A
causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000
visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi
pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio,
alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 232 del 24-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Le proposte del Partito
Democratico/6 - Salute
LE
PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO/6
SALUTE
La nostra iniziativa sulla salute punta non solo al
benessere delle persone, ma anche all’interesse della collettività. Perché la
salute è la più grande delle ricchezze, sia per gli individui che per la
società. In questo scenario, la nostra iniziativa politica sulla salute, dovrà
puntare non solo al benessere delle persone e alla promozione della salute, ma
anche ad interventi di prevenzione nei luoghi di vita e di lavoro. Dal Nord al
Sud d’Italia, vogliamo riaffermare gli obiettivi e i valori “forti” che
costituiscono la base di un sistema sanitario equo, universale e solidale ma
anche efficiente e di qualità.
La sanità deve restare pubblica.
Il servizio sanitario nazionale italiano è un
caposaldo della nostra democrazia. Per questo ribadiamo la necessità di
mantenerne il carattere universalistico, finanziato dalla fiscalità generale,
quale garanzia dell’uniformità nella quantità, qualità ed appropriatezza delle
prestazioni e dei servizi sanitari in tutto il Paese. Per questo diciamo un
convinto NO al tentativo strisciante del governo di privatizzare intere fette
del servizio sanitario con il progressivo e costante taglio alle risorse
finanziarie per la sanità pubblica, scaricando ulteriori oneri sui cittadini
che sempre più spesso devono fronteggiare a loro spese malattie ed esigenze
assistenziali. La sanità non ha bisogno di tagli, perché la spesa italiana per
la salute resta tra le più basse tra i Paesi europei con noi confrontabili
(Germania, Francia, Gran Bretagna). Ha invece bisogno, per rendere sostenibile
il sistema, di essere ben governata e ben gestita in un quadro di finanziamenti
certi e compatibili con i bisogni reali di assistenza dei cittadini. Ed è in
questo quadro e con queste premesse che pensiamo possa svilupparsi anche una
opportuna collaborazione con il privato e con il “Terzo settore” nei diversi
ambiti di intervento della sanità, valorizzando energie, risorse e competenze
del mondo imprenditoriale e della società civile in una compiuta logica di
sussidiarietà.
La “Questione sanitaria nel mezzogiorno”: una priorità
per l’Unità del paese.
La situazione della sanità nelle regioni meridionali
non è più accettabile. La sfida di una sanità efficiente e di qualità anche in
queste regioni deve diventare una “grande questione nazionale”, perché
rappresenta un’oggettiva debolezza della coesione del Paese e mette a rischio
anche la tenuta complessiva del Servizio Sanitario Nazionale. Le politiche
avviate negli ultimi anni hanno posto la questione su un piano esclusivamente
economicistico, senza alcuna attenzione al vincolo del rispetto dei Livelli
essenziali di assistenza. I Piani di rientro e i commissariamenti, infatti, se
hanno certamente messo in evidenza il problema del riequilibrio finanziario e
del controllo della spesa, non hanno indotto a comportamenti virtuosi visibili.
Anche perché è difficile interrompere i meccanismi politici e burocratici che
hanno determinato le decisioni e le scelte operative precedenti quando si opera
in una sostanziale continuità. Per questo crediamo opportuno un ripensamento
sulla questione dei commissariamenti, inserendo forme più efficaci di controllo
esterno e di affiancamento che si basino soprattutto sullo sviluppo delle buone
pratiche. Se non ci sarà una svolta il Mezzogiorno è condannato a restare
prigioniero delle sue debolezze strutturali che rendono ancora più facile le
infiltrazioni e le connessioni tra sanità e criminalità organizzata. Una svolta
che non può prescindere da una forte presa di posizione sulla trasparenza, la
professionalità e l’onestà di chi detiene la responsabilità della sanità
meridionale, nelle sue diverse funzioni e articolazioni.
Il federalismo che vogliamo.
I provvedimenti attuativi del federalismo fiscale, e
in particolare i cosiddetti “costi standard sanitari”, devono essere
profondamente modificati. Il calcolo del fabbisogno finanziario delle Regioni
non può infatti essere ancorato ai soli indicatori di consumi sanitari per
classi di età, come è stato sino ad oggi e come resta invariato anche con
questo decreto. Occorre considerare anche altri indicatori fondamentali, come
il livello sociale, lo stato di salute, il livello di ammodernamento tecnologico
e strutturale, la presenza di strutture e servizi sul territorio. Per dare vita
a un Federalismo solidale e responsabile poniamo quindi questi principali
obiettivi:
·
costi
standard adeguati e basati su criteri che non penalizzino le realtà più
disagiate;
·
approvazione
dei nuovi Livelli essenziali di assistenza, bloccati da mesi per il veto di
Tremonti, per rispondere adeguatamente ai nuovi bisogni, a partire
dall’invecchiamento e dalla non autosufficienza, dalle malattie croniche e alle
nuove emergenze sanitarie;
·
sviluppo
di efficaci politiche di prevenzione sanitaria, a partire dagli stili di vita e
dalla diffusione omogenea in tutto il Paese dei programmi di screening e
vaccinazione per le malattie prevenibili;
·
politiche
efficaci di integrazione e razionalizzazione degli interventi a cavallo tra la
sanità e il sociale, per favorire un migliore impiego delle risorse e un
maggior coordinamento degli interventi assistenziali;
·
accelerazione
del processo di riorganizzazione della medicina di famiglia in forma aggregata
e del complesso dei servizi territoriali, per dare risposte assistenziali
appropriate, facilitare il governo della domanda e consentire agli ospedali di
fare meglio il loro lavoro, che è quello di curare e assistere le emergenze e
le malattie nella loro fase acuta, evitando ricoveri inutili e dispendiosi;
·
prevedere
un sistema adeguato di valutazione della qualità delle cure e dell’uniformità
dell’assistenza in tutte le Regioni, attraverso un monitoraggio costante
dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi, affidato a un organismo
indipendente garante dell’equità e dell’uguaglianza nel diritto alla salute dal
Nord al Sud del Paese.
La salute deve stare fuori dagli “affari” e i partiti
fuori dalle nomine.
Senza legalità e trasparenza non ci può essere
efficienza, qualità, vera attenzione ai bisogni. Senza legalità e trasparenza i
soldi non basteranno mai perché prevarranno gli sprechi, i favori, le regalie.
Senza legalità e trasparenza i medici, gli infermieri, gli stessi direttori
generali di Asl e ospedali avranno le mani legate da accordi sottobanco e da
interessi che con la tutela della salute dei cittadini non hanno nulla a che
fare. E di trasparenza si deve parlare anche quando si parla di nomine. Sia dei
manager che dei Dirigenti medici apicali, troppo spesso oggetto di feroci
logiche di lottizzazione. Occorrono nuovi meccanismi di selezione della classe
dirigente del servizio sanitario basati esclusivamente sul merito. In questo
quadro, quindi, la nomina dei direttori generali deve avvenire sulla base di un
trasparente processo di selezione e di confronto delle candidature, verificato
da organismi tecnici indipendenti. Al quale dovrà seguire una valutazione
costante dell’operato dei neo direttori generali, basata non solo sugli aspetti
della gestione economico-finanziaria, ma anche sulle strategie e i risultati di
salute ottenuti.
La sanità è fattore di sviluppo per il paese, non una
palla al piede.
Investire in sanità vuol dire muovere risorse, uomini,
know how, con tanto “made in Italy” che il mondo ci invidia per capacità
ideative e realizzative. Già oggi a fronte di un carico in termini di spesa
pubblica del 7,2% sul Pil, la sanità rappresenta il 12,8% dello stesso Pil in
termini di “ricchezza” prodotta. Per questo vogliamo riaprire il “cantiere
della sanità”, per l’ammodernamento e la messa in sicurezza delle strutture
sanitarie, e per una nuova politica di promozione della ricerca italiana,
capace di attirare gli investimenti esteri nel nostro Paese, ponendo fine alla
vergognosa “fuga dei cervelli” che colpisce soprattutto i nostri giovani
ricercatori.
Il confronto con gli operatori della sanità.
Siamo decisamente al fianco di medici, infermieri e di
tutti gli altri sanitari che dedicano la loro vita alla salute dei cittadini.
Per questo vogliamo aprire immediatamente un confronto permanente con tutti gli
operatori. Un vero e proprio “laboratorio sanità”, per affrontare tutti i temi
legati allo sviluppo della professionalità di questi operatori a partire dalla
formazione, dalla ricerca, dalla autonomia professionale, dal loro
coinvolgimento diretto nel governo clinico delle aziende sanitarie, senza
dimenticare il rischio che stiamo correndo di una prossima drammatica carenza
di medici e di altre figure professionali che metterà a rischio la stessa
qualità dell’assistenza sanitaria.
_____________________________________________________________
Un sistema sanitario equo, universale e solidale ma anche
efficiente e di qualità. Il Mezzogiorno come priorità. Legalità e trasparenza.
Sviluppo delle professionalità.
_____________________________________________________________
·
Commissione Sanità
La salute in tutte le politiche
La salute in tutte le politiche
Servizio
Sanitario Nazionale (Italia)
Legge 833/78
Da
Wikisource.
La
Legge 833/78 Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (detta
anche Riforma Sanitaria) del 23
dicembre 1978, è una legge della Repubblica Italiana che ha istituito il
Servizio Sanitario Nazionale, sopprimendo il sistema mutualistico. E' stata
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 360 del 28 dicembre 1978.
IL
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
I valori e i
punti di forza del SSN
I principali
indicatori del SSN
Il
sistema sanitario italiano nel confronto internazionale
Sistemi Sanitari Comparati
Milano 28 ottobre 2011
Annalisa Ornaghi
ISTAT
Health for All – Italia
Sistema
informativo territoriale su sanità e salute
Versione di
giugno 2011
WORLD HEALTH ORGANIZATION
(OMS)
World Health Statistics
WORLD HEALTH ORGANIZATION
(OMS)
Countries
Italy
Legge 833/1978
– Riforma sanitaria
Un
elemento innovativo della legge 833/1978 era la partecipazione dei cittadini al
controllo delle USL, dominate dai partiti politici. Rammento che, nella mia
breve attività politico-sociale, proprio facendo leva su un articolo della
legge (non sono riuscito a ritrovarlo nel testo di Wikipedia allegato), proposi
e riuscii ad organizzare un Comitato di cittadini composto da una trentina di
componenti, tra cui un paio di politici (tra gli obiettivi, la raccolta di
fondi per l’acquisto di un’autoambulanza, l’organizzazione del gruppo di
volontari per il servizio di ambulanza, ecc. Fu quella anche l’occasione per
entrare in contatto con la Croce Rossa Italiana, un vero baraccone), che poi
man mano, per varie ragioni, non escluso l’aver toccato alcuni interessi (ad
esempio, la farmacista, zia di uno dei componenti, che non copriva secondo le
regole il servizio notturno) si ridusse al sottoscritto e ad un amico medico,
che lavorava alla Guardia Medica. L’unico risultato concreto che ottenemmo fu
che riuscimmo a far arrivare alla predetta Guardia Medica una fornitura di
dotazioni mediche per fare in modo che i medici di turno non si limitassero,
con l’alibi di non disporre di strumenti, attrezzature e materiale medico, soltanto
alle prescrizioni. Tutto il materiale arrivò in uno scatolone chiuso, ma –
incredibile ma vero - lì vi rimase, poiché la medesima Guardia Medica e
l’Ufficiale sanitario si palleggiarono la responsabilità di chi dovesse
aprirlo. Cose del Sud.
Riporto
il paragrafo del documento approvato dall’Assemblea Nazionale del 4 e 5
febbraio 2011 che sotto certi aspetti ne mutua lo spirito, ma che non figura
nelle Proposte.
Un
servizio su misura e “misurato” dai cittadini
Una delle
principali e giuste critiche dei cittadini al nostro Servizio sanitario è sulla
insopportabile lunghezza delle liste d’attesa. Questo Governo ha continuato a
fare promesse ma di fatto ha bloccato l’attuazione di una nostra legge,
approvata nel 2007, che affrontava con decisione il problema. Garantendo
risposte assistenziali in tempi certi (max 72 ore per le urgenze) e fissando
precisi paletti per l’esercizio della cosiddetta “intramoenia”. Ebbene, quella
legge è rimasta inapplicata, con ripetute proroghe (l’ultima è inserita nel
decreto Milleproroghe in discussione in Parlamento). Noi le liste d’attesa le
abbiamo affrontate sul serio.
Questo
Governo NO.
Ma non
basta. Dobbiamo imparare ad ascoltare i cittadini. Per questo vogliamo che
siano messi a regime strumenti reali di valutazione delle cure, all’interno dei
quali il giudizio del cittadino dovrà avere un peso determinante. E questi
giudizi e queste valutazioni devono essere resi pubblici perché la sanità che
vogliamo è per e dei cittadini e di nessun altro. E i cittadini devono essere
informati sulla capacità e la professionalità di chi li assiste e poter
scegliere dove andare anche in base a queste valutazioni.
L'INDAGINE
Malasanità, 326 casi in Italia dal 2009
Maglia nera alla Calabria
Maglia nera alla Calabria
Sono i risultati dei lavori della
Commissione d'Inchiesta
Ben 223 si sono conclusi con il decesso del paziente
Ben 223 si sono conclusi con il decesso del paziente
24
ottobre 2011 15:06
MILANO
- In quasi 2 anni e mezzo sono stati 470 i casi di malasanità giunti all'esame
della Commissione d'inchiesta sugli Errori sanitari, con una media di quasi due
al giorno (1,85), di cui 329 terminati con la morte del paziente. A fare però
il pienone sono Lazio, Calabria e Sicilia, che insieme totalizzano oltre la
metà dei casi (239, rispettivamente 51, 97, 91) tra errori e altre criticità,
con una media di 3,6 casi al giorno. Dai dati presentati dalla commissione
presieduta da Leoluca Orlando (Idv), che vanno da fine aprile 2009 al 30
settembre 2011, emerge che i presunti errori sanitari sono stati 326, di cui
223 conclusisi con il decesso del paziente.
MAGLIA NERA ALLA
CALABRIA - La maglia nera
va alla Calabria, con 82 casi di presunti errori e 67 decessi, seguita da
Sicilia (57 e 39), Lazio (28 e 17) e Campania (23 e 17). Sul fronte dei
presunti errori c'è da segnalare il caso positivo della Sardegna, dove in 29
mesi non ne è stato segnalato nessuno, mentre in Molise uno solo, e anche in
Trentino Alto Adige, ma con la morte del paziente. Se a queste cifre si
aggiungono anche le altre criticità arrivate all'esame della commissione, la
maglia per la regione più virtuosa spetta al Trentino, con un solo caso,
seguito da Sardegna e Molise (2), Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Marche
(3) e Umbria (4). Le cosiddette regioni virtuose, con la sanità migliore in
Italia, si collocano nella seconda parte della classifica, con la Toscana a 29
casi di malasanità (18 decessi), Lombardia a 28 (11 morti), Emilia Romagna 24
(16 morti) e Veneto 23 (13 morti). (Fonte: Ansa)
Ministero
della Salute
Assistenza
sanitaria italiani all'estero e stranieri in Italia
Il Sole-24 ore
Il buco nero della sanità: 13 miliardi di sprechi
negli ospedali pubblici italiani
1
dicembre 2011
Che la sanità
italiana peccasse di inefficienza era noto ai più. Ma oggi l'Aiop,
l'associazione che riunisce gli ospedali privati, ha provato a quantificare le
"mani bucate" della salute della penisola. Ed ecco cosa ha scoperto:
gli ospedali pubblici italiani sprecano oltre il 29% dei finanziamenti, pari a
circa 13 miliardi di € l’anno. E la maglia nera va alla Calabria dove
l’inefficienza ammonta al 46,4%. Una fotografia puntuale contenuta nel IX
Rapporto “Ospedali e salute 2011”, presentato a Roma, che è stato redatto
dall’associazione guidata da Enzo Paolini in collaborazione con Ermeneia –
Studi & strategie di sistema. […].
Salute: italiani fra piu' snelli d'Europa, obesi
solo 11,3% uomini e 9,3% donne
In testa alla classifica dei più
'ciccioni' tra i 19 Stati dell'Ue, c'è il Regno Unito
Roma, 25 nov.
(Adnkronos Salute) - In tempi di critiche e bassa considerazione dell'Italia in
Europa, il Bel paese si prende una piccola rivincita risultando, secondo
l'indagine dell'Eurostat condotta tra il 2008 e il 2009, il meno soggetto
all'obesità: solo 9,3% delle donne e 11,3% dei maschi over 18, in forte
sovrappeso. Meglio hanno fatto solo i Romeni (rispettivamente 8% e 7,6%). In
testa alla classifica dei più 'ciccioni' tra i 19 Stati dell'Ue, c'è il Regno
Unito, con il 23,9% delle donne (22,1% uomini) e Malta con il 24,7% degli
uomini e 21,1% delle donne.
Percentuali
basse di obesità tra i due sessi sono state osservate anche in Bulgaria (11,3%
donne e 11,6% uomini) e Francia (rispettivamente 12,7% e 11,7%). Il fascino
delle donne dell'Est sembra incrinarsi se si leggono i dati dell'obesità nel
'gentil sesso' in Lettonia (20,9%) ed Estonia (20,5% nel 2006). Mentre in
Ungheria (21,4%) e Repubblica Ceca (18,4%) sono gli uomini ad aver un girovita
troppo largo. Un aspetto che se trascurato, insieme ad uno stile di vita sano e
un'alimentazione equilibrata, può trasformarsi in
un fattore di rischio per l'infarto, alcuni tipi di tumori e per il diabete. […].
Salute: sani 'per forza', 8 italiani su 10
preoccupati per costo cure
Roma, 25 nov. (Adnkronos Salute) - Sani 'per forza', costretti a non ammalarsi a causa della crisi. Otto italiani su 10 temono di non riuscire a pagarsi un'assistenza sanitaria adeguata, con i portafogli che si svuotano cresce la preoccupazione per i costi dei farmaci e degli esami. E aumentano gli accessi ai medici di famiglia, il vero punto di riferimento sulla salute per ben il 92% dei cittadini, gratuito e facilmente accessibile. "La prevenzione si è trasformata da opportunità in necessità economica", afferma Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) che presenta oggi questi dati, frutto di un sondaggio web, al Congresso nazionale di Firenze. […].
Roma, 25 nov. (Adnkronos Salute) - Sani 'per forza', costretti a non ammalarsi a causa della crisi. Otto italiani su 10 temono di non riuscire a pagarsi un'assistenza sanitaria adeguata, con i portafogli che si svuotano cresce la preoccupazione per i costi dei farmaci e degli esami. E aumentano gli accessi ai medici di famiglia, il vero punto di riferimento sulla salute per ben il 92% dei cittadini, gratuito e facilmente accessibile. "La prevenzione si è trasformata da opportunità in necessità economica", afferma Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) che presenta oggi questi dati, frutto di un sondaggio web, al Congresso nazionale di Firenze. […].
Psicologia: la crisi spaventa italiani, 1 su 3
lascerebbe il Paese
Roma, 23 nov.
(Adnkronos Salute) - La recessione economica e la crisi dei mercati spaventa
gli italiani. Li fa vivere in uno stato di allarme, tanto che uno su tre
lascerebbe il Paese. Prima che vada a rotoli. E' il quadro che emerge da uno
studio dell'Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico,
eseguito su un campione di 800 persone. […].
Gli psicologi campani in campo per il sostegno dei
cittadini
Napoli, 21 nov.
(Adnkronos Salute) - Seicento psicologi a disposizione dei
cittadini della Campania per consulenze gratuite: un punto di
riferimento "in un momento di crisi in cui il disagio si sente di piu', in
particolare per quelle fasce di popolazione che non possono piu' contare sui
servizi, tagliati per il commissariamento della sanita' regionale", spiega
Raffaele Felaco, presidente dell'Ordine degli psicologi della Campania che ha
presentato questa mattina a Napoli la settimana del benessere psicologico. […].
Anziani: fare sesso e' il segreto della coppia
felice, studio conferma
Milano, 21 nov.
(Adnkronos Salute) - E' la passione il segreto della coppia longeva, anche e
soprattutto fra gli anziani ultra 65enni. Più spesso fanno sesso, e più sono
felici nella vita matrimoniale e non solo. L'invito a mantenere alto il
desiderio, 'coltivandolo' a ogni età con rapporti sessuali frequenti, arriva da
uno studio Usa presentato a Boston al 64eismo congresso annuale della Società
americana di geriatria. […].
Psicologia: Napoli, giovani madri piu' a rischio
stress e depressione per taglio servizi</b>
Napoli, 21 nov.
(Adnkronos Salute) - Tocca alle neomamme napoletane il poco invidiabile primato
di fragilità psicologica. Le giovani madri partenopee, infatti, pagano sulla
loro pelle, o meglio sulla psiche, la crisi e i tagli ai servizi. A lanciare
l'allarme è l'Ordine degli psicologi della Campania, che oggi apre la nuova
edizione della settimana del benessere psicologico: sei giorni dedicati
all'argomento con una speciale attenzione, quest'anno, alla famiglia. Molte le
iniziative in campo, prima tra tutte l'offerta di visite gratuite in oltre 600
studi professionali. […].
Salute:
pensare positivo allunga la vita, chi dice di star bene muore dopo
Zurigo, 9 feb.
(Adnkronos Salute/Ats) - L'ottimismo, si sa, aiuta a vivere meglio. Ma pensare
positivo fa anche vivere di più. Un gruppo di scienziati svizzeri
dell'università di Zurigo ha dimostrato infatti che chi dice di sentirsi bene,
anche se magari soffre di acciacchi o 'cova' malattie, proprio grazie al suo
'vedere rosa' riesce a sopravvivere più a lungo. Chi invece si lamenta e
giudica pessimo il proprio stato di salute, avvertono i ricercatori nello
studio pubblicato su 'Plos One, arriva addirittura a triplicare il rischio di
morte. […]
Alla fine degli anni '70, il
team diretto da Matthias Bopp dell'Istituto di medicina sociale e preventiva di
Zurigo aveva interrogato 8.250 persone su come valutassero le proprie
condizioni di salute, sottoponendole al contempo a un esame medico. Oltre 30
anni dopo i ricercatori hanno provato a stabilire un rapporto tra la mortalità
dei partecipanti all'indagine e il giudizio che allora avevano espresso. Ne è
emerso che "l'autovalutazione ha un forte valore prognostico",
riassume l'ateneo elvetico. In particolare, il rischio di morte degli uomini
che giudicavano "pessime" le proprie condizioni di salute è
risultato, 3 decenni dopo, 3,3 volte maggiore rispetto a quello dei coetanei
che si sentivano "molto bene". Andava un po' meglio alle donne
'pessimiste', con una probabilità di morte 1,9 volte superiore rispetto a
quella delle coetanee che avevano valutato positivamente la propria salute.
Il rischio di morte, precisano
gli autori dello studio, aumenta parallelamente alla negatività
dell'autovalutazione: è più alto per chi vede nero, più basso per gli
ottimisti, con in mezzo tutti i gradi intermedi.
Poiché è facilmente
immaginabile che chi valuta negativamente la propria salute soffra già di
qualche malattia, oppure viva in modo poco sano o abbia anche altri fattori di
rischio, gli scienziati svizzeri hanno 'corretto' i risultati ottenuti tenendo
conto di eventuali elementi concomitanti. Ebbene, l'effetto-longevità
dell'ottimismo rimaneva valido: il fatto che le singole persone esaminate
fumassero o no, fossero o meno affette da una malattia cronica, assumessero o
meno farmaci - assicurano gli autori - modifica pochissimo il legame tra
autovalutazione e rischio di morte. Lo stesso vale anche per il valore della pressione
arteriosa e per i livelli di zucchero nel sangue.
I risultati dello studio
suggeriscono che chi giudica "molto buona" la propria salute in
realtà possiede risorse in grado di promuoverla e preservarla, commenta Bopp
all'agenzia Ats. Questo non significa, precisa l'esperto, che basta essere
ottimisti per mantenersi sani.
Secondo
i medici, tuttavia, l'autovalutazione del paziente potrebbe rappresentare
un'importante indicazione. La salute, infatti, non è la semplice assenza di
malattie, ma un sentirsi bene complessivo: fisico, spirituale, sociale,
puntualizza Bopp. "Un buon medico - sostiene il co-autore dello studio
David Fäh - non dovrebbe valutare soltanto la presenza o assenza di fattori di
rischio e malattie, ma esaminare anche di quali 'risorse di salute' i pazienti
dispongono, ed eventualmente promuoverle e consolidarle".
quotidiano
sanità.it – Studi e analisi
Censis. Sanità: “Minore spesa non vuol dire migliore
spesa”. Cristalizzato gap Nord/Sud
La cura da cavallo cui
è stato sottoposto il Ssn, soprattutto nelle Regioni con Piano di rientro ha
fatto diventare la questione della “sostenibilità” una mera questione
finanziaria. E i cittadini sono molto preoccupati per il razionamento dei
servizi.
(in allegato il
capitolo del Rapporto dedicato al Welfare)
CENSIS: Italiani bocciano servizio sanitario
Riporto alcuni
commenti relativi ad un esame comparativo tra le Regioni Campania e Lazio,
entrambe commissariate a causa dello sforamento della spesa sanitaria, da me
pubblicati nel 2010 in un forum politico.
Provo a fare il
punto.
-
La Campania ha una popolazione di 5.824.000 abitanti contro i 5.664.000 del
Lazio.
-
Il Pil pro capite della Campania nel 2008 è stato di 16.746 euro, il valore più
basso in Italia (inferiore di oltre 9.500 euro alla media nazionale), contro i
30.966 del Lazio.
-
tra il terzo trimestre del 2008 e il terzo trimestre del 2009, il tasso di
occupazione tra 15 e 64 anni è crollato vertiginosamente dal 43,3% al 41,8%, 20
mila persone in più in cerca di lavoro, il + 2.6% per un totale di 229 mila
unità. Un momento critico che ha radici profonde, ma che, anche a causa della
crisi, sta mettendo in ginocchio l' intero sistema economico-occupazionale
della regione. Infatti, è cresciuto il dato relativo alla cassa integrazione,
indice di un' economia debole e delle difficoltà che coinvolgono molte aziende
del territorio, che nel periodo gennaio-ottobre 2009 ha toccato quota 10,7
milioni di ore di cig ordinaria, segnando un + 416% rispetto allo stesso
periodo dell'anno precedente.
-
Il ministro della Salute Antonio Fazio ha annunciato in data 26.3.2010 che sono
stati utilizzati i fondi Fas (Fondi europei aree svantaggiate) per ripianare i
2 miliardi di euro nella Sanità di: Campania, Calabria e Lazio.
Riporto di
nuovo l'articolo del Mattino,
completo delle dichiarazioni dell'assessore al Bilancio della Regione Campania.
La Regione Campania sfora il patto di stabilità
buco da un miliardo, stop a mutui e assunzioni
(...) da Santa
Lucia si afferma con orgoglio come, sì, «i paletti per evitare la violazione
del Patto sono stati aggirati appositamente».
A rivendicarlo
con orgoglio è l’assessore uscente al Bilancio Mariano D’Antonio che quasi si
mostra sorpreso del clamore suscitato dalla notizia. «In ben tre occasioni, e
annunciandolo con comunicati ufficiali, - spiega l’economista - abbiamo preso
decisioni sapendo bene che saremmo andati incontro allo sforamento. Ma siamo
stati costretti». Creditori, bonifiche, assistenza a disabili, sostegno alla
cassa integrazione e ai redditi bassi sono stati i capitoli più spinosi. «La
crisi ci ha spinto a prendere questa decisione. E così ha fatto la Puglia. Non
potevamo - spiega sempre D’Antonio - permetterci di stoppare i crediti vantati
da fornitori e imprese che rischiavano il fallimento. Come non potevamo non
sostenere le famiglie. E sforando abbiamo evitato manifestazioni di
disoccupati, cassintegrati e incidenti di ordine pubblico».
D’Antonio
conferma poi lo stop a contrarre debiti e prestiti e alle assunzioni. «L’anno
scorso questo stesso governo ha concesso una sanatoria per la Puglia e la
Sicilia. Può rifare la stessa cosa ora anche perché la Campania è in buona
compagnia. Oggi (ieri, ndr) i sindaci del Nord, tra cui molti del centrodestra,
sono scesi in piazza per chiedere di sforare il Patto. Come è accaduto -
conclude - in queste ore, a quanto ne so, alla Sicilia ma anche per grandi
comuni. Roma compresa». (Do il link, ma purtroppo l’articolo non è più
disponibile).
Riporto, per
un'utile comparazione:
Sanità Lazio, voragine peggiorata sotto la giunta
Storace
martedì, 23
marzo, 2010, 16:27
Una voragine che
si è dilatata anno dopo anno, condita da una polemica politica che dura ormai
da un decennio. Di certo, sul debito della sanità del Lazio, c’è solo
l’ammontare fotografato nel 2008 dal ministero dell’Economia, al momento del
varo del piano di rientro: 9,6 miliardi di euro,
spicciolo più, spicciolo meno. Una montagna che, due anni fa, è stata spalmata
su un mutuo trentennale. Per il quale, la Regione Lazio pagherà una rata di 280 milioni annui fino al 2038. E poi il disavanzo
annuo: grazie ai tagli messi a punto con il piano di rientro, si è scesi da una
media costante intorno ai due miliardi l’anno, tipica delle due ultime
consiliature regionali, ai circa 1,4 miliardi. Che,
comunque, mantengono stabilmente il Lazio in testa alla classifica delle
regioni con il maggiore deficit sanitario. Il resto è una storia di
inchieste giudiziarie, come quella sulle truffe di Lady Asl, che ha coinvolto a
vario titolo tre assessori – Giulio Gargano, Giorgio Simeoni e Marco Verzaschi
– della giunta di centrodestra guidata, dal 2000 al 2005, da Francesco Storace.
E di commissariamenti della Pisana da parte del Governo, per tentare di
riparare conti ormai fuori controllo: nel 2008 le deleghe alla sanità sono
state affidate a un commissario ad acta. Inizialmente era stato designato Piero
Marrazzo, presidente della Regione, poi affiancato dal sub-commissario Mario
Morlacco. Poi, dopo le dimissioni di Marrazzo, l’incarico è passato a Elio
Guzzanti, tecnico di provata esperienza scelto da Palazzo Chigi.
Ma come si sono
formati questi 9,6 miliardi di disavanzo? Non è un dettaglio, ma anni di
bilanci ritardati o imprecisi delle Asl affidano la verità storica a
ricostruzioni di parte. Che partono da un punto di partenza differente: anno
duemila, Storace viene eletto dopo cinque anni di governo di Piero Badaloni,
con una maggioranza di centrosinistra. Quant’era il debito allora? «Quasi 4
miliardi di euro», assicura Luciano Ciocchetti (Udc), che della giunta Storace
è stato assessore. «Soltanto 1,8 miliardi», ribatte Alessio D’Amato,
consigliere regionale Pd. E anche l’ammontare del debito al momento del cambio
della guardia Storace-Marrazzo è dibattuto: 9,5 miliardi secondo il
centrosinistra, 6,5 per il centrodestra. I padri del debito, quindi, sono
incerti. Ma la voragine, nella quale il Lazio è sprofondato, è fuori da ogni
dubbio. di Fabio Rossi “Il Messaggero”.
(Do il link, ma
l’articolo non è più disponibile).
Alla fine del
2006, il debito della Sanità del Lazio era già stimato pari a 10 miliardi.
Sanità,
rissa sul debito Augello: «Il buco reale è di 6 miliardi, non di 10»
"Sanità nel Lazio, 10 miliardi di debiti". Marrazzo pronto ad
andare in procura
10-04-10 01:49
Aggiornamento
(20/02/2015):
Gaetano Perone -
20 febbraio 2015
Aggiornamento
(02/05/2015):
27
aprile 2015 • paolo
piergentili
Post precedenti:
Le proposte del
Partito Democratico/1 - Lavoro
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2760256.html
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