sabato 23 maggio 2015

Le proposte del Partito Democratico/10 – Green Economy


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 236 del 28-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Le proposte del Partito Democratico/10 – Green Economy


LE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO/10

GREEN ECONOMY

Perché l’economia verde?
Per uscire da due grandi crisi, quella climatica e quella economica; per lasciare un mondo vivibile alle generazioni future; per costruire sviluppo e creare nuovi posti di lavoro, tenendo conto del vincolo delle risorse naturali. L’economia verde è una via di sviluppo che incrocia la qualità, la coesione sociale e la ricchezza dei territori. È la soluzione che può rendere più competitive le nostre imprese. Essa ha i suoi cardini nell’efficienza energetica, nell’uso delle fonti rinnovabili di energia, nelle tecnologie e nelle innovazioni che riducono l’impatto ambientale dei prodotti e dei processi produttivi. Non ci sono limiti al suo utilizzo: può applicarsi all’edilizia come alla meccanica, alla chimica come all’agricoltura, al tessile come al turismo di qualità. Tutti questi impieghi hanno comunque una cosa in comune: la consapevolezza che l’economia verde si alimenta e si rafforza con scelte di consumo responsabile.

L’economia verde al centro delle politiche industriali.
La riconversione ambientale dell’economia può rappresentare un vero balzo in avanti, come in passato è successo con l’elettrificazione, le telecomunicazioni o la rivoluzione informatica. La costruzione di una società a basso contenuto di carbonio è una prospettiva sulla quale le imprese italiane si sono incamminate, pur in assenza di un quadro di regole stabili e di incentivi certi. L’economia verde deve essere protagonista di un disegno di sviluppo del Paese come era nel programma Industria 2015 che va rafforzato ed aggiornato ai prossimi anni, anche per contrastare il rischio che la crisi economica si traduca in una riduzione della struttura produttiva, o in un accumulo di ulteriore ritardo.

Favorire l’economia verde è una vera politica nazionale.
La sfida dell’economia verde è una sfida per l’intero Paese, per la struttura produttiva del nord e per la crescita del sud. Proprio nel Mezzogiorno, dove c’è la quota più giovane della popolazione italiana, la quota maggiore degli inattivi e di donne che non partecipano al mercato del lavoro, potrebbero realizzarsi i maggiori guadagni in termini di occupazione e di capacità produttiva, puntando anche alla connessione tra ricerca, innovazione e produzione.

Efficienza energetica e fonti di energia rinnovabili.
L’efficienza energetica è la vera fonte di energia del futuro. Si può ottenere un minor consumo di energia negli edifici pubblici o privati, nei processi produttivi, nelle modalità di trasporto. Molto può essere già fatto con la tecnologia e con chiare indicazioni normative (a titolo di esempio, in Gran Bretagna tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione al 2016 dovranno essere a emissioni zero), ma si deve investire di più nella ricerca e nella collaborazione fruttuosa tra sistema della ricerca ed imprese. Occorrono incentivi stabili e sostenibili per sviluppare le fonti rinnovabili (eolico, solare, biomasse, energia idraulica, biocarburanti, geotermia). Possiamo darci l’obiettivo di puntare a un’industria nazionale del settore, senza rinunciare ad entrare in quegli spazi dell’intera filiera, inclusa la parte alta di ricerca e produzione, che sono alla nostra portata. Non dobbiamo dimenticare che alcuni paesi hanno già maturato esperienza e competenza, mentre altri hanno già ottenuto vantaggi di costo.

Riciclo dei rifiuti.
Non è più solo un problema da gestire nel modo più efficiente possibile e nel rispetto dell’ambiente e della salute. Oggi occorre imparare a vedere i rifiuti come una risorsa in un mondo di risorse limitate. Occorre quindi immaginare distretti del riciclo, favorendo lo sviluppo di industrie locali che riutilizzino i materiali resi disponibili in quantità sempre maggiori. Bisogna passare dalla semplice promozione della raccolta differenziata ad una vera società del recupero, con l’obiettivo di non sprecare risorse e quindi di ridurre alla fonte i rifiuti prodotti (sviluppando ad esempio un processo innovativo per la progettazione degli imballaggi).

Legalità e controlli ambientali.
L’economia verde non può che essere un’economia pulita, che rispetta i diritti e le leggi. Non può esserci spazio per il malaffare e per l’uso indiscriminato del territorio e vanno quindi combattute con il massimo rigore le infiltrazioni della criminalità organizzata, che più di altri ha saputo vedere le potenzialità di espansione del settore, condizionando pesantemente la gestione dei rifiuti in molte parti del Paese. Non può esserci spazio per nuovi condoni edilizi o per il mancato rispetto dei vincoli naturali e paesaggistici. L’ambiente va tutelato meglio, anche sotto il profilo normativo, con l’introduzione di norme specifiche che puniscano i reati contro di esso. Allo stesso modo va rafforzato il sistema dei controlli ambientali, garantendone autorevolezza e indipendenza.

Il territorio è il principale patrimonio dell’economia verde.
Dobbiamo incentivare la manutenzione del territorio per adattare ogni metro quadro alle sfide del cambiamento climatico, cercando, ad esempio, di trattenere l’acqua il più a lungo possibile ove cade, per attenuare l’erosione del suolo e le piene e per ricaricare le falde. Vanno sviluppate e diffuse le tecnologie avanzate di monitoraggio, basate sull’integrazione di tecnologie in loco con tecnologie dallo spazio, diffondendo a livello territoriale i risultati ottenuti alla scala internazionale nei grandi programmi di cooperazione europea. Sono da ripristinare:
·         i fondi per la difesa del suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico;
·         i fondi per le infrastrutture a livello nazionale. Vanno cambiate le regole del “patto di stabilità” interno, per consentire gli investimenti.

L’ambiente, anche nel nuovo patto fiscale tra stato e cittadini.
La leva fiscale è uno strumento decisivo per incoraggiare comportamenti virtuosi e al contrario penalizzare chi pregiudica ambiente e generazioni future. Possiamo puntare a ridurre il carico su lavoratori e imprese per spostarlo sui consumi di energia e di materie prime. Il nostro Paese deve inoltre partecipare in maniera più attiva al dibattito aperto in sede europea e mondiale su ipotesi di imposte sulle emissioni di co2 legate ai prodotti, una sorta di tassa ambientale per favorire le produzioni più attente al rispetto dell’ambiente. Allo stesso modo devono essere resi stabili e certi:
·         la detrazione del 55% per la riqualificazione energetica, che va estesa alla messa in sicurezza sismica degli edifici;
·         il credito di imposta per la ricerca.

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La green economy per uscire dalla crisi climatica ed economica. Nuovi posti di lavoro, incentivi per sviluppare le fonti rinnovabili, la difesa del suolo, la rinascita del Mezzogiorno, i rifiuti come risorsa, un nuovo patto fiscale.
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Economia verde
Da Wikipedia
Al giorno d'oggi si definisce economia verde, o più propriamente economia ecologica, un modello teorico di sviluppo economico che prende origine da una analisi econometrica del sistema economico che oltre ai benefici (aumento del Prodotto Interno Lordo) di un certo regime di produzione prende in considerazione anche l'impatto ambientale cioè i potenziali danni ambientali prodotti dall'intero ciclo di trasformazione delle materie prime a partire dalla loro estrazione, passando per il loro trasporto e trasformazione in energia e prodotti finiti fino ai possibili danni ambientali che produce la loro definitiva eliminazione o smaltimento. Tali danni spesso si ripercuotono, in un meccanismo tipico di retroazione negativa, sul PIL stesso diminuendolo a causa della riduzione di resa di attività economiche che traggono vantaggio da una buona qualità dell'ambiente come agricoltura, pesca, turismo, salute pubblica, soccorsi e ricostruzione in disastri naturali.
Questa analisi propone come soluzione misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione pubblica in grado di ridurre il consumo d'energia, di risorse naturali (acqua, cibo, combustibili, metalli, ecc.) e i danni ambientali promuovendo al contempo un modello di sviluppo sostenibile attraverso l'aumento dell'efficienza energetica e di produzione che produca a sua volta una diminuzione della dipendenza dall'estero, l'abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dell'inquinamento locale e globale fino all'istituzione di una vera e propria economia sostenibile a scala globale e duratura servendosi prevalentemente di risorse rinnovabili (come le biomasse, l'energia eolica, l'energia solare, l'energia idraulica) e procedendo al più profondo riciclaggio di ogni tipo di scarto domestico o industriale evitando il più possibile sprechi di risorse. Si tratta dunque di un modello fortemente ottimizzato dell'attuale economia di mercato almeno nei suoi intenti originari. […]

Lunedì 13 Febbraio 2012
Secondo la Commissione Europea, chimica verde e bioplastiche generano in Europa ogni anno 50 miliardi di euro.

Commission adopts its Strategy for a sustainable bioeconomy to ensure smart green growth in Europe
The European Commission has today presented its strategy and action plan for a sustainable bioeconomy in Europe, called “Innovating for Sustainable Growth: a Bioeconomy for Europe”. The goal is a more innovative and low-emissions economy, reconciling demands for sustainable agriculture and fisheries, food security, and the sustainable use of renewable biological resources for industrial purposes, while ensuring biodiversity and environmental protection. The plan therefore focuses on three key aspects: developing new technologies and processes for the bioeconomy; developing markets and competitiveness in bioeconomy sectors; and pushing policymakers and stakeholders to work more closely together.

COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS
Innovating for Sustainable Growth: A Bioeconomy for Europe
STRATEGY FOR "INNOVATING FOR SUSTAINABLE GROWTH: A BIOECONOMY FOR EUROPE"

Ermete Realacci.it

L'Italia della green economy: ottantuno storie aziendali di successo e di nuovi posti di lavoro
di Michael Pontrelli

Avanti tutta. Per l'Europa verde
20/08/2011
La gestione di Bruxelles ha sempre tradito le aspettative e gli impegni. Ora c'è una prospettiva "verde" che potrebbe salvare, qui e ora, l'economia e la società dell'Unione europea. Basta utilizzare seriamente le risorse di ricerca e innovazione, con puntualità e rigore


Post precedenti:

Le proposte del Partito Democratico/1 - Lavoro

Le proposte del Partito Democratico/2 – Famiglia e Politiche sociali

Le Proposte del Partito Democratico/3 - Fisco

Le proposte del Partito Democratico/4 - Scuola

Le proposte del Partito Democratico/5 - Giustizia

Le proposte del Partito Democratico/6 - Salute

Le proposte del Partito Democratico/7 - Immigrazione

Le proposte del Partito Democratico/8 - Cultura

Le proposte del Partito Democratico/9 - Sicurezza


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