A causa delle
avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale,
dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente.
O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli
(orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 299 del 14-03-13
(trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Fabrizio Barca e
la rottamazione gentile del PD
Roberto Della Seta Barca rottamatore
"gentile"
Pubblicato: 12/04/2013 20:26
Formulo
qualche osservazione basata soprattutto su una piccola esperienza personale.
1) Mi iscrissi tardi al PCI (nel
1979) per una scelta non ideologica, ma concreta, pragmatica, e lo sono rimasto
non per molto, sia per una mia "inadeguatezza" agli usi ed ai rituali
politici, sia perché deluso dalla qualità dei compagni e della cultura politica
del partito. Sono stato tesserato soltanto per un anno, per fare qualcosa di
utile (la prima cosa che ho fatto è stata quella di pitturare con altri 3
compagni - su 80 - ed a mie spese la sezione, indecente), ma ne sono scappato
sia perché non avevo i requisiti per fare attività politica, sia perché tra
compagni non si era leali e la preoccupazione maggiore di qualcuno era quella
di mettere i bastoni tra le ruote. E mi sono messo a lavorare coi socialisti.
Una volta mi sono trovato in uno dei
gruppi di lavoro che andavo organizzando anche un fascista. Poi ho lasciato
perdere per 30 anni, fino alla nascita del PD. Vale per me, ma credo valga
anche per tantissimi altri che votavano PCI-PDS-DS, ed è un po' ipocrita far
finta di non saperlo: ai comunisti (di vario genere, anche a quelli che come me
votavano PCI in mancanza di meglio a sinistra, ad esempio un PS di stampo
europeo) – l'ha scritto Scalfari – non sarà mai sufficiente alcuna abiura o
innovazione riformistica per essere accettati; ad essi si chiede semplicemente
di scomparire, senza se e senza ma.
2) Anche io, come Fabrizio Barca,
nel mio piccolo posi l’accento e dispiegai il mio maggiore impegno sul versante
organizzativo e del controllo delle magrissime risorse finanziarie, riscuotendo
un notevole consenso tra gli “oppositori” interni e gli iscritti ed una
reazione dura del vertice della Sezione; ma, all’atto pratico, questo non si
tradusse in voti interni reali.
3) Adam Smith, il quale, oltre che
economista, era filosofo morale, (ne “La Ricchezza delle Nazioni”) ha scritto:
“Partito, progenie ignobile di falsità e di venalità”.
Forse,
anzi sicuramente, in Scozia dal 1700 è cambiato qualcosa, in Italia non ancora:
perché? Ma comunque la citazione mi serve ad indicare che il partito politico,
per sua natura, come tutte le organizzazioni, da un lato, ha in sé i germi per
divenire un organismo autoreferenziale ed autoconservativo; dall’altro, per
funzionare ed avere successo, richiede una leadership forte che utilizza
meccanismi formalmente democratici ma circoscritti.
4) Il problema della
"rottamazione" o viene demonizzato o grandemente e impropriamente
ridimensionato a un fatto di eliminazione e sostituzione, mandando a casa e
demonizzando qualche decina di uomini politici di esperienza, ragionamento
giusto di per sé, ma più adatto ad un Paese normale e non ad un Paese come il
nostro, bloccato in tutti i settori (non soltanto in politica) e a tutti i
livelli da un tappo gerontocratico da decenni (si badi che anche io anagraficamente
sarei un "rottamando). Il predetto tappo gerontocratico, in aderenza al
detto che "il pesce puzza dalla testa", va tolto prioritariamente
dall'ambito politico, il che - contrariamente a ciò che viene scritto spesso
presumibilmente, anzi oserei dire ineluttabilmente, non dev’essere circoscritto
al PD, ma esteso, come già si vede, a tutti gli altri partiti e poi agli altri
ambiti. (3 – continua)
5) Tra le proposte che si possono
avanzare, va menzionata la più importante, che deve fare da premessa alle
altre, e cioè la piena attuazione dell'art. 49 riguardante la regolamentazione
per legge dei partiti, che devono funzionare "con metodo
democratico", cosa che francamente non è, probabilmente non è mai stata,
né oserei dire paradossalmente forse – almeno allo stato attuale delle cose -
può essere (si veda anche il M5S, che della democraticità fa la sua bandiera).
6) A ben vedere, le elezioni
primarie sono state soltanto il primo gradino - la scelta del candidato - di un
ritrovato rapporto con gli elettori. Poi c’è stato il secondo: l'elaborazione
del programma. Il terzo sono state le alleanze, in coerenza col programma. Il
quarto sono state le primarie di collegio per la scelta dei candidati (perché
come era prevedibile è rimasto il "porcellum"). Il quinto sarà una
rivoluzione copernicana: l'apertura di canali strutturali di comunicazione
biunivoca tra il vertice e la base (almeno sulle materie importanti), che
integri la struttura finalmente pienamente operativa (al Nord, al Centro e
soprattutto al Sud) dei circoli territoriali e on-line.
7 E così Grillo potrà tornare a
fare il comico a tempo pieno.
Post scriptum: Riporto la mia replica a egocrazia:
2 secondi
fa (21:19)
Appunto, ho scritto che era sulla base della mia piccola esperienza personale, non un'analisi.
Il leader del partito era il nipote del boss camorristico del paese, consigliere comunale e leader sindacale locale, ed era capace quasi di tutto pur di mantenere il suo piccolo potere, contrastato da un piccolo gruppo di oppositori suoi compaesani; mi ci son trovato in mezzo. Va notato che la segreteria provinciale era retta allora dall'attuale, severo, iperefficiente sindaco di Salerno.
Per il resto (Craxi, ecc.), Le rispondo, in parte, così:
http://vincesko.ilcannocchiale.it/2013/04/14/fabrizio_barca_e_la_rottamazio.html
Infine, trovo interessante la Sua deduzione sulla "forte componente psichico-ideologica", soprattutto perché detta da uno che ha come nickname "egocrazia". Mi toglie il mestiere, vedo, mi diverto a fare altrettanto: è da quando frequento Internet che sottolineo che anche la scelta politica è conseguenza della nostra struttura psicologica.
Grazie, comunque, dell'attenzione.
Appendice
contributo
inviato da Circolo PD
Online il 18 agosto 2011
sono una
dei primi iscritti al PD nel bolognese, ed oltre due anni or sono ho scritto
una richiesta simile, molto più modesta e semplice, svanita nel nulla. Sono
però nettamente CONTRARIO che questi circoli on line esistano solamente sulla
carta, l'unico radicamento possibile di un Circolo risiede nel territorio.E vi
si può partecipare solo se autorizzati. In questo senso farò pressione al mio
circolo (Comune di Borgotossignano,BO) affinchè la iniziativa prenda piede,
rifacendomi alla vostra lettera alla Conferenza.Vi saluto con i miei più
sentiti complimenti per il lavoro fatto.
Leggendo
il commento di Ugorizzardi, mi vien fatto di pensare che in certe zone
fortunate d’Italia, nonostante le centinaia di commenti di precisazione da
parte di noi meridionali, non c’è ancora nessuna consapevolezza che in tutto il
Sud, incluse le città, o non ci sono i circoli o, se ci sono, sono perennemente
chiusi ed aprono soltanto in occasione delle elezioni locali o, al più, dell’elezione
del coordinatore, con (l’ho verificato personalmente) esiti preconfezionati.
Ho
già avuto modo di esprimere il mio punto di vista sul tema della partecipazione
e del rapporto tra la base ed il vertice del PD e della possibilità di
contribuire all’elaborazione delle proposte del partito.
Devo
purtroppo confermare che, pur essendo il partito sempre più consapevole
dell’importanza dei nuovi mezzi di comunicazione/partecipazione, non “istituzionalizza”
una modalità di interazione sistematica, basata su un rapporto biunivoco, sia
“top-down” (dall’alto al basso), sia “bottom-up” (dal basso verso l’alto),
almeno periodicamente.
Tempo
fa scrivevo: “E’ inutile girarci attorno,
il gruppo dirigente non è affatto interessato alla partecipazione della base.
La vede anzi come fumo negli occhi. -- > Io credo ci sia un SOLO
modo per ottenerla: RIUSCIRE A FARE MASSA CRITICA. -- > Per fare massa
critica bisogna essere in tanti. -- > E questo lo si potrebbe ottenere, ad
esempio, mobilitando TUTTI o buona parte degli iscritti di PDnetwork (38 mila e
rotti). -- > Ma per fare questo bisognerebbe ottenerne la riorganizzazione
ed un funzionamento ottimale o almeno sufficiente, che includa l’obbligo periodico
di risposta da parte dei dirigenti (ovviamente, mettendo i paranoici tra di noi
in condizione di non nuocere)”.
Ed
ho scritto ancora:
Io distinguerei
due aspetti:
Primo aspetto:
Il primo aspetto
riguarda il rapporto tra il PD e la sua base. Riporto ciò che scrissi nella
discussione “La CGIL, il papa ed i precari”: Il PD è un partito di
centrosinistra, deve per forza trovare una sintesi tra centro e sinistra, ma
non c‘è da scandalizzarsi, succede in tutti i Paesi, in tutti i partiti. Il
problema è farli funzionare bene, in modo che siano permeabili ai punti di
vista della base e dell’elettorato. Ho appena ‘postato’ sul sito de “La rosa
rossa” il seguente commento:
“Il PD deve
aprirsi al vertice ed alla base, soprattutto alla base, concretamente.
Al vertice,
occorre semplicemente applicare lo statuto, laddove fissa un limite di numero
di mandati, con pochissime eccezioni; istituire un canale obbligatorio di
comunicazione interattiva (biunivoca) tra i parlamentari/dirigenti nazionali e
regionali e gli iscritti/elettori.
Alla base,
occorre semplicemente aprire e far funzionare i circoli, spesso inesistenti o
perennemente chiusi, sia territoriali che on-line (colmando al più presto le
lacune statutarie), a pena di decadenza dei responsabili, individuati per nome
e cognome: 1) capo dipartimento nazionale
dell’organizzazione, 2) responsabile nazionale dei circoli on-line; 3)
coordinatore provinciale; 4) coordinatore di circolo; 5) responsabili dei
comitati di garanzia e controllo.
Tutto il resto
sono chiacchiere, buone per i gonzi ed i conservatori – più o meno interessati
- dello status quo”.
Secondo aspetto:
Il secondo
aspetto attiene alla partecipazione degli iscritti di PDnetwork alle
discussioni di questo forum. E’ evidente che se, su oltre 38.000 iscritti, per
varie ragioni, partecipano alle discussioni ormai al massimo in una trentina,
in media forse neanche la metà, e che in totale, secondo quanto mi disse la
redazione web, ci sono una novantina di contatti al giorno, non servono molte
parole a dimostrare l’estrema precarietà della situazione del network. Cui noi
avremmo il diritto-dovere di porre fine: o nel senso di tentarne con un’azione
forte collettiva (bastano 10 persone) il rilancio o abbandonarlo, costringendo
o agevolando la dirigenza a chiuderlo.
Inoltre,
ho riportato sul PD e mi sono chiesto: “In queste buone pratiche, che posto
avrà PDnetwork? Scomparire?”.
Buone Pratiche. Al centro di Frattocchie 2.0, le
esperienze di chi utilizza la rete per ampliare la partecipazione politica sui
territori. L’intenzione è quella di realizzare un laboratorio di “buone
pratiche 2.0 dei circoli, delle federazioni, delle unioni regionali del Partito
Democratico”. E le più interessanti saranno prese come modello da proporre a
tutti i circoli del Pd.
Infine,
riporto un mio recente commento su “Sbilanciamoci.info”:
Movimenti
e democrazia. Le piazze dell’Unione
link sostituito
da (commenti cancellati):
http://old.sbilanciamoci.info/Forum/Movimenti-e-democrazia.-Le-piazze-dell-Unione-9599
Democrazia,
partecipazione, comunicazione.
Punto
cruciale quello affrontato in questo articolo: la democrazia, la partecipazione
e la comunicazione.
Come
ho scritto nei miei commenti agli articoli della Rossanda, di Mario Pianta e di
Stefano Fassina, “c’è la necessità di nuove regole per i mercati finanziari, ma
anche di un movimento di popolo, aiutato dai nuovi strumenti della
comunicazione (non molto, purtroppo, dai partiti di centrosinistra, troppo
chiusi, autoreferenziali e che attuano un tipo di relazione quasi
esclusivamente top-down), per contrastare la pretesa di un'infima minoranza di
decidere per tutti, e soprattutto un grosso lavoro d’informazione per far
fronte al fenomeno che io ho battezzato degli “utili idioti”, cioè i milioni di
persone che, analogamente a ciò che, secondo Einstein nella lettera a Freud,
avveniva per la guerra, arrivano a sostenere politiche economiche, propugnate
da pochi, che vanno a loro danno”.
L’esistenza
di Internet, democratizzando le informazioni e velocizzandone la diffusione,
muta sostanzialmente le condizioni della fissazione delle regole e dello
svolgimento del gioco, a detrimento di quell’infima minoranza di ricchi
potenti, egoisti, avidi e spietati che ha sempre dominato in tutte le epoche
storiche ed a vantaggio di tutti gli altri, persino in un Paese sonnolento,
materno, conservatore e cinico come il nostro. Si tratta di coglierne e
sfruttarne appieno e con intelligenza e spirito di concretezza le potenzialità.
Al
di là dei suoi difetti e limiti, infatti, Internet ha un potenziale enorme in
termini politici, ed anche i partiti politici se ne sono resi conto, ma cercano
di limitarne gli effetti a sfavore della nomenclatura, non favorendo ad esempio
la nascita, l’equiparazione ed il funzionamento dei circoli on-line (v. PD).
Sia
i recenti movimenti libertari nei Paesi arabi, sia quelli rivendicativi in
Spagna o in Italia (Indignados; Se non ora quando; Il nostro tempo è adesso)
sarebbero stati impensabili, almeno con questa velocità ed estensione, senza il
supporto del web. Con un’evidente ricaduta anche in termini politici ed
elettorali. Ecco, il problema è che non se ne sfruttano ancora appieno le
potenzialità e troppo spesso in tanti blog ci si limita alla chiacchiera
infinita senza che una sola volta, non dico si faccia, ma si immagini soltanto,
di dare uno sbocco purchessia, con gli stessi mezzi offerti dal web, alle
analisi più o meno dotte che vi si possono leggere e che talvolta impegnano
indefessamente i loro autori per giorni, settimane e mesi. Occorrerebbe affrontare e risolvere questo problema alla radice,
nell’ambito di un’attuazione della norma costituzionale sul funzionamento dei
partiti politici.
Post ed articoli
collegati:
Le elezioni
primarie sono soltanto il primo gradino
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2763919.html
oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/le-elezioni-primarie-sono-soltanto-il.html
Meglio il
‘porcellum’, corretto da primarie di collegio
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2757411.html
oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/meglio-il-porcellum-corretto-da.html
Proposte per il
Partito Democratico campano (2007-2008)
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2742310.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/proposte-per-il-partito-democratico.html
Fabrizio Barca, manifesto per un buon governo
UN PARTITO NUOVO
PER UN BUON GOVERNO
Memoria
politica dopo 16 mesi di governo
di
Fabrizio Barca - Aprile 2013
TRA REALISMO ED ETICA: LA POLITICA
SECONDO MAX WEBER
di Dimitri D'Andrea*
Qualche settimana fa,
Pierluigi Bersani ha promesso una legge sui partiti per il prossimo luglio. La
promessa, oltre a essere un po’ incauta (Bersani è certo di arrivare a
ricoprire il ruolo giusto per promuovere la legge?), contiene una distorsione:
quando si parla di legge sui partiti si pensa solo ai meccanismi del loro
finanziamento. Studiando il caso M5S si capisce invece che l’orizzonte è molto
più vasto. M5S è un partito- non-partito, privo di sede fisica e di strutture
di direzione, senza iscritti né sedi territoriali, senza finanziatori (a quanto
pare), basato su un “non-statuto”, con un capo che si presenta come “portavoce”
(pur essendone il týrannos che governa gli eletti in modo coperto e
inaccessibile), con meccanismi di elezione e cooptazione incentrati su
referendum telematici in cui non c’è quorum né garanzia alcuna, totalmente
privo di democrazia interna… Nel suo piccolo, per la verità, anche Forza Italia
a suo tempo aveva costituito un caso rilevante, a cui non fu prestata
attenzione: priva di segretario, con un presidente-padrone a vita capace di
modificare a piacere statuto e meccanismi, senza congressi o istanze di
delibera collettiva e di confronto, senza trasparenza nelle iscrizioni…
Per avviare il cantiere di una legge sui partiti basterebbe mettere in lista tutte queste proprietà e domandarsi se siano davvero ammissibili in una democrazia moderna. In effetti, una legge organica dovrebbe riguardare la forma, la struttura e i meccanismi del partito (tra cui quelli di finanziamento e di rendicontazione). A impostare una legge simile non serve molto appellarsi alla Costituzione, che dei partiti parla in modo troppo sibillino. (Ai sindacati, tanto per dire, dedica maggiore attenzione.) Si limita infatti a dire (art. 49) che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. I giuristi hanno dovuto sforzare non poco il testo per far sì che il “modo democratico” di cui si parla venga inteso sia come il contributo che i partiti danno alla politica (la “democrazia dei partiti”) sia come il modo di funzionare delle loro strutture interne (la “democrazia nei partiti”). A un dibattito intermittente hanno fatto seguito diverse proposte di legge, nessuna delle quali arrivata a maturità. Sicché da noi i partiti continuano a essere entità molli, multiformi, abilitate a funzionare come vogliono, dato che nessuna legge ne definisce la benché minima struttura organizzativa e funzionale. Per conseguenza, se la democrazia “dei” partiti è passabilmente viva, la democrazia “nei” partiti è ancora del tutto latitante e costituisce una cruciale riforma dimenticata. Stando così le cose, non solo un movimento immateriale (salvo che al momento di portare candidati in Parlamento) come M5S, ma anche il Touring Club, American Express, la Società Italiana di Glottologia (di cui mi onoro di esser membro) e qualunque altra consociazione potrebbero presentare candidati, formare governi e maggioranze e così «determinare la politica nazionale».
Ma siamo sicuri che questo panorama sia all’altezza dei tempi, democratico e trasparente? E quale potrebb’essere l’indice di una legge di questo genere? Le voci possono essere numerose; mi limito a richiamarne qualcuna. Anzitutto, quanto alla democrazia interna, l’obbligo di disporre di uno statuto redatto e aggiornato secondo regole condivise e di contare su cariche a termine attribuite mediante congresso. Non meno importante è l’obbligo di tenere elezioni primarie per tutte le circostanze, da quelle locali a quelle nazionali, con piena trasparenza delle candidature, delle procedure e dei risultati. Le tematiche finanziarie non sono meno rilevanti: dalla trasparenza nell’uso dei fondi (siano essi pubblici o privati) all’obbligo di pubblicare i bilanci e le liste di finanziatori, al modo di dismettere le proprietà mobiliari e immobiliari in caso di scioglimento o fusione. In una prospettiva più drastica, si può richiedere ai partiti di registrarsi (per esempio presso le corti di secondo livello, che potrebbero anche verificare la congruenza dei loro statuti) e addirittura di adottare statuti rispondenti a principi fissati per legge.
Come si vede, il tema dell’impiego dei soldi pubblici, che sta tanto a cuore ai media e a Grillo, è solo un frammento del problema. Bisognerà vedere se l’impegno di Bersani sarà condiviso anche dalle altre formazioni (incluso M5S) e, soprattutto, se la legge promessa (se mai l’avremo) riuscirà a trovare un’angolazione non limitata a contrastare la corruzione e gli sprechi.
Per avviare il cantiere di una legge sui partiti basterebbe mettere in lista tutte queste proprietà e domandarsi se siano davvero ammissibili in una democrazia moderna. In effetti, una legge organica dovrebbe riguardare la forma, la struttura e i meccanismi del partito (tra cui quelli di finanziamento e di rendicontazione). A impostare una legge simile non serve molto appellarsi alla Costituzione, che dei partiti parla in modo troppo sibillino. (Ai sindacati, tanto per dire, dedica maggiore attenzione.) Si limita infatti a dire (art. 49) che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. I giuristi hanno dovuto sforzare non poco il testo per far sì che il “modo democratico” di cui si parla venga inteso sia come il contributo che i partiti danno alla politica (la “democrazia dei partiti”) sia come il modo di funzionare delle loro strutture interne (la “democrazia nei partiti”). A un dibattito intermittente hanno fatto seguito diverse proposte di legge, nessuna delle quali arrivata a maturità. Sicché da noi i partiti continuano a essere entità molli, multiformi, abilitate a funzionare come vogliono, dato che nessuna legge ne definisce la benché minima struttura organizzativa e funzionale. Per conseguenza, se la democrazia “dei” partiti è passabilmente viva, la democrazia “nei” partiti è ancora del tutto latitante e costituisce una cruciale riforma dimenticata. Stando così le cose, non solo un movimento immateriale (salvo che al momento di portare candidati in Parlamento) come M5S, ma anche il Touring Club, American Express, la Società Italiana di Glottologia (di cui mi onoro di esser membro) e qualunque altra consociazione potrebbero presentare candidati, formare governi e maggioranze e così «determinare la politica nazionale».
Ma siamo sicuri che questo panorama sia all’altezza dei tempi, democratico e trasparente? E quale potrebb’essere l’indice di una legge di questo genere? Le voci possono essere numerose; mi limito a richiamarne qualcuna. Anzitutto, quanto alla democrazia interna, l’obbligo di disporre di uno statuto redatto e aggiornato secondo regole condivise e di contare su cariche a termine attribuite mediante congresso. Non meno importante è l’obbligo di tenere elezioni primarie per tutte le circostanze, da quelle locali a quelle nazionali, con piena trasparenza delle candidature, delle procedure e dei risultati. Le tematiche finanziarie non sono meno rilevanti: dalla trasparenza nell’uso dei fondi (siano essi pubblici o privati) all’obbligo di pubblicare i bilanci e le liste di finanziatori, al modo di dismettere le proprietà mobiliari e immobiliari in caso di scioglimento o fusione. In una prospettiva più drastica, si può richiedere ai partiti di registrarsi (per esempio presso le corti di secondo livello, che potrebbero anche verificare la congruenza dei loro statuti) e addirittura di adottare statuti rispondenti a principi fissati per legge.
Come si vede, il tema dell’impiego dei soldi pubblici, che sta tanto a cuore ai media e a Grillo, è solo un frammento del problema. Bisognerà vedere se l’impegno di Bersani sarà condiviso anche dalle altre formazioni (incluso M5S) e, soprattutto, se la legge promessa (se mai l’avremo) riuscirà a trovare un’angolazione non limitata a contrastare la corruzione e gli sprechi.
La Repubblica 14.04.12
Mafia a Roma: Marino in
Procura, consegnati documenti del Campidoglio a Pignatone
10
dicembre 2014
[…]
Prima di tutto, per Orfini, "dobbiamo verificare lo stato dei circoli
mettendoci d'accordo su cos'è un circolo, ovvero una comunità politica che
lavora tutto l'anno. Se invece in quel circolo si lavora una volta l'anno lo
chiuderò. Capire cosa fanno e cosa sanno fare e questo lavoro lo farà Fabrizio
Barca a cui ho chiesto da fare una mappatura dei nostri circoli girandoli uno
per uno. Anche gli 8mila iscritti che abbiamo li sentiremo uno ad uno.
Chiederemo perché si sono iscritti e perché gli altri non si sono più iscritti.
Dobbiamo dare nuove regole al tesseramento. Chi tra gli eletti non versa il
proprio contributo al partito è fuori. Un contributo che poi sarà a
disposizione dei circoli. Dobbiamo dare più risorse ai nostri circoli. Un
partito non può funzionare così, va raso al suolo e ricostruito. Il Pd torni senza
paura tra la gente, ".
Art.
49.
Tutti
i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere
con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Come Internet cambia la politica
di Timothy B.
Lee – 14 marzo 2016
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