sabato 23 maggio 2015

Le proposte del Partito Democratico/8 - Cultura


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 234 del 26-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Le proposte del Partito Democratico/8 - Cultura


LE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO/8

Cultura
L’Italia deve tornare ad essere una fabbrica di cultura, rafforzando l’identità nazionale, la sua autorevolezza e riconoscibilità; per costruire e cementare nuove funzioni di cittadinanza, pluralismo, partecipazione; per riattivare crescita economica ed occupazione.

La promozione della cultura come bene pubblico.
La dimensione pubblica (i luoghi, le istituzioni, le funzioni), piuttosto che un male necessario, deve promuovere e favorire la cultura come bene a cui tutti hanno diritto, interpretando così i principi costituzionali. Principi che non contraddicono criteri di economicità nella conservazione, gestione e promozione dei beni; e che non misurano il valore, il senso e l’esperienza culturale esclusivamente in termini di incassi, biglietti staccati, copie vendute. Si torni a riconoscere il valore educativo, formativo e creativo della risorsa culturale, la qualificazione del territorio e il capitale sociale che grazie ad essa si costituisce, il nodo di relazioni sociali che consente di creare.

Incentivi fiscali e politiche industriali per la produzione culturale.
Perché ciò sia possibile occorrono investimenti e riforme. In particolare, vanno estesi gli incentivi fiscali che tanti benefici hanno prodotto nel settore cinematografico, anche per le casse dello Stato. Il nostro Paese deve essere un luogo adatto alla produzione culturale e non solo un mercato di distribuzione. Il governo deve prevedere politiche industriali che stimolino lo sviluppo della produzione culturale, favorendo l’innovazione e la sperimentazione.

Professionalità, diritti, tutele: vogliamo vere riforme.
L’operatore del settore deve finalmente essere considerato a tutti gli effetti un lavoratore, vedendo riconosciute professionalità, diritti e tutele. L’intero sistema della cultura ha bisogno di riforme vere, in grado di rendere funzionali gli strumenti di governo ormai invecchiati e di interpretare in modo razionale la sfida del federalismo, superando la ormai logora contrapposizione tra centralismo e decentramento. Vogliamo riforme che riguardino il sistema di tutela, ma anche il cinema e lo spettacolo dal vivo. Riforme che ridiano una prospettiva a questo settore. La promozione della cultura come bene pubblico, per la riqualificazione del territorio e lo sviluppo di nuove relazioni sociali. Riforme per la tutela dei diritti e delle professionalità e che spazzino via la retorica populista del governo, fondata sulla consolidata equazione: Cultura=Inefficienza=Spreco= Inutilità=Privilegio, per affermare invece nella prossima agenda di governo il binomio: Cultura=Innovazione per la Crescita quale perno di un nuovo Patto sociale.

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La promozione della cultura come bene pubblico, per la riqualificazione del territorio e lo sviluppo di nuove relazioni sociali. Riforme per la tutela dei diritti e delle professionalità
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Cultura (da Wikipedia)
Definizione
Il concetto moderno di cultura può essere inteso come quel bagaglio di conoscenze acquisite ritenute fondamentali e che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia il termine cultura nella lingua italiana denota due significati principali sostanzialmente diversi:
  • Una concezione umanistica o classica presenta la cultura come la formazione individuale, un'attività che consente di "coltivare" l'animo umano; in tale accezione essa assume una valenza quantitativa, per la quale una persona può essere più o meno colta.
  • Una concezione antropologica o moderna presenta la cultura come il variegato insieme dei costumi, delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle diverse popolazioni o società del mondo. Concerne sia l'individuo sia le collettività di cui egli fa parte. In questo senso il concetto è ovviamente declinabile al plurale, presupponendo l'esistenza di diverse culture, e tipicamente viene supposta l'esistenza di una cultura per ogni gruppo etnico o raggruppamento sociale significativo, e l'appartenenza a tali gruppi sociali è strettamente connessa alla condivisione di un'identità culturale.
  • Una concezione di senso comune, ma anche epistemologica vede la cultura in luogo non esclusivo ma tipico, l'insieme delle conoscenze o dei "saperi" sulle scienze, sulle arti, e sulle tradizioni, nonché sugli avvenimenti storici, ma anche sui fenomeni sociologici e orientamenti filosofici delle diverse popolazioni o società a livello planetario. Concerne sia l'individuo che la collettività cui egli appartiene. Il termine è applicabile a livello universale e multietnico, suol dirsi che vi sono molteplici culture, e normalmente si ritiene egualmente "importante" la cultura di ogni gruppo etnico o raggruppamento sociale significativo. Far parte di tali etnie sociali o aree geografiche presuppone la relativa connotazione e quindi "l'identità culturale".

Ministero per i beni e le attività culturali

Riporto un ‘post’ pertinente di  Repubblica/Amato ed un mio commento:

Eppure la lirica può anche far crescere il Pil…
Molti teatri di prosa sono in grave crisi e qualcuno ha anche chiuso, i teatri lirici sono in grave difficoltà (e il ripristino del Fus è solo una boccata d’ossigeno) alcuni tra i principali siti archeologici italiani (a cominciare da quello di Pompei, come ricorda un lettore, in un commento al post precedente) cadono letteralmente a pezzi. Eppure, l’eredità che ci hanno consegnato dal passato non è certo da buttare.  E la lirica in particolare, adeguatamente valorizzata, produce Pil, fino al 2,1% in più. A provarlo è la ricerca di tre economisti tedeschi, Oliver Falck (Ifo), Michael Fritsch (Università di Jena) e Stephan Heblich (Max Planck Institute of Economics), pubblicata dall´Ifo (Institute for Economic Research) di Monaco, con il titolo “The Phantom of the Opera: Cultural Amenities, Human Capital, and Regional Economic Growth” (Il Fantasma dell’Opera: intrattenimento culturale, capitale umano, e crescita economica regionale).
Esaminando le zone limitrofe a 29 teatri lirici tedeschi, alcuni dei quali costruiti in grandi città come Dresda e Monaco, ed altri in centri più piccoli, in un arco di tempo che precede la Rivoluzione Industriale, dal 1600 ai primi anni del 1800, i tre economisti hanno notato una maggiore concentrazione di artisti, accertata attraverso i dati delle statistiche sociali nell’arco di sei anni, tra il 1998 e il 2004. La presenza di artisti si traduce in una maggiore quantità di attività culturali, e in generale in una migliore vivibilità della zona. Di conseguenza nella zona si riscontra (dato verificato sempre attraverso le statistiche sulle assicurazioni sociali) una maggiore presenza di persone laureate o con titoli di studio superiori alla laurea: a parità di condizioni lavorative, le persone altamente qualificate preferiscono vivere in una zona con una maggiore e migliore offerta culturale.
Le persone che lo studio tedesco definisce “high-human capital individuals” sono lo 0,3% in più nelle 29 aree considerate, rispetto alle aree con caratteristiche analoghe, prive però di teatri dell’opera. La maggiore presenza di persone colte e con titoli di studio universitari o post universitari ha un impatto positivo sull’economia della zona, e si traduce in una maggiore crescita del Pil pro capite che va dall’1 al 2,1% annuo.
Conclusione discutibile? L’aumento del Pil pro capite è un dato di fatto, sottolineano i tre economisti, che escludono che tale differenza sia dovuta ad altri fattori. Ecco perché, concludono, i governi dovrebbero pensarci due volte prima di tagliare le spese per la cultura. Per valutare fino in fondo però lo studio, è bene dare un’occhiata alle statistiche sulla lirica pubblicate da www.operabase.com. dalle quali emerge, per esempio, che la Germania è il primo Paese per rappresentazioni liriche: nella stagione 2009/2010 ne ha date in scena 7892, contro le 1935 degli Stati Uniti e le 1206 dell’Italia, al quinto posto. Nella classifica delle 100 città più ‘liriche’ del mondo, 47 sono tedesche. Ecco perchè in un Paese come la Germania, è normale che la lirica crei benessere.

Leggendo questo bel ‘post’, mi è venuta in mente la teoria di Richard Florida delle 3T, cioè tecnologia, talento e tolleranza, “le quali devono essere sempre associate per garantire lo sviluppo, che a sua volta non dipende dal basso costo del lavoro o dalla capacità di attrarre le aziende, ma dalla capacità di attrarre i creativi” (“3T: la chiave della competizione mondiale”  [1]).
D’altronde, quartieri degradati di grandi città hanno potuto rigenerarsi proprio attraverso la scelta di convertirsi in o almeno ospitare attività culturali e creative, le quali evidentemente forniscono i propellenti giusti: tolleranza -- > apertura al nuovo -- > contaminazione -- > ibridazione -- > talento geniale (“Non avvi genio sine ibridatione”, Guicciardini, citato anche da Machiavelli nel “Principe”) -- > spirito positivo e vitale, la precondizione di qualunque progetto di sviluppo.


Restauro Colosseo, dall’Authority il via libera a Della Valle
10/02/2012 17:09
A norma il contratto da 25 milioni di euro del Gruppo Tod’s per il restauro dell’Anfiteatro Flavio

La RAI, la principale azienda culturale italiana.

La Rai? Mal gestita, asservita alla politica e iperburocratica
10/02/2012 12:10
Il quadro presentato dalla ricerca “Rai: quale futuro”. Nessuna privatizzazione nel futuro della tv pubblica, ma la gestione deve iniziare a essere efficiente. La riforma secondo Upa

Borsa Italiana
Rai: Sassoli (Upa), riforma ideale con conferimento a Fondazione
February 09, 2012

Di seguito, 3 articoli complementari presi dal sito InGenere, che hanno grosse implicazioni di ordine culturale (cfr. anche la nota 18 della Lettera di PDnetwork).

InGenere
I "motivi di famiglia" delle ragazze Neet
Le donne all'interno del mondo "Neet", ossia del gruppo - notevole in Italia - di giovani che non lavorano né studiano: quante sono, dove sono, e perché non cercano lavoro né formazione? I dati di una ricerca lombarda mostrano che ai fattori economici si aggiunge il peso di retaggi culturali. Soprattutto quando arrivano i bambini

Il lavoro femminile ai tempi della crisi
di Gina Pavone
09/02/2012
L'occupazione femminile è in diminuzione, anche se ha tenuto meglio di quella maschile. La differenza sembra essere determinata da un aumento dei lavori femminili meno qualificati e sottopagati. E' uno dei dati che sono emersi dagli Stati generali del lavoro delle donne in Italia (Cnel)

Un nuovo contratto sociale. Tra i sessi
 La conciliazione non ha funzionato perché ne è stata fatta una questione solo femminile, senza mettere in discussione la distribuzione dei compiti tra i generi. E senza considerare l'invecchiamento della popolazione. Ne parla il libro "Conciliare famiglia e lavoro", di cui pubblichiamo l'introduzione

“Agenda europea per la cultura in un mondo in via di globalizzazione”
La Commissione propone una nuova agenda europea per la cultura, che tenta di rispondere alle sfide della globalizzazione. Questa nuova strategia è destinata ad intensificare la cooperazione culturale nell'Unione europea (UE) focalizzandosi su una serie di proposte concrete al fine di realizzare un insieme di obiettivi comuni.
Il programma “Europa creativa” prevede lo stanziamento di 1,8 miliardi per il periodo 2014-2020: un aumento di budget consistente, +37% rispetto al settennio precedente.

In tempo di crisi, non tagli ma più risorse. Anche dall'Europa
Silvia Costa
link sostituito da:


Post precedenti:

Le proposte del Partito Democratico/1 - Lavoro

Le proposte del Partito Democratico/2 – Famiglia e Politiche sociali

Le Proposte del Partito Democratico/3 - Fisco

Le proposte del Partito Democratico/4 - Scuola

Le proposte del Partito Democratico/5 - Giustizia

Le proposte del Partito Democratico/6 - Salute

Le proposte del Partito Democratico/7 - Immigrazione


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