giovedì 21 maggio 2015

Le proposte del Partito Democratico/6 - Salute


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 232 del 24-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Le proposte del Partito Democratico/6 - Salute


LE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO/6

SALUTE
La nostra iniziativa sulla salute punta non solo al benessere delle persone, ma anche all’interesse della collettività. Perché la salute è la più grande delle ricchezze, sia per gli individui che per la società. In questo scenario, la nostra iniziativa politica sulla salute, dovrà puntare non solo al benessere delle persone e alla promozione della salute, ma anche ad interventi di prevenzione nei luoghi di vita e di lavoro. Dal Nord al Sud d’Italia, vogliamo riaffermare gli obiettivi e i valori “forti” che costituiscono la base di un sistema sanitario equo, universale e solidale ma anche efficiente e di qualità.

La sanità deve restare pubblica.
Il servizio sanitario nazionale italiano è un caposaldo della nostra democrazia. Per questo ribadiamo la necessità di mantenerne il carattere universalistico, finanziato dalla fiscalità generale, quale garanzia dell’uniformità nella quantità, qualità ed appropriatezza delle prestazioni e dei servizi sanitari in tutto il Paese. Per questo diciamo un convinto NO al tentativo strisciante del governo di privatizzare intere fette del servizio sanitario con il progressivo e costante taglio alle risorse finanziarie per la sanità pubblica, scaricando ulteriori oneri sui cittadini che sempre più spesso devono fronteggiare a loro spese malattie ed esigenze assistenziali. La sanità non ha bisogno di tagli, perché la spesa italiana per la salute resta tra le più basse tra i Paesi europei con noi confrontabili (Germania, Francia, Gran Bretagna). Ha invece bisogno, per rendere sostenibile il sistema, di essere ben governata e ben gestita in un quadro di finanziamenti certi e compatibili con i bisogni reali di assistenza dei cittadini. Ed è in questo quadro e con queste premesse che pensiamo possa svilupparsi anche una opportuna collaborazione con il privato e con il “Terzo settore” nei diversi ambiti di intervento della sanità, valorizzando energie, risorse e competenze del mondo imprenditoriale e della società civile in una compiuta logica di sussidiarietà.

La “Questione sanitaria nel mezzogiorno”: una priorità per l’Unità del paese.
La situazione della sanità nelle regioni meridionali non è più accettabile. La sfida di una sanità efficiente e di qualità anche in queste regioni deve diventare una “grande questione nazionale”, perché rappresenta un’oggettiva debolezza della coesione del Paese e mette a rischio anche la tenuta complessiva del Servizio Sanitario Nazionale. Le politiche avviate negli ultimi anni hanno posto la questione su un piano esclusivamente economicistico, senza alcuna attenzione al vincolo del rispetto dei Livelli essenziali di assistenza. I Piani di rientro e i commissariamenti, infatti, se hanno certamente messo in evidenza il problema del riequilibrio finanziario e del controllo della spesa, non hanno indotto a comportamenti virtuosi visibili. Anche perché è difficile interrompere i meccanismi politici e burocratici che hanno determinato le decisioni e le scelte operative precedenti quando si opera in una sostanziale continuità. Per questo crediamo opportuno un ripensamento sulla questione dei commissariamenti, inserendo forme più efficaci di controllo esterno e di affiancamento che si basino soprattutto sullo sviluppo delle buone pratiche. Se non ci sarà una svolta il Mezzogiorno è condannato a restare prigioniero delle sue debolezze strutturali che rendono ancora più facile le infiltrazioni e le connessioni tra sanità e criminalità organizzata. Una svolta che non può prescindere da una forte presa di posizione sulla trasparenza, la professionalità e l’onestà di chi detiene la responsabilità della sanità meridionale, nelle sue diverse funzioni e articolazioni.

Il federalismo che vogliamo.
I provvedimenti attuativi del federalismo fiscale, e in particolare i cosiddetti “costi standard sanitari”, devono essere profondamente modificati. Il calcolo del fabbisogno finanziario delle Regioni non può infatti essere ancorato ai soli indicatori di consumi sanitari per classi di età, come è stato sino ad oggi e come resta invariato anche con questo decreto. Occorre considerare anche altri indicatori fondamentali, come il livello sociale, lo stato di salute, il livello di ammodernamento tecnologico e strutturale, la presenza di strutture e servizi sul territorio. Per dare vita a un Federalismo solidale e responsabile poniamo quindi questi principali obiettivi:
·         costi standard adeguati e basati su criteri che non penalizzino le realtà più disagiate;
·         approvazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza, bloccati da mesi per il veto di Tremonti, per rispondere adeguatamente ai nuovi bisogni, a partire dall’invecchiamento e dalla non autosufficienza, dalle malattie croniche e alle nuove emergenze sanitarie;
·         sviluppo di efficaci politiche di prevenzione sanitaria, a partire dagli stili di vita e dalla diffusione omogenea in tutto il Paese dei programmi di screening e vaccinazione per le malattie prevenibili;
·         politiche efficaci di integrazione e razionalizzazione degli interventi a cavallo tra la sanità e il sociale, per favorire un migliore impiego delle risorse e un maggior coordinamento degli interventi assistenziali;
·         accelerazione del processo di riorganizzazione della medicina di famiglia in forma aggregata e del complesso dei servizi territoriali, per dare risposte assistenziali appropriate, facilitare il governo della domanda e consentire agli ospedali di fare meglio il loro lavoro, che è quello di curare e assistere le emergenze e le malattie nella loro fase acuta, evitando ricoveri inutili e dispendiosi;
·         prevedere un sistema adeguato di valutazione della qualità delle cure e dell’uniformità dell’assistenza in tutte le Regioni, attraverso un monitoraggio costante dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi, affidato a un organismo indipendente garante dell’equità e dell’uguaglianza nel diritto alla salute dal Nord al Sud del Paese.
La salute deve stare fuori dagli “affari” e i partiti fuori dalle nomine.
Senza legalità e trasparenza non ci può essere efficienza, qualità, vera attenzione ai bisogni. Senza legalità e trasparenza i soldi non basteranno mai perché prevarranno gli sprechi, i favori, le regalie. Senza legalità e trasparenza i medici, gli infermieri, gli stessi direttori generali di Asl e ospedali avranno le mani legate da accordi sottobanco e da interessi che con la tutela della salute dei cittadini non hanno nulla a che fare. E di trasparenza si deve parlare anche quando si parla di nomine. Sia dei manager che dei Dirigenti medici apicali, troppo spesso oggetto di feroci logiche di lottizzazione. Occorrono nuovi meccanismi di selezione della classe dirigente del servizio sanitario basati esclusivamente sul merito. In questo quadro, quindi, la nomina dei direttori generali deve avvenire sulla base di un trasparente processo di selezione e di confronto delle candidature, verificato da organismi tecnici indipendenti. Al quale dovrà seguire una valutazione costante dell’operato dei neo direttori generali, basata non solo sugli aspetti della gestione economico-finanziaria, ma anche sulle strategie e i risultati di salute ottenuti.

La sanità è fattore di sviluppo per il paese, non una palla al piede.
Investire in sanità vuol dire muovere risorse, uomini, know how, con tanto “made in Italy” che il mondo ci invidia per capacità ideative e realizzative. Già oggi a fronte di un carico in termini di spesa pubblica del 7,2% sul Pil, la sanità rappresenta il 12,8% dello stesso Pil in termini di “ricchezza” prodotta. Per questo vogliamo riaprire il “cantiere della sanità”, per l’ammodernamento e la messa in sicurezza delle strutture sanitarie, e per una nuova politica di promozione della ricerca italiana, capace di attirare gli investimenti esteri nel nostro Paese, ponendo fine alla vergognosa “fuga dei cervelli” che colpisce soprattutto i nostri giovani ricercatori.

Il confronto con gli operatori della sanità.
Siamo decisamente al fianco di medici, infermieri e di tutti gli altri sanitari che dedicano la loro vita alla salute dei cittadini. Per questo vogliamo aprire immediatamente un confronto permanente con tutti gli operatori. Un vero e proprio “laboratorio sanità”, per affrontare tutti i temi legati allo sviluppo della professionalità di questi operatori a partire dalla formazione, dalla ricerca, dalla autonomia professionale, dal loro coinvolgimento diretto nel governo clinico delle aziende sanitarie, senza dimenticare il rischio che stiamo correndo di una prossima drammatica carenza di medici e di altre figure professionali che metterà a rischio la stessa qualità dell’assistenza sanitaria.

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Un sistema sanitario equo, universale e solidale ma anche efficiente e di qualità. Il Mezzogiorno come priorità. Legalità e trasparenza. Sviluppo delle professionalità.
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 ASSEMBLEA NAZIONALE PD del 4 e 5 febbraio 2011
·         Commissione Sanità

La salute in tutte le politiche

Servizio Sanitario Nazionale (Italia)

Legge 833/78
Da Wikisource.
La Legge 833/78 Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (detta anche  Riforma Sanitaria) del 23 dicembre 1978, è una legge della Repubblica Italiana che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale, sopprimendo il sistema mutualistico. E' stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 360 del 28 dicembre 1978.

IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
I valori e i punti di forza del SSN
I principali indicatori del SSN
Il sistema sanitario italiano nel confronto internazionale

Sistemi Sanitari Comparati
Milano 28 ottobre 2011
Annalisa Ornaghi

ISTAT
Health for All – Italia
Sistema informativo territoriale su sanità e salute
Versione di giugno 2011

WORLD HEALTH ORGANIZATION (OMS)
World Health Statistics

WORLD HEALTH ORGANIZATION (OMS)
Countries
Italy

Legge 833/1978 – Riforma sanitaria
Un elemento innovativo della legge 833/1978 era la partecipazione dei cittadini al controllo delle USL, dominate dai partiti politici. Rammento che, nella mia breve attività politico-sociale, proprio facendo leva su un articolo della legge (non sono riuscito a ritrovarlo nel testo di Wikipedia allegato), proposi e riuscii ad organizzare un Comitato di cittadini composto da una trentina di componenti, tra cui un paio di politici (tra gli obiettivi, la raccolta di fondi per l’acquisto di un’autoambulanza, l’organizzazione del gruppo di volontari per il servizio di ambulanza, ecc. Fu quella anche l’occasione per entrare in contatto con la Croce Rossa Italiana, un vero baraccone), che poi man mano, per varie ragioni, non escluso l’aver toccato alcuni interessi (ad esempio, la farmacista, zia di uno dei componenti, che non copriva secondo le regole il servizio notturno) si ridusse al sottoscritto e ad un amico medico, che lavorava alla Guardia Medica. L’unico risultato concreto che ottenemmo fu che riuscimmo a far arrivare alla predetta Guardia Medica una fornitura di dotazioni mediche per fare in modo che i medici di turno non si limitassero, con l’alibi di non disporre di strumenti, attrezzature e materiale medico, soltanto alle prescrizioni. Tutto il materiale arrivò in uno scatolone chiuso, ma – incredibile ma vero - lì vi rimase, poiché la medesima Guardia Medica e l’Ufficiale sanitario si palleggiarono la responsabilità di chi dovesse aprirlo. Cose del Sud.

Riporto il paragrafo del documento approvato dall’Assemblea Nazionale del 4 e 5 febbraio 2011 che sotto certi aspetti ne mutua lo spirito, ma che non figura nelle Proposte.

Un servizio su misura e “misurato” dai cittadini
Una delle principali e giuste critiche dei cittadini al nostro Servizio sanitario è sulla insopportabile lunghezza delle liste d’attesa. Questo Governo ha continuato a fare promesse ma di fatto ha bloccato l’attuazione di una nostra legge, approvata nel 2007, che affrontava con decisione il problema. Garantendo risposte assistenziali in tempi certi (max 72 ore per le urgenze) e fissando precisi paletti per l’esercizio della cosiddetta “intramoenia”. Ebbene, quella legge è rimasta inapplicata, con ripetute proroghe (l’ultima è inserita nel decreto Milleproroghe in discussione in Parlamento). Noi le liste d’attesa le abbiamo affrontate sul serio.
Questo Governo NO.
Ma non basta. Dobbiamo imparare ad ascoltare i cittadini. Per questo vogliamo che siano messi a regime strumenti reali di valutazione delle cure, all’interno dei quali il giudizio del cittadino dovrà avere un peso determinante. E questi giudizi e queste valutazioni devono essere resi pubblici perché la sanità che vogliamo è per e dei cittadini e di nessun altro. E i cittadini devono essere informati sulla capacità e la professionalità di chi li assiste e poter scegliere dove andare anche in base a queste valutazioni.

L'INDAGINE
Malasanità, 326 casi in Italia dal 2009
Maglia nera alla Calabria
Sono i risultati dei lavori della Commissione d'Inchiesta
Ben 223 si sono conclusi con il decesso del paziente
24 ottobre 2011 15:06
MILANO - In quasi 2 anni e mezzo sono stati 470 i casi di malasanità giunti all'esame della Commissione d'inchiesta sugli Errori sanitari, con una media di quasi due al giorno (1,85), di cui 329 terminati con la morte del paziente. A fare però il pienone sono Lazio, Calabria e Sicilia, che insieme totalizzano oltre la metà dei casi (239, rispettivamente 51, 97, 91) tra errori e altre criticità, con una media di 3,6 casi al giorno. Dai dati presentati dalla commissione presieduta da Leoluca Orlando (Idv), che vanno da fine aprile 2009 al 30 settembre 2011, emerge che i presunti errori sanitari sono stati 326, di cui 223 conclusisi con il decesso del paziente.

MAGLIA NERA ALLA CALABRIA - La maglia nera va alla Calabria, con 82 casi di presunti errori e 67 decessi, seguita da Sicilia (57 e 39), Lazio (28 e 17) e Campania (23 e 17). Sul fronte dei presunti errori c'è da segnalare il caso positivo della Sardegna, dove in 29 mesi non ne è stato segnalato nessuno, mentre in Molise uno solo, e anche in Trentino Alto Adige, ma con la morte del paziente. Se a queste cifre si aggiungono anche le altre criticità arrivate all'esame della commissione, la maglia per la regione più virtuosa spetta al Trentino, con un solo caso, seguito da Sardegna e Molise (2), Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Marche (3) e Umbria (4). Le cosiddette regioni virtuose, con la sanità migliore in Italia, si collocano nella seconda parte della classifica, con la Toscana a 29 casi di malasanità (18 decessi), Lombardia a 28 (11 morti), Emilia Romagna 24 (16 morti) e Veneto 23 (13 morti). (Fonte: Ansa)

Ministero della Salute
Assistenza sanitaria italiani all'estero e stranieri in Italia


Il Sole-24 ore
Il buco nero della sanità: 13 miliardi di sprechi negli ospedali pubblici italiani
1 dicembre 2011
Che la sanità italiana peccasse di inefficienza era noto ai più. Ma oggi l'Aiop, l'associazione che riunisce gli ospedali privati, ha provato a quantificare le "mani bucate" della salute della penisola. Ed ecco cosa ha scoperto: gli ospedali pubblici italiani sprecano oltre il 29% dei finanziamenti, pari a circa 13 miliardi di € l’anno. E la maglia nera va alla Calabria dove l’inefficienza ammonta al 46,4%. Una fotografia puntuale contenuta nel IX Rapporto “Ospedali e salute 2011”, presentato a Roma, che è stato redatto dall’associazione guidata da Enzo Paolini in collaborazione con Ermeneia – Studi & strategie di sistema. […].

Salute: italiani fra piu' snelli d'Europa, obesi solo 11,3% uomini e 9,3% donne
In testa alla classifica dei più 'ciccioni' tra i 19 Stati dell'Ue, c'è il Regno Unito
Roma, 25 nov. (Adnkronos Salute) - In tempi di critiche e bassa considerazione dell'Italia in Europa, il Bel paese si prende una piccola rivincita risultando, secondo l'indagine dell'Eurostat condotta tra il 2008 e il 2009, il meno soggetto all'obesità: solo 9,3% delle donne e 11,3% dei maschi over 18, in forte sovrappeso. Meglio hanno fatto solo i Romeni (rispettivamente 8% e 7,6%). In testa alla classifica dei più 'ciccioni' tra i 19 Stati dell'Ue, c'è il Regno Unito, con il 23,9% delle donne (22,1% uomini) e Malta con il 24,7% degli uomini e 21,1% delle donne.
Percentuali basse di obesità tra i due sessi sono state osservate anche in Bulgaria (11,3% donne e 11,6% uomini) e Francia (rispettivamente 12,7% e 11,7%). Il fascino delle donne dell'Est sembra incrinarsi se si leggono i dati dell'obesità nel 'gentil sesso' in Lettonia (20,9%) ed Estonia (20,5% nel 2006). Mentre in Ungheria (21,4%) e Repubblica Ceca (18,4%) sono gli uomini ad aver un girovita troppo largo. Un aspetto che se trascurato, insieme ad uno stile di vita sano e un'alimentazione equilibrata, può trasformarsi in un fattore di rischio per l'infarto, alcuni tipi di tumori e per il diabete. […].

Salute: sani 'per forza', 8 italiani su 10 preoccupati per costo cure
Roma, 25 nov. (Adnkronos Salute) - Sani 'per forza', costretti a non ammalarsi a causa della crisi. Otto italiani su 10 temono di non riuscire a pagarsi un'assistenza sanitaria adeguata, con i portafogli che si svuotano cresce la preoccupazione per i costi dei farmaci e degli esami. E aumentano gli accessi ai medici di famiglia, il vero punto di riferimento sulla salute per ben il 92% dei cittadini, gratuito e facilmente accessibile. "La prevenzione si è trasformata da opportunità in necessità economica", afferma Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) che presenta oggi questi dati, frutto di un sondaggio web, al Congresso nazionale di Firenze. […].

Psicologia: la crisi spaventa italiani, 1 su 3 lascerebbe il Paese
Roma, 23 nov. (Adnkronos Salute) - La recessione economica e la crisi dei mercati spaventa gli italiani. Li fa vivere in uno stato di allarme, tanto che uno su tre lascerebbe il Paese. Prima che vada a rotoli. E' il quadro che emerge da uno studio dell'Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico, eseguito su un campione di 800 persone. […].

Gli psicologi campani in campo per il sostegno dei cittadini
Napoli, 21 nov. (Adnkronos Salute) - Seicento psicologi a disposizione dei cittadini della Campania per consulenze gratuite: un punto di riferimento "in un momento di crisi in cui il disagio si sente di piu', in particolare per quelle fasce di popolazione che non possono piu' contare sui servizi, tagliati per il commissariamento della sanita' regionale", spiega Raffaele Felaco, presidente dell'Ordine degli psicologi della Campania che ha presentato questa mattina a Napoli la settimana del benessere psicologico. […].

Anziani: fare sesso e' il segreto della coppia felice, studio conferma
Milano, 21 nov. (Adnkronos Salute) - E' la passione il segreto della coppia longeva, anche e soprattutto fra gli anziani ultra 65enni. Più spesso fanno sesso, e più sono felici nella vita matrimoniale e non solo. L'invito a mantenere alto il desiderio, 'coltivandolo' a ogni età con rapporti sessuali frequenti, arriva da uno studio Usa presentato a Boston al 64eismo congresso annuale della Società americana di geriatria. […].

Psicologia: Napoli, giovani madri piu' a rischio stress e depressione per taglio servizi</b>
Napoli, 21 nov. (Adnkronos Salute) - Tocca alle neomamme napoletane il poco invidiabile primato di fragilità psicologica. Le giovani madri partenopee, infatti, pagano sulla loro pelle, o meglio sulla psiche, la crisi e i tagli ai servizi. A lanciare l'allarme è l'Ordine degli psicologi della Campania, che oggi apre la nuova edizione della settimana del benessere psicologico: sei giorni dedicati all'argomento con una speciale attenzione, quest'anno, alla famiglia. Molte le iniziative in campo, prima tra tutte l'offerta di visite gratuite in oltre 600 studi professionali. […].

Salute: pensare positivo allunga la vita, chi dice di star bene muore dopo
Zurigo, 9 feb. (Adnkronos Salute/Ats) - L'ottimismo, si sa, aiuta a vivere meglio. Ma pensare positivo fa anche vivere di più. Un gruppo di scienziati svizzeri dell'università di Zurigo ha dimostrato infatti che chi dice di sentirsi bene, anche se magari soffre di acciacchi o 'cova' malattie, proprio grazie al suo 'vedere rosa' riesce a sopravvivere più a lungo. Chi invece si lamenta e giudica pessimo il proprio stato di salute, avvertono i ricercatori nello studio pubblicato su 'Plos One, arriva addirittura a triplicare il rischio di morte. […]

Alla fine degli anni '70, il team diretto da Matthias Bopp dell'Istituto di medicina sociale e preventiva di Zurigo aveva interrogato 8.250 persone su come valutassero le proprie condizioni di salute, sottoponendole al contempo a un esame medico. Oltre 30 anni dopo i ricercatori hanno provato a stabilire un rapporto tra la mortalità dei partecipanti all'indagine e il giudizio che allora avevano espresso. Ne è emerso che "l'autovalutazione ha un forte valore prognostico", riassume l'ateneo elvetico. In particolare, il rischio di morte degli uomini che giudicavano "pessime" le proprie condizioni di salute è risultato, 3 decenni dopo, 3,3 volte maggiore rispetto a quello dei coetanei che si sentivano "molto bene". Andava un po' meglio alle donne 'pessimiste', con una probabilità di morte 1,9 volte superiore rispetto a quella delle coetanee che avevano valutato positivamente la propria salute.
Il rischio di morte, precisano gli autori dello studio, aumenta parallelamente alla negatività dell'autovalutazione: è più alto per chi vede nero, più basso per gli ottimisti, con in mezzo tutti i gradi intermedi.
Poiché è facilmente immaginabile che chi valuta negativamente la propria salute soffra già di qualche malattia, oppure viva in modo poco sano o abbia anche altri fattori di rischio, gli scienziati svizzeri hanno 'corretto' i risultati ottenuti tenendo conto di eventuali elementi concomitanti. Ebbene, l'effetto-longevità dell'ottimismo rimaneva valido: il fatto che le singole persone esaminate fumassero o no, fossero o meno affette da una malattia cronica, assumessero o meno farmaci - assicurano gli autori - modifica pochissimo il legame tra autovalutazione e rischio di morte. Lo stesso vale anche per il valore della pressione arteriosa e per i livelli di zucchero nel sangue.
I risultati dello studio suggeriscono che chi giudica "molto buona" la propria salute in realtà possiede risorse in grado di promuoverla e preservarla, commenta Bopp all'agenzia Ats. Questo non significa, precisa l'esperto, che basta essere ottimisti per mantenersi sani.
Secondo i medici, tuttavia, l'autovalutazione del paziente potrebbe rappresentare un'importante indicazione. La salute, infatti, non è la semplice assenza di malattie, ma un sentirsi bene complessivo: fisico, spirituale, sociale, puntualizza Bopp. "Un buon medico - sostiene il co-autore dello studio David Fäh - non dovrebbe valutare soltanto la presenza o assenza di fattori di rischio e malattie, ma esaminare anche di quali 'risorse di salute' i pazienti dispongono, ed eventualmente promuoverle e consolidarle".

quotidiano sanità.it – Studi e analisi
Censis. Sanità: “Minore spesa non vuol dire migliore spesa”. Cristalizzato gap Nord/Sud
La cura da cavallo cui è stato sottoposto il Ssn, soprattutto nelle Regioni con Piano di rientro ha fatto diventare la questione della “sostenibilità” una mera questione finanziaria. E i cittadini sono molto preoccupati per il razionamento dei servizi.
(in allegato il capitolo del Rapporto dedicato al Welfare)

CENSIS: Italiani bocciano servizio sanitario


Riporto alcuni commenti relativi ad un esame comparativo tra le Regioni Campania e Lazio, entrambe commissariate a causa dello sforamento della spesa sanitaria, da me pubblicati nel 2010 in un forum politico.

Provo a fare il punto.
- La Campania ha una popolazione di 5.824.000 abitanti contro i 5.664.000 del Lazio.
- Il Pil pro capite della Campania nel 2008 è stato di 16.746 euro, il valore più basso in Italia (inferiore di oltre 9.500 euro alla media nazionale), contro i 30.966 del Lazio.
- tra il terzo trimestre del 2008 e il terzo trimestre del 2009, il tasso di occupazione tra 15 e 64 anni è crollato vertiginosamente dal 43,3% al 41,8%, 20 mila persone in più in cerca di lavoro, il + 2.6% per un totale di 229 mila unità. Un momento critico che ha radici profonde, ma che, anche a causa della crisi, sta mettendo in ginocchio l' intero sistema economico-occupazionale della regione. Infatti, è cresciuto il dato relativo alla cassa integrazione, indice di un' economia debole e delle difficoltà che coinvolgono molte aziende del territorio, che nel periodo gennaio-ottobre 2009 ha toccato quota 10,7 milioni di ore di cig ordinaria, segnando un + 416% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
- Il ministro della Salute Antonio Fazio ha annunciato in data 26.3.2010 che sono stati utilizzati i fondi Fas (Fondi europei aree svantaggiate) per ripianare i 2 miliardi di euro nella Sanità di: Campania, Calabria e Lazio.

Riporto di nuovo l'articolo del Mattino, completo delle dichiarazioni dell'assessore al Bilancio della Regione Campania.

La Regione Campania sfora il patto di stabilità
buco da un miliardo, stop a mutui e assunzioni
(...) da Santa Lucia si afferma con orgoglio come, sì, «i paletti per evitare la violazione del Patto sono stati aggirati appositamente».
A rivendicarlo con orgoglio è l’assessore uscente al Bilancio Mariano D’Antonio che quasi si mostra sorpreso del clamore suscitato dalla notizia. «In ben tre occasioni, e annunciandolo con comunicati ufficiali, - spiega l’economista - abbiamo preso decisioni sapendo bene che saremmo andati incontro allo sforamento. Ma siamo stati costretti». Creditori, bonifiche, assistenza a disabili, sostegno alla cassa integrazione e ai redditi bassi sono stati i capitoli più spinosi. «La crisi ci ha spinto a prendere questa decisione. E così ha fatto la Puglia. Non potevamo - spiega sempre D’Antonio - permetterci di stoppare i crediti vantati da fornitori e imprese che rischiavano il fallimento. Come non potevamo non sostenere le famiglie. E sforando abbiamo evitato manifestazioni di disoccupati, cassintegrati e incidenti di ordine pubblico».
D’Antonio conferma poi lo stop a contrarre debiti e prestiti e alle assunzioni. «L’anno scorso questo stesso governo ha concesso una sanatoria per la Puglia e la Sicilia. Può rifare la stessa cosa ora anche perché la Campania è in buona compagnia. Oggi (ieri, ndr) i sindaci del Nord, tra cui molti del centrodestra, sono scesi in piazza per chiedere di sforare il Patto. Come è accaduto - conclude - in queste ore, a quanto ne so, alla Sicilia ma anche per grandi comuni. Roma compresa». (Do il link, ma purtroppo l’articolo non è più disponibile).


Riporto, per un'utile comparazione:

Sanità Lazio, voragine peggiorata sotto la giunta Storace
martedì, 23 marzo, 2010, 16:27
Una voragine che si è dilatata anno dopo anno, condita da una polemica politica che dura ormai da un decennio. Di certo, sul debito della sanità del Lazio, c’è solo l’ammontare fotografato nel 2008 dal ministero dell’Economia, al momento del varo del piano di rientro: 9,6 miliardi di euro, spicciolo più, spicciolo meno. Una montagna che, due anni fa, è stata spalmata su un mutuo trentennale. Per il quale, la Regione Lazio pagherà una rata di 280 milioni annui fino al 2038. E poi il disavanzo annuo: grazie ai tagli messi a punto con il piano di rientro, si è scesi da una media costante intorno ai due miliardi l’anno, tipica delle due ultime consiliature regionali, ai circa 1,4 miliardi. Che, comunque, mantengono stabilmente il Lazio in testa alla classifica delle regioni con il maggiore deficit sanitario. Il resto è una storia di inchieste giudiziarie, come quella sulle truffe di Lady Asl, che ha coinvolto a vario titolo tre assessori – Giulio Gargano, Giorgio Simeoni e Marco Verzaschi – della giunta di centrodestra guidata, dal 2000 al 2005, da Francesco Storace. E di commissariamenti della Pisana da parte del Governo, per tentare di riparare conti ormai fuori controllo: nel 2008 le deleghe alla sanità sono state affidate a un commissario ad acta. Inizialmente era stato designato Piero Marrazzo, presidente della Regione, poi affiancato dal sub-commissario Mario Morlacco. Poi, dopo le dimissioni di Marrazzo, l’incarico è passato a Elio Guzzanti, tecnico di provata esperienza scelto da Palazzo Chigi.
Ma come si sono formati questi 9,6 miliardi di disavanzo? Non è un dettaglio, ma anni di bilanci ritardati o imprecisi delle Asl affidano la verità storica a ricostruzioni di parte. Che partono da un punto di partenza differente: anno duemila, Storace viene eletto dopo cinque anni di governo di Piero Badaloni, con una maggioranza di centrosinistra. Quant’era il debito allora? «Quasi 4 miliardi di euro», assicura Luciano Ciocchetti (Udc), che della giunta Storace è stato assessore. «Soltanto 1,8 miliardi», ribatte Alessio D’Amato, consigliere regionale Pd. E anche l’ammontare del debito al momento del cambio della guardia Storace-Marrazzo è dibattuto: 9,5 miliardi secondo il centrosinistra, 6,5 per il centrodestra. I padri del debito, quindi, sono incerti. Ma la voragine, nella quale il Lazio è sprofondato, è fuori da ogni dubbio. di Fabio Rossi “Il Messaggero”.
(Do il link, ma l’articolo non è più disponibile).

Alla fine del 2006, il debito della Sanità del Lazio era già stimato pari a 10 miliardi.

Sanità, rissa sul debito Augello: «Il buco reale è di 6 miliardi, non di 10»

"Sanità nel Lazio, 10 miliardi di debiti". Marrazzo pronto ad andare in procura

10-04-10   01:49

Aggiornamento (20/02/2015):

Gaetano Perone - 20 febbraio 2015

Aggiornamento (02/05/2015):

27 aprile 2015  paolo piergentili


Post precedenti:

Le proposte del Partito Democratico/1 - Lavoro

Le proposte del Partito Democratico/2 – Famiglia e Politiche sociali

Le Proposte del Partito Democratico/3 - Fisco

Le proposte del Partito Democratico/4 - Scuola

Le proposte del Partito Democratico/5 - Giustizia


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