martedì 30 giugno 2015

Lo scandalo delle ‘case fantasma’


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 388 del 07-10-13 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Lo scandalo delle ‘case fantasma’

Avvocato
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Lo scandalo delle "case fantasma": ma dov'era chi doveva controllare?
Pubblicato: 07/10/2013 11:53

Faccio 3 osservazioni.

1) Il 21.7.2011, da questo ‘post’ del blog “Percentualmente” di Repubblica
http://amato.blogautore.repubblica.it/2011/07/19/il-paese-delle-disuguaglianze , rilevai una notevole differenza del dato della ricchezza degli immobili residenziali tra l’Agenzia del Territorio (che il giorno 18.7 precedente aveva presentato i dati del suo studio) e la Banca d’Italia, la nostra più importante ed affidabile tecnostruttura (cfr. “La ricchezza delle famiglie italiane nel 2009”
http://www.bancaditalia.it/statistiche/stat_mon_cred_fin/banc_fin/ricfamit/2010/suppl_67_10.pdf link sostituito da: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricchezza-famiglie-italiane/2010-ricchezza-famiglie/suppl_67_10.pdf): 6.335 mld contro 4.800 mld, con un divario di ben 1.535 mld.

Allora mi chiesi: è soltanto un errore oppure sono dati non omogenei o quali prezzi hanno usato l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia del Territorio per arrivare ad un valore complessivo del patrimonio residenziale superiore e di ben 1.535 mld a quello della Banca d’Italia?

Risolsi il rebus telefonando alla Banca d’Italia (06/47921) e parlando con uno dei due autori dello studio sulla “Ricchezza delle famiglie 2009”, il dott. Andrea Alivernini, il quale mi disse che la differenza era ascrivibile, non ai prezzi medi utilizzati (in entrambi i casi, quelli di mercato), ma allo stock complessivo di immobili presi in esame: la Banca d’Italia utilizzava i dati del censimento ISTAT 2001, aggiornati periodicamente in base ai dati del CRESME sulle nuove costruzioni, inferiori rispetto a quelli dell’Agenzia del Territorio (OMI).
Aggiungo che la chiacchierata col dott. Alivernini durò almeno 15-20 minuti, proprio perché gli feci presente che era nell’interesse della stessa Banca d’Italia, la nostra tecnostruttura più affidabile, che non girassero dati tanto diversi tra loro e l’Agenzia del Territorio.
Egli mi rispose che, anche se sapevano che sussistevano divari significativi sul numero degli immobili, le rispettive fonti erano e sarebbero rimaste diverse, e che questo è un fatto molto diffuso in Italia.

Per finire, pensai che, a breve, avremmo avuto il nuovo censimento e che quindi era auspicabile che si potesse anche fare il punto sul numero totale degli immobili residenziali esistenti in Italia.

2) L’edilizia abusiva è anche figlia dell’assetto normativo, che incentiva la speculazione immobiliare
Occorre agire su tre direttrici:
a. la prima, emanando una rigorosa legge sul regime dei suoli, basata su tre pilastri: la prevalenza dell'interesse pubblico; la titolarità esclusiva pubblica delle scelte attinenti al governo del territorio; la pianificazione, in coerenza con i benchmark europei;
b. la seconda, realizzando un piano corposo di edilizia residenziale pubblica (sovvenzionata, convenzionata e autocostruita), molto, molto carente negli ultimi 25 anni in Italia, rispetto all’UE27;
c. la terza, attuando un piano di rottamazione edilizia.

3) “Con questi 2,5 miliardi di euro lo Stato avrebbe potuto coprire l'abolizione dell'Imu sulle prime case "dichiarate". E ci saremmo anche risparmiati un dibattito che ha rasentato il ricolo e sfiorato la crisi di governo”.

Io, francamente, trovo invece ridicolo dare per scontato che si debba abolire l’IMU sulla prima casa, facendo: a) un regalo ai proprietari di casa, anche ricchi, e non destinarli a scopi più congruenti con la situazione di crisi terribile; b) un’ingiustizia, poiché molti altri, semmai senza casa, hanno “contribuito” al risanamento dei conti pubblici per 50 o 100 volte o più il gravame medio annuo dell’IMU prima casa, pari a 225€; e c) un errore tecnico-economico, poiché la priorità ora è la crescita dei consumi interni/crescita economica/crescita dell’occupazione ed i 4 mld dell’IMU sulla prima casa vanno impiegati per co-finanziare una riduzione delle imposte sui redditi bassi (con alta propensione al consumo) e indispensabili misure di welfare, come il Rmg, un piano di costruzione di alloggi pubblici, i sussidi all’affitto.


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