martedì 19 maggio 2015

Le proposte del Partito Democratico/4 - Scuola


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 218 del 12-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Le proposte del Partito Democratico/4 - Scuola


LE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO/4

SCUOLA

Nuovo piano straordinario per un’educazione di qualità da 0 a 6 anni.
Trasformare l’asilo nido da servizio a domanda individuale a diritto educativo di ogni bambina e bambino. Assicurare a tutti i bambini un posto nella scuola dell’infanzia.

Dare certezza di risorse alle scuole per innovare la didattica.
Ogni scuola deve poter contare su risorse umane e finanziarie certe per un triennio. Per assicurare continuità e innovare la didattica: assegnare un organico funzionale che includa, anche per reti di scuole, personale stabile per le supplenze brevi e professionalità specializzate a supporto dei ragazzi con bisogni speciali (disabilità, autismo, dislessia, discalculia). Questo sistema comporta molti vantaggi a parità di spesa:
·         il superamento del precariato scolastico;
·         la programmazione certa dei fabbisogni di insegnanti e conseguente piano di reclutamento;
·         la piena autonomia delle scuole nell’organizzazione della didattica per raggiungere l’obiettivo del successo scolastico dei ragazzi e delle ragazze.

Scuola primaria.
Vogliamo l’estensione a tutto il Paese del tempo pieno e del modulo a 30 ore con le compresenze. È dimostrato che questi modelli educativi garantiscono più alti livelli di apprendimento.

Definitiva attuazione del Titolo V.
Gli uffici scolastici regionali, trasferiti dal ministero alle Regioni, alle quali spetta di definire il dimensionamento e il numero delle autonomie scolastiche, la distribuzione nel territorio delle scuole, le specializzazioni nella scuola superiore. Passare dai livelli essenziali delle prestazioni (Lep) ai livelli essenziali degli apprendimenti e delle competenze (Leac), per garantire l’unitarietà dell’ordinamento dell’istruzione: un ragioniere di Torino deve avere le stesse competenze di uno di Trapani, competenze utili a raggiungere gli obiettivi di Lisbona e gli standard internazionali.

Formare e reclutare gli insegnanti di domani.
Serve una terapia d’urgenza per il precariato, immettendo in ruolo a tempo indeterminato coloro che oggi lavorano con incarichi annuali. Non costa molto di più allo Stato e assicura qualità alla scuola. Il personale scolastico deve restare in servizio per non meno di 3 anni nella stessa scuola per garantire la continuità didattica. No alla chiamata diretta. Introdurre la formazione in servizio obbligatoria e certificata.

Lotta alla dispersione.
Il tasso più alto di dispersione scolastica si ha tra gli 11 e i 16 anni. Servono quindi dei raccordi tra medie e biennio delle superiori che vogliamo unitario, per aiutare i ragazzi a fare scelte più consapevoli.
Obbligo di istruzione a 16 anni. Realizzare in tutta Italia le anagrafi regionali degli studenti (ad oggi ne abbiamo 11 su 20 Regioni).

Investire sull’istruzione tecnica e professionale di qualità.
Armonizzare il sistema dell’istruzione, di competenza dello Stato, con quello della formazione professionale, di competenza delle Regioni. Il divario territoriale è una delle criticità più rilevanti, da affrontare con:
·         la fissazione dei Livelli essenziali di apprendimento e competenze;
·         la legge sull’apprendimento permanente;
·         il riconoscimento, la validazione, la certificazione pubblica dei crediti e delle competenze e l’accreditamento delle strutture formative.

Piano straordinario per l’edilizia scolastica.
Due scuole su tre non sono a norma di legge. In Italia solo il 46% delle scuole ha il certificato di agibilità statica, contro il 98% della Germania, il 93% della Francia e il 92% dell’Inghilterra. Le risorse stanziate, anche dall’ultimo governo di centro sinistra, spesso non possono essere spese dagli enti locali, per i vincoli imposti dal “patto di stabilità” interno. Chiediamo per questo che dal patto vengano escluse le spese per l’edilizia scolastica.

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Il diritto alla scuola d’infanzia, la continuità didattica, scuole efficienti, funzionanti e sicure, istruzione tecnica e professionale di qualità, lotta alla dispersione. _____________________________________________________________


“Lo scopo principale della vita da cui dipendeva ogni felicità” (Lev Tolstoj, Anna Karenina).

Ciascuno di noi è il prodotto di 2 fattori: i geni e l’educazione: il primo è una variabile non controllabile, un dato immodificabile, a meno che non si prenda in considerazione l’eugenetica; il secondo è invece una variabile controllabile, attraverso l’interazione con l’ambiente: familiare, scolastico, sociale. Possiamo chiamare questa interazione “educazione”.
Il processo educativo dovrebbe svolgersi considerando, nell’ordine indicato, questi 3 ambiti, che sono complementari ed uno la necessaria premessa dell’altro.

Famiglia
L’educazione deve partire dalla gravidanza e nei primi 3 anni di vita dei figli. E’ questa la fascia d’età critica; infatti, è in questo lasso di tempo che si formano le sinapsi, che legano i neuroni, ma esse si fissano a condizione che vengano utilizzate/stimolate dall’educazione.
La soluzione per crescere individui intelligenti e forti: in famiglia (in senso lato) e poi a scuola, è tenendo insieme la dimensione affettiva (amore) con la dimensione etico-normativa (regole): la sola educazione positiva, completa e che costituisce un fattore protettivo enorme; la sola capace di formare individui forti ed equilibrati, e non soggetti deboli e con l’idiosincrasia alle valutazioni ed ai controlli.
(Cfr., al riguardo, gli studi sulla resilienza, che hanno riguardato i bambini reduci dai campi di sterminio nazisti e, nonostante questo, diventati uomini e donne di successo).
Occorre seguire – in una sana logica di benchmarking – i dettami del migliore, più innovativo, più efficace e meno costoso metodo, quello finlandese (cfr., tra l’altro, l’illuminante articolo del prof. Massimo Ammaniti su “la Repubblica” del 26.7.2007 “Bambini, prendiamo esempio dalla Finlandia” http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/07/26/bambini-prendiamo-esempio-dalla-finlandia.html ); occorre implementare un metodo simile, capace più e meglio degli altri di affrontare, in un’ottica di prevenzione, oltre al rischio – quantificabile nel 20% circa dei casi – di fenomeni di depressione della madre e di problemi altrettanto seri, di vario genere, riguardanti i piccoli figli, e l’inconsapevole e meccanico “trasferimento” – a causa della coazione a ripetere che perpetua una “catena”, che va quindi spezzata in tempo – dalla madre al figlio – ed ancor più alla figlia – di comportamenti inconsapevolmente dannosi e pregiudizievoli allo sviluppo affettivo normale del figlio, origine di futuri problemi, di aiutare i genitori nell’opera difficile dell’educazione dei figli. (Cfr. Progetto educativo).

Scuola
E’ necessario: il riequilibrio del rapporto numerico docenti uomini-donne; il miglioramento delle performance didattiche, segnatamente in matematica; l’incremento delle iscrizioni alle Facoltà scientifiche e del numero dei laureati – assoluto e relativo – nelle stesse; l’immissione nel circuito educativo di tonnellate, vagoni, bastimenti di logica e di sano pragmatismo (vogliamo o no avvicinarci ai paesi più evoluti): logica greca e pragmatismo anglosassone, per dare nuova linfa all’albero bimillenario della nostra civiltà, per farci dire, con il grande imperatore romano Adriano: “[…] tutto quel che c’è in noi di armonico, cristallino e umano ci viene dalla Grecia. Ma mi veniva fatto, a volte, di dire a me stesso ch’era stato necessario il rigore un pò austero di Roma, il suo senso della continuità, il suo gusto del concreto, per trasformare ciò che in Grecia restava solo mirabile intuizione dello spirito, nobile slancio dell’animo, in realtà.” (Margherite Yourcenar, Memorie di Adriano);

Organismi socio-culturali
Essi devono divulgare modelli maschili e femminili positivi, esempi di passione civile e civiche virtù; avere attenzione particolare ai concreti processi educativi riguardanti le donne (“Chi educa un bambino educa un uomo, chi educa una bambina educa una famiglia”), per misurarne le ricadute pratiche, anche quelle di ordine sociale; diffondere e promuovere assiduamente concetti-guida quali “Io, italiano (in particolare meridionale), non sono un padreterno, quindi perfetto: posso migliorare”, o anche “La lamentela è peccato”, ed insegnamenti culturali favorenti il senso civico, l’etica della responsabilità, la propensione al rischio, la partecipazione.

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Il ruolo dell’educazione - in famiglia e a scuola - nella formazione di cittadini pensanti e felici: un approccio innovativo
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L’istruzione è alleanza famiglia-scuola
Questione femminile, questione meridionale, rivoluzione culturale e progetto educativo

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InGenere   -   I nidi fanno bene a genitori e figli

Test di valutazione.
Io ho lavorato per 25 anni nell’ambito del controllo economico di una grossa impresa, con capitale a maggioranza pubblico. Poiché era ricca e guadagnava molto e vi comandavano al suo interno quelli della produzione, che dovevano essere i controllati, il controllo era molto lasco, edulcorato. Poiché allora ero molto ingenuo, io invece lo esercitavo con imparzialità, rigore e severità. Mal me ne incolse.
Ho fatto questa premessa per dire che conosco bene il problema. Nessuno ama il controllo; in Italia è particolarmente mal sopportato.
Ma la valutazione ed il controllo dei risultati sono consustanziali alla valutazione del merito. In Italia, si fa fatica ad affermare questo principio. per ragioni storiche e culturali.
Il nostro è un popolo antico, cinico, a-meritocratico e mammone.
I soggetti principali, checché se ne dica, che hanno agito e continuano ad agire in profondità e ne costituiscono il sostrato culturale più autentico - e conservatore - sono, da una parte, mamma-Chiesa - oscurantismo, nepotismo, controriforma, anti-giansenismo (non è l’uomo che si deve elevare per meritare la grazia, operando bene, ma il contrario) e, dall’altra, la donna-mamma, soggetto dominante nella sfera privata. In Italia, soprattutto al Sud, vige il matriarcato. Ora la donna ha preso in mano anche le redini della scuola.
Poi ci si meraviglia che il mammone Silvio Berlusconi sia refrattario alle regole ed ai controlli…
La soluzione è nell’educazione, prima in famiglia (in senso lato) e poi a scuola, che devono svolgerla – ribadisco - tenendo insieme la dimensione affettiva (amore) con la  dimensione etico-normativa (regole): la sola educazione positiva, completa e che costituisce un fattore protettivo enorme; la sola capace di formare individui forti ed equilibrati, e non soggetti deboli e con l’idiosincrasia alle valutazioni ed ai controlli.

Gli insegnanti rifiutano l’autovalutazione, e i premi, della Gelmini
SE L’ESAME NON SERVE NE’ AGLI STUDENTI, NE’ AGLI INSEGNANTI, NE’ ALLO STATO CHE VUOL VALUTARE GLI UNI E GLI ALTRI
Articolo di Andrea Ichino pubblicato su Il Sole 24 Ore del 23 luglio
IL RIFIUTO DELLA MAGGIOR PARTE DELLE SCUOLE TORINESI NEI CONFRONTI DELLA SPERIMENTAZIONE IN MATERIA DI VALUTAZIONE E INCENTIVO ALL’EFFICIENZA SOLLECITA A UNA MIGLIORE COMUNICAZIONE POLITICA SU QUESTO TERRENO
Editoriale di Andrea Ichino, pubblicato su il Sole 24 ore il 12 gennaio 2011. In argomento leggi anche l’articolo pubblicato su The Economist, il 6 gennaio 2011
“Sono poche le scuole che hanno accettato di ospitare le due sperimentazioni Ministeriali finalizzate a disegnare un sistema di valutazione e di riconoscimento del merito nel mondo dell’istruzione. Eppure, numerose indagini dicono che almeno 2 insegnanti su 3 vorrebbero essere valutati e vorrebbero vedere riconosciuti i meriti individuali. (…).”.
PERCHE’ E’ GIUSTA LA SCELTA COMPIUTA DALLA MINISTRA GELMINI DI SOTTOPORRE A ESPERIMENTO LE DUE ALTERNATIVE IN MATERIA DI VALUTAZIONE E INCENTIVAZIONE NEL SETTORE DELL’ISTRUZIONE PUBBLICA: QUELLA RIFERITA ALL’ISTITUTO SCOLASTICO E QUELLA RIFERITA AL SINGOLO DOCENTE
Editoriale di Andrea Ichino, pubblicato sul Sole 24 Ore del 20 novembre 2010
IL RIFIUTO DELLA SPERIMENTAZIONE DA PARTE DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI TORINESI E’ GIUSTIFICATO, NEL CONTESTO DETERMINATO DALLE SCELTE DI QUESTO GOVERNO – SONO NECESSARI PROGRESSI NON EFFIMERI IN DIREZIONE DI UNA SCUOLA DI LIVELLO EUROPEO - IL DIBATTITO POLITICO DEVE PRECEDERE QUELLO TECNICO
Articolo di Giovanni Bachelet, pubblicato sul Sole 24 ore il 18 gennaio 2011, in risposta all’articolo di Andrea Ichino, pubblicato sul Sole 24 Ore il 6 gennaio 2011. Segue una breve risposta dello stesso Andrea Ichino.
COME DIMOSTRANO LE MIGLIORI ESPERIENZE STRANIERE, LA DISPONIBILITA’ DI DATI SULL’INTERA CARRIERA SCOLASTICA DI CIASCUNO STUDENTE E’ PREZIOSA NON SOLTANTO PER L’ORGANIZZAZIONE STESSA DEL SERVIZIO SCOLASTICO, MA ANCHE PER LA SUA VALUTAZIONE E PER LA RICERCA SCIENTIFICA – VIETARLA IN NOME DELLA TUTELA DELLA PRIVACY  E’ UN ERRORE GRAVE DI VERO E PROPRIO OSCURANTISMO, CHE SI RITORCE CONTRO GLI STUDENTI STESSI CHE SI VOGLIONO PROTEGGERE
Articolo di Andrea Ichino pubblicato sul Sole 24 Ore del 21 settembre 2010 – Segue la replica della Responsabile per la Scuola del PD, Francesca Puglisi, pubblicata sullo stesso quotidiano il 25 settembre
si fida della sua correttezza e imparzialità. Le sperimentazioni ministeriali sulla valutazione, che gli insegnanti hanno platealmente rifiutato, puntavano, senza pregiudizi, a verificare nel concreto l’utilità delle informazioni fornite dai test standardizzati, da ispettori esterni, oppure dalla percezione dei “pari” e dell’utenza all’interno di ciascuna scuola riguardo alla reputazione e…
LO STATO OGGI SPENDE 233 EURO ALL’ANNO PER CIASCUNO STUDENTE PER UN INSEGNAMENTO DI EDUCAZIONE FISICA DI CONTENUTO MEDIAMENTE INFIMO: STANTE L’ASSENZA IN QUESTA MATERIA DI IMPLICAZIONI IDEOLOGICHE, NON SAREBBE MEGLIO DISTRIBUIRE UN VOUCHER DI PARI IMPORTO, CHE CONSENTISSE A CIASCUN INTERESSATO DI SCEGLIERSI IL SERVIZIO MIGLIORE, SIA ESSO OFFERTO DALLA SCUOLA PUBBLICA O DA PALESTRE PRIVATE?
Articolo di Andrea Ichino, pubblicato sul Sole 24 Ore il 25 luglio – Segue la replica dello stesso Autore alle numerose lettere pervenute al quotidiano –
A CHI CONVIENE BARARE AI TEST INVALSI? *
di Paolo Sestito 05.06.2012
Le prove Invalsi su base universale servono in primo luogo a dare a tutte le singole scuole uno specchio sulla propria specifica situazione. Ecco perché chi "imbroglia" fa del male innanzitutto a se stesso. Quest'anno l'Istituto non restituirà le prove nelle situazioni dove i dati non risultino affidabili e cercherà di migliorare la conduzione e i controlli sull'espletamento delle prove. Ma più che in un'attività di repressione, l'Invalsi si impegnerà a favorire una maggiore informazione e un più trasparente dibattito sul contenuto e sulle finalità del test.
ECCO PERCHÉ C'È CHI BARA NEI TEST INVALSI
di Gerard Ferrer Esteban 19.06.2012
Le prove Invalsi sono in alcune aree inaffidabili perché i risultati derivano da comportamenti scorretti. Se nella scuola primaria sono spesso gli insegnanti a dare una mano ai loro allievi, alle medie sono gli studenti che cercano di copiare le risposte dai loro compagni. In entrambi i casi si tratta di fenomeni di compensazione. Si bara di più nelle scuole con una situazione meno privilegiata o dove si registrano più difficoltà nell'apprendimento della disciplina. Una soluzione potrebbe essere quella di adottare un modello di valutazione basato sul progresso cognitivo.
INVALSI SENZA BARARE
I test Invalsi sono un momento imprescindibile nella valutazione dell'istruzione in Italia. Ma uno studio mostra che nelle scuole dove era prevista la presenza di un osservatore esterno il tasso medio di risposte esatte si riduce. Non solo nella classe monitorata, ma in tutta la scuola. Accade in particolare al Sud. Le spiegazioni possono essere diverse, ma in quelle classi è anche meno probabile che molti studenti diano risposte simili, come invece avviene spesso in presenza di comportamenti scorretti. È un effetto di cui tener conto nel valutare i risultati.
COME SI VALUTERANNO LE SCUOLE
a cura di  Sheila Bombardi  14.09.2012
Varato dal Consiglio dei ministri il regolamento sul sistema nazionale di valutazione per istruzione e formazione. L'obiettivo dichiarato è il miglioramento della qualità dell'offerta formativa e degli apprendimenti. Il processo di valutazione si focalizza sull'istituto, sui risultati finali misurabili, sul Pof e sulla sua organizzazione, facendo leva sui principi di responsabilità dell’autonomia. Nessuna relazione con il profilo professionale dei docenti o con la loro produttività. L'iter di approvazione del Dpr è però ancora lungo.



Post precedenti:

Le proposte del Partito Democratico/1 - Lavoro

Le proposte del Partito Democratico/2 – Famiglia e Politiche sociali

Le Proposte del Partito Democratico/3 - Fisco


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