A causa delle
avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale,
dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla, Ripubblico qua i vecchi post
a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con
quelli nuovi.
Post n. 4
del 25-10-2010 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Lettera
al Prof. Mario Deaglio dopo un suo articolo su Tremonti, la sua risposta e la
mia replica
Riporto
la breve corrispondenza che ho intrattenuto col Prof. Mario Deaglio, noto
economista, a seguito della lettura del suo articolo sul ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, apparso
su La Stampa del 11 ottobre scorso.
Ne
raccomando la lettura, poiché, da una parte, è emblematica della
disinformazione evidente, interessata, paramafiosa che contorna e sorregge
l'attività dell'attuale governo; dall'altra, dimostra il coinvolgimento in
quest'opera di disinformazione anche di tecnici supposti non omogenei all'area
di centrodestra.
MARIO DEAGLIO
TORINO
Berlusconi racconta barzellette, Tremonti scrive libri. Quando Berlusconi è ottimista, Tremonti è cauto, talvolta gelido; quando Berlusconi dice che la crisi non esiste, Tremonti si lascia andare a un silenzio molto eloquente. Gli storici che in futuro studieranno l'attuale, tormentato periodo storico probabilmente individueranno in Tremonti, assai più che in Bossi o in Fini, l'altra faccia del «berlusconismo» ossia della somma di istanze, aspirazioni e paure trasformatasi in vasto movimento politico per l'azione carismatica del presidente del Consiglio.
Tremonti non è più un tecnico prestato alla politica. Si è confermato in questi anni come politico con una solida armatura culturale e concettuale che gli deriva da un passato da professore. La sua parabola parte dalla richiesta vibrante di «più libertà, meno tasse» per il «popolo delle partite IVA», i milioni di lavoratori autonomi e piccoli imprenditori che si sentono tartassati dal fisco per passare poi all'obiettivo, apparentemente contraddittorio, di «maggior protezione», a livello europeo, per questi stesso soggetti economici contro gli eccessi - dei quali è stato uno dei primi ad accorgersi - della globalizzazione. Ha mantenuto una forte diffidenza nei confronti di grande industria e grandi banche e sviluppato una certa dimensione etica (introduzione della porno tax, istituzione della social card).
Con queste priorità iniziò l'8 maggio 2008 il suo quarto mandato di ministro economico. Il suo percorso era chiaramente condizionato all'esterno dalla pesantissima situazione del deficit e del debito pubblico italiano; e all'interno dall'impegno del manifesto politico del Popolo della Libertà, di «non mettere le mani nelle tasche degli italiani», ossia di non introdurre nuove imposte. E' difficile dire quanto la sua prima mossa - l'abolizione dell'ICI sulla prima casa all'inizio del mandato - sia stata una sua iniziativa o non piuttosto sollecitata dal Presidente del Consiglio perché promessa agli elettori. Di certo, con il senno di poi, alla luce dell'aggravarsi della crisi finanziaria mondiale e delle strette sulla spesa, una minore riduzione dell'ICI avrebbe comportato minori tagli alla spesa pubblica e sarebbe stata complessivamente più accettabile a moltissimi italiani, compresi molti della sua area di riferimento.
Il brusco aggravarsi della crisi pochi mesi dopo il suo insediamento ha acuito da un lato le pressioni economiche europee perché l'Italia, in base ai patti internazionali, non superasse determinati livelli di spesa, disavanzo e debito pubblico e dall'altro le pressioni politiche della maggioranza che sosteneva il governo che invece reclamava misure in senso esattamente contrario per non perdere consensi. Gli si deve dare atto di aver rispettato gli obiettivi concordati con Bruxelles mantenendo la credibilità finanziaria internazionale dell'Italia, mentre quella di altri paesi, Grecia e Portogallo, Irlanda e - in parte - Spagna, veniva pesantemente intaccata; e di aver resistito alle pressioni interne dei ministri della spesa minacciando ripetutamente le dimissioni (che in ambito europeo il presidente del Consiglio non si poteva permettere).
Lo ha fatto seguendo due strade non convenzionali. La prima è stata quella di costringere le autorità locali, e segmenti importanti dell’amministrazione centrale, a cominciare dalla scuola, a una forte compressione della spesa. Sindaci e presidenti di regione di ogni colore politico hanno fatto pressioni perché la stretta venisse alleviata, trovandolo irremovibile, sempre con le dimissioni in tasca. La seconda è stata quella di incrementare le entrate favorendo, con lo «scudo fiscale» e il pagamento della relativa (leggera) imposta, il rientro di un'ingente massa di capitali più o meno illegalmente detenuti all'estero.
Lo «scudo fiscale» ha suscitato disapprovazione morale essendo percepito come una sorta di condono a vantaggio dei ricchi ma ha indubbiamente fatto entrare nelle casse dello stato alcuni miliardi di euro che gli hanno permesso di non aumentare le imposte convenzionali e Tremonti potrebbe vantarsi di aver fatto pagare qualcosa a una fascia di ricchi che altrimenti non avrebbe pagato nulla. Se in governi passati poteva essere indicato come il ministro dei condoni, soprattutto a favore dei lavoratori autonomi, ora è sempre più il ministro delle multe: va infatti sottolineata l'efficacia con cui conduce la lotta all'evasione che quest’anno dovrebbe recuperare 8-9 miliardi di euro, assai più del recente passato.
Tremonti effettivamente non ha messo le mani nelle tasche degli italiani, anche se, con la riduzione dei servizi pubblici, le tasche sono diventate molto strette e la barca dell’economia, pur provata dalla crisi, è rimasta a galla; il che è un risultato non piccolo. Il motore però è quasi spento e non si sa bene dove andare. Il che è una sfida molto più grande.
Berlusconi racconta barzellette, Tremonti scrive libri. Quando Berlusconi è ottimista, Tremonti è cauto, talvolta gelido; quando Berlusconi dice che la crisi non esiste, Tremonti si lascia andare a un silenzio molto eloquente. Gli storici che in futuro studieranno l'attuale, tormentato periodo storico probabilmente individueranno in Tremonti, assai più che in Bossi o in Fini, l'altra faccia del «berlusconismo» ossia della somma di istanze, aspirazioni e paure trasformatasi in vasto movimento politico per l'azione carismatica del presidente del Consiglio.
Tremonti non è più un tecnico prestato alla politica. Si è confermato in questi anni come politico con una solida armatura culturale e concettuale che gli deriva da un passato da professore. La sua parabola parte dalla richiesta vibrante di «più libertà, meno tasse» per il «popolo delle partite IVA», i milioni di lavoratori autonomi e piccoli imprenditori che si sentono tartassati dal fisco per passare poi all'obiettivo, apparentemente contraddittorio, di «maggior protezione», a livello europeo, per questi stesso soggetti economici contro gli eccessi - dei quali è stato uno dei primi ad accorgersi - della globalizzazione. Ha mantenuto una forte diffidenza nei confronti di grande industria e grandi banche e sviluppato una certa dimensione etica (introduzione della porno tax, istituzione della social card).
Con queste priorità iniziò l'8 maggio 2008 il suo quarto mandato di ministro economico. Il suo percorso era chiaramente condizionato all'esterno dalla pesantissima situazione del deficit e del debito pubblico italiano; e all'interno dall'impegno del manifesto politico del Popolo della Libertà, di «non mettere le mani nelle tasche degli italiani», ossia di non introdurre nuove imposte. E' difficile dire quanto la sua prima mossa - l'abolizione dell'ICI sulla prima casa all'inizio del mandato - sia stata una sua iniziativa o non piuttosto sollecitata dal Presidente del Consiglio perché promessa agli elettori. Di certo, con il senno di poi, alla luce dell'aggravarsi della crisi finanziaria mondiale e delle strette sulla spesa, una minore riduzione dell'ICI avrebbe comportato minori tagli alla spesa pubblica e sarebbe stata complessivamente più accettabile a moltissimi italiani, compresi molti della sua area di riferimento.
Il brusco aggravarsi della crisi pochi mesi dopo il suo insediamento ha acuito da un lato le pressioni economiche europee perché l'Italia, in base ai patti internazionali, non superasse determinati livelli di spesa, disavanzo e debito pubblico e dall'altro le pressioni politiche della maggioranza che sosteneva il governo che invece reclamava misure in senso esattamente contrario per non perdere consensi. Gli si deve dare atto di aver rispettato gli obiettivi concordati con Bruxelles mantenendo la credibilità finanziaria internazionale dell'Italia, mentre quella di altri paesi, Grecia e Portogallo, Irlanda e - in parte - Spagna, veniva pesantemente intaccata; e di aver resistito alle pressioni interne dei ministri della spesa minacciando ripetutamente le dimissioni (che in ambito europeo il presidente del Consiglio non si poteva permettere).
Lo ha fatto seguendo due strade non convenzionali. La prima è stata quella di costringere le autorità locali, e segmenti importanti dell’amministrazione centrale, a cominciare dalla scuola, a una forte compressione della spesa. Sindaci e presidenti di regione di ogni colore politico hanno fatto pressioni perché la stretta venisse alleviata, trovandolo irremovibile, sempre con le dimissioni in tasca. La seconda è stata quella di incrementare le entrate favorendo, con lo «scudo fiscale» e il pagamento della relativa (leggera) imposta, il rientro di un'ingente massa di capitali più o meno illegalmente detenuti all'estero.
Lo «scudo fiscale» ha suscitato disapprovazione morale essendo percepito come una sorta di condono a vantaggio dei ricchi ma ha indubbiamente fatto entrare nelle casse dello stato alcuni miliardi di euro che gli hanno permesso di non aumentare le imposte convenzionali e Tremonti potrebbe vantarsi di aver fatto pagare qualcosa a una fascia di ricchi che altrimenti non avrebbe pagato nulla. Se in governi passati poteva essere indicato come il ministro dei condoni, soprattutto a favore dei lavoratori autonomi, ora è sempre più il ministro delle multe: va infatti sottolineata l'efficacia con cui conduce la lotta all'evasione che quest’anno dovrebbe recuperare 8-9 miliardi di euro, assai più del recente passato.
Tremonti effettivamente non ha messo le mani nelle tasche degli italiani, anche se, con la riduzione dei servizi pubblici, le tasche sono diventate molto strette e la barca dell’economia, pur provata dalla crisi, è rimasta a galla; il che è un risultato non piccolo. Il motore però è quasi spento e non si sa bene dove andare. Il che è una sfida molto più grande.
mario.deaglio@unito.it
Egr. Prof. Deaglio,
in passato L'ho ascoltata diverse
volte su “Radio Radicale” (che ora dove sto non si prende) e perciò La
giudicavo persona intellettualmente franca e libera.
Ma leggendo il Suo articolo su
“La Stampa” del 11-10-10 “Tremonti e il rigore, l'altra faccia del
berlusconismo”, sono rimasto estremamente deluso.
Ma come si fa a lodare e
financo a fidarsi di un individuo sleale, opportunista, incompetente, infantile
e crudele come l'attuale ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, un individuo
inadeguato tecnicamente e soprattutto caratterialmente, inaffidabile e
pericoloso? Egli è l'autore della manovra correttiva, vera macelleria sociale,
la più crudelmente iniqua della storia repubblicana. Uno che per sanare i conti
pubblici (con l'aiuto del filoconfindustriale e "talebano" Sacconi,
strenuo difensore della vita vegetativa ed affossatore dei diritti di persone
in carne ed ossa, e l'avallo sostanziale del duo Bonanni-Angeletti), invece che
coi miliardari come Berlusconi o i milionari come lui o gli abbienti come
Sacconi (che non pagheranno letteralmente neppure un centesimo), se l'è presa
con gli invalidi, come gli affetti dalla sindrome di Down (poi, dopo le
proteste, cancellato in Commissione), i precari (licenziati a decine di
migliaia), i pensionandi inattivi a reddito zero (varie decine di migliaia, che
perderanno in un solo anno decine di migliaia di €), gli insegnanti di supporto
agli handicappati, gli altri dipendenti pubblici.
Altro che “effettivamente non
ha messo le mani nelle tasche degli italiani”.
Io, ad esempio, 64enne, che,
costretto dalla terribile crisi economica a sospendere la mia attività di consulente, mi ero messo in attesa della pensione
(dal 2011), per effetto delle misure della manovra finanziaria correttiva di
Tremonti-Sacconi (DL n. 78 del 31.5.2010, art. 12) perderò 20 mila € in
un solo anno, e non a causa del dissesto dell'INPS, che ha un avanzo record di
7,9 miliardi, ma per il risanamento dei conti pubblici.
Ed allora concludo
chiedendoLe: 1) Lei non conosce queste cose? 2) Lei quanto pagherà per il
risanamento del bilancio pubblico?
Distinti saluti
V.
Gentile Signor V.,
grazie per la Sua
interessante mail, bell'esempio di polemica politica.
Per risponderLe devo
premettere che, facendo il professore, sono in primo luogo interessato a
giudizi tecnici e distaccati; mi sento un poco come un medico che fa una
diagnosi e, al massimo, può prescrivere o suggerire alcune terapie. Quando è
davanti al paziente, al medico non interessa se ilpaziente è
"fascista" o "comunista".
In questo contesto, il mio
interesse non è sulla personalità e sulla figura politica di Giulio Tremonti né
sulle sue qualità personali. Ma esclusivamente sul suo operato nella sua
professione attuale di ministro dell'Economia.
Come tale non penso proprio
che lo si possa definire, come fa Lei "tecnicamente impreparato": il
mio giudizio è che, sui meccanismi delle imposte è probabilmente il miglior
ministro dei tempi recenti. Lo si vede bene nella sua capacità di condurre una
lotta antievasione che sta dando risultati assai superiori a quelli dei suoi
predecessori, al punto che gli apporti per questa via alle casse dello stato
dovrebbero finanziare quasi la metà della manovra del 2010. In varia misura sta
riuscendo a spremere dai ricchi e dagli evasori almeno qualche soldo (anche se
ci possono essere obiezioni di tipo morale, che non entrano in questa analisi,
ma del resto già Vespasiano, imponendo una tassa per l'uso delle
"toilettes" di Roma, pronunciò la storica frase "non
olet").
Su un piano più generale,
occorre ricordare che l'attuale ministro ha ereditato una situazione pesante
dal punto di vista del debito e del deficit e un piano di rientro oneroso
concordato dall'Italia a livello europeo. A mio avviso, il fatto di non aver
ceduto su questo piano (fino al Consiglio dei Ministri di ieri compreso) è un
grosso merito: una parte importante del debito pubblico italiano deve essere
rifinanziata di qui alla fine dell'anno e circa le metà deve essere assorbita
dai mercati internazionali. Su queste non si scherza a il ministro non ha
scherzato.
Accertato che incompetente
non è, può essere definito "infantile", "crudele",
"inaffidabile" e "pericoloso"? Sull'"infantile"
non mi pronuncio e certe sue reazioni pubbliche possono essere interpretate a
quel modo. Sul "crudele", credo proprio di sì, nel senso che in una
situazione finanziaria come questa il ministro dell'economia non può cercare la
popolarità e deve comunque affondare il coltello. Anche Quintino Sella (senza
voler fare un paragone tra i due) con la sua "tassa sul macinato"
fece macelleria sociale, eccome! E non era affatto amato.
Sull'"inaffidabile" penso di no, anzi; ha tenuto una linea senza
compromessi resistendo alle pressioni del suo presidente del Consiglio; il
resto del mondo lo considera molto affidabile.
Sul "pericoloso",
sembra quasi che abbia fatto macelleria sociale per divertimento. In realtà,
tutti i governi europei stanno facendo macelleria sociale, come si può vedere
da quanto sta succedendo nin Francia. Se questo sia un bene o un male sarebbe
oggetto di un lungo discorso, ma si deve rilevare la coerenza della posizione
del minsitro dell'economia che ha impedito che l'Italia scivolasse sul sentiero
della Grecia, dell'Irlanda e del Portogallo (e forse si altri ancora).
Si può argomentare che non
ha prodotto sviluppo (nessun paese ricco dopo la crisi finanziaria ci è ancora
riuscito) e che non ha un grande piano per il futuro (nell'attuale governo i
"grandi piani" sono riservati al presidente del Consiglio). La sua
azione di svolge dentro limiti predeterminati: non credo, a esempio, che gli si
possa imputare di non aver maggiormente tassato i ricchi (a parte che con il
nuovo "redditometro" ne vedremo delle belle) dal momento che non ne
aveva il mandato politico.
Detto questo, vorrei
precisare che non sono affatto un sostenitore dell'attuale governo. Ma credo
che l'opposizione fare un errore molto grave se pensasse che basti cambiare il
ministro, o il pesidente del Consiglio. I problemi strutturali della finanza
pubblica restano e un po' di macelleria sociale l'ha fatta anche il governo
precedente perché non poteva farne a meno.
Per finire, mi dispiace
molto che, siccome, come Lei srive, per una volta non la penso come Lei, Lei mi
classifichi come un bugiardo e un venduto: è un esempio perfetto di quello che
non va nella politica italiana, dove si preferisce gridare ed etichettare senza
provare seriamente a pensare.
Un saluto molto cordiale,
Mario Deaglio
Egr. Prof. Deaglio,
La ringrazio molto per la Sua
gentile ed articolata risposta. Mi permetta di replicare quanto segue:
1. Sono d'accordo per la
“neutralità” del giudizio, ed, avendo fatto per diversi anni il lavoro di
controllo di gestione, so che capita di dover essere talvolta perfino spietati.
2.
Sono meno d'accordo, invece, per quanto riguarda l'esclusione dal giudizio del profilo
psicologico, utile per una comprensione compiuta delle persone e delle
motivazioni dei loro atti. Ma io ho l'hobby della psicologia. Ancor meno per la
competenza. Il Tremonti è titolare del MEF, che, come Lei sa, include, oltre
alle Finanze, il Bilancio e soprattutto l'Economia: per giudizio praticamente
unanime degli economisti (incluso il collega Brunetta), Tremonti è considerato
un non economista, e quindi – se i termini anche in Italia, il Paese degli
eufemismi, hanno un senso - è
tecnicamente al minimo un... semi-incompetente. Inoltre, vari economisti, ad
esempio Tito Boeri e la sua Voce.info, danno giudizi di incompetenza. Infine,
non più tardi di pochi giorni fa, il web magazine della Fondazione di Luca
Cordero di Montezemolo, Italia Futura, in un editoriale ripreso da tutta
la stampa (allegati 5 e 6), ha chiesto sostanzialmente il commissariamento del
ministro Tremonti.
3.
Venendo poi al merito tecnico sui dati, intanto non pare che: a) la lotta
all'evasione abbia caratterizzato l'intero periodo dell'attuale governo; anzi,
tra le prime misure c'è stato proprio lo smantellamento di quelle efficaci
decise dal precedente governo Prodi, ritenute demagogicamente vessatorie; b) i
risultati, a sentire la Banca d'Italia, siano allo stato così positivi, tant'è
che anche Lei, Professore, freudianamente usa il condizionale; c) lo stesso
scudo fiscale abbia recato importi eclatanti, analoghi a quelli degli altri
Paesi europei, ma è innegabile invece che sia stato una vendita a... prezzi di
saldo; d) che riesca a far ricavare molti soldi dai ricchi, almeno nel breve
periodo, atteso che, come Lei sa meglio di me, gli effetti delle misure
antievasione a carattere generale e non mirate (imposte di scopo) – al netto
dell'effetto annuncio e della farraginosità e inefficacia della normativa sulla
riscossione - tardano fisiologicamente tra i 6 mesi e i 18 mesi.
4. A
fortiori, il giudizio è molto negativo per le decisioni salienti assunte,
con la crisi economica incipiente, dal governo Berlusconi-Tremonti all'inizio della
legislatura: a) Piano Fenice-”salvataggio” Alitalia (almeno 3,1 miliardi + 2
miliardi di ammortizzatori sociali, v. allegato 1); b) abolizione dell'ICI ai
ricchi e abbienti (almeno 2,5 miliardi); c) spreco G8 (0,5 miliardi), ecc., per
un ammontare complessivo di 10-12 miliardi, pari alla metà – con copertura
aleatoria – della manovra correttiva 2010.
5.
Una manovra correttiva, egr. Professore, e Lei su questo sorvola, che ha
risparmiato i ricchi e colpito i poveri. In nessun Paese occidentale (inclusi
gli USA) è successo. Basterebbe solo questo per qualificare il suo autore
dell'epiteto di “Macellaio sociale”.
6.
Non sono d'accordo con Lei che anche il governo Prodi abbia fatto macelleria
sociale, atteso che non io ma la Banca d'Italia (v. allegati 2 e 3) attesta
che, nell'arco del biennio di durata del governo, al pesante prelievo fiscale
della prima finanziaria (2007), necessitata dall'eredità pesante dei conti
ricevuta e dalla messa in mora dell'UE (è molto strano che Lei affermi il
contrario: sa, nei forum di politica ch'io frequento da un anno bisogna
prepararsi), prelievo che ha comunque colpito le fasce di reddito oltre i 40
mila € (incluso Lei, probabilmente), e quindi con un effetto perequativo, ha
fatto seguito la restituzione di un ammontare complessivo addirittura maggiore
con la finanziaria 2008 (allegati 2 e 3), in linea con quanto aveva
preannunciato il presidente Prodi (allegato 4, fonte “Radio Radicale”).
7. In
conclusione, io non Le ho scritto perché, “per una volta, non sono d'accordo con
Lei” (né tanto meno l'ho apostrofata bugiardo e venduto: questo lo lascio
dedurre a Lei), ma perchè sto facendo una piccola battaglia personale contro
l'evidente, sistematica, interessata, paramafiosa DISINFORMAZIONE, attuata dal
governo Berlusconi-Bossi-Tremonti-Sacconi, e mi sono meravigliato e dispiaciuto
nel doverLa annoverare, assieme a tanti, tra i propalatori di dati e
informazioni edulcorate o false. La crisi economica non sarà breve e si
aggraverà, perché è l'effetto del riequilibrio della produzione, della
ricchezza e del benessere a livello planetario; il suo costo – lo attesta anche
l'ultima classifica “Forbes” 2010 - viene fatto pagare solo ai più poveri,
risparmiando i ricchi, come ha fatto anche la manovra correttiva 2010: questo è
un dato oggettivo, inconfutabile per qualunque persona onesta
intellettualmente. Spero, semplicemente, di vederLa, in futuro, dalla parte di
chi racconta la verità.
Con i
migliori saluti,
V.
Allegati:
“Salvataggio” Alitalia
Gli
aiuti dati da centrosinistra e centrodestra secondo i Bollettini della Banca
d'Italia
Banca d'Italia - I bilanci
delle famiglie italiane nell'anno 2008
Rapporto Unioncamere 2006, del
7 maggio 2007
http://www.italiafutura.it/dettaglio/110953/il_dibattito_sulla_crescita_dopo_leditoriale_di_italia_futura
(nel 1° articolo di ItaliaFutura,
L'ho citata nel mio commento, il n. 15; nel secondo, c'è un mio profilo di
Giulio Tremonti, n. 14-ultimo).
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