Il
Bollettino n. 2 della BCE[1] è la dimostrazione plastica, in primo luogo, del
capovolgimento del rapporto gerarchico tra l’Autorità politica, nel caso di
specie la Commissione Europea (finora, con la Commissione Barroso,[2] è stato
un gioco delle parti con un unico obiettivo: la cosiddetta austerità espansiva;
ora, col presidente Juncker, pare delinearsi una certa divergenza [3]) e gli Stati
nazionali, e la Banca centrale, nel caso di specie la BCE, la quale pretende
per sé l’indipendenza dagli Stati ma troppo spesso assume un ruolo politico e
d’ingerenza.
E,
in secondo luogo, della arroganza della medesima BCE, la quale, da una parte, continua - impunemente - a nascondere che ha un mandato duale (non solo la stabilità dei prezzi, ma
anche la crescita economica e la piena occupazione)[4]; da un’altra, si
autoincensa più volte, attribuendo al quantitative
easing,[5] denominato Programma di acquisto di attività (PAA), non soltanto
effetti sui tassi d’interesse e sul tasso di cambio dell’Euro, ma anche, in
futuro, sull’inflazione [pag. 29] e sulla crescita del Pil; da un’altra ancora,
si autoassolve da ogni colpa nel non aver prevenuto la deflazione e nel mancare
per ben 3 anni l’obiettivo statutario del (quasi) 2% del tasso d’inflazione, facendo così “salire il tasso di interesse reale” [pag. 65], che avvantaggia i Paesi
creditori (Germania e satelliti) e svantaggia i Paesi debitori (Piigs).
Quel
che ne emerge chiaramente è che la BCE, forse per farsi perdonare il PAA (che peraltro
premia la Germania, che ne usufruirà per il 25% del totale), è sempre più a
trazione tedesca e sposa in pieno la linea della Germania, sia nel sollecitare
l’adozione delle riforme strutturali – beni e servizi e lavoro - [pagg. 63-77],
delle quali valuta l’effetto sulla crescita del Pil nel lungo periodo addirittura
in un +11%, sia nel contrapporre il
gruppo dei Paesi virtuosi che le hanno già adottate a quelli reprobi che non l’hanno
ancora fatto e “bastonandoli” nominativamente, sia nell’omettere, invece, la
citazione esplicita della violazione del surplus commerciale eccessivo della Germania[6] a
forte impatto negativo sull’Eurozona (e sul resto del mondo) limitandosi ad
affermare genericamente che “la Commissione ha deciso di intensificare la
procedura per Germania (dal livello 2 al livello 3)” [pag. 53], sia, contraddicendo
sé stessa, nel non analizzare la questione del deficit strutturale[7] per i Paesi dell’Eurozona (in
particolare l’Italia, che secondo alcuni analisti avrebbe già conseguito il pareggio strutturale di bilancio) ma soltanto per spiegare la dinamica dell’inflazione
negli USA [pag. 40], sia nell’omettere che la piccolissima flessibilità
concessa dalla Commissione all’Italia riguarda un deficit strutturale appunto (ad avviso anche della BCE) tecnicamente opinabile, sia nell’attribuire alla riforma del lavoro (deflazione
dei salari e flessibilità del lavoro) e non al deficit superiore al 3% il merito dell’aumento
del Pil di alcuni Paesi (Spagna e Francia), sia, infine, nel criticare
l’inerzia della Commissione nell’applicazione delle sanzioni.
[1] BANCA CENTRALE
EUROPEA - Bollettino Economico - Numero
2/2015
[2] Lettera a José-Manuel Barroso
[3] Note sul potere in UE, scontro Juncker-Merkel
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2828867.html
[4] Allegato
alla Petizione al Parlamento europeo: la Bce non rispetta il suo statuto
[5] Quantitative
easing e uscita dalla crisi economica
[6] Dialogo sul
surplus commerciale eccessivo e il taglio dei salari
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2828411.html
[7] Dialogo
sulla lettera di Padoan all’UE, la sostenibilità del debito pubblico e la
formula del deficit strutturale
Appendice
Traggo
dal Bollettino della BCE alcuni passi significativi:
“Al fine di perseguire il mandato della BCE
di mantenimento della stabilità dei prezzi” [pag. 5].
“In particolare,
alcuni paesi dell’area dell’euro dovranno adottare misure aggiuntive sul piano
strutturale per assicurare la conformità al Patto di stabilità e crescita
(PSC). Nella sua comunicazione di novembre 2014, la Commissione europea ha
stabilito che i progetti di documenti programmatici di bilancio di sette paesi
ponevano un rischio di non conformità al PSC. Per Belgio, Francia e Italia la
Commissione ha pubblicato il 27 febbraio valutazioni successive dettagliate
riguardanti l’attuazione del PSC (per un’analisi, cfr. il riquadro 7)”. [pag. 37]
“Concentrandosi
sui paesi dell’area dell’euro, la Commissione osserva che nessuno di essi ha
pienamente applicato alcuna delle raccomandazioni del 2014. Mentre in alcuni
paesi lo sforzo riformatore è stato intensificato, nella maggioranza dei paesi
i progressi sono stati piuttosto limitati (cfr. tavola B) e non commisurati
alle vulnerabilità residue. In particolare, tra i paesi da cui ci si aspettava
un’“azione politica risoluta” durante la PSM del 2014 (ossia i paesi nelle
categorie 4 e 5 della tavola A), Spagna, Irlanda e Italia hanno compiuto
“pochi” progressi e Francia progressi “limitati” su gran parte delle
raccomandazioni specifiche per paese. Questa valutazione appare in contrasto
con il (reiterato) appello a un’“azione politica risoluta” lanciato dalla
Commissione e segnala una certa debolezza del braccio preventivo della PSM.
Vista la necessità di ridurre le vulnerabilità e dare impulso a una crescita
sostenibile nei paesi sopra citati e nel resto dell’area, i progressi insufficienti
sinora riscontrati sollecitano una notevole intensificazione dell’intervento di
riforma”. [pag. 54]
“È
importante ricorrere in modo completo ed efficace agli strumenti della PSM,
comprese le misure del suo meccanismo correttivo, al fine di ridurre i rischi
potenziali per il regolare funzionamento dell’UEM”. [pag. 55]
“Per
quanto riguarda i paesi sottoposti al meccanismo preventivo, il miglioramento
di 0,2 punti percentuali del saldo strutturale che è previsto per l’Italia nel
2015 rimane inferiore allo 0,4 per cento del PIL che era stato raccomandato
dall’Eurogruppo e riflette una riduzione degli oneri per interessi. Di contro,
lo sforzo strutturale del Belgio dovrebbe aumentare di 0,2 punti percentuali,
stando agli impegni presi con l’Eurogruppo. Sia per l’Italia che per il Belgio
continua ad esservi un notevole scostamento dallo sforzo strutturale richiesto
nell’ambito della regola del debito”. [pag. 60]
“Il
27 febbraio la Commissione ha pubblicato i risultati della sua valutazione in
merito all’attuazione del PSC in Belgio, Francia e Italia. Nei rapporti
preparati nell’ambito dell’articolo 126(3) del TFUE, la Commissione ha
esaminato la violazione del criterio del disavanzo in Belgio e la violazione
del criterio del debito in Belgio e in Italia. La Commissione ha deciso di non
aprire una PDE per questi paesi sulla base di una serie di fattori attenuanti:
per quanto riguarda Belgio e Italia (i) il rispetto da parte di entrambi i
paesi dei requisiti di sforzo strutturale nell’ambito del meccanismo preventivo
del PSC (che nel caso dell’Italia sono stati ridotti in seguito alla
comunicazione della Commissione sulla flessibilità nell’ambito del PSC); (ii)
le condizioni economiche sfavorevoli (ossia la debole crescita e la bassa
inflazione), che rendono il rispetto della regola del debito più difficile; e
(iii) l’attuazione attesa degli ambiziosi piani di riforma strutturale di
sostegno alla crescita presentati dalle autorità. Queste valutazioni non hanno
tuttavia tenuto conto, quale fattore aggravante, dell’insufficiente risanamento
dei conti pubblici nel periodo 2014-15 rispetto alle raccomandazioni del
Consiglio del giugno 2014”. [pag. 61]
“Nel
caso della Francia, la Commissione ha dovuto valutare se fossero stati intrapresi
interventi efficaci in risposta alla raccomandazione del Consiglio di
correggere il disavanzo eccessivo entro il 2015. Tali interventi, unitamente
agli eventi macroeconomici avversi inattesi con significative conseguenze
sfavorevoli per le finanze pubbliche, consentirebbero di norma un’estensione di
un anno del termine per la correzione del disavanzo eccessivo. Per contro, se
si stima che un paese dell’area dell’euro non abbia intrapreso azioni efficaci,
la PDE prevede un rafforzamento della procedura con l’invio di un’intimazione
al paese in questione4) e l’applicazione di sanzioni finanziarie sotto forma di
una multa pari allo 0,2 per cento del PIL. La Commissione può, in caso di
circostanze economiche eccezionali oppure dietro richiesta motivata dello Stato
membro interessato, raccomandare che il Consiglio riduca l’ammontare della
multa o la annulli. Considerando il periodo 2013-145), la Commissione ha
rilevato che “i dati disponibili non consentono di concludere che non siano
state intraprese azioni efficaci” e ha proposto di estendere il termine per la
correzione del disavanzo eccessivo di due anni (ossia fino al 2017). Il
Consiglio ha seguito questa raccomandazione il 10 marzo. Il percorso di
aggiustamento raccomandato prevede sforzi maggiori nella fase finale,
richiedendo alla Francia di effettuare una correzione strutturale crescente nel
periodo della PDE: 0,5 per cento del PIL nel 2015 (ossia il livello minimo
nell’ambito del meccanismo correttivo e quindi meno dello 0,8 per cento del PIL
richiesto finora), 0,8 per cento del PIL nel 2016 e 0,9 per cento nel 2017.
Sulla base delle attuali procedure per i disavanzi eccessivi, nel 2017 la
Francia sarebbe l’unico paese dell’area dell’euro soggetto a una PDE. Infine,
nonostante il rischio di mancato rispetto dei termini raccomandati dal
Consiglio per la correzione dei deficit eccessivi di Spagna e Portogallo, la
Commissione non ha inviato un avvertimento preventivo a tali paesi sotto forma
di una raccomandazione autonoma, a differenza di quanto fatto lo scorso anno,
quando erano state inviate raccomandazioni a Francia e Slovenia in situazioni
simili”. [pag. 61].
Post e articolo collegati:
BCE, il re è nudo (dialogo con Carlo Clericetti) http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2821145.html
Mario Draghi
confessa che la BCE vìola il suo statuto
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2831066.html
Il fallimento delle politiche di austerity europee
nel contesto della secular stagnation
Vladimiro
Giacché
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