venerdì 10 aprile 2015

Berlusconi-Renzi, interpretazione psicologica di un incontro scandaloso

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 89 del 05-10-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Berlusconi-Renzi, interpretazione psicologica di un incontro scandaloso

(Ripubblico qui questo ‘post’ a fini di archivio del mio blog, cfr. http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2684132 )

commento di Rotondi inviato il 8 dicembre 2010
Attento, Renzi, Berlusconi sa come distruggere i suoi avversari. Ed ha lasciato filtrare la frase peggiore: "Renzi mi somiglia".
Mai più ad Arcore!

L'incontro ad Arcore tra Berlusconi e Renzi ha suscitato, anche in questo forum, numerose reazioni, in maggioranza di segno negativo.
Tutti si sono sbizzarriti a fornirne la chiave interpretativa, sia dal lato dell'ospitante che da quello dell'ospitato.

Tra tutte quelle espresse, ho riportato qui sopra quella di Rotondi, perché secondo me è emblematica, nonostante le evidenze di più di un quindicennio, di un'errata lettura del personaggio Silvio Berlusconi.

Cerco di spiegarmi. Non vorrei sembrare troppo intelligente, ma la spiegazione dell'invito a Renzi ad Arcore da parte della mente supposta raffinata di Berlusconi e la frase sopra riportata (“Renzi mi somiglia”) non sono affatto da ricondurre ad un'intenzione di ordire un complotto ai danni di Renzi (figuriamoci, non avrebbe alcun senso), ma è insieme semplice e sofisticata: l'invito e la frase – illuminante - sono ascrivibili, come sempre, alla natura istintivamente proteiforme di Berlusconi (in parte – in parte - rappresentata dalla sua espressione “farsi concavo o convesso”) e, soprattutto, rispondono, come tutte le frasi e le azioni del Sig. Silvio B., non ad un disegno complesso e raffinato, ma semplicemente al richiamo di poche, fondamentali pulsioni profonde, le quali come si sa, parlando in generale, sono potenti ed incoercibili. Vediamo quali sono queste intime pulsioni.

Il Sig. Silvio B. non ha affatto una mente raffinata, egli non è una persona intelligente: è un furbo, un amorale, un bulimico, un mammone narcisista e schizoide, “condannato” dalla sua educazione con forte impronta materna ad imitare il modello della madre autoritaria e dalla dedizione per lui esclusiva ed assoluta. Dal rapporto con la quale egli ha tratto il suo principale e formidabile propellente, ma anche la sua intrinseca debolezza. Perché egli, in fondo, è un debole, poiché non può ammettere e sopportare né offese al suo amor proprio ipertrofico e malato, né lesioni alla sua autorità, né tanto meno sconfitte al suo orgoglio di “unico ed insostituibile”.

Il conflitto, prima latente ed ora esploso in tutta la sua virulenza, con Fini – uno spietato “tagliatore” di teste – mette in luce tutti gli aspetti “deboli” della sua personalità. Egli si sente insidiato, periclitante, sull'orlo di una rovinosa, forse definitiva caduta dal trono. E, da una parte, mette in campo tutte le armi materiali di cui dispone, dall'altra, col suo coté infantile, profondo, istintivo, automatico, attiva i soliti meccanismi difensivi della menzogna, della negazione freudiana, della proiezione psicologica, del “travestimento” schizoide. E, similmente ad un alieno privo di corpo, ma che senza non può sopravvivere, si “reincarna” nel corpo più idoneo ad allontanare da sé le minacce più terribili che, insieme, incombono su di lui: la vecchiaia e la “rottamazione”. E quale corpo piu idoneo di un famoso, conclamato, giovane “rottamatore” come il sindaco di Firenze? 

Ecco allora l'invito a Renzi, apparentemente incongruo in una fase politica per lui potenzialmente letale, ma che si spiega benissimo, invece, alla luce dei predetti, abituali, protettivi meccanismi psicologici.

Perché si tratta di meccanismi abituali. L'anno scorso, quando emersero accuse sul suo conto di connessioni con la criminalità mafiosa, ci fu la sua famosa dichiarazione sui film sulla mafia. Ne ho lette tante di spiegazioni, tranne una: questa, la più “semplice” e logica.
Egli dichiarò:
Quelli che ci fanno conoscere nel mondo per la mafia, gli autori delle nove serie della Piovra o chi scrive libri su Cosa nostra: se li trovo giuro che li strozzo”
Io (in un altro forum di politica) commentai così:
Vuoto di memoria ? Non è amnesia. Egli sa benissimo che anche Mediaset ha prodotto telefilm sulla mafia.
E’ invece un’altra modalità d’uso del meccanismo analogo alla cosiddetta “negazione freudiana”. (Esempio di ‘negazione freudiana’: quando egli afferma: “Io ‘non’ sono sceso in politica per difendere le mie aziende”: il ‘non’ costituisce negazione freudiana, poiché egli ‘sa’ bene nel suo intimo che è sceso in politica proprio per quello e non lo vuole ammettere a se stesso  (le sue aziende infatti erano oberate da 3.500 miliardi di lire di debiti ed erano mantenute in piedi solo dal sostegno delle banche, in particolare quelle sotto l’influenza del PSI, cioè di Craxi: BNL e, delle 3 BIN, credo almeno la COMIT). Ma un meccanismo in questo caso - apparentemente - più complesso. Desiderando che non sia mai stato girato un film sulla mafia, egli ci dice – freudianamente – che desidererebbe vivere in una realtà in cui non si fanno film sulla mafia perché LA MAFIA NON ESISTE: NON CI SONO FILM SULLA MAFIA, NON C’E' LA MAFIA. E se la prende con i registi perché lo riportano alla dura realtà e li vorrebbe strozzare, termine tipicamente mafioso, perché in realtà sono proprio i mafiosi che egli vorrebbe strozzare, quei mafiosi che ora lo tengono sotto ricatto.
Corollario (= conseguenza logica): se la psicologia ha un senso – e questo senso ce l’ha certamente - l’affermazione di S.B. equivale ad una sorta di confessione.

Meccanismi difensivi, quindi, che egli attiva istintivamente ogni qualvolta è stretto all'angolo ed ha bisogno di una via d'uscita.

Per quanto riguarda Matteo Renzi, poiché lo conosco poco, debbo limitarmi a dire poco. Se ora dovessi scegliere tra lui ed Enrico Rossi, governatore della Toscana, io voterei per il secondo. Siccome si tratta di abbozzarne la personalità, basandomi sia sulla sua decisione di rinunciare alla carica di presidente di provincia per mettersi in gioco contro quasi tutti per concorrere a quella di sindaco, sia sul giudizio di una persona che io reputo sincera ed intelligente, il prof. Franco Cardini ( http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/122517/ciclone_renzi [se il link non è più attivo, cliccare qui http://www.europaquotidiano.it/2010/11/11/ciclone-renzi/ ], dico che Renzi mi appare un tipo poco manipolabile, anzi tosto, coraggioso e con elevata propensione al rischio: materia prima di un innovatore, sia in economia che in politica.  

Allego:
Profilo psicologico di Silvio B. in post/1


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