A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 197 del 23-10-2012 (trasmigrato da
IlCannocchiale.it)
Bersani vs
Renzi: economia mista o liberismo?
Come scriveva già Adam Smith, [1] esistono tre tipi di economia:
a) quella liberista; b) quella mista; e c) quella statale.
In Italia, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, c’è sempre stata un’economia mista, alla quale è consustanziale la programmazione economica, [2] della quale la politica industriale è un di cui, parte integrante del credo socialdemocratico. Esiste il dettato costituzionale a prevederlo [2] e c’è ancora un ministero del Bilancio e della Programmazione economica, anche se da tempo è stato incorporato nel MEF. [3]
La globalizzazione - alimentata anche dal credo neo-liberista - col suo corollario di competizione sui costi, delocalizzazioni e de-regolazione delle banche e dei mercati finanziari; e l’UE, che ha avocato a sé – con linee-guida strategiche, [4] regolamenti e direttive (che sono provvedimenti normativi con valore vincolante per gli Stati membri) e flussi finanziari – la politica economica con segno liberista (liberalizzazioni, leggi antitrust e divieto di aiuti di Stato), hanno mutato in buona parte la situazione. Ma, mi chiedo, a prescindere dal mio credo socialdemocratico, come può l’Italia, nella visione affermata da Renzi, rinunciare ad interventi di programmazione economica per lo sviluppo del Mezzogiorno (un terzo del Paese) o per recuperare le posizioni perdute nella divisione internazionale del lavoro, unico modo, considerata la prevista debolezza per molti anni della domanda interna, per creare nuova occupazione?
[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Smith
In Italia, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, c’è sempre stata un’economia mista, alla quale è consustanziale la programmazione economica, [2] della quale la politica industriale è un di cui, parte integrante del credo socialdemocratico. Esiste il dettato costituzionale a prevederlo [2] e c’è ancora un ministero del Bilancio e della Programmazione economica, anche se da tempo è stato incorporato nel MEF. [3]
La globalizzazione - alimentata anche dal credo neo-liberista - col suo corollario di competizione sui costi, delocalizzazioni e de-regolazione delle banche e dei mercati finanziari; e l’UE, che ha avocato a sé – con linee-guida strategiche, [4] regolamenti e direttive (che sono provvedimenti normativi con valore vincolante per gli Stati membri) e flussi finanziari – la politica economica con segno liberista (liberalizzazioni, leggi antitrust e divieto di aiuti di Stato), hanno mutato in buona parte la situazione. Ma, mi chiedo, a prescindere dal mio credo socialdemocratico, come può l’Italia, nella visione affermata da Renzi, rinunciare ad interventi di programmazione economica per lo sviluppo del Mezzogiorno (un terzo del Paese) o per recuperare le posizioni perdute nella divisione internazionale del lavoro, unico modo, considerata la prevista debolezza per molti anni della domanda interna, per creare nuova occupazione?
[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Smith
[2] programmazióne
(economia)
Definizione
Regolamentazione dell'economia di un Paese a sistema capitalistico (con un'economia tutta di mercato o anche mista) secondo un programma prestabilito e al fine di promuovere uno sviluppo equilibrato in tutti i settori (vedi anche piano).
Cenni storici
Il primo dibattito relativo alla programmazione in Italia si svolse in sede di Assemblea Costituente e portò alla stesura dell'art. 41 della Costituzione (“la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”). [...
http://www.sapere.it/enciclopedia/programmazi%C3%B3ne+(economia).html
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Ministero_dell'Economia_e_delle_Finanze
[4] http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm
Voci collegate:
http://www.treccani.it/enciclopedia/socialismo/
http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Ruffolo
http://www.utopie.it/economia_sostenibile/capitalismo.htm
http://www.utopie.it/economia_sostenibile/sistemi_economici.htm
Definizione
Regolamentazione dell'economia di un Paese a sistema capitalistico (con un'economia tutta di mercato o anche mista) secondo un programma prestabilito e al fine di promuovere uno sviluppo equilibrato in tutti i settori (vedi anche piano).
Cenni storici
Il primo dibattito relativo alla programmazione in Italia si svolse in sede di Assemblea Costituente e portò alla stesura dell'art. 41 della Costituzione (“la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”). [...
http://www.sapere.it/enciclopedia/programmazi%C3%B3ne+(economia).html
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Ministero_dell'Economia_e_delle_Finanze
[4] http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm
Voci collegate:
http://www.treccani.it/enciclopedia/socialismo/
http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Ruffolo
http://www.utopie.it/economia_sostenibile/capitalismo.htm
http://www.utopie.it/economia_sostenibile/sistemi_economici.htm
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