A causa delle avarie frequenti della
piattaforma IlCannocchiale, dove - in
4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente.
O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a
fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con
quelli nuovi.
Post n. 209 del 06-11-2012 (trasmigrato da
IlCannocchiale.it)
La zavorra
mentale che prolunga la crisi economica italiana
Ecco
un bell’articolo, chiaro, intelligente e concreto, che spiega bene i nessi tra
profilo anagrafico (W la rottamazione!) ed intellettivo dell’imprenditore e propensione
all’innovazione anziché alla conservazione, alla valorizzazione del capitale
umano anziché al suo sfruttamento giocando al ribasso, ed una politica
industriale efficace che incentivi le produzioni a maggior valore aggiunto (che
aumentano la “produttività” nella forma più virtuosa non con lo sfruttamento
“cinese” delle risorse umane), per reagire alla crisi nella maniera più idonea.
La
scuola che servirebbe è quella che, nelle sue varie articolazioni e con gli
strumenti che le sono propri, partecipa a questo sforzo collettivo ed asseconda
il processo di mutazione collettiva prima culturale, poi tecnica ed
organizzativa.
Dobbiamo
crescere come popolo, cioè un insieme di individui uniti da un patto sociale,
che trascende l’ambito familiare, e certe volte le soluzioni sono più semplici
di quel che sembra, ma purtroppo si è creata una zavorra mentale di
conservazione e resistenza al cambiamento (è la famiglia il luogo del
“delitto”, è lì che bisogna intervenire; cfr. i genitori che s’interrogano sul
mistero dei figli, e poi si scopre che dipende – chessò – “semplicemente” dalla
carenza di amore e/o di disciplina congrua e/o dalla repressione delle loro
curiosità sessuali da piccoli) che c’impedisce di individuarle e metterle in
pratica. E invece ci tocca soffrire, chissà per quanto tempo ancora...
competitività, mercato del
lavoro, politica
industriale – di Andrea Ricci - 02/11/2012
Imprese da cambiare. Con la politica industriale
Imprenditori più vecchi e meno istruiti che nel resto d’Europa, imprese più
piccole e a bassa tecnologia, incentivi al precariato e non agli investimenti.
La politica industriale dovrà fare i conti con queste ragioni del declino
italiano
Post collegato:
La globalizzazione non è un
gioco equo
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2760049.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/la-globalizzazione-non-e-un-gioco-equo.html
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