mercoledì 3 giugno 2015

Berlusconi “keynesiano”? Falso


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 285 del 13-02-13 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Berlusconi “keynesiano”? Falso


Il paradosso di Berlusconi “keynesiano”
Posted by guiodic on 11 febbraio 2013
Negli anni la sinistra, abbandonando progressivamente i propri punti di riferimento nella teoria economica, è diventata la paladina del “rigore”, fino ad approvare il pareggio di bilancio in Costituzione. Così ha concesso a Berlusconi ampio margine per conquistare un terreno politico lasciato incustodito. Il paradosso di un Cavaliere “keynesiano”, avversario dell’austerità imposta dalla Merkel e critico dell’euro, altro non è che il risultato di una sinistra che ha fatto proprio il “punto di vista del Tesoro“.
di Luigi Cavallaro*

“Ma dire la verità presuppone una scelta partigiana: la verità, infatti, è sempre situata da una parte”.

Troppo comodo: con una premessa così, uno può dire quello che vuole. Infatti… Osservo, sui punti salienti:

1. Il vero deus ex machina della politica economica di Berlusconi, per almeno 6 anni su 8, come si sa, non è stato Berlusconi, ma Tremonti, il turlupinatore dalla lingua biforcuta, che declamando il risanamento ha sempre scassato i conti pubblici, che poi i governi di Csx hanno dovuto, per i noti vincoli UE, risanare, ed il risanamento non può che avvenire riducendo le spese o aumentando le imposte.
Do il riepilogo delle cifre delle manovre finanziarie dei governi Berlusconi-Tremonti e Monti, che sono ignote ai più (fonte: “Il Sole 24 ore”):
Riepilogo (importi cumulati da inizio legislatura):
- governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld;
- governo Monti 63,2 mld;
Totale  329,5 mld. [1]

2. “Sulla base del valore aggiunto dell’economia sommersa stimato dall’Istat otteniamo, per gli anni 2000-2011, un valore del sommerso pari in media a 238 miliardi di euro all’anno”. [2] Che fanno ascendere il valore dell’economia sommersa non al 30%, ma al 18% del PIL.

3. Il secondo governo Prodi (2006) ha ereditato un deficit del 4,5% ed ha scelto, anche per le pressioni della Commissione UE, la strada di un risanamento rapido attuando una strategia dei due tempi, prima il risanamento celere e poi la crescita e la redistribuzione. [3] Quindi, a) rientro rapido entro il 3% di deficit, attraverso una legge finanziaria 2007 ingente (33,8 mld) e la lotta all’evasione fiscale, ma – pochi lo sanno o lo ammettono – b) allentando i cordoni della borsa già nella finanziaria 2008, restituendo ciò che aveva preso (fonte Banca d’Italia [4]). Strategia che avrebbe dovuto avere uno sviluppo ulteriore, se non fosse intervenuta la caduta del governo Prodi, durato appena 22 mesi. Che ha lasciato un debito pubblico del 103,6%, portato poi dal governo Berlusconi-Tremonti al 120,1% a fine 2011, nonostante manovre correttive molto, molto inique per 267 mld cumulati, fatte in prevalenza di maggiori tasse e di aumento della spesa pubblica cattiva!


[2] "L’economia sommersa e il pareggio di bilancio"

[3] "La politica fiscale di Prodi: quali gli elementi positivi? e quelli negativi? Come dovrà comportarsi il prossimo Governo?"
di Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra

[4] “Ma sul fisco Prodi batte il Cavaliere: sgravi più consistenti dal centrosinistra”. Gli aiuti dati da centrosinistra e centrodestra secondo i Bollettini della Banca d'Italia
di ADRIANO BONAFE


Post collegati:

Il Sig. Giulio T. ed il principio di Peter/8/Lettera

Analisi QQ/19-Spesa pubblica e revisione della spesa in rapporto alla crescita

Analisi QQ/21-Piccolo Dossier Debito pubblico

Appendice

Analisi quali-quantitative/5/Distribuzione della ricchezza
In relazione al dato della riduzione del reddito familiare nel biennio 2006-2008, oggetto di articoli di stampa nel mese di febbraio scorso [2010], ho provveduto a leggere il Supplemento al Bollettino Statistico – Indagini campionarie “I bilanci delle famiglie italiane nell'anno 2008” del 10-02-2010 e poi a  telefonare direttamente alla Banca d'Italia (Tel. 06/47921) per chiedere alcune spiegazioni. Ho ricavato quanto segue:
1. l'analisi è una fotografia del fenomeno;
2. non si è provveduto all'esame delle sue cause;
3. essendo il frutto di un'indagine campionaria (su un campione di 7.977 famiglie) ha comunque un minimo grado di approssimazione (intervallo di confidenza);
4. il dato più significativo – perché corretto dell'effetto della composizione del nucleo familiare – è quello del reddito equivalente, pari al -2,6% (contro il -4%, dato prima della correzione);
5. tale diminuzione media è dovuta ad un calo del -7% circa dei lavoratori indipendenti, del -3% circa dei lavoratori dipendenti e del -1,5% circa dei pensionati ed altri;
6. il reddito medio pari a € 2.679 al mese comprende tutti i tipi di reddito, anche quelli di natura finanziaria, che hanno fatto registrare nel biennio un andamento negativo;
7. il reddito medio è influenzato ovviamente sia dal numeratore (reddito aggregato), sia dal denominatore (numero complessivo delle famiglie, in costante aumento per l'incremento dell'incidenza delle famiglie mono-componente e dal numero delle famiglie di immigrati regolari, in particolare rumeni e bulgari, diventati cittadini UE proprio in quel periodo);
8. il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede quasi il 45 per cento dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane. Tale livello di concentrazione è rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi quindici anni;
9. infine, pare legittimo dedurre anche da questa analisi della Banca d'Italia che – a fronte di un ampliamento della forbice a favore dei lavoratori indipendenti negli ultimi 15 anni -  le differenze di variazione negativa emerse tra lavoratori indipendenti, lavoratori dipendenti e pensionati nell'ultimo biennio esaminato sembrano confermare comunque un effetto perequativo dei provvedimenti adottati dal 2° governo Prodi a favore dei ceti meno abbienti.

Aggiungo 5 osservazioni:

1. Nell'articolo di Roberto Mania, si parla anche di meritocrazia, gerontocrazia e di sistema bloccato per effetto delle disuguaglianze crescenti di reddito e di ricchezza.
2. Luigi Einaudi, ex presidente della Repubblica Italiana ed economista liberista sosteneva che l'imposta più liberale è quella di successione, perché favorisce l'ascensore sociale: in Italia è stata tolta dal miliardario e sedicente liberale e liberista Berlusconi.
3. La manovra correttiva 2010 Tremonti-Berlusconi, che colpisce i ceti bassi e preserva quelli alti, è un'ulteriore spinta alla disuguaglianza.
4. In Italia, il peso fiscale sui redditi da lavoro è molto più alto di quello sulle rendite finanziarie.
5. E' difficile spiegare, se non attraverso il dominio dei mass media da parte dei ricchi e per effetto dell'insufficienza o dell'obnubilamento della capacità raziocinante dei ceti medi e soprattutto di quelli bassi, come una esigua o infima minoranza (il 10% in Italia, il 2% nel mondo)  possa detenere ed accrescere il possesso della maggior parte della ricchezza, e talora addirittura vedersi affidare – come Bush negli USA o Berlusconi in Italia - le leve del potere politico.


Nessun commento:

Posta un commento