A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 28 del
10-01-2011 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Partecipazione dei
lavoratori alla proprietà ed al controllo delle aziende
Premessa:
come ho riportato nella Lettera alla Segreteria Nazionale (http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2593370.html): a) i salari
italiani sono – e non da ora - tra i più bassi d’Europa (cfr. Nota 11); b) tra
i 30 paesi Ocse, oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e
poveri (cfr. Nota 2).
La
globalizzazione, col corollario di delocalizzazioni di imprese, impone, ancor
più di prima, di abbandonare le contrapposizioni pregiudiziali e di ricercare e
trovare pragmaticamente soluzioni innovative, nell’interesse del Paese ed in
particolare dei ceti medi e bassi.
Si
sta parlando, come parte della soluzione, di partecipazione dei lavoratori alla
proprietà ed al controllo (nel Consiglio di sorveglianza) delle aziende (
vedansi le proposte di legge http://www.pietroichino.it/?p=2981
).
Tema
interessante, la partecipazione, che mi ha sempre intrigato, fin da quando,
frequentando a fine anni '60 il biennio della SAA (Scuola di Amministrazione
Aziendale) dell'Università di Torino (la prima business school creata in Italia
http://www.unito.it/unitoWAR/page/scuole1/Z003/Z003_saa3
), Sezione del Sud, feci un figurone tenendo io la lezione (non era ancora
disponibile il testo di studio) proprio sul tema della partecipazione proposto
dal giovane docente di Organica (figlio del preside della Facoltà), che veniva
apposta da Torino 3 giorni consecutivi al mese, e ogni volta faceva disporre i banchi
in quadrilatero e si sedeva in un banco qualsiasi, mai in cattedra (e che a
fine anno mi propose di diventare suo assistente, ma preferii accettare
l'offerta di un'azienda di Milano).
In
Italia, uno dei pochi a favore della partecipazione era Pierre Carniti,
segretario generale della CISL.
Do
tre elementi meramente indicativi:
1.
Una ventina di anni fa, ci fu un dibattito tv tra Gianni Agnelli, Luciano Lama,
comunista riformista, ed il cancelliere tedesco Helmut Schmidt,
socialdemocratico, e venne fuori anche il tema della partecipazione. L'unico
favorevole, ovviamente, fu quest'ultimo, ma quello che mi colpì fu
l'espressione di Agnelli, tra l'irritato (con classe, of course) e chi compatisce.
2.
Durante la seconda guerra mondiale, nei sottomarini italiani, famosi per le
dimensioni mediocri e gli spazi angusti, c'erano addirittura due mense: una per
gli ufficiali ed una per la truppa. Ho ricavato questa informazione da un libro
tedesco sulla guerra, che la riferiva come un fatto bizzarro e quasi incomprensibile.
3.
All'inizio degli anni '80, ho lavorato per la mia grossa azienda (di mentalità
un po' fascista) per un anno e mezzo in Africa settentrionale: nel campo
centrale, c'erano per gli Italiani ben 5 livelli di sistemazione logistica.
In
Italia, per ragioni storiche e culturali, esistono ancora le classi; che si
contrappongono tuttora secondo gli schemi dell''800 e del '900; quella italiana
(tranne pochissime eccezioni: ad esempio Adriano Olivetti o, in parte, Leopoldo
Pirelli) non è (mai stata) una borghesia illuminata; l'invidia sociale,
alimentata da una cultura cattolica che non premia il merito e le capacità,
acuisce il conflitto tra le classi ed impedisce o rende molto difficile un
dialogo leale per ridurre le differenze sociali. La conseguenza è che il
pendolo oscilla da un estremo all'altro, senza mai potersi fermare in una
posizione mediana, l'unica utile per poter trovare un compromesso fruttuoso per
tutti. Ora il pendolo è nettamente dalla parte dei ricchi e dei loro manager
strapagati, e i Tremonti e i Sacconi, per giunta, come si dice a Milano,
ciurlano nel manico.
Allego
a fini informativi:
commento di magnagrecia inviato il 11 gennaio 2011
Ricavo, dalla newsletter del 10-1-2011 del Sen.
Pietro Ichino:
UNA VERA LIBERTA CONTRATTUALE HA BISOGNO DI UNA (BUONA) LEGGE
Con la Lettera sul lavoro pubblicata oggi dal Corriere della Sera http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12103 replico al ministro Sacconi, che teorizza l'astensione del legislatore in funzione dell'autonomia del sistema delle relazioni industriali.
UNA VERA LIBERTA CONTRATTUALE HA BISOGNO DI UNA (BUONA) LEGGE
Con la Lettera sul lavoro pubblicata oggi dal Corriere della Sera http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12103 replico al ministro Sacconi, che teorizza l'astensione del legislatore in funzione dell'autonomia del sistema delle relazioni industriali.
DUE DOCUMENTI A CONFRONTO NEL PD SU CONTRATTAZIONE
E RAPPRESENTANZA
Il 29 dicembre scorso sono stati pubblicati contemporaneamente due documenti politici sulle nuove relazioni industriali necessarie perché l'Italia possa godere degli aspetti positivi della globalizzazione: uno firmato da Stefano Fassina con i segretari piemontese e torinese del Pd http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12071 , e un altro firmato con me da numerosi parlamentari del Pd http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=11970 , tra i quali Ignazio Marino ed Enrico Morando, nonché da Sergio Chiamparino, centrato sul progetto contenuto nel d.d.l. n. 1872/2009 http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=4987 . Quest'ultimo documento e il progetto contenuto nel d.d.l. n. 1872 sono fatti propri da Walter Veltroni in una lettera a la Stampa http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12026 pubblicata mercoledì scorso. Sostanzialmente sulla stessa linea anche l'articolo di Tito Boeri su Repubblica del 28 dicembre http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=11976 ; in senso opposto, invece, l'intervento di Luigi Mariucci http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12052 (con due mie osservazioni critiche). Sulle notevoli convergenze e sul punto cruciale di differenza tra i due documenti politici, v. la lettera di un portavoce di circolo Pd e la mia risposta http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12073 .
Il 29 dicembre scorso sono stati pubblicati contemporaneamente due documenti politici sulle nuove relazioni industriali necessarie perché l'Italia possa godere degli aspetti positivi della globalizzazione: uno firmato da Stefano Fassina con i segretari piemontese e torinese del Pd http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12071 , e un altro firmato con me da numerosi parlamentari del Pd http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=11970 , tra i quali Ignazio Marino ed Enrico Morando, nonché da Sergio Chiamparino, centrato sul progetto contenuto nel d.d.l. n. 1872/2009 http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=4987 . Quest'ultimo documento e il progetto contenuto nel d.d.l. n. 1872 sono fatti propri da Walter Veltroni in una lettera a la Stampa http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12026 pubblicata mercoledì scorso. Sostanzialmente sulla stessa linea anche l'articolo di Tito Boeri su Repubblica del 28 dicembre http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=11976 ; in senso opposto, invece, l'intervento di Luigi Mariucci http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12052 (con due mie osservazioni critiche). Sulle notevoli convergenze e sul punto cruciale di differenza tra i due documenti politici, v. la lettera di un portavoce di circolo Pd e la mia risposta http://www.pietroichino.it/newsletters/_href/?IDn=692&IDe=48242&f=http://www.pietroichino.it/?p=12073 .
(ripresi da: LE PROPOSTE DEL PD/2/LAVORO)
Sul tema della partecipazione,
riporto vari commenti. Se ne ricava facilmente la conferma che l’ex ministro
del Lavoro, Maurizio Sacconi, come ho più volte scritto, era uomo di Bombassei,
vice presidente Confindustria:
Lavoro: Sacconi, varo rapido Ddl partecipazione lavoratori a utili
MERCOLEDI' 20 MAGGIO 2009
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 20 mag - Il Governo ha la "volonta' di
accompagnare con la migliore tempestivita' l'approvazione della legislazione a
sostegno della diffusione della partecipazione dei lavoratori ai destini
dell'impresa". Lo ha ribadito il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Nel corso del question time alla Camera, Sacconi ha
anticipato che, a breve, esprimera' questo appoggio dell'Esecutivo alle
proposte di legge che sono in discussione in commissione
Lavoro del Senato. La forma principale di partecipazione, ha aggiunto il
Ministro, e' quella agli utili dell'impresa, ostacolata finora dalla
"contrattazione centralizzata". Per Sacconi "la partecipazione
agli utili e' fondamentale per creare quella complicita' tra capitale e lavoro
che sola, nonostante i bassi livelli demografici, puo' consentirci di generare
nei prossimi anni alti livelli di crescita". nep-mct (20-05-09)
Imprese Il ministro del Welfare Sacconi: più produttività
con il coinvolgimento nelle aziende
Dipendenti-azionisti e utili in busta paga,
arriva il «codice della partecipazione»
Baccaro
Antonella
(7 luglio 2010)
Spesso si liquida il tema della
partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa dichiarandosi contrari
alla cogestione. Ma nella terra di mezzo tra cogestione, che tutti rigettano, e
compartecipazione agli utili, che tutti approvano, ci sono forme di
rappresentanza dei lavoratori che varrebbe la pena di sperimentare?
ICHINO:
«Nel testo unificato dei disegni di legge di
maggioranza e opposizione, che ho presentato alla Commissione Lavoro del
Senato nell’aprile dell’anno scorso e sul quale si era registrato un largo
consenso bi-partisan, si prevedono nove forme possibili di partecipazione dei
lavoratori nell’impresa. Nessuna obbligatoria: per ciascuna di esse si
prevede la necessità di un contratto aziendale istitutivo, che l’azienda ha
tutto il diritto di rifiutarsi di stipulare. Ma si dettano le norme
tributarie e di disciplina contrattuale necessarie perché queste forme di
partecipazione possano diffondersi; e anche perché possa nascerne una
competizione positiva tra di esse. Questo essendo il contenuto del progetto,
francamente, non comprendo perché la Confindustria vi si opponga: di che cosa
ha paura? E ancor meno capisco perché il governo subisca passivamente il veto
di Confindustria».
|
Nel 2010, dopo
lungo dibattere soprattutto in sedi tecniche e accademiche, è stato presentato
un Codice della partecipazione dei lavoratori ai risultati di impresa con il
fine di avviare un percorso condiviso nella costruzione di una via italiana
alla partecipazione dei lavoratori ai risultati di impresa. Come valuta il
merito di questo cd. Codice?
È una raccolta di documentazione su questa materia che può essere utile. Ma mi sembra sbagliato l’intendimento esplicitato dal ministro nel pubblicarlo: cioè quello di evitare qualsiasi intervento legislativo su questa materia. È giusto ribadire il principio che qualsiasi forma di sperimentazione deve nascere da un contratto aziendale; ma se si vuol davvero promuovere la sperimentazione di alcune forme di partecipazione dei lavoratori nell’impresa alcuni aggiustamenti legislativi sono necessari. Per esempio, in materia di partecipazione dei lavoratori al consiglio di sorveglianza, nelle società per azioni che optano per la governance duale; oppure in materia fiscale, in riferimento alle forme di partecipazione agli utili o di azionariato dei lavoratori.
È una raccolta di documentazione su questa materia che può essere utile. Ma mi sembra sbagliato l’intendimento esplicitato dal ministro nel pubblicarlo: cioè quello di evitare qualsiasi intervento legislativo su questa materia. È giusto ribadire il principio che qualsiasi forma di sperimentazione deve nascere da un contratto aziendale; ma se si vuol davvero promuovere la sperimentazione di alcune forme di partecipazione dei lavoratori nell’impresa alcuni aggiustamenti legislativi sono necessari. Per esempio, in materia di partecipazione dei lavoratori al consiglio di sorveglianza, nelle società per azioni che optano per la governance duale; oppure in materia fiscale, in riferimento alle forme di partecipazione agli utili o di azionariato dei lavoratori.
3 settembre 2009
TREMONTI, BOMBASSEI E LA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI NELL’IMPRESA
2 settembre 2009
Lettera sul
lavoro pubblicata sul Corriere
della Sera il 12 agosto 2010 – V.
anche il testo unificato dei disegni di legge in tema di
partecipazione dei lavoratori nelle imprese, <u>bloccato in Senato un anno fa dal ministro
Sacconi</u></i>
UN ANNO FA
SACCONI CHIESE E OTTENNE DA SINDACATI E CONFINDUSTRIA UN “AVVISO COMUNE” PER LA
SOSPENSIONE DI UN ANNO DELL’ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE UNIFICATO SUL QUALE SI
ERA REGISTRATA UN LARGHISSIMO CONSENSO IN SENO ALLA COMMISSIONE LAVORO DEL
SENATO; ORA L’ANNO STA PER SCADERE, MA IL MINISTRO INSISTE NELL’OPPORSI ALLA
RIPRESA DELL’ITER PARLAMENTARE
DEL PROGETTO
Interrogazione presentata alla Presidenza del Senato il
15 settembre 2010
INTERVENTO
E’ la partecipazione il futuro dell’impresa
di Pier Paolo Baretta e Cesare
Damiano
22-02-2011
P.S.:
IL DISEGNO DI LEGGE SULLA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI NELL’IMPRESA
DISEGNO DI LEGGE
Bozza provvisoria di testo unificato in
materia di partecipazione dei lavoratori nell’impresa – con aggiornamenti al 26
ottobre 2009
Ddl Castro
DOPO DUE ANNI E MEZZO DI SOSPENSIONE, L’ITER DEL
DISEGNO DI LEGGE È RIPRESO CON I LAVORI DEL COMITATO RISTRETTO, CHE HA
LICENZIATO PER LA COMMISSIONE LAVORO DEL SENATO QUESTO ARTICOLATO LEGISLATIVO
Testo unificato dei cinque disegni di legge sulla
partecipazione dei lavoratori nell’impresa (Castro e altri n. 803/2008, Treu e
altri n. 964/2008, Bonfrisco e altri n. 1307/2009, Adragna n. 1531/2009,
Lannutti e altri n. 2572/2011), elaborato e approvato il 14 dicembre 2011 dal
Comitato ristretto incaricato dalla Commissione Lavoro del Senato – È
disponibile su questo sito anche la prima versione di questo testo unificato, che avevo redatto in qualità di relatore sugli stessi
disegni di legge e presentato alla Commissione nel maggio 2009 – In argomento
v. inoltre la mia Lettera sul lavoro pubblicata dal Corriere della Sera il 12 agosto
2010
Pps:
L’articolo
46 della Costituzione della Repubblica Italiana:
TITOLO
III
RAPPORTI
ECONOMICI
Art. 46
Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
Cogestione (da Wikipedia)
La cogestione tedesca vista da
vicino
di
Beda Romano 15 settembre 2010
Enrico Grazzini*
- 14 Maggio 2012
Autogestione e
cogestione
Enciclopedia delle
Scienze Sociali (1991)
Nascita, crescita e declino del
modello di autogestione in Jugoslavia
Ppps:
Considerazione
linguistica (fonte Google Bing):
cogestione,
codeterminazione o partecipazione?
La cogestione
viene definita in tedesco col termine mitbestimmung,
che significa partecipazione; cogestione viene
tradotta con gemeinsame Verwaltung oppure co-management.
In
effetti, la partecipazione dei lavoratori dipendenti, oltre che
all’azionariato, cioè alla proprietà, dell’azienda, è strettamente circoscritta
alla gestione strategica, straordinaria, ma esclusa dalla gestione ordinaria.
PPPPS:
PARTECIPAZIONE
DEI LAVORATORI NELL’IMPRESA: LE RAGIONI DI UN RITARDO
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