in italiano, ndr), che i membri del Tribunale costituzionale o del Csm rispondono agli interessi di chi li ha nominati. È la crisi morale della Spagna che sta dietro a quella economica. Poi stiamo tagliando diritti che creano coesione, le politiche sussidiarie riducono la presenza dello stato: il sistema sanitario godeva di un enorme popolarità in Spagna, ci univa, e ora di colpo si riducono le prestazioni. Ed è inutile. […]
Un patto per l’Europa o si torna a Weimar   
link sostituito da:
http://europa.118.aws.dol.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=135157

http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2742044


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