A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla
gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 10 del 04-11-2010 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Analisi
QQ/2/Abolizione dell‘ICI
Dopo lo spreco del
salvataggio Alitalia, un altro spreco fu quello dell'eliminazione dell'ICI ai
più abbienti.
L'abolizione
dell'ICI è passata per tre fasi: le prime due volute da Prodi, che -
forse anche per controbattere la
riduzione delle tasse propagandata da Berlusconi fin dal '94 (“Meno tasse per
tutti”), ma comunque in armonia con la politica redistributiva perseguita dal
centrosinistra - hanno interessato i redditi
bassi e comportato minori
entrate per circa 1,5 miliardi; la terza, decisa da Berlusconi, che ha riguardato invece i redditi alti e comportato un minore introito molto più elevato.
Più sotto, ho elencato
le pecche del provvedimento di abolizione:
sono molteplici e gravi e in contraddizione stridente con le politiche di
decentralizzazione affermate e sbandierate dal centrodestra, segnatamente dalla
Lega Nord, da poterne inferire un'assenza di visione prospettica, di disegno
strategico, di respiro programmatorio (punti di forza invece del prof. Prodi),
sostituiti da slogan e obiettivi di basso profilo slegati tra loro, che
costituiscono - per chi li sappia leggere - la cifra drammaticamente fedele e
probante dei limiti, dell'incompetenza e dell'inadeguatezza
del Berlusconi politico (nonché della sua preoccupante prodigalità quando si
tratti di soldi pubblici).
E, parallelamente, della colpevole acquiescenza del ministro dell'Economia Tremonti, la cui inerzia successiva è perfettamente spiegabile proprio alla luce dei gravi errori commessi con:
a) l'abolizione dell'ICI
(nell'ipotesi massima, 2,2 miliardi, da sommare a 1,5 miliardi deciso da Prodi),
b) il salvataggio dell'Alitalia (3,1+2 miliardi), senza contare il generoso
risarcimento alla Libia (5 miliardi di dollari in 20 anni) e lo scialo del
vertice G8 (400 milioni).
Qualche mese fa, ci fu
la protesta dei sindaci lombardi, alle prese con le ristrettezze dei bilanci
comunali.
L'origine del problema è legata in buona parte proprio alla decisione
di Silvio Berlusconi – dopo quella discutibile e costosa del salvataggio
dell'Alitalia (vedi 'post' http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2555569.html o http://vincesko.blogspot.it/2015/03/analisi-quali-quantitativa1-piano.html ) - di abolire l'ICI ai più abbienti (a tutti
gli altri era stata già tolta dal governo Prodi), per mantenere un impegno
assunto in campagna elettorale.
E' stata una scelta
negativa sotto molteplici punti di vista.
1. Dal punto di vista dei principi: lo Stato
Centrale ha eliminato (tranne per le prime case di lusso, ma che assommano a
40.000 unità immobiliari appena, su oltre 32 milioni) un'imposta comunale,
ledendo: a) l'autonomia dei Comuni, b) il principio di sussidiarietà e c) le
regole strategiche del federalismo fiscale.
2. Dal punto di vista economico-finanziario,
togliendo certezza di risorse proprie ai Comuni, soltanto teoricamente
compensate del minor gettito dai trasferimenti statali sostitutivi, mettendo
così a rischio – come sta avvenendo – l'erogazione dei servizi ai cittadini.
3. Dal punto di vista dell'equità fiscale,
poiché i ¾ dell'ICI abolita va ai ceti più abbienti (molto meno numerosi).
4. Dal punto di vista dell'effetto atteso sui
consumi, proprio perché il risparmio riguarda soprattutto i redditi più
elevati.
5. Dal punto di vista delle entrate complessive,
la cui riduzione di gettito è assommata ad una cifra – essendoci stime diverse
- compresa in un range che va da 2 miliardi circa a 3,7 miliardi, cifra
comunque notevole che – assieme al costo del salvataggio dell'Alitalia, pari a
3,1 miliardi (+ 2 miliardi di ammortizzatori sociali) – avrebbe potuto
rappresentare una cospicua riserva finanziaria per far fronte alla terribile
crisi economica in corso (poi, guarda caso, compensata dallo scudo fiscale a...
prezzi di saldo).
6. Dal punto di vista della copertura
finanziaria, dal momento che il fondo statale compensativo pari a 2,5 miliardi
per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010 sembra non congruo, se è vera la
stima prossima ai 3,7 miliardi, basata sui certificati di conto
consuntivo, con un effetto inevitabile sulle compensazioni ai Comuni e sui
loro bilanci.
Statistiche
catastali 2008
link sostituito da:
Statistiche
catastali 2009
Statistiche catastali 2010
link sostituito da:
Statistiche catastali 2011
link sostituito da:
Articolo collegato:
Legautonomie
22 Luglio 2010
Federalismo, Istat: senza Ici raddoppiata dipendenza comuni
Il grado di “dipendenza erariale” dei Comuni,
cioè il rapporto tra quanto lo Stato dà a un Comune e le entrate complessive
dello stesso, è quasi raddoppiato con l'abolizione dell'Ici. Lo rende noto
l'Istat nel corso di un'audizione alla Commissione parlamentare di vigilanza
sull'anagrafe tributaria sul federalismo fiscale. “Il grado di dipendenza
erariale degli enti locali - ha detto il presidente dell'Istat Enrico
Giovannini -, misurato come quota dei contributi e trasferimenti statali sul
totale delle entrate correnti, per i Comuni era intorno al 15% nel 2005-2006 ed
è salito al 26-27% nel biennio successivo, a causa dell'abolizione parziale
dell'Ici”.
Il grado di “dipendenza
erariale”, nel 2008 - ultimo anno per cui sono disponibili i dati - è più forte
al Sud (34,7%) e alle Isole (31,4%), rispetto al Centro (25,9%), Nord-Ovest
(25,5%) e Nord-Est (18,1%). È quanto risulta dai dati Istat diffusi oggi in
Parlamento. La media del 26,7% registrata in Italia tocca percentuali del 37,3%
in Basilicata, del 37,1% in Campania e del 36,7% in Calabria. Sono in linea con
la media invece grandi Regioni come Lombardia (nella quale il grado di «dipendenza
erariale» è al 25,2%) e Lazio (26,0%).
L'abolizione dell'Ici sulla prima casa ha toccato soprattutto il Centro e il Nord dove il grado di dipendenza fiscale per i Comuni nei confronti dello Stato è più che raddoppiato (nel 2005 nel Nord-Ovest era al 7,3% e nel 2008 è passato al 25,5%; nel Nord-Est dal 5,1% al 18,1%; al Centro dall'11,8% al 25,9%). Al Sud il grado di dipendenza era sostenuto con tutta l'Ici: nel 2005 era al 30,2%. Nelle Isole era addirittura superiore: nel 2005, con l'Ici, era al 34% e nel 2008 al 31,4%.
L'abolizione dell'Ici sulla prima casa ha toccato soprattutto il Centro e il Nord dove il grado di dipendenza fiscale per i Comuni nei confronti dello Stato è più che raddoppiato (nel 2005 nel Nord-Ovest era al 7,3% e nel 2008 è passato al 25,5%; nel Nord-Est dal 5,1% al 18,1%; al Centro dall'11,8% al 25,9%). Al Sud il grado di dipendenza era sostenuto con tutta l'Ici: nel 2005 era al 30,2%. Nelle Isole era addirittura superiore: nel 2005, con l'Ici, era al 34% e nel 2008 al 31,4%.
ANSA
22-LUG-10 16:28
FEDERALISMO:DIPENDENZA COMUNI SENZA ICI,TRIPLICA
NORD/SCHEDA
ISTAT, A SUD SEMPRE ALTA CON O SENZA IMPOSTA
PRIMA CASA (ANSA) - ROMA, 22 LUG - L'abolizione dell'Ici sulla prima casa ha
raddoppiato il ''grado di dipendenza erariale'' dei Comuni, ovvero il peso dei
trasferimenti dello Stato rispetto alle entrate complessive, tecnicamente -
spiega l'Istat - il rapporto tra ''contributi e trasferimenti statali correnti
e le entrate correnti'' del Comune. Ma mentre nel Nord il rapporto e'
triplicato, al Sud si registra un grado di dipendenza costante negli anni
perche' era sostenuto anche quando i Comuni incassavano l'Ici sulla casa di
abitazione. E' quanto risulta dai dati Istat illustrati oggi in Parlamento.
Ecco una scheda con il grado di dipendenza erariale dei Comuni nel 2005 e nel
2008, prima e dopo l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. I dati sono
suddivisi per Regioni e macro-aree. Fonte: Istat
GRADO DI DIPENDENZA ERARIALE DEI COMUNI
REGIONI 2005 2008: Piemonte 10,2% 27,7% Valle d'Aosta 0,9% 2,4% Lombardia 5,6% 25,2% Liguria 10,0% 24,9% Trentino Alto Adige 0,7% 0,6% Veneto 7,4% 25,9% Friuli Venezia Giulia 2,0% 1,7% Emilia Romagna 5,5% 23,3% Toscana 7,9% 25,5% Umbria 15,0% 29,5% Marche 11,3% 24,3% Lazio 14,1% 26,0% Abruzzo 16,8% 27,6% Molise 23,5% 26,6% Campania 33,8% 37,1% Puglia 26,1% 32,4% Basilicata 34,4% 37,3% Calabria 35,0% 36,7% Sicilia 37,6% 35,4% Sardegna 24,2% 21,3% ITALIA 15,4% 26,7% Nord-Ovest 7,3% 25,5% Nord-Est 5,1% 18,1% Centro 11,8% 25,9% Sud 30,2% 34,7% Isole 34,0% 31,4% (ANSA).
GRADO DI DIPENDENZA ERARIALE DEI COMUNI
REGIONI 2005 2008: Piemonte 10,2% 27,7% Valle d'Aosta 0,9% 2,4% Lombardia 5,6% 25,2% Liguria 10,0% 24,9% Trentino Alto Adige 0,7% 0,6% Veneto 7,4% 25,9% Friuli Venezia Giulia 2,0% 1,7% Emilia Romagna 5,5% 23,3% Toscana 7,9% 25,5% Umbria 15,0% 29,5% Marche 11,3% 24,3% Lazio 14,1% 26,0% Abruzzo 16,8% 27,6% Molise 23,5% 26,6% Campania 33,8% 37,1% Puglia 26,1% 32,4% Basilicata 34,4% 37,3% Calabria 35,0% 36,7% Sicilia 37,6% 35,4% Sardegna 24,2% 21,3% ITALIA 15,4% 26,7% Nord-Ovest 7,3% 25,5% Nord-Est 5,1% 18,1% Centro 11,8% 25,9% Sud 30,2% 34,7% Isole 34,0% 31,4% (ANSA).
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