A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000
visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi
pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di
5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 272 del 29-01-13 (trasmigrato
da IlCannocchiale.it)
Le proposte del Partito
Democratico/14 - Liberalizzazioni
Termino (almeno
per ora) con le proposte sulle liberalizzazioni, che non fanno ancora parte
delle Proposte per l’Italia di domani, perché non ancora definitive ed
approvate.
LE
PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO/14
Liberalizzazioni:
dal PD 41 norme ad effetto immediato
Ecco la risposta Pd alla propaganda berlusconiana: 35 proposte, da
discutere con gli italiani. Non per modificare l'art.41 ma per aiutare i
consumatori e le imprese, abbassare i prezzi, sbloccare gli investimenti,
creare lavoro.
pubblicato il 9 febbraio 2011 , 36078 letture
Quarantuno
norme ad effetto immediato e nessun altro show di propaganda. Questa è la
risposta del Pd alla nuova mossa di Berlusconi che vuole modificare tre
articoli della Costituzione per dare “una scossa per l'economia”. Per Bersani
“qui non c'è nessuna scossa e nemmeno il solletico. Siamo davanti ad un insieme
di norme astratte, calendari, rinvii a nuove norme. Insomma niente di
concreto”.
L'azione del Pd è la prima risposta alla nuova campagna mediatica con cui, questa mattina, il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge costituzionale recante modifiche agli articoli 41, 97 e 118, comma quarto, della Carta sulla libertà di impresa e ha approvato il decreto sugli incentivi.
Il governo pensa di risollevare l'economia con incentivi pari all'1,5 del Pil. “Se arrivano all'1,5% prendo il saio – ha continuato il leader del Pd – e vado ad Arcore a piedi. Con le manovre proposte non smuovono neanche l'0,15% del Pil”. C'è un profondo senso di amarezza perché mentre il governo fa propaganda, la situazione per il Paese si fa critica nella stagnazione economica, nei problemi di occupazione e nelle difficoltà del sistema impresa.
“La modifica dell'Articolo 41 della Costituzione è solo una misura di distrazione. Un po' come buttare la palla in corner. Questo articolo non ha mai impedito misure di semplificazione, di liberalizzazione o manovre di controllo ex post. Molto meglio realizzare 41 norme ad effetto immediato. Oggi ne proponiamo 35 e chiediamo a chiunque abbia un'idea di interloquire con noi in rete per una mega lenzuolata di 41 norme in una sfida reciproca”.
“Gli incentivi? Sono norme ornamentali ovvero concetto che non provocano nulla e non aggiungono nulla alla legge Bassanini o alle liberalizzazioni introdotte dalla legge Bersani. Anche qui nessun rilievo pratico così come gli incentivi per il Sud: un calendario, un timing”.
“Quella di Berlusconi è solo un'operazione di distrazione fallita dove resta inevaso il tema delle politiche economiche. Senza processi di crescita si rinvia il problema della stabilità. Ha protratto propaganda oltre un segno minimo di credibilità”.
*****
Ecco le proposte del Pd
L'azione del Pd è la prima risposta alla nuova campagna mediatica con cui, questa mattina, il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge costituzionale recante modifiche agli articoli 41, 97 e 118, comma quarto, della Carta sulla libertà di impresa e ha approvato il decreto sugli incentivi.
Il governo pensa di risollevare l'economia con incentivi pari all'1,5 del Pil. “Se arrivano all'1,5% prendo il saio – ha continuato il leader del Pd – e vado ad Arcore a piedi. Con le manovre proposte non smuovono neanche l'0,15% del Pil”. C'è un profondo senso di amarezza perché mentre il governo fa propaganda, la situazione per il Paese si fa critica nella stagnazione economica, nei problemi di occupazione e nelle difficoltà del sistema impresa.
“La modifica dell'Articolo 41 della Costituzione è solo una misura di distrazione. Un po' come buttare la palla in corner. Questo articolo non ha mai impedito misure di semplificazione, di liberalizzazione o manovre di controllo ex post. Molto meglio realizzare 41 norme ad effetto immediato. Oggi ne proponiamo 35 e chiediamo a chiunque abbia un'idea di interloquire con noi in rete per una mega lenzuolata di 41 norme in una sfida reciproca”.
“Gli incentivi? Sono norme ornamentali ovvero concetto che non provocano nulla e non aggiungono nulla alla legge Bassanini o alle liberalizzazioni introdotte dalla legge Bersani. Anche qui nessun rilievo pratico così come gli incentivi per il Sud: un calendario, un timing”.
“Quella di Berlusconi è solo un'operazione di distrazione fallita dove resta inevaso il tema delle politiche economiche. Senza processi di crescita si rinvia il problema della stabilità. Ha protratto propaganda oltre un segno minimo di credibilità”.
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Ecco le proposte del Pd
L'Italia ha bisogno di una nuova stagione di liberalizzazioni, intesa in
senso ampio e molteplice. Ciò vuol dire: aprire alla concorrenza mercati chiusi
o in regime di monopolio; dare più potere e libertà ai consumatori nei mercati
caratterizzati dalla presenza di forti operatori; ridurre le barriere di
accesso a categorie economiche e professioni; dotarsi di Autorità di
regolazione realmente indipendenti dal potere politico, sia nei settori dove
già operano, sia in quelli in cui si è sprovvisti; rivedere la regolamentazione
di alcuni settori di grande impatto sociale, in cui la liberalizzazione ha
funzionato poco e male, prevedendo anche forme di intervento pubblico al fine
di assicurare la fruibilità dei servizi ai cittadini a costi accessibili.
GLI OBIETTIVI
- SERVIZI E PROFESSIONI PIÙ CONCORRENZIALI
- PIÙ TUTELE E MENO COSTI PER I CONSUMATORI
- MIGLIORI OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI
- IMPRESA PIÙ LIBERA
- INVESTIMENTI E OCCUPAZIONE DA SBLOCCARE
AMBITI DI INTERVENTO E PROPOSTE
·
Farmaci
·
Banche
IL PACCHETTO COMPLETO:
Professioni
Portare a compimento la riforma organica del sistema delle professioni
dopo quindici anni di sterile dibattito parlamentare.
Proposte:
1. Modernizzare il ruolo e l’assetto degli Ordini professionali
La modernizzazione è necessaria per qualificare l’esercizio delle
professioni, assicurare gli obblighi di corretta e trasparente informazione
agli utenti, la concorrenza e la credibilità della professione nonché per
tutelare l’interesse pubblico risolvendo situazioni di conflitto. Non meno
importante è ridurre in maniera incisiva i costi, a carico degli iscritti, per
il funzionamento degli organi e delle strutture amministrative degli Ordini.
2. Garantire pari opportunità alle giovani generazioni
Accorciare la distanza tra le fasi di studio e accesso all’esercizio
effettivo della professione, eliminare qualunque requisito di età o anzianità
di esercizio nell’accesso alle cariche elettive degli organi nazionali e
territoriali degli Ordini e infine prevedere sostegni e borse di studio per
giovani professionisti in situazioni di disagio economico.
3. Riformare il tirocinio, prevedendo una durata limitata ed un equo
compenso
4. Equiparare le professioni intellettuali al settore dei servizi
L’equiparazione è necessaria ai fini del riconoscimento delle misure
(comunitarie e nazionali) di sostegno economico per lo sviluppo
dell’occupazione e degli investimenti, con particolare riferimento ai giovani.
5. Riconoscere le professioni non regolamentate
Vanno regolate le libere associazioni costituite su base volontaria e
senza diritto di esclusiva tra professionisti (sono circa 3 milioni) che svolgono
attività non regolamentate in Ordini, attribuendo ad esse anche compiti di
qualificazione professionale.
(Su tutte queste proposte il PD ha già presentato ddl in Parlamento)
Farmaci
Ampliare il processo di liberalizzazione avviato nel 2006 (che ha aperto
alla concorrenza la vendita dei medicinali da banco, cioè quelli che non hanno
bisogno di prescrizione medica), dando ora la facoltà alle parafarmacie e ai
corner della grande distribuzione (in tutto 3.300 punti di vendita che occupano
circa 6.000 farmacisti) di vendere anche i farmaci di fascia C (un
segmento che vale circa 3 miliardi di euro in termini di fatturato) e quindi
così tutti i medicinali non dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale.
Altre misure dovrebbero essere poi definite per migliorare l’efficienza
e la concorrenzialità in tutta la filiera del farmaco (dall’industria fino al
consumo, passando per la distribuzione intermedia) allo scopo di abbassare i
costi e rendere più accessibile il servizio distributivo ai cittadini, dando ai
titolari di esercizio la facoltà di tenere aperto oltre l’orario stabilito dai
regolamenti.
Proposte:
1. Liberalizzazione della vendita di tutti i medicinali a carico dei
cittadini
(Ddl già depositato a Camera e Senato)
2. Facoltà alle farmacie di stabilire un orario di apertura superiore al
minimo
(Testo in corso di elaborazione)
Carburanti ed energia
Creare condizioni di mercato maggiormente concorrenziali in tutta la
filiera petrolifera che è oggi dominata da un oligopolio costituito da 8
società integrate verticalmente (cioè che contestualmente producono,
commercializzano all’ingrosso e vendono al dettaglio) e che determina un extra
prezzo di alcuni centesimi di euro per ogni litro di carburante a carico dei
nostri automobilisti rispetto al panorama europeo.
Mancano nel nostro Paese sia forti operatori commerciali puri in grado
di contrattare liberamente con i produttori sul piano nazionale e
internazionale le migliori condizioni di acquisto dei carburanti, sia un numero
sufficiente di rivenditori al dettaglio (cioè di stazioni di rifornimento)
autonomi rispetto ai produttori e indipendenti sul piano dell’offerta
commerciale e quindi dei prezzi di vendita. In virtù di una maggiore pressione
concorrenziale, con una diminuzione prevista dei prezzi di vendita di 4
centesimi al litro si potrebbe assicurare alla collettività un risparmio
complessivo stimabile in circa 2 miliardi di euro nel triennio.
È possibile creare maggiore concorrenza nel mercato e far diminuire il
peso della bolletta del gas procedendo immediatamente alla separazione
dell’operatore della rete di trasporto del gas naturale e degli stoccaggi
dall’operatore dominante (Eni).
Si può stimare, sulla base di quanto avvenuto anche nel mercato
elettrico, che l’impatto a regime della separazione proprietaria potrebbe
consentire all’Italia di recuperare il differenziale con la media UE
relativamente al prezzo all’ingrosso del gas, con un risparmio pari circa 4
miliardi di euro.
Inoltre, tale separazione potrà determinare un potenziamento degli
investimenti in trasporto e soprattutto in stoccaggio volto a garantire un
dimensionamento delle infrastrutture stesse indispensabile sia in termini di
sicurezza che di competitività e concorrenzialità del sistema del gas nel
nostro Paese.
La questione della separazione proprietaria della rete è stata
sollecitata più volte dall’Autorità per l’Energia e il Gas.
Proposte:
1. Libertà di approvvigionamento dei gestori della rete dei carburanti
Concedere ai distributori legati da vincoli di esclusiva alle compagnie
petrolifere (che gestiscono direttamente o indirettamente la gran parte dei
22.450 punti di vendita al dettaglio) la facoltà di approvvigionarsi di
carburanti presso altri fornitori: l’acquisto in esclusiva non potrà superare
il 50% e il singolo esercente al dettaglio potrà acquistare la restante parte
da altri rifornitori ai migliori prezzi presenti sul libero mercato.
2. Acquirente unico per il commercio all’ingrosso dei carburanti
Assegnare in via straordinaria e temporanea alla società pubblica
“Acquirente unico” (che attualmente svolge funzioni analoghe nel mercato
dell’energia elettrica) il compito di esercitare anche attività di commercio
all’ingrosso dei carburanti, in modo da rifornire migliaia di punti di vendita
al dettaglio a prezzi competitivi e così contribuire al contenimento dei prezzi
al consumo, superando le attuali strozzature del mercato.
3. Eliminazione dei vincoli regionali sulla liberalizzazione della
distribuzione dei carburanti
Intervenire, rimuovendo vincoli normativi e amministrativi a livello
regionale e locale e varando misure di accompagnamento, sia sulla distribuzione
all’ingrosso che su quella al dettaglio, allo scopo di dotare il nostro Paese
di un numero percentualmente adeguato di stazioni di rifornimento indipendenti
e maggiormente dotate di pompe self-service, anche offrendo la possibilità ai
gestori degli attuali impianti in comodato di diventare imprenditori autonomi.
4. Separazione proprietaria rete trasporto gas
La questione della separazione proprietaria della rete è stata
sollecitata più volte dall’Autorità per l’Energia e il Gas. L’Eni infatti
possiede tutt’ora il 50% della società proprietaria delle rete, Snam Rete Gas,
la quale controlla dal febbraio 2009 il 100% di Stogit, società che gestisce il
sistema dello stoccaggio in una sorta di monopolio tecnico.
(Testi già elaborati e presentati come emendamenti alla manovra di
luglio )
Banche
Nel settore dei servizi bancari molto si può ancora fare per sviluppare
la competizione concorrenziale, per migliorare la trasparenza dei prezzi e le
condizioni e per contenere i costi per Pmi e consumatori che, secondo un
recente studio della Commissione europea, pagano due volte e mezzo la media UE
per un conto corrente.
Nel corso del 2010 si è poi registrato un peggioramento delle condizioni
per la clientela italiana, con un aggravamento di tutte le voci di costo di
gestione di un conto corrente (dalle singole operazioni fino al canone per
bancomat e carta di credito, oltre a commissioni e oneri vari). E questo, in un
mercato armonizzato e concorrenziale su base comunitaria, non è più
giustificato nei diversi luoghi di negoziazione, né la complessità tecnica e
l’innovazione tecnologica possono essere un pretesto per il sistema bancario
per trascurare continuamente i principi di trasparenza e di rigorosa condotta
nei confronti dei clienti.
Un indicatore per misurare la concorrenza nel settore è la mobilità dei
clienti: nel nostro Paese la quota percentuale di coloro che cambiano conto
corrente ogni anno è la metà rispetto ai principali paesi europei. Allora,
sulla falsa riga delle norme sulla portabilità gratuità dei mutui varate nel
2007 (che andrebbero comunque rafforzate nonostante il fatto che da un po’di
tempo le c.d. surroghe e le rinegoziazioni costituiscono oramai circa un quarto
delle totale delle pratiche di mutuo immobiliare), occorre far nascere una
analoga procedura obbligatoria per la rapida e non onerosa portabilità dei c/c,
quale leva concorrenziale per far abbassare i costi per la clientela.
Parallelamente si dovrebbe stabilire per legge la nullità di tutte le
clausole, indipendentemente dalla denominazione utilizzata dalle singole
banche, che prevedono una commissione per l’affidamento temporale di fondi,
cioè per l’utilizzo di somme oltre la disponibilità del conto corrente
(scoperto transitorio), sostituendo la norma introdotta dal Governo Berlusconi
che limita solo parzialmente l’uso delle cosiddette “commissioni di massimo
scoperto” nei conti correnti. Infatti, come ha rilevato l’Antitrust, tale norma
ha determinato un innalzamento dei costi a carico dei correntisti rispetto alle
strutture di prezzo precedentemente in uso nella prassi bancaria.
La governance delle banche
italiane è infine segnata, come sostenuto più volte dal presidente
dell'Antitrust, da intensi intrecci azionari e personali tra imprese
concorrenti che costituiscono una peculiarità nazionale che frena le spinte
concorrenziali, riduce la contendibilità del controllo e attenua il rapporto
tra capitale di rischio investito e responsabilità. Occorrere pertanto porre
rimedio o freno a tale situazione.
Proposte:
1. Portabilità gratuita dei conti correnti
(Testo in corso di elaborazione)
2. Abolizione della clausola di massimo scoperto e di altre commissioni
analoghe nei c/c bancari
Stabilire la nullità di tutte le clausole, comunque denominate, che
prevedono una commissione per l’affidamento temporale di fondi, cioè per
l’utilizzo di somme oltre la disponibilità del conto corrente (scoperto
transitorio). Poiché l’Autorità ha invitato il legislatore a porvi rimedio, la
norma proposta intende mettere uno stop definitivo a queste voci di costo dei
conti correnti, che oltre ad essere particolarmente onerose per famiglie e
piccole imprese, sono anche poco trasparenti. Si affida, inoltre, alla Banca d’Italia
il controllo sul corretto rispetto delle nuove prescrizioni e il potere di
stabilire i criteri e le modalità per la corretta informazione ai clienti delle
condizioni economiche dei servizi offerti dalle banche. Lo stesso
Governatore della Banca d’Italia, del resto, era intervenuto lo scorso febbraio
chiedendo una nuova legge per semplificare e rendere più trasparente la
struttura delle commissioni bancarie.
(Testo già presentato come emendamento alla manovra di luglio)
3. Divieto di ricoprire incarichi incrociati nei CdA delle banche
(Testi in corso di presentazione)
Autorità di Regolazione, Trasporti e Poste
Trasporti e infrastrutture sono due settori in cui la liberalizzazione
dei vari segmenti dell’offerta commerciale e l’affacciarsi di nuovi operatori
sul mercato procedono lentamente, secondo principi fissati dalle direttive
comunitarie e in base alle decisioni governative. Qualunque intervento in
questi ambiti richiede particolare attenzione al fine di conciliare i diritti
di accesso dei nuovi operatori entranti con gli obblighi di universalità posti
attualmente a carico dei soggetti ex monopolisti per la fornitura di servizi di
interesse pubblico.
Per questo motivo, e allo scopo di assicurare una corretta e leale concorrenza
tra gli operatori, regole, tempi, modalità e compiti di controllo non possono
essere decisi e svolti da istituzioni governative (che oggi sono costituiti dai
rispettivi Ministeri di competenza; per i servizi postali il Governo, in uno
schema di decreto legislativo attualmente all’esame, intende attribuire la
vigilanza a un’Agenzia sempre di emanazione ministeriale), bensì da Autorità
realmente indipendenti dalla politica e dal Governo.
Per impedire il passaggio delle stesse persone da un’autorità all’altra,
pratica che rischia di minarne l'indipendenza ed autonomia di giudizio e di non
garantire la necessaria acquisizione di competenze va stabilito il divieto di
assumere un nuovo incarico in altra Autorità, prima di un certo lasso di
tempo, da parte di chi è stato componente di un’Autorità indipendente.
Va poi riformato il meccanismo di adeguamento tariffario, per i pedaggi
autostradali, ancorato all’andamento dell’inflazione legandolo
maggiormente alla qualità del servizio offerto e degli investimenti
effettuati.
È infine opportuno sopprimere il PRA (Pubblico registro automobilistico)
poiché assolve alle stesse funzioni dell’Archivio nazionale degli autoveicoli
che è un registro più completo e perché costituisce un inutile e dispendioso
adempimento amministrativo per gli automobilisti.
Proposte:
1. Istituzione dell’Autorità dei trasporti
2. Regolazione del settore dei trasporti
3. Trasferimento delle funzioni di regolamentazione dei servizi postali
all’AGCOM
(Su tutte queste proposte il PD ha già presentato ddl in Parlamento)
4. Divieto di ricoprire più incarichi nelle autorità indipendenti
5. Regolamentazione delle tariffe autostradali
6. Soppressione del pubblico registro automobilistico (PRA)
(Testi in corso di elaborazione)
Assicurazioni
L’abnorme incremento delle tariffe dal 1994 ad oggi, cioè da quando fu
avviata (formalmente) la liberalizzazione dei prezzi, in attuazione di
norme comunitarie, e il contesto di difficoltà nel quale si muovono i clienti,
con scarse e contrastanti informazioni, sono oramai sintomi accertati che
dimostrano come in Italia il mercato della rc-auto non sia affatto
concorrenziale.
Si tratta di un mercato asfittico che, in queste condizioni, non può
funzionare come qualsiasi mercato libero di beni o servizi. La domanda è certa
e statica in quanto scaturisce dall’obbligatorietà per gli automobilisti di
assicurarsi. I clienti che ogni anno cambiano compagnia assicurativa
rappresentano una bassissima percentuale, anche a causa delle clausole di
tacito rinnovo delle polizze che quindi devono essere vietate.
Le imprese di assicurazione, che sono tenute obbligatoriamente a fornire
il servizio, possono di anno in anno modificare unilateralmente le condizioni
tariffarie oppure, come sta accadendo in modo diffuso e con gravi ripercussioni
di ordine sociale in diverse aree del Sud, possono procedere alla disdetta del
contratto con i propri clienti. Il comparto della rc-auto non deve essere
trattato come un mercato in cui sono solo i contraenti più deboli a rischiare,
pagando (praticamente a pie’ di lista) i costi globali del sistema.
La costituzione di gruppi di acquisto tra automobilisti a livello
territoriale va promossa da parte dello Stato, per consentire agli stessi di
trattare le condizioni avendo più potere contrattuale con le imprese di
assicurazione.
Il sistema del bonus-malus si è rivelato un fallimento per gli
assicurati: la stragrande maggioranza di essi oggi si concentra nelle prime tre
classi di merito e questo non ha portato, come avrebbe dovuto essere secondo i
principi originari del sistema, ad una progressiva diminuzione del premio da
pagare in rapporto alla condizione di minor rischio per le imprese
assicurative.
In tutti questi anni, le polizze bonus-malus alla fine hanno quindi
penalizzato soprattutto gli automobilisti virtuosi (per loro è sempre
malus-malus), oltre a discriminare, oltre misura ed in modo
generalizzato, i giovani e gli automobilisti delle regioni meridionali che si
trovano di fronte ad offerte di prezzo insostenibili.
Alla luce di tutto ciò appare necessario ripensare profondamente il
meccanismo della rc-auto che non può non essere considerato alla stregua di un
servizio di pubblica utilità e pertanto andrebbe ipotizzato un vigoroso
intervento pubblico di regolamentazione, se si ritiene prevalente la finalità
di far conciliare il principio di mutualità, posto alla base dell’obbligo di
assicurazione, con l’interesse pubblico a garantire ai cittadini l’esercizio di
un fruibile ed universale servizio di tutela.
Contestualmente all’esigenza, non più procrastinabile, di procedere ad
una riforma della rc-auto, occorrerebbe infine intervenire, anche con misure
collaterali, quali quelle per il contrasto alle frodi assicurative, accelerando
la nascita dell’apposito Ufficio centrale antifrode, e alla lievitazione
anomala del costo dei sinistri, secondo quando segnalato da Isvap.
Proposte:
1. Abrogazione del tacito rinnovo del contratto RC auto
2. Divieto di modifiche unilaterali del contratto RC auto
3. Promozione dei gruppi di acquisto solidali polizze RC auto
4. Revisione del meccanismo del bonus malus
(Testi in corso di elaborazione)
5. Istituzione dell’Ufficio centrale antifrode
(In corso di approvazione alla Camera)
Commercio
Il commercio al dettaglio è stato il primo grande settore privato (circa
800.000 imprese coinvolte) che è stato oggetto di un incisivo intervento di
liberalizzazione e sburocratizzazione: nel lontano 1998 (riforma Bersani),
furono eliminati i vincoli numerici, i requisiti di abilitazione e le licenze
per l’apertura dei negozi e successivamente furono trasferite alle Regioni le
competenze legislative.
Oggi la regolazione del settore è diventata più complessa: per alcuni
versi, occorre disporre, in un mercato globalizzato, di poche e uniformi, sul
piano territoriale, regole concorrenziali; per altro verso è indispensabile
avere una connotazione locale e integrata dei fattori di sviluppo delle imprese
e dei luoghi del commercio, come strumenti di servizio ad alto valore aggiunto
per le comunità di riferimento.
Il PD ribadisce l’ esigenza di un rinnovato governo del sistema perché
il commercio è elemento genetico e qualificante della stessa costituzione
urbana, gli assetti commerciali hanno un impatto generale, non solo
imprenditoriale; governo del sistema non per limitare la concorrenza ma per
favorire una evoluzione sostanziale non traumatica dei vari ambiti del
commercio che tenga conto anche delle funzioni territoriali, sociali e
ambientali
Alle attività classiche di vendita di beni ai consumatori, si vanno
progressivamente aggiungendo altre tipologie di servizi: si tende, in alcune
componenti, ad internalizzare funzioni tipiche della produzione; si svolgono
funzioni connesse con il valore d’uso dei prodotti (specie per il risparmio di
tempo), con i bisogni informativi ed educativi, con il bisogno di svago,
divertimento e socialità.
Occorrono quindi politiche mirate alla promozione di una maggiore
integrazione tra attività commerciale e servizi rivolti alla persona e alla
famiglia incoraggiando una maggiore creazione di valore a favore del
consumatore e a tutto vantaggio anche dell’impresa commerciale.
In questo senso occorre rimuovere i restanti vincoli che ancora oggi
impediscono l’innovazione dell’impresa commerciale, e più in particolare la
libertà di abbinare la vendita di beni alla fornitura di servizi ai
consumatori.
Per quanto riguarda l’apertura domenicale, appare oggi anacronistica e
discriminatoria (per la discrasia nei criteri utilizzati dalle Regioni) la
distinzione tra comuni turistici e non turistici per quanto riguarda il potere
di fissare il calendario delle aperture domenicali degli esercizi commerciali:
a tutti i comuni dovrebbe essere quindi essere attribuita la competenza a
stabilire in quali giorni dell’anno concedere agli operatori la facoltà di
aprire la domenica, nel rispetto delle deroghe e dei limiti stabiliti dalle
leggi regionali.
Oltre a rispondere ad esigenze di carattere "sociale" il
commercio dei piccoli negozi può contribuire a mantenere "alto" il
livello qualitativo delle aree in cui è insediato. La rarefazione delle
attività tradizionali nei centri storici (anche a causa delle rendite
immobiliari che nei centri storici sono molto alte) e il determinarsi di una
selettività solo di determinati operatori può produrre come risultato che i
centri storici divengano pressoché uguali perdendo quelle caratteristiche che
li identificavano da un punto di vista sociale e culturale.
Bisognerebbe perciò incentivare l’apertura di piccoli esercizi di
prossimità nei centri più svantaggiati, prevedendo un alleggerimento fiscale
per i “negozi alimentari” di vicinato nei centri urbani di piccole dimensioni e
nelle frazioni
Proposte:
1. Estensione a tutte le attività commerciali di fornire liberamente ai
consumatori anche servizi integrati con la propria attività economica
principale
2. Facoltà apertura domenicale dei negozi nei Comuni non turistici
3. Sostegno fiscale, per i primi anni di attività, agli esercizi di
prossimità nei centri minori
(Testi in corso di elaborazione)
Semplificazioni per le imprese
L’obiettivo è semplificare e accelerare le procedure di avvio delle
attività sia nella fase progettuale che nella fase di ultimazione dei lavori e
messa in funzione operativa degli impianti.
Proposte:
1. Consentire l’avvio immediato di stabilimenti produttivi con
autocertificazione e controlli ex-post
Va consentito all’imprenditore, tramite la semplice autocertificazione
sulla base della sussistenza dei requisiti attestati da un professionista, di
ottenere immediatamente dal Comune una ricevuta che abilita all’avvio
dell’attività ovvero dei lavori di realizzazione dell’impianto. Al Comune
spetta poi l’onere di provare la sussistenza dei requisiti con attività di
verifica e controlli.
Se gli interventi previsti sono in contrasto con gli strumenti
urbanistici, l’imprenditore può richiedere l’immediata convocazione della
Conferenza dei servizi.
La messa in funzione operativa dell’impianto, a conclusione dei lavori,
è consentita immediatamente sulla base di una semplice comunicazione al Comune
corredata da una dichiarazione del direttore dei lavori. Comuni e altre
amministrazioni sono tenuti a svolgere a posteriori verifiche e controlli e
possono interrompere il procedimento in sede di autotutela una sola volta.
2. Dare piena autonomia alle imprese
Le imprese devono poter scegliere le modalità di esercizio e i tempi di
svolgimento delle attività economiche con libertà di stabilire gli orari di
attività, salvi gli eventuali limiti minimi a tutela dell’accesso dei
consumatori e gli eventuali limiti giustificati da specifiche
ragioni di pubblica quiete.
3. Facilitare l’accesso a nuove attività economiche
Va data piena attuazione alla “direttiva europea servizi” rivedendo
tutte le norme attuative del Governo Berlusconi (decreto legislativo n. 59 del
2010) che escludono l’efficacia della direttiva per particolari attività e che
consentono di mantenere vecchie procedure autorizzatorie.
Tutela dei consumatori
Con l’arrivo del governo Berlusconi gli oppositori della legge sulla
class action voluta dal Governo Prodi (faceva parte del pacchetto
cittadino-consumatore del giugno 2006) hanno trovato facile ascolto: l’entrata
in vigore - originariamente prevista per il 1 luglio 2008 - è stata rinviata di
un anno e mezzo.
Nella nuova versione, entrata in vigore il 1 gennaio 2010, è stata
completamente svuotata la potenzialità di questo strumento di tutela
collettiva, destinato inizialmente a ridurre le asimmetrie nel mercato e a
moralizzare i comportamenti e la pratiche commerciali nei confronti del cittadino-consumatore.
È evidente, anche dai primi pronunciamenti di inammissibilità, che
questo strumento giudiziario di tipo risarcitorio non fa più paura alle grandi
imprese di servizi che perpetuano nei confronti di migliaia di clienti,
pratiche vessatorie il più delle volte del valore di poche decine di euro. Va
quindi reso meno oneroso e rischioso, e quindi più agevole, l’accesso alla
giustizia per i consumatori e le loro associazioni.
Proposte:
1. Semplificazione dell’accesso alla class action
Attualmente il consumatore deve farsi carico dell’azione giudiziaria di
classe, sia come proponente sia come aderente al gruppo, e deve per questo
rivolgersi a un avvocato oppure dare mandato all’avvocato dell’associazione
proponente per depositare alla Cancelleria del Tribunale l’atto di adesione e
la documentazione. Anche la scelta di assegnare la competenza a valutare
l’ammissibilità delle class action solo ai tribunali dei capoluoghi di regione
crea problemi di accesso. Alla fine ci si dovrà quasi sempre rivolgere ai già
intasati tribunali di Roma e Milano
2. Estensione del campo di applicazione della class action
Il campo di applicazione della legge è stato limitato: per presentare
una richiesta di risarcimento collettivo è necessario che i diritti dei
componenti della classe da tutelare siano identici.
3. Eliminazione dei disincentivi a intraprendere azioni di tutela
Beffarda e disincentivante è la disposizione che prevede che qualora il
proponente, anche il singolo individuo, presenti un’azione manifestamente infondata
oppure non sia in grado di curare adeguatamente gli interessi della classe è
tenuto a pagare sia le spese di pubblicità della decisione di inammissibilità
operata dal giudice, sia gli eventuali danni per responsabilità aggravata,
quali quelli di immagine, procurati all’impresa chiamata in giudizio.
COMMENTO
Liberalizzazioni
Le
liberalizzazioni di per sé, anche se
io ne fui una vittima, non sono negative. Anzi, se fatte bene, si concretano in
un vantaggio per i consumatori, come è stato in particolare per il mio ex
settore di appartenenza, quello telefonico, o in parte per l’energia; non altrettanto,
invece, nel settore assicurativo o bancario. Questo è il motivo per cui esse
costituiscono uno dei compiti istituzionali della UE.
Lo
stesso dicasi per le privatizzazioni, che di solito le accompagnano. E qui ci
sono le note più dolenti. Quando, cioè, al monopolista pubblico si è sostituito
il monopolista privato, come è stato nel caso delle aziende delle autostrade.
Le critiche si possono estendere senza dubbio alle costose Autorità di
controllo, efficaci nelle telecomunicazioni, meno nell’energia, molto
insoddisfacenti, visti i risultati, in tutti gli altri settori.
Infine,
osservo che una delle vittime delle privatizzazioni fu il Gruppo IRI (nel quale
operavano le aziende di telecomunicazione, sotto la finanziaria STET), la più
grande conglomerata italiana; la sua scomparsa ha avuto almeno 2 conseguenze
negative: la prima, la riduzione drastica del numero dei cosiddetti campioni
nazionali (v. la Francia), cioè di aziende aventi una taglia congrua per
competere in un mercato globale come quello attuale; la seconda, la perdita di
aziende del settore privato in cui c’erano le risorse finanziarie ed umane per
fare della buona ricerca (R&S), ora molto deficitaria.
Ps:
Uno dei più noti e tenaci avversari dello smembramento e della privatizzazione
dell’IRI (conseguenza, in buona parte, della normativa UE) fu l’ex ministro
dell’Industria Giuseppe Guarino, che ora ha appena dato alle stampe un libro di
critica al “fiscal compact”. (Fonte: “L’Espresso” di venerdì 9/11 scorso [*]).
[*]
L’EX MINISTRO GUARINO - FISCAL COMPACT FUORI LEGGE
Il
Fiscal compact? Incostituzionale. Anzi di più, illegittimo secondo gli stessi
Trattati europei. Una boutade di Beppe Grillo? No, sono le opinioni sostenute
in un saggio zeppo di riferimenti legislativi scritto da Giuseppe Guarino,
professore emerito di Diritto amministrativo alla Sapienza di Roma e già
ministro delle Finanze e dell’Industria. “Euro, venti anni di depressione” è il
titolo dell’analisi dell’ex ministro. Il capitolo clou è il sedicesimo su
“Esame del Fiscal compact, contrasto con i trattati e con il diritto
dell’Unione europea”. La tesi finale di Guarino è che «il Fiscal compact si è
proposto di modificare i trattati vigenti ma eludendo gli ostacoli derivanti
dai suoi vincoli procedimentali». Quanto al merito, per gli Stati «le misure
provocano danni superiori ai benefici».
Banche
Le
proposte sono ottime. Le banche sono
le vere padrone d'Italia. Arroganti come tutti i padroni egoisti. Esose e
scorrette come può esserlo un bottegaio disonesto che bara sul prezzo e sul
peso. Io aggiungo, sull'altro versante, la proposta dell'introduzione della
tassa sulle transazioni finanziarie.
Autorità
di Vigilanza
Un’altra
Autorità? Nel quadro complessivo della PA, la cui inefficienza rappresenta sia
un costo notevole (50 miliardi) per le imprese ed i cittadini, sia un fattore critico
per qualunque strategia di miglioramento e di crescita, abbiamo già notevoli
sprechi delle attuali cosiddette Autorità di Garanzia, infarcite di garanti
strapagati provenienti dalla classe politica e ad essa asserviti e di impiegati
pagati lautamente che in maggioranza non fanno letteralmente nulla (dall’inchiesta
televisiva sullo spionaggio Telecom, risultò che fossero forti fruitori di siti
porno durante l’orario di lavoro; mentre, se capita di ricorrervi per qualche contenzioso,
o non danno risposta o la danno con tempi biblici); addirittura con doppi
stipendi, se si tratti di magistrati
posti fuori ruolo (cioè che ricoprono nuovi incarichi, ma continuano a prendere
– vedi l’ex presidente dell’Antitrust Catricalà - anche lo stipendio precedente,
ora ridotto dal decreto “Salva-Italia” del dicembre 2011 al 25%).
Atteso
che le Autorità hanno autonomia nella definizione del loro regolamento di
funzionamento, occorre dare un’attenta e seria occhiata preliminare anche a
questo aspetto, poiché, con la crisi economica ed occupazionale che sarà lunga
e dura, non ci possiamo più permettere sprechi e sperequazioni inique di
trattamento tra i cittadini-lavoratori.
Assicurazioni
Il
rapporto Impresa assicuratrice/Assicurato è un rapporto asimmetrico, ancor più,
data l’obbligatorietà, di quello tra Banca e Cliente. Le proposte vanno rafforzate, consultando gli
operatori e le Associazioni dei consumatori. Un risultato positivo avrebbe
presumibilmente una ricaduta favorevole come quella sull’eliminazione della
maggiorazione sulle ricariche telefoniche.
Decreto Crescitalia
Le
dieci proposte prioritarie del Partito Democratico nel campo delle
Liberalizzazioni, presentate al Senato. "Deve essere fatto un ulteriore passo
in avanti perché il paese ne ha grande bisogno. Il decreto del governo è il
primo tentativo serio di liberalizzare il mercato". VIDEO
pubblicato il 9
febbraio 2012
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Le proposte del Partito
Democratico/1 - Lavoro
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