A causa delle avarie frequenti della
piattaforma IlCannocchiale, dove - in
4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato finora quasi 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla
gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli
(orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 183 del 14-09-2012 (trasmigrato da
IlCannocchiale.it)
L’istruzione è
alleanza famiglia-scuola
L'istruzione nei Paesi avanzati, e non
solo, è una priorità, lo dovrebbe essere a maggior ragione per l'Italia che -
non avendo risorse materiali - dovrebbe investire in capitale umano. Ostano
oggi (ragionando per il futuro) due fattori: 1) la penuria di risorse pubbliche,
aggravata ora dal vincolo del pareggio di bilancio; 2) l'inefficienza
(misurabile dall'output, dai
risultati: il parametro da considerare è il livello medio), consolidata nei
decenni, del settore istruzione, che è diventato, in assenza di alternative più
appetibili, uno sbocco occupazionale per un “esercito” male retribuito, che
attrae quindi non sempre i più idonei, competenti e motivati. Il tutto
aggravato dall'insufficiente (eufemismo) cooperazione
tra la scuola e la famiglia, poiché, come spiegava tempo
fa Marco Rossi Doria a "Tutta la città ne parla", almeno per le
Elementari, “l'insegnamento è 50% didattica e 50% alleanza
insegnante-genitori”. Invece, spesso, al posto della cooperazione, c’è una guerra: tra donne, visto il grado di femminilizzazione del corpo insegnanti e
l’evoluzione demografica (famiglie monoparentali con figli affidati alla madre)
e culturale (una sorta di familismo
amorale mammone, iper-permissivo, a-meritocratico) della famiglia italiana,
dove la figura materna la fa da padrona (ma il matriarcato, almeno al Sud,
esiste da secoli e non è mai scomparso; il Centro-Nord si sta omologando).
Ed
invece la cooperazione, per eliminare o almeno ridurre fortemente le
disuguaglianze, dovrebbe diventare strutturale, con una divisione formale di
compiti tra la famiglia, nel periodo fondamentale dalla gravidanza a 3 anni (v.
il mio ‘post’
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2753847.html oppure http://vincesko.blogspot.it/2015/03/questione-femminile-questione.html) e la scuola
(materna, elementare, ecc.) dopo i 3 anni.
Delle
materie di studio deve far parte necessariamente anche l’educazione sessuale
(ma è meglio parlare più semplicemente di istruzione
o informazione sessuale, cominciando, come dico al 3° punto del mio progetto
educativo linkato sotto, dalla NON repressione delle curiosità sessuali),
poiché Freud – che si sa era un po’ fissato per il sesso – ravvisava una
relazione tra questo e lo sviluppo intellettivo, segnatamente delle femminucce
(cfr. . “Curiosità sessuali represse e sviluppo intellettuale/1 http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2558195.html oppure http://vincesko.blogspot.it/2015/03/curiosita-sessuali-represse-e-sviluppo.html), e vincendo
“la ferma e costante opposizione dei genitori, addirittura anche quando essa è
destinata ai genitori stessi (●)”.
Per
chi fosse più… curioso, allego l’ultimo ‘post’ della serie, con in calce i link
a tutti quelli precedenti, preavvertendo che quelli più importanti sono i primi
8 (da leggere nell’ordine):
Curiosità
sessuali represse e sviluppo intellettuale/38 http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2738022.html oppure
***
Tutte
le volte che mi è capitato di discutere con o ascoltare insegnanti, ho sempre
avuto la netta impressione di trovarmi di fronte (ma beninteso non è una loro
esclusiva, anche se in essi questa caratteristica è più marcata e generalizzata
perché è evidentemente il riflesso di una deformazione professionale) a persone
presuntuose perché ed in quanto possessori del sapere; l’apice – cela va sans dire – con i docenti
universitari, segnatamente le donne (per la possibile spiegazione prevalente,
che beninteso ha valenza generale, v. appresso, ma sub specie di
compensazione/reazione a insicurezza caratteriale e bassa autostima).
Se
ne ha conferma leggendo i commenti e le reazioni degli insegnanti nei blog e
forum, alcuni stizziti, maleducati, permalosi, che negano persino l’evidenza (per nessuno, uomo o donna, neanche per un
genio, né per le organizzazioni, esistono tutti e solo punti di forza, ma la
coesistenza di punti di forza e di punti di debolezza), e parafrasando
Tomasi di Lampedusa (“Gattopardo”), si potrebbe dire: “ogni insegnante si crede
un padreterno quindi perfetto, non ha bisogno di migliorare”. Ma, come spiega
il grande Dostoevskij (“Ricordi della
casa dei morti”), è da leggere, ovviamente, in senso opposto: ”Di certo si doveva credere un uomo molto
intelligente, come accade per solito a tutti gli uomini ottusi e limitati”.
Naturalmente, per risolvere i problemi, bisogna
interrogarsi sulle cause, su chi o che cosa fa sì che quella italiana sia una
società bloccata o disequilibrata.
Quando un fenomeno è antico, profondo e diffuso, c‘è sempre, ovviamente, una dimensione prevalentemente storico-culturale.
Il nostro è un popolo antico, cinico, a-meritocratico e mammone.
I soggetti principali, checché se ne dica, che hanno agito e continuano ad agire in profondità e ne costituiscono il sostrato culturale più autentico - e conservatore - sono, da una parte, mamma-Chiesa - oscurantismo, nepotismo, controriforma, anti-giansenismo (non è l’uomo che si deve elevare per meritare la grazia, operando bene, ma il contrario) - e, dall’altra, la donna-mamma, soggetto dominante nella sfera privata. In Italia, soprattutto al Sud, vige il matriarcato. Senza studi particolari: a me consta personalmente, inferendolo dalla cerchia familiare allargata e da quella amicale.
Il disequilibrio tra i generi, nella dimensione pubblica, e quindi anche nei rapporti economici, è paradossalmente conseguenza del matriarcato, il cui corollario è una sorta di divisione tacita del potere: la donna comanda in casa, l’uomo fuori.
Quando un fenomeno è antico, profondo e diffuso, c‘è sempre, ovviamente, una dimensione prevalentemente storico-culturale.
Il nostro è un popolo antico, cinico, a-meritocratico e mammone.
I soggetti principali, checché se ne dica, che hanno agito e continuano ad agire in profondità e ne costituiscono il sostrato culturale più autentico - e conservatore - sono, da una parte, mamma-Chiesa - oscurantismo, nepotismo, controriforma, anti-giansenismo (non è l’uomo che si deve elevare per meritare la grazia, operando bene, ma il contrario) - e, dall’altra, la donna-mamma, soggetto dominante nella sfera privata. In Italia, soprattutto al Sud, vige il matriarcato. Senza studi particolari: a me consta personalmente, inferendolo dalla cerchia familiare allargata e da quella amicale.
Il disequilibrio tra i generi, nella dimensione pubblica, e quindi anche nei rapporti economici, è paradossalmente conseguenza del matriarcato, il cui corollario è una sorta di divisione tacita del potere: la donna comanda in casa, l’uomo fuori.
In una situazione siffatta, in Italia si è
aggiunta l’occupazione crescente della scuola da parte delle donne nel ruolo di
insegnanti, per giunta senza una
selezione qualitativa dati i bassi salari, che presumibilmente ha abbassato
ulteriormente il livello qualitativo medio.
A
scanso di equivoci, chiarisco che, avendo avuto
nella mia prima infanzia più amiche che amici, ho vissuto per decenni, fino al
1999, con un pregiudizio positivo verso le donne. Se potevo, sceglievo il
medico, l’avvocato, l’insegnante, ecc. donna perché mi fidavo di più. Poi ho
cambiato idea, nel senso che, in base all’esperienza, essendosi esaurito
l’effetto distorcente del pregiudizio positivo, mi sono reso conto che la donna
(ed essendo meridionale e vivendo al Sud mi riferisco alla donna meridionale)
per tanti aspetti non è la soluzione ma il problema. Ho cercato di indagarne le
cause e sono arrivato alla conclusione che è l’effetto dell’educazione in
famiglia (in senso lato), che per le femmine è più severa, più repressiva, e la
repressione si dispiega per prima e/o principalmente nella sfera sessuale.
Detto questo, ne derivano, almeno per me, come logico
corollario:
1) l’ovvia considerazione che c‘è differenza (per
fortuna), ma in un contesto - positivo - di complementarità tra i generi;
2) per nessuno, uomo o donna, neanche per un genio,
esistono tutti e solo punti di forza, ma la coesistenza di punti di forza e
punti di debolezza;
3) un’adeguata educazione (basata su molto amore e
poche regole buone) può modificare sostanzialmente l’output, sia per i singoli individui (maschi o femmine), accrescendone
le qualità intellettuali (QI), psicologiche (autostima) e morali (sistema etico-normativo), sia per i
popoli.
Per
cui, non per pregiudizio, ma per motivazioni razionali, mi permetto di dire con
franchezza che finché si ragionerà e si scriverà come fanno molti insegnanti
difendendo anche l’indifendibile e negando persino l’evidenza, oltre a
confermarmi nell’idea che mi sono dovuto purtroppo fare sulla responsabilità
delle donne circa l’andazzo delle cose italiane, non avremo molte speranze e
possibilità che le cose cambino in meglio.
Io
ho lavorato per 25 anni nell’ambito del controllo economico di una grossa
impresa, con capitale a maggioranza pubblico. Poiché era ricca e guadagnava
molto e vi comandavano quelli della produzione, che dovevano essere i
controllati, il controllo era molto lasco, edulcorato. Poiché allora ero
ingenuo, io invece lo esercitavo con imparzialità, rigore e severità. Quando,
con l’arrivo dall’esterno del nuovo AD (che poi fu coinvolto in tangentopoli),
si ruppero gli equilibri tra le varie cordate interne, mal me ne incolse.
Ho
fatto questa premessa per dire che conosco bene il problema. Nessuno di noi ama
il controllo; in Italia è particolarmente mal sopportato.
Ma
la valutazione ed il controllo dei risultati sono consustanziali alla
valutazione del merito. In Italia, si fa fatica ad affermare questo principio,
per ragioni storiche e culturali. Anche nella scuola.
Traggo
da una discussione avuta con un’insegnante questi link:
L’Italia ormai
fa parte della UE, ogni Paese è autonomo ed ha le sue regole, ma in quasi tutti
(ed in alcuni da parecchi anni) ci sono le prove di valutazione per monitorare gli istituti e/o il sistema
educativo a fini di confronto e miglioramento. Gli insegnanti bravi dovrebbero
pretenderle. Dovremmo piantarla finalmente con la mentalità tipicamente
democristiana, meridionale e mammona, guarda caso omogenea con quella degli
intelligentoni di estrema sinistra (COBAS) refrattari all'autorità ed alle
regole, che rifiuta la valutazione, il giudizio, il merito!
“Prove nazionali di valutazione degli alunni
in Europa: obiettivi, organizzazione e uso dei risultati”
“Chi ha paura
di dare un voto ai professori?”
“PD, sulla
scuola prendi esempio da Obama”
“Valutazione e
misurazione nella scuola: facciamo come in GB”
Trovo questa
lettera risibile: è come accusare il termometro perché misura la febbre.
Bisogna curare la febbre, non rompere il termometro.
La lettera
“Noi genitori contro la scuola che non va”
Gli
insegnanti rifiutano l’autovalutazione, e i premi, della Gelmini
Beninteso,
aggiungo ora, il discorso andrebbe esteso a tutta la PA (cfr. note in calce a “I
figli ‘pubblici’ ed i figliastri ‘privati’”
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2740663.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/i-figli-pubblici-ed-i-figliastri-privati.html
COME SI VALUTERANNO LE SCUOLE
a cura di Sheila Bombardi 14.09.2012
Varato dal Consiglio dei
ministri il regolamento sul sistema nazionale di valutazione per istruzione e
formazione. L'obiettivo dichiarato è il miglioramento della qualità
dell'offerta formativa e degli apprendimenti. Il processo di valutazione si
focalizza sull'istituto, sui risultati finali misurabili, sul Pof e sulla sua
organizzazione, facendo leva sui principi di responsabilità dell’autonomia.
Nessuna relazione con il profilo professionale dei docenti o con la loro
produttività. L'iter di approvazione del Dpr è però ancora lungo.
Post collegati:
Educazione dei
figli, in famiglia, dalla gravidanza a tre anni
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2753847.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/educazione-dei-figli-in-famiglia-dalla.html
Il ruolo
dell’educazione - in famiglia e a scuola - nella formazione di cittadini
pensanti e felici: un approccio innovativo
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2752886.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/il-ruolo-delleducazione-in-famiglia-e.html
Lettera a Marco
Demarco, direttore del “Corriere del Mezzogiorno” (“Terronismo”)
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2681858.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/04/lettera-marco-demarco-direttore-del.html
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