sabato 6 giugno 2015

Fabrizio Barca e la rottamazione gentile del PD


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 299 del 14-03-13 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Fabrizio Barca e la rottamazione gentile del PD


Roberto Della Seta   Barca rottamatore "gentile"
Pubblicato: 12/04/2013  20:26

Formulo qualche osservazione basata soprattutto su una piccola esperienza personale.
          1) Mi iscrissi tardi al PCI (nel 1979) per una scelta non ideologica, ma concreta, pragmatica, e lo sono rimasto non per molto, sia per una mia "inadeguatezza" agli usi ed ai rituali politici, sia perché deluso dalla qualità dei compagni e della cultura politica del partito. Sono stato tesserato soltanto per un anno, per fare qualcosa di utile (la prima cosa che ho fatto è stata quella di pitturare con altri 3 compagni - su 80 - ed a mie spese la sezione, indecente), ma ne sono scappato sia perché non avevo i requisiti per fare attività politica, sia perché tra compagni non si era leali e la preoccupazione maggiore di qualcuno era quella di mettere i bastoni tra le ruote. E mi sono messo a lavorare coi socialisti. Una  volta mi sono trovato in uno dei gruppi di lavoro che andavo organizzando anche un fascista. Poi ho lasciato perdere per 30 anni, fino alla nascita del PD. Vale per me, ma credo valga anche per tantissimi altri che votavano PCI-PDS-DS, ed è un po' ipocrita far finta di non saperlo: ai comunisti (di vario genere, anche a quelli che come me votavano PCI in mancanza di meglio a sinistra, ad esempio un PS di stampo europeo) – l'ha scritto Scalfari – non sarà mai sufficiente alcuna abiura o innovazione riformistica per essere accettati; ad essi si chiede semplicemente di scomparire, senza se e senza ma.
          2) Anche io, come Fabrizio Barca, nel mio piccolo posi l’accento e dispiegai il mio maggiore impegno sul versante organizzativo e del controllo delle magrissime risorse finanziarie, riscuotendo un notevole consenso tra gli “oppositori” interni e gli iscritti ed una reazione dura del vertice della Sezione; ma, all’atto pratico, questo non si tradusse in voti interni reali. 
          3) Adam Smith, il quale, oltre che economista, era filosofo morale, (ne “La Ricchezza delle Nazioni”) ha scritto: “Partito, progenie ignobile di falsità e di venalità”.
Forse, anzi sicuramente, in Scozia dal 1700 è cambiato qualcosa, in Italia non ancora: perché? Ma comunque la citazione mi serve ad indicare che il partito politico, per sua natura, come tutte le organizzazioni, da un lato, ha in sé i germi per divenire un organismo autoreferenziale ed autoconservativo; dall’altro, per funzionare ed avere successo, richiede una leadership forte che utilizza meccanismi formalmente democratici ma circoscritti.
          4) Il problema della "rottamazione" o viene demonizzato o grandemente e impropriamente ridimensionato a un fatto di eliminazione e sostituzione, mandando a casa e demonizzando qualche decina di uomini politici di esperienza, ragionamento giusto di per sé, ma più adatto ad un Paese normale e non ad un Paese come il nostro, bloccato in tutti i settori (non soltanto in politica) e a tutti i livelli da un tappo gerontocratico da decenni (si badi che anche io anagraficamente sarei un "rottamando). Il predetto tappo gerontocratico, in aderenza al detto che "il pesce puzza dalla testa", va tolto prioritariamente dall'ambito politico, il che - contrariamente a ciò che viene scritto spesso presumibilmente, anzi oserei dire ineluttabilmente, non dev’essere circoscritto al PD, ma esteso, come già si vede, a tutti gli altri partiti e poi agli altri ambiti. (3 – continua)
          5) Tra le proposte che si possono avanzare, va menzionata la più importante, che deve fare da premessa alle altre, e cioè la piena attuazione dell'art. 49 riguardante la regolamentazione per legge dei partiti, che devono funzionare "con metodo democratico", cosa che francamente non è, probabilmente non è mai stata, né oserei dire paradossalmente forse – almeno allo stato attuale delle cose - può essere (si veda anche il M5S, che della democraticità fa la sua bandiera).
          6) A ben vedere, le elezioni primarie sono state soltanto il primo gradino - la scelta del candidato - di un ritrovato rapporto con gli elettori. Poi c’è stato il secondo: l'elaborazione del programma. Il terzo sono state le alleanze, in coerenza col programma. Il quarto sono state le primarie di collegio per la scelta dei candidati (perché come era prevedibile è rimasto il "porcellum"). Il quinto sarà una rivoluzione copernicana: l'apertura di canali strutturali di comunicazione biunivoca tra il vertice e la base (almeno sulle materie importanti), che integri la struttura finalmente pienamente operativa (al Nord, al Centro e soprattutto al Sud) dei circoli territoriali e on-line.
          7 E così Grillo potrà tornare a fare il comico a tempo pieno.

Post scriptum: Riporto la mia replica a egocrazia:

2 secondi fa (21:19)

Appunto, ho scritto che era sulla base della mia piccola esperienza personale, non un'analisi.
Il leader del partito era il nipote del boss camorristico del paese, consigliere comunale e leader sindacale locale, ed era capace quasi di tutto pur di mantenere il suo piccolo potere, contrastato da un piccolo gruppo di oppositori suoi compaesani; mi ci son trovato in mezzo. Va notato che la segreteria provinciale era retta allora dall'attuale, severo, iperefficiente sindaco di Salerno.

Per il resto (Craxi, ecc.), Le rispondo, in parte, così:
http://vincesko.ilcannocchiale.it/2013/04/14/fabrizio_barca_e_la_rottamazio.html

Infine, trovo interessante la Sua deduzione sulla "forte componente psichico-ideologica", soprattutto perché detta da uno che ha come nickname "egocrazia". Mi toglie il mestiere, vedo, mi diverto a fare altrettanto: è da quando frequento Internet che sottolineo che anche la scelta politica è conseguenza della nostra struttura psicologica.
Grazie, comunque, dell'attenzione.


Appendice

contributo inviato da Circolo PD Online il 18 agosto 2011

commento di ugorizzardi inviato il 23 agosto 2011
sono una dei primi iscritti al PD nel bolognese, ed oltre due anni or sono ho scritto una richiesta simile, molto più modesta e semplice, svanita nel nulla. Sono però nettamente CONTRARIO che questi circoli on line esistano solamente sulla carta, l'unico radicamento possibile di un Circolo risiede nel territorio.E vi si può partecipare solo se autorizzati. In questo senso farò pressione al mio circolo (Comune di Borgotossignano,BO) affinchè la iniziativa prenda piede, rifacendomi alla vostra lettera alla Conferenza.Vi saluto con i miei più sentiti complimenti per il lavoro fatto.

Leggendo il commento di Ugorizzardi, mi vien fatto di pensare che in certe zone fortunate d’Italia, nonostante le centinaia di commenti di precisazione da parte di noi meridionali, non c’è ancora nessuna consapevolezza che in tutto il Sud, incluse le città, o non ci sono i circoli o, se ci sono, sono perennemente chiusi ed aprono soltanto in occasione delle elezioni locali o, al più, dell’elezione del coordinatore, con (l’ho verificato personalmente) esiti preconfezionati.

Ho già avuto modo di esprimere il mio punto di vista sul tema della partecipazione e del rapporto tra la base ed il vertice del PD e della possibilità di contribuire all’elaborazione delle proposte del partito.
Devo purtroppo confermare che, pur essendo il partito sempre più consapevole dell’importanza dei nuovi mezzi di comunicazione/partecipazione, non “istituzionalizza” una modalità di interazione sistematica, basata su un rapporto biunivoco, sia “top-down” (dall’alto al basso), sia “bottom-up” (dal basso verso l’alto), almeno periodicamente.
Tempo fa scrivevo: “E’ inutile girarci attorno, il gruppo dirigente non è affatto interessato alla partecipazione della base. La vede anzi come fumo negli occhi. -- > Io credo ci sia un   SOLO modo per ottenerla: RIUSCIRE A FARE MASSA CRITICA. -- > Per fare massa critica bisogna essere in tanti. -- > E questo lo si potrebbe ottenere, ad esempio, mobilitando TUTTI o buona parte degli iscritti di PDnetwork (38 mila e rotti). -- > Ma per fare questo bisognerebbe ottenerne la riorganizzazione ed un funzionamento ottimale o almeno sufficiente, che includa l’obbligo periodico di risposta da parte dei dirigenti (ovviamente, mettendo i paranoici tra di noi in condizione di non nuocere)”.

Ed ho scritto ancora:

Io distinguerei due aspetti:
Primo aspetto:
Il primo aspetto riguarda il rapporto tra il PD e la sua base. Riporto ciò che scrissi nella discussione “La CGIL, il papa ed i precari”: Il PD è un partito di centrosinistra, deve per forza trovare una sintesi tra centro e sinistra, ma non c‘è da scandalizzarsi, succede in tutti i Paesi, in tutti i partiti. Il problema è farli funzionare bene, in modo che siano permeabili ai punti di vista della base e dell’elettorato. Ho appena ‘postato’ sul sito de “La rosa rossa” il seguente commento:
“Il PD deve aprirsi al vertice ed alla base, soprattutto alla base, concretamente.
Al vertice, occorre semplicemente applicare lo statuto, laddove fissa un limite di numero di mandati, con pochissime eccezioni; istituire un canale obbligatorio di comunicazione interattiva (biunivoca) tra i parlamentari/dirigenti nazionali e regionali e gli iscritti/elettori.
Alla base, occorre semplicemente aprire e far funzionare i circoli, spesso inesistenti o perennemente chiusi, sia territoriali che on-line (colmando al più presto le lacune statutarie), a pena di decadenza dei responsabili, individuati per nome e cognome: 1) capo dipartimento nazionale  dell’organizzazione, 2) responsabile nazionale dei circoli on-line; 3) coordinatore provinciale; 4) coordinatore di circolo; 5) responsabili dei comitati di garanzia e controllo.
Tutto il resto sono chiacchiere, buone per i gonzi ed i conservatori – più o meno interessati - dello status quo”.
Secondo aspetto:
Il secondo aspetto attiene alla partecipazione degli iscritti di PDnetwork alle discussioni di questo forum. E’ evidente che se, su oltre 38.000 iscritti, per varie ragioni, partecipano alle discussioni ormai al massimo in una trentina, in media forse neanche la metà, e che in totale, secondo quanto mi disse la redazione web, ci sono una novantina di contatti al giorno, non servono molte parole a dimostrare l’estrema precarietà della situazione del network. Cui noi avremmo il diritto-dovere di porre fine: o nel senso di tentarne con un’azione forte collettiva (bastano 10 persone) il rilancio o abbandonarlo, costringendo o agevolando la dirigenza a chiuderlo.

Inoltre, ho riportato sul PD e mi sono chiesto: “In queste buone pratiche, che posto avrà PDnetwork? Scomparire?”.

Buone Pratiche. Al centro di Frattocchie 2.0, le esperienze di chi utilizza la rete per ampliare la partecipazione politica sui territori. L’intenzione è quella di realizzare un laboratorio di “buone pratiche 2.0 dei circoli, delle federazioni, delle unioni regionali del Partito Democratico”. E le più interessanti saranno prese come modello da proporre a tutti i circoli del Pd.

Infine, riporto un mio recente commento su “Sbilanciamoci.info”:
Movimenti e democrazia. Le piazze dell’Unione
Democrazia, partecipazione, comunicazione.
Punto cruciale quello affrontato in questo articolo: la democrazia, la partecipazione e la comunicazione.
Come ho scritto nei miei commenti agli articoli della Rossanda, di Mario Pianta e di Stefano Fassina, “c’è la necessità di nuove regole per i mercati finanziari, ma anche di un movimento di popolo, aiutato dai nuovi strumenti della comunicazione (non molto, purtroppo, dai partiti di centrosinistra, troppo chiusi, autoreferenziali e che attuano un tipo di relazione quasi esclusivamente top-down), per contrastare la pretesa di un'infima minoranza di decidere per tutti, e soprattutto un grosso lavoro d’informazione per far fronte al fenomeno che io ho battezzato degli “utili idioti”, cioè i milioni di persone che, analogamente a ciò che, secondo Einstein nella lettera a Freud, avveniva per la guerra, arrivano a sostenere politiche economiche, propugnate da pochi, che vanno a loro danno”.

L’esistenza di Internet, democratizzando le informazioni e velocizzandone la diffusione, muta sostanzialmente le condizioni della fissazione delle regole e dello svolgimento del gioco, a detrimento di quell’infima minoranza di ricchi potenti, egoisti, avidi e spietati che ha sempre dominato in tutte le epoche storiche ed a vantaggio di tutti gli altri, persino in un Paese sonnolento, materno, conservatore e cinico come il nostro. Si tratta di coglierne e sfruttarne appieno e con intelligenza e spirito di concretezza le potenzialità.

Al di là dei suoi difetti e limiti, infatti, Internet ha un potenziale enorme in termini politici, ed anche i partiti politici se ne sono resi conto, ma cercano di limitarne gli effetti a sfavore della nomenclatura, non favorendo ad esempio la nascita, l’equiparazione ed il funzionamento dei circoli on-line (v. PD).
Sia i recenti movimenti libertari nei Paesi arabi, sia quelli rivendicativi in Spagna o in Italia (Indignados; Se non ora quando; Il nostro tempo è adesso) sarebbero stati impensabili, almeno con questa velocità ed estensione, senza il supporto del web. Con un’evidente ricaduta anche in termini politici ed elettorali. Ecco, il problema è che non se ne sfruttano ancora appieno le potenzialità e troppo spesso in tanti blog ci si limita alla chiacchiera infinita senza che una sola volta, non dico si faccia, ma si immagini soltanto, di dare uno sbocco purchessia, con gli stessi mezzi offerti dal web, alle analisi più o meno dotte che vi si possono leggere e che talvolta impegnano indefessamente i loro autori per giorni, settimane e mesi. Occorrerebbe affrontare e risolvere questo problema alla radice, nell’ambito di un’attuazione della norma costituzionale sul funzionamento dei partiti politici.


Post ed articoli collegati:

Le elezioni primarie sono soltanto il primo gradino
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2763919.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/le-elezioni-primarie-sono-soltanto-il.html

Meglio il ‘porcellum’,  corretto da primarie di collegio

Proposte per il Partito Democratico campano (2007-2008)

Fabrizio Barca, manifesto per un buon governo
UN PARTITO NUOVO PER UN BUON GOVERNO
Memoria politica dopo 16 mesi di governo
di Fabrizio Barca - Aprile 2013

TRA REALISMO ED ETICA: LA POLITICA SECONDO MAX WEBER
di Dimitri D'Andrea*


Qualche settimana fa, Pierluigi Bersani ha promesso una legge sui partiti per il prossimo luglio. La promessa, oltre a essere un po’ incauta (Bersani è certo di arrivare a ricoprire il ruolo giusto per promuovere la legge?), contiene una distorsione: quando si parla di legge sui partiti si pensa solo ai meccanismi del loro finanziamento. Studiando il caso M5S si capisce invece che l’orizzonte è molto più vasto. M5S è un partito- non-partito, privo di sede fisica e di strutture di direzione, senza iscritti né sedi territoriali, senza finanziatori (a quanto pare), basato su un “non-statuto”, con un capo che si presenta come “portavoce” (pur essendone il týrannos che governa gli eletti in modo coperto e inaccessibile), con meccanismi di elezione e cooptazione incentrati su referendum telematici in cui non c’è quorum né garanzia alcuna, totalmente privo di democrazia interna… Nel suo piccolo, per la verità, anche Forza Italia a suo tempo aveva costituito un caso rilevante, a cui non fu prestata attenzione: priva di segretario, con un presidente-padrone a vita capace di modificare a piacere statuto e meccanismi, senza congressi o istanze di delibera collettiva e di confronto, senza trasparenza nelle iscrizioni…
Per avviare il cantiere di una legge sui partiti basterebbe mettere in lista tutte queste proprietà e domandarsi se siano davvero ammissibili in una democrazia moderna. In effetti, una legge organica dovrebbe riguardare la forma, la struttura e i meccanismi del partito (tra cui quelli di finanziamento e di rendicontazione). A impostare una legge simile non serve molto appellarsi alla Costituzione, che dei partiti parla in modo troppo sibillino. (Ai sindacati, tanto per dire, dedica maggiore attenzione.) Si limita infatti a dire (art. 49) che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. I giuristi hanno dovuto sforzare non poco il testo per far sì che il “modo democratico” di cui si parla venga inteso sia come il contributo che i partiti danno alla politica (la “democrazia dei partiti”) sia come il modo di funzionare delle loro strutture interne (la “democrazia nei partiti”). A un dibattito intermittente hanno fatto seguito diverse proposte di legge, nessuna delle quali arrivata a maturità. Sicché da noi i partiti continuano a essere entità molli, multiformi, abilitate a funzionare come vogliono, dato che nessuna legge ne definisce la benché minima struttura organizzativa e funzionale. Per conseguenza, se la democrazia “dei” partiti è passabilmente viva, la democrazia “nei” partiti è ancora del tutto latitante e costituisce una cruciale riforma dimenticata. Stando così le cose, non solo un movimento immateriale (salvo che al momento di portare candidati in Parlamento) come M5S, ma anche il Touring Club, American Express, la Società Italiana di Glottologia (di cui mi onoro di esser membro) e qualunque altra consociazione potrebbero presentare candidati, formare governi e maggioranze e così «determinare la politica nazionale».
Ma siamo sicuri che questo panorama sia all’altezza dei tempi, democratico e trasparente? E quale potrebb’essere l’indice di una legge di questo genere? Le voci possono essere numerose; mi limito a richiamarne qualcuna. Anzitutto, quanto alla democrazia interna, l’obbligo di disporre di uno statuto redatto e aggiornato secondo regole condivise e di contare su cariche a termine attribuite mediante congresso. Non meno importante è l’obbligo di tenere elezioni primarie per tutte le circostanze, da quelle locali a quelle nazionali, con piena trasparenza delle candidature, delle procedure e dei risultati. Le tematiche finanziarie non sono meno rilevanti: dalla trasparenza nell’uso dei fondi (siano essi pubblici o privati) all’obbligo di pubblicare i bilanci e le liste di finanziatori, al modo di dismettere le proprietà mobiliari e immobiliari in caso di scioglimento o fusione. In una prospettiva più drastica, si può richiedere ai partiti di registrarsi (per esempio presso le corti di secondo livello, che potrebbero anche verificare la congruenza dei loro statuti) e addirittura di adottare statuti rispondenti a principi fissati per legge.
Come si vede, il tema dell’impiego dei soldi pubblici, che sta tanto a cuore ai media e a Grillo, è solo un frammento del problema. Bisognerà vedere se l’impegno di Bersani sarà condiviso anche dalle altre formazioni (incluso M5S) e, soprattutto, se la legge promessa (se mai l’avremo) riuscirà a trovare un’angolazione non limitata a contrastare la corruzione e gli sprechi.
La Repubblica 14.04.12

Mafia a Roma: Marino in Procura, consegnati documenti del Campidoglio a Pignatone
10 dicembre 2014
[…] Prima di tutto, per Orfini, "dobbiamo verificare lo stato dei circoli mettendoci d'accordo su cos'è un circolo, ovvero una comunità politica che lavora tutto l'anno. Se invece in quel circolo si lavora una volta l'anno lo chiuderò. Capire cosa fanno e cosa sanno fare e questo lavoro lo farà Fabrizio Barca a cui ho chiesto da fare una mappatura dei nostri circoli girandoli uno per uno. Anche gli 8mila iscritti che abbiamo li sentiremo uno ad uno. Chiederemo perché si sono iscritti e perché gli altri non si sono più iscritti. Dobbiamo dare nuove regole al tesseramento. Chi tra gli eletti non versa il proprio contributo al partito è fuori. Un contributo che poi sarà a disposizione dei circoli. Dobbiamo dare più risorse ai nostri circoli. Un partito non può funzionare così, va raso al suolo e ricostruito. Il Pd torni senza paura tra la gente, ".

Art. 49.
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Come Internet cambia la politica
di Timothy B. Lee – 14 marzo 2016


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