A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 7 del
28-10-10 (trasmigrato da IlCannocchiale)
Discussione con giovani sfiduciati sul blog
di Repubblica “Percentualmente”
@vincesko
mi spiace, ma io concordo con Entebbe63 per quanto riguarda l’astensionismo: in questo momento sarebbe una delle uniche forme di dissenso praticabili.
Anche se la democrazia, che trova nelle libere elezioni uno dei momenti di massima espressione, è conquista che ha in sè una sua sacralità laica, bisogna anche rendersi conto quando questà “sacralità” sia stata svuotata e la sua reale efficacia “neutralizzata”, nei fatti, da una legge elettorale ed un bipolarismo funzionali a mantenere una parvenza di democrazia per coprire l’illegalità e la corruzione.
Vota all’ incirca il 70% degli italiani; delle schede nulle o bianche non si sa mai nulla, e si arriva ad un 60% di voti utili; quindi chi governa, facendosi forte di un concenso popolare che può rappresentare solamente il 31% dell’elettorato, si permette anche di governare, sia a destra che a sinistra, se ha ancora un senso parlare di destra e sinistra,nella maniera che abbiamo potuto provare in questi ultimi vent’anni di “Repubblica Due: la vendetta”, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti…a questo punto che senso ha votare ? Per scegliere tra il Gatto e la Volpe.
Le dittature, o regimi totalitari, basano la propria esistenza, su di un meccanismo molto semplice: tieni la pancia piena ad un 30/35% della popolazione ( esercito, servizi segreti, pubblica amministrazione, forze del’ordine…..)e puoi assoggettare il rimanente 65/70%, mentre ti preoccupi d’indottrinare le nuove generazioni per avere consenso ad ancora più buon mercato.
Non vedo grandi differenze pratiche, tenendo conto del contesto storico-sociale nel quale siamo inseriti, con la nostra tanto declamata “democrazia” che ci sentiamo anche in diritto di esportare, con le armi.
Qualcuno dirà: ” Ma qui siamo liberi di esprimere le nostre opinioni,; c’è libertà d’opinione e di stampa..anche tu ne stai usufruendo”.
Ma quando le fonti d’informazione sono in mano a pochissimi gruppi di potere, gli stessi che ci governano, e qualsiasi opinione sia libero di esprimere ha la valenza di un sasso tirato contro un carroarmato, ed è solo un modo per permettermi di esprimere il mio dissenso senza che questo possa incidere minimamente sugli eventi, stiamo parlando di una “democrazia castrata”.
Se andiamo in Cile, trovia moancora un certo numero di persone che rimpiangono il regime militare; così in Iraq, in ex URSS e paesi satelliti, persino in Germania rispetto al Nazismo, o in Italia rispetto al Fascismo, o in Spagna per il Franchismo…quel fatidico 30/35% che con quei regimi campava, o il rimanete indottrinato.
Io la penso così, ma se mi stessi sbagliando, per quanto riguarda il nostro Paese, e tu Vincesko avessi la giusta percezione sul da farsi, ne sarei enormemente felice.
mi spiace, ma io concordo con Entebbe63 per quanto riguarda l’astensionismo: in questo momento sarebbe una delle uniche forme di dissenso praticabili.
Anche se la democrazia, che trova nelle libere elezioni uno dei momenti di massima espressione, è conquista che ha in sè una sua sacralità laica, bisogna anche rendersi conto quando questà “sacralità” sia stata svuotata e la sua reale efficacia “neutralizzata”, nei fatti, da una legge elettorale ed un bipolarismo funzionali a mantenere una parvenza di democrazia per coprire l’illegalità e la corruzione.
Vota all’ incirca il 70% degli italiani; delle schede nulle o bianche non si sa mai nulla, e si arriva ad un 60% di voti utili; quindi chi governa, facendosi forte di un concenso popolare che può rappresentare solamente il 31% dell’elettorato, si permette anche di governare, sia a destra che a sinistra, se ha ancora un senso parlare di destra e sinistra,nella maniera che abbiamo potuto provare in questi ultimi vent’anni di “Repubblica Due: la vendetta”, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti…a questo punto che senso ha votare ? Per scegliere tra il Gatto e la Volpe.
Le dittature, o regimi totalitari, basano la propria esistenza, su di un meccanismo molto semplice: tieni la pancia piena ad un 30/35% della popolazione ( esercito, servizi segreti, pubblica amministrazione, forze del’ordine…..)e puoi assoggettare il rimanente 65/70%, mentre ti preoccupi d’indottrinare le nuove generazioni per avere consenso ad ancora più buon mercato.
Non vedo grandi differenze pratiche, tenendo conto del contesto storico-sociale nel quale siamo inseriti, con la nostra tanto declamata “democrazia” che ci sentiamo anche in diritto di esportare, con le armi.
Qualcuno dirà: ” Ma qui siamo liberi di esprimere le nostre opinioni,; c’è libertà d’opinione e di stampa..anche tu ne stai usufruendo”.
Ma quando le fonti d’informazione sono in mano a pochissimi gruppi di potere, gli stessi che ci governano, e qualsiasi opinione sia libero di esprimere ha la valenza di un sasso tirato contro un carroarmato, ed è solo un modo per permettermi di esprimere il mio dissenso senza che questo possa incidere minimamente sugli eventi, stiamo parlando di una “democrazia castrata”.
Se andiamo in Cile, trovia moancora un certo numero di persone che rimpiangono il regime militare; così in Iraq, in ex URSS e paesi satelliti, persino in Germania rispetto al Nazismo, o in Italia rispetto al Fascismo, o in Spagna per il Franchismo…quel fatidico 30/35% che con quei regimi campava, o il rimanete indottrinato.
Io la penso così, ma se mi stessi sbagliando, per quanto riguarda il nostro Paese, e tu Vincesko avessi la giusta percezione sul da farsi, ne sarei enormemente felice.
@ Sonia
Bisogna, spesso, scegliere il
meno peggio. Ma, in un blog di analisi quali-quantitative, mi riesce ancor più
facile segnalare l'esigenza – per esprimere un giudizio sui governi di
centrosinistra e quelli di centrodestra - di basarsi sull'analisi comparativa
dei principali indicatori. Comunque, ci provo, a darti un suggerimento. La
risposta – variabile controllabile da te: quale decisione di voto - ad una
domanda difficile: quale soluzione apprestare – variabile non controllabile da
te -, se ci rifletti, non può che essere una “semplificazione” della risposta.
Quindi io lascerei stare le analisi di sistema e proverei a: 1) individuare ed
isolare CONCRETAMENTE una o due misure tu ritieni prioritarie, in relazione a
te stessa ed a tutti quelli nella tua stessa condizione (per fare massa critica
elettorale), come se tu avessi il potere di deciderle (condizione suscitatrice
di ottimismo); 2) instaurare un semplice rapporto di scambio, di “do ut des”,
che contempli, da una parte, il tuo voto e, dall'altra, l'ottenimento per te e
tutti gli altri della misura prioritaria da te indicata, beninteso, non da un
singolo politico, ma dal partito o dalla coalizione.
In concreto, l'ho già scritto
più sopra, io credo che, per far fronte alla terribile crisi economica, che non
sarà breve, sia indispensabile l'introduzione del reddito minimo garantito o di
cittadinanza intorno ai 750 € al mese (l'UE lo fissa al 60% dello stipendio) a
carattere universale. Per la copertura finanziaria, occorre prendere i soldi
soprattutto dove ci sono: nel 10% della popolazione che detiene (dati
Bankitalia) il 45% della ricchezza nazionale. Se c'è il reddito minimo, si può
– si deve - anche pensare a stabilire opportunamente che il lavoro precario
costi più di quello normale. L'effetto combinato di queste sole due misure - opportunamente disciplinate - consentirebbe
a 1 o 2 o 3 milioni di persone di fronteggiare l'attuale crisi occupazionale
per i prossimi 5-10-15 anni.
Si darebbe anche una funzione
utile ai Centri per l'impiego, data la necessità dei controlli e delle certificazioni.
Ecco, io darei il mio voto,
assieme a tutti gli altri del mio gruppo, al partito o coalizione che
accettasse questo scambio.
Le eventuali remore morali
sono contemperate dall'evidente carattere di maggiore equità e giustizia
sociale.
La platea dei potenziali
interessati è sterminata, se le persone in cerca di occupazione (dati ISTAT II
trim. 2010, v. allegato http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/forzelav/20100923_00/testointegrale20100923.pdf ) sono complessivamente 2.093.000. Ai quali vanno
aggiunti: a) i cassintegrati (oltre 600.000) e b) gli inattivi, che (sempre
dati ISTAT) sono complessivamente 14.817.000, di cui 5.200.000 maschi e
9.617.000 femmine. Dati questi numeri e la situazione del bilancio pubblico,
per introdurre il salario minimo garantito a carattere universalistico non si
può non procedere prima o contestualmente al licenziamento dei dipendenti
pubblici in esubero, rispetto non solo al benchmark europeo, ma credo alla
maggioranza dei Paesi UE, e ad una pulizia severa degli elenchi degli invalidi,
le cui indennità, incluso l'accompagnamento, assommano a 16 miliardi e che
spesso sostituiscono proprio il reddito minimo garantito.
A questo punto, infine, ti
suggerirei di:
- iscriverti ad uno dei forum
on-line di un partito, dove il problema del reddito minimo (assieme al precariato) è molto dibattuto;
- lanciare attraverso la
costituzione di un gruppo in un social network (Facebook o un altro) una
campagna massiccia di adesioni. Auguri.
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