A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 40 del 04-02-2011
(trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Curiosità sessuali represse e sviluppo
intellettuale/5 – Card. Scola
Come ho riportato qui, più
sopra, Freud afferma (per me quando lo lessi la prima volta fu
un'illuminazione) che la funzione di “controllare” la libido è stata attribuita
alla religione dall'umanità, per potersi sviluppare. La religione cattolica e
le altre religioni fanno quindi né più né meno il loro mestiere, solo che
tendono ad esagerare; sta a Cesare, cioè allo Stato laico, trovare un punto di
equilibrio tra l'esigenza di controllare la pulsione sessuale e le acquisizioni
della scienza.
Questa intervista al Cardinale
Scola, che allego quasi integralmente, evidenzia un punto di vista e di ricerca
sulla sessualità nuovi... ed antichissimi della Chiesa.
Bello, per me, l'esempio
dell'idea biblica del “bell'amore”, inteso come “capacità di coniugare l’amore
alla bellezza”. Perché “Viverne la bellezza significa strappare la sessualità
al dualismo tra spirito e corpo”. Mi sembra un bell'argomento da sviluppare ed
insegnare ai giovani in un buon corso sul sesso.
L’intervista - «Non
reprimiamo ma esaltiamo la differenza tra uomo e donna»
Il cardinale Scola:
sull’amore serve una riforma della Chiesa
«Per combattere la
pedofilia c’è bisogno di umanizzare la sessualità»
L’intervista - «Non
reprimiamo ma esaltiamo la differenza tra uomo e donna»
Il cardinale Scola:
sull’amore serve una riforma della Chiesa
«Per combattere la
pedofilia c’è bisogno di umanizzare la sessualità»
VENEZIA - «Io sono la madre
del bell’amore …». Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, sta
rivedendo gli appunti del discorso del Redentore. Partendo dal passo delle
Scritture sul «bell’amore », toccherà temi delicati come sessualità, pedofilia,
verginità e celibato.
Perché questa scelta?
«Per la fatica di noi
cristiani a comunicare che lo stile di vita affettiva e sessuale indicato dalla
Chiesa è buono e conveniente per l’uomo di oggi. Invece pare quasi che questa
proposta non solo sia iperdatata, impotente a favorire il desiderio umano di
gioia piena, ma che sia addirittura contraria alla libertà e priva di realismo,
incapace di tener conto di ciò che l’uomo ha imparato circa se stesso e circa
il mondo delle emozioni, degli affetti, dei rapporti con l’altro, grazie a una
lunga storia e alle recenti scoperte scientifiche. Ho sentito tutto questo come
una provocazione a dire che gli uomini e le donne di oggi, magari senza volerlo,
rischiano di smarrire qualcosa di profondo, perdono una grande chance di
realizzazione, se mettono da parte la proposta cristiana circa la vita
affettiva e sessuale».
Ma su cosa si fonda questa proposta?
«Mi pare che l’idea biblica
del "bell’amore", che la tradizione cristiana ha approfondito, sia
particolarmente adeguata proprio per la sua capacità di coniugare l’amore alla
bellezza, di vederlo scaturire da essa e percepirlo come "diffusivo"
di bellezza, capace di farla splendere sul volto degli altri. I Padri della
Chiesa riferiscono il tema biblico del "bell’amore" non solo alla
Madonna ma anche a Gesù. Tommaso parla della bellezza come dello
"splendore della verità"; per Bonaventura colui che contempla Dio,
cioè che lo ama, è reso tutto bello. Ma questa capacità spesso manca
nell’esperienza sessuale degli uomini e delle donne di oggi. Viverne la
bellezza significa strappare la sessualità al dualismo tra spirito e corpo;
come se trattenessimo la sessualità nell’animalesco e poi a tratti avessimo
spiritualissimi slanci d’intenzione di bell’amore. Pascal diceva che l’uomo è a
metà strada tra l’animale e l’angelo, ma deve stare bene attento a non guardare
solo all’uno o all’altro; ognuno di noi, inscindibilmente uno di anima e di
corpo, ha da fare i conti con la dimensione sessuale del proprio io per tutta
la vita, dalla nascita fino alla morte». (…).
Come uscire dallo scandalo della pedofilia?
«Il Santo Padre, a partire
dalla "Lettera ai cattolici di Irlanda", ha saputo affrontare la
situazione in modo chiaro e deciso: una condanna senza mezzi termini della
gravità estrema di questo peccato e di questo reato. Le parole chiave —
misericordia, giustizia in leale collaborazione con le autorità civili, ed
espiazione—consentono di affrontare ogni singolo caso. Il Papa non sottovaluta
la corresponsabilità che ne viene ad ogni membro dell’unico corpo ecclesiale e,
in particolare, del collegio episcopale. È uno scandalo che tocca l’intera
Chiesa, chiamata ad una profonda penitenza e ad una riforma che non potrà non riguardare
tutti i livelli della sua missione. Una cosa però mi ha colpito in questa
vicenda: quelli che dovrebbero parlare, per aiutarci a capire la radice di
questo male e tentare di espungerlo, stanno zitti ».
A chi pensa?
«Agli psicologi, agli
educatori, ai pedagogisti, agli uomini chiamati ad approfondire questi lati
oscuri dell’io. La stampa ha denunciato il fenomeno con enfasi comprensibile,
entro certi termini anche giustificabile, ma indiscutibilmente eccessiva».
Lei parla della necessità di riforma della Chiesa.]
«Come il Santo Padre ci ha
indicato, i casi terribili di pedofilia e le provate responsabilità di ingenua
copertura o negligenza da parte delle autorità richiamano con forza alla Chiesa
la sua condizione di realtà sempre in riforma. Benedetto XVI esige penitenza,
andare alle radici della misericordia, cioè all’incontro personale con il Tu di
Cristo, e ricorda che i nemici più pericolosi della Chiesa vengono dall’interno
e non dall’esterno».
Ma in cosa dovrebbe consistere la riforma?
«Nello specifico,
riscoprire il nesso tra il bell’amore e la sessualità. Mostrare che la
soddisfazione piena del desiderio è ritrovare il vero volto dell’altro,
soprattutto nel rapporto uomo-donna. E imparare di nuovo come la sfera della
sessualità esiga di essere integrata nell’io attraverso una grande virtù
purtroppo in disuso: la castità. Per riscoprirla occorre il coraggio di parlare
del modo in cui noi viviamo oggi la sfera sessuale».
A quale modo si riferisce?
«Cito l’esempio più
sofisticato. I più recenti studi della neuroscienza, come quelli di Helen
Fisher, riconducono tutte le dimensioni dell’amore, compreso "l’amore
romantico", a pure modificazioni neuronali del nostro cervello. Fine della
libertà e della creatività anche in questo ambito? È vero che noi abbiamo
bisogno di mangiare e bere, come gli animali; ma non mangiamo e beviamo come
animali, anzi la cucina è diventata un’arte, un aspetto della civiltà; e questo
vale a maggior ragione per la dimensione sessuale. Una pretesa riduzionistica
come quella della Fisher è una variante della tentazione di concepire l’uomo
come puro esperimento di se stesso. Così si crea una mentalità, un clima in cui
il desiderio, l’energia della libertà che incontra la realtà, diventa privo di
senso, e la dimensione sessuale assume una fisionomia quasi animalesca. Ma
questo un uomo e una donna, quando sono in sé, non possono accettarlo».
Castità e sessualità sono sentite come antitesi.
«La castità tiene in ordine
l’io. Eliminarla significa ridurre l’amore a mera abilità sessuale, veicolata
da una sottocultura delle relazioni umane che si fonda su un grave equivoco e
cioè sull’idea che nell’uomo esista un "istinto sessuale" come
avviene negli animali. Non è vero, lo dimostra certa psicanalisi: anche nel
nostro inconscio più profondo niente si gioca senza un coinvolgimento dell’io.
Il sacrificio ed il distacco richiesti dalla castità mantengono l’io personale
unito, aprendo la strada ad un possesso più autentico. Il sacrificio non
annulla il possesso, è la condizione che lo potenzia. I dottori della Chiesa
parlavano in proposito di "gaudium" (godimento). Il puro piacere, che
per sua natura finisce subito, chiede di essere inserito nel godimento, perché
se resta chiuso in se stesso annulla lentamente il possesso, lo intristisce, lo
deprime. Mi colpisce il fatto che quando dico queste cose ai giovani incontro
più sorpresa che obiezione». (…).
Aldo Cazzullo
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