A causa delle avarie frequenti della
piattaforma IlCannocchiale, dove - in
4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente.
O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli
(orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 387 del 06-10-13 (trasmigrato
da IlCannocchiale.it)
Il dilemma del
prigioniero Berlusconi
Studente di
finanza, da Parigi
Il dilemma del prigioniero Berlusconi
Pubblicato:
04/10/2013 10:19
link sostituito
da:
http://www.huffingtonpost.it/valerio-magliulo/il-dilemma-del-prigioniero-berlusconi_b_4041834.html
Interessante, ma il Sig. Silvio B. non ha affatto una
mente raffinata, egli non è una persona intelligente: è un furbo, un amorale,
un bulimico, un mammone narcisista e schizoide, “condannato” dalla sua
educazione con forte impronta materna ad imitare il modello della madre autoritaria
e dalla dedizione per lui esclusiva ed assoluta. Dal rapporto con la quale egli
ha tratto il suo principale e formidabile propellente, ma anche la sua
intrinseca debolezza. Perché egli, in fondo, è un debole, poiché non può
ammettere e sopportare né offese al suo amor proprio ipertrofico e malato, né
lesioni alla sua autorità, né tanto meno sconfitte al suo orgoglio di “unico ed
insostituibile”.
Prendiamo, insieme, due casi paradigmatici della sua personalità: Fini e Renzi. Il conflitto, prima latente e poi esploso in tutta la sua virulenza, con Fini – uno spietato “tagliatore” di teste – mise in luce tutti gli aspetti “deboli” della sua personalità. Egli si sentì insidiato, periclitante, sull'orlo di una rovinosa, forse definitiva caduta dal trono. E, da una parte, mise in campo tutte le armi materiali di cui dispone, dall'altra, col suo coté infantile, profondo, istintivo, automatico, attivò i soliti meccanismi difensivi della menzogna, della negazione freudiana, della proiezione psicologica, del “travestimento” schizoide.
E, similmente ad un alieno privo di corpo, ma che senza non può sopravvivere, si “reincarnò” nel corpo più idoneo ad allontanare da sé le minacce più terribili che, insieme, incombevano su di lui: la vecchiaia e la “rottamazione”. E quale corpo più idoneo di un famoso, conclamato, giovane “rottamatore” come il sindaco di Firenze?
Ecco allora l'invito a Renzi, apparentemente incongruo in una fase politica per lui potenzialmente letale, ma che si spiega benissimo, invece, alla luce dei predetti, abituali, protettivi meccanismi psicologici.
Perché si tratta di meccanismi abituali. Tre anni fa, quando emersero accuse sul suo conto di connessioni con la criminalità mafiosa, ci fu la sua famosa dichiarazione sui film sulla mafia. Ne ho lette tante di spiegazioni, tranne una: questa, la più “semplice” e logica.
Egli dichiarò:
“Quelli che ci fanno conoscere nel mondo per la mafia, gli autori delle nove serie della Piovra o chi scrive libri su Cosa nostra: se li trovo giuro che li strozzo”
Io (in un forum di politica) commentai così:
“Vuoto di memoria? Non è amnesia. Egli sa benissimo che anche Mediaset ha prodotto telefilm sulla mafia.
E’ invece un’altra modalità d’uso del meccanismo analogo alla cosiddetta “negazione freudiana”. (Esempio di ‘negazione freudiana’: quando egli afferma: “Io ‘non’ sono sceso in politica per difendere le mie aziende”: il ‘non’ costituisce negazione freudiana, poiché egli ‘sa’ bene nel suo intimo che è sceso in politica proprio per quello e non lo vuole ammettere a se stesso (le sue aziende infatti erano oberate da 3.500 miliardi di lire di debiti ed erano mantenute in piedi solo dal sostegno delle banche, in particolare quelle sotto l’influenza del PSI, cioè di Craxi: BNL e, delle 3 BIN, credo almeno la COMIT). Ma un meccanismo in questo caso - apparentemente - più complesso.
Desiderando che non sia mai stato girato un film sulla mafia, egli ci dice – freudianamente – che desidererebbe vivere in una realtà in cui non si fanno film sulla mafia perché LA MAFIA NON ESISTE: NON CI SONO FILM SULLA MAFIA, NON C’E' LA MAFIA. E se la prende con i registi perché lo riportano alla dura realtà e li vorrebbe strozzare, termine tipicamente mafioso, perché in realtà sono proprio i mafiosi che egli vorrebbe strozzare, quei mafiosi che ora lo tengono sotto ricatto.
Corollario (= conseguenza logica): se la psicologia ha un senso – e questo senso ce l’ha certamente - l’affermazione di S.B. equivale ad una sorta di confessione”.
Meccanismi difensivi, quindi, che egli attiva istintivamente ogni qualvolta è stretto all'angolo ed ha bisogno di una via d'uscita.
Ora è vecchio e qualcosa del meccanismo “sottostante” può essersi inceppato a causa di una perdita di vitalità, per cui, dopo la decisione “irrazionale” e molto rischiosa di far cadere il governo per lenire il vulnus al suo amor proprio ipertrofico arrecato dal procedimento di decadenza da senatore, come si vede, è prevalso un atteggiamento “conservativo” (anche e soprattutto della “roba”, la sua stella polare), che lo ha già indotto ad un cambiamento di rotta repentino e radicale. Vedremo se lo manterrà o tornerà succubo delle sue antiche pulsioni.
Prendiamo, insieme, due casi paradigmatici della sua personalità: Fini e Renzi. Il conflitto, prima latente e poi esploso in tutta la sua virulenza, con Fini – uno spietato “tagliatore” di teste – mise in luce tutti gli aspetti “deboli” della sua personalità. Egli si sentì insidiato, periclitante, sull'orlo di una rovinosa, forse definitiva caduta dal trono. E, da una parte, mise in campo tutte le armi materiali di cui dispone, dall'altra, col suo coté infantile, profondo, istintivo, automatico, attivò i soliti meccanismi difensivi della menzogna, della negazione freudiana, della proiezione psicologica, del “travestimento” schizoide.
E, similmente ad un alieno privo di corpo, ma che senza non può sopravvivere, si “reincarnò” nel corpo più idoneo ad allontanare da sé le minacce più terribili che, insieme, incombevano su di lui: la vecchiaia e la “rottamazione”. E quale corpo più idoneo di un famoso, conclamato, giovane “rottamatore” come il sindaco di Firenze?
Ecco allora l'invito a Renzi, apparentemente incongruo in una fase politica per lui potenzialmente letale, ma che si spiega benissimo, invece, alla luce dei predetti, abituali, protettivi meccanismi psicologici.
Perché si tratta di meccanismi abituali. Tre anni fa, quando emersero accuse sul suo conto di connessioni con la criminalità mafiosa, ci fu la sua famosa dichiarazione sui film sulla mafia. Ne ho lette tante di spiegazioni, tranne una: questa, la più “semplice” e logica.
Egli dichiarò:
“Quelli che ci fanno conoscere nel mondo per la mafia, gli autori delle nove serie della Piovra o chi scrive libri su Cosa nostra: se li trovo giuro che li strozzo”
Io (in un forum di politica) commentai così:
“Vuoto di memoria? Non è amnesia. Egli sa benissimo che anche Mediaset ha prodotto telefilm sulla mafia.
E’ invece un’altra modalità d’uso del meccanismo analogo alla cosiddetta “negazione freudiana”. (Esempio di ‘negazione freudiana’: quando egli afferma: “Io ‘non’ sono sceso in politica per difendere le mie aziende”: il ‘non’ costituisce negazione freudiana, poiché egli ‘sa’ bene nel suo intimo che è sceso in politica proprio per quello e non lo vuole ammettere a se stesso (le sue aziende infatti erano oberate da 3.500 miliardi di lire di debiti ed erano mantenute in piedi solo dal sostegno delle banche, in particolare quelle sotto l’influenza del PSI, cioè di Craxi: BNL e, delle 3 BIN, credo almeno la COMIT). Ma un meccanismo in questo caso - apparentemente - più complesso.
Desiderando che non sia mai stato girato un film sulla mafia, egli ci dice – freudianamente – che desidererebbe vivere in una realtà in cui non si fanno film sulla mafia perché LA MAFIA NON ESISTE: NON CI SONO FILM SULLA MAFIA, NON C’E' LA MAFIA. E se la prende con i registi perché lo riportano alla dura realtà e li vorrebbe strozzare, termine tipicamente mafioso, perché in realtà sono proprio i mafiosi che egli vorrebbe strozzare, quei mafiosi che ora lo tengono sotto ricatto.
Corollario (= conseguenza logica): se la psicologia ha un senso – e questo senso ce l’ha certamente - l’affermazione di S.B. equivale ad una sorta di confessione”.
Meccanismi difensivi, quindi, che egli attiva istintivamente ogni qualvolta è stretto all'angolo ed ha bisogno di una via d'uscita.
Ora è vecchio e qualcosa del meccanismo “sottostante” può essersi inceppato a causa di una perdita di vitalità, per cui, dopo la decisione “irrazionale” e molto rischiosa di far cadere il governo per lenire il vulnus al suo amor proprio ipertrofico arrecato dal procedimento di decadenza da senatore, come si vede, è prevalso un atteggiamento “conservativo” (anche e soprattutto della “roba”, la sua stella polare), che lo ha già indotto ad un cambiamento di rotta repentino e radicale. Vedremo se lo manterrà o tornerà succubo delle sue antiche pulsioni.
Post e articolo collegati:
Il Sig. Silvio
B., il mammone dal collo taurino ed il suo tallone d’Achille/16/Il ritorno
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2764581.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/il-sig-silvio-b-il-mammone-dal-collo.html
Al Capone è all'angolo ma
ancora può colpire
di EUGENIO SCALFARI
06 ottobre 2013
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