A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000
visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad
abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di
5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n.
476 del 25-08-14 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Poiché
l’argomento della produttività è
importante, se ne discute molto ed è usato spesso a sproposito, ritengo utile
raccogliere in questo post vari
contributi su questo tema. Va tenuto presente che, nei calcoli macroeconomici,
al numeratore non va la "quantità" dell'output ma il "valore", che risente anche del livello
degli investimenti (in macchinari, ricerca e sviluppo, ecc.) e quindi del
valore aggiunto dei prodotti. Sotto questo aspetto, l'Italia (prodotti
"poveri", salari
"poveri", ecc.) sta messa male rispetto ad altri Paesi.
Innanzitutto,
riporto la terza e ultima parte del mio post FIAT, Marchionne, cogestione e produttività http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2754319.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/fiat-marchionne-cogestione-e.html
TERZA E ULTIMA PARTE: PRODUTTIVITA’.
Il senatore Enrico Morando, nel suo intervento in
Parlamento sul DEF, ha menzionato la “produttività totale dei fattori” quale
elemento fondamentale per la crescita. Questo interessante e riccamente
documentato articolo cade a fagiolo:
Economia e Politica Perché la riforma Fornero va contro produttività e crescita Domenico Moro - 30 Aprile 2012
1. Produttività e crescita economica
In Italia e in Europa si ripete come un mantra la necessità di accompagnare la crescita al risanamento dei conti pubblici. La crescita economica è riconducibile a molte e complesse fonti. Secondo molti economisti, una delle più importanti è l’aumento della produttività globale, sebbene i meccanismi che legano questa alla crescita siano diversi a seconda della prospettiva di analisi adottata.[1] Proprio con lo scopo dichiarato di innalzare la produttività italiana e, in questo modo, di spingere la crescita, da tempo entrambe stagnanti, è stata presentata dal ministro Fornero una proposta di riforma del mercato del lavoro. La logica sottostante a tale riforma, in accordo con il senso comune del mainstream economico e politico, è che il declino della produttività in Italia dipende da un mercato del lavoro troppo poco deregolamentato. A nostro avviso si tratta di una logica non solo errata ma anche controproducente. […]
http://www.economiaepolitica.it/index.php/lavoro-e-sindacato/perche-la-riforma-fornero-va-contro-produttivita-e-crescita/
A mia volta, ripropongo:
Produttività. [*]
Provo a fare qualche notazione. a) “La produttività è il rapporto tra la quantità o il valore del prodotto ottenuto e la quantità di uno o più fattori, richiesti per la sua produzione”. Quello più oggettivo – diciamo così - è il rapporto tra quantità, perché prescinde dal prezzo-ricavo: ad esempio, il rapporto tra quantità di autovetture o frigoriferi o libri o computer prodotti ed il numero di unità lavorative (o meglio, le ore lavorate) impiegate nella produzione (prescindendo dalla cause, non tutte addebitabili ai lavoratori dipendenti, segnalo ad esempio che lo stabilimento polacco della FIAT produce da solo un numero di autovetture pari a quelle globalmente prodotte da tutti gli stabilimenti italiani della stessa FIAT).
b) E’ importante notare che, almeno teoricamente, dal livello di produttività e dal suo incremento nel tempo dipendono sia il livello dei salari che il loro aumento.
c) E’ quasi superfluo altresì rilevare che il livello del prezzo-ricavo (cioè di vendita) o del valore aggiunto, che è la “differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita dalle singole branche produttive e di quelli consumati (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive”) [2] di norma, in un mercato concorrenziale, rispecchia anche sia il livello qualitativo che il contenuto tecnologico dei prodotti, frutto, da un lato, della politica industriale di un Paese; dall’altro, della Ricerca&Sviluppo (R&S) sia privata che pubblica (v. al riguardo differenze tra Italia e Germania, entrambi Paesi a forte vocazione manifatturiera).
[*] ISTAT - Produttività http://www.istat.it/dati/catalogo/20110523_00/grafici/1_3.html
[**] ISTAT – Valore aggiunto http://www.istat.it/dati/catalogo/20110523_00/grafici/1_1.html
Sempre a proposito di produttività.
Nei miei corsi di formazione aziendali rivolti a figure di vario livello e persino laureati e capi d’azienda (piccola), quasi all’inizio del corso, non mancavo mai, qualunque fossero i destinatari, di chiarire il significato dei termini efficacia ed efficienza (e qualità ed economicità).
Ma prima lo chiedevo: quasi nessuno sapeva rispondere con precisione.
Efficacia ed efficienza sono (o dovrebbero essere) due concetti molto noti nel mondo del lavoro. Etimologicamente, per efficacia si intende la capacità di produrre un effetto, di raggiungere un determinato obiettivo, mentre per efficienza la capacità di raggiungerlo con la minima allogazione possibile di risorse (anche il termine economicità, non tutti lo sanno, ha un significato analogo).
Università Partenope
Efficienza, efficacia, economicità (riferite alla mamma e alle pizze)
http://www.economia.uniparthenope.it/modifica_docente/scaletti/ECONOMIA_AZIENDALE_-_9_CFU_-_A.A._2008-2009_LEZ_03.PDF
Ed infine allego questo mio vecchio commento con un articolo di Sbilanciamoci.info, che sostiene la stessa tesi dell’articolo di Domenico Moro linkato più sopra:
Qual è la causa e quale l’effetto? Qual è la relazione del sottoutilizzo in Italia del capitale umano qualificato e/o della sua bassa remunerazione – in assoluto e comparativamente agli altri Paesi - con l’evoluzione del PIL?
Da questa interessante ed acuta analisi di Sbilanciamoci.info, “La Lombardia che si allontana dall'Europa”, ricavo:
“la correlazione tra produzione e occupazione, come investimenti e pil, mostra come le riforme del mercato del lavoro degli anni ’90 e quelle di “mercato” realizzate in Italia sono state efficaci solo a margine del sistema economico e del lavoro, cioè le misure adottate dai governi nazionali dell’Italia hanno consolidato la debolezza di struttura del paese, e paradossalmente inibito le necessarie azioni di cambiamento di struttura necessari per una regione importante come la Lombardia”.
E poi: “Infatti, i provvedimenti legati al mercato del lavoro per “flessibilizzare” lo stesso lavoro dal lato dell’offerta si è tradotto in un allargamento del tasso di occupazione per le figure che intrinsecamente producono meno valore aggiunto. Se il pil cresce poco all’aumentare dell’occupazione vuol dire che si producono beni e servizi a basso valore aggiunto, oppure che i redditi di ingresso dei nuovi occupati sono molto bassi. Forse la riflessione non è nuova per gli economisti, ma la profondità e drammaticità dell’attuale situazione ha caratteristiche abbastanza inedite”.
http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/La-Lombardia-che-si-allontana-dall-Europa-8154
Poi, riporto i vari articoli sul tema produttività che ho tratto dal mio archivio.
Economia e Politica Perché la riforma Fornero va contro produttività e crescita Domenico Moro - 30 Aprile 2012
1. Produttività e crescita economica
In Italia e in Europa si ripete come un mantra la necessità di accompagnare la crescita al risanamento dei conti pubblici. La crescita economica è riconducibile a molte e complesse fonti. Secondo molti economisti, una delle più importanti è l’aumento della produttività globale, sebbene i meccanismi che legano questa alla crescita siano diversi a seconda della prospettiva di analisi adottata.[1] Proprio con lo scopo dichiarato di innalzare la produttività italiana e, in questo modo, di spingere la crescita, da tempo entrambe stagnanti, è stata presentata dal ministro Fornero una proposta di riforma del mercato del lavoro. La logica sottostante a tale riforma, in accordo con il senso comune del mainstream economico e politico, è che il declino della produttività in Italia dipende da un mercato del lavoro troppo poco deregolamentato. A nostro avviso si tratta di una logica non solo errata ma anche controproducente. […]
http://www.economiaepolitica.it/index.php/lavoro-e-sindacato/perche-la-riforma-fornero-va-contro-produttivita-e-crescita/
A mia volta, ripropongo:
Produttività. [*]
Provo a fare qualche notazione. a) “La produttività è il rapporto tra la quantità o il valore del prodotto ottenuto e la quantità di uno o più fattori, richiesti per la sua produzione”. Quello più oggettivo – diciamo così - è il rapporto tra quantità, perché prescinde dal prezzo-ricavo: ad esempio, il rapporto tra quantità di autovetture o frigoriferi o libri o computer prodotti ed il numero di unità lavorative (o meglio, le ore lavorate) impiegate nella produzione (prescindendo dalla cause, non tutte addebitabili ai lavoratori dipendenti, segnalo ad esempio che lo stabilimento polacco della FIAT produce da solo un numero di autovetture pari a quelle globalmente prodotte da tutti gli stabilimenti italiani della stessa FIAT).
b) E’ importante notare che, almeno teoricamente, dal livello di produttività e dal suo incremento nel tempo dipendono sia il livello dei salari che il loro aumento.
c) E’ quasi superfluo altresì rilevare che il livello del prezzo-ricavo (cioè di vendita) o del valore aggiunto, che è la “differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita dalle singole branche produttive e di quelli consumati (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive”) [2] di norma, in un mercato concorrenziale, rispecchia anche sia il livello qualitativo che il contenuto tecnologico dei prodotti, frutto, da un lato, della politica industriale di un Paese; dall’altro, della Ricerca&Sviluppo (R&S) sia privata che pubblica (v. al riguardo differenze tra Italia e Germania, entrambi Paesi a forte vocazione manifatturiera).
[*] ISTAT - Produttività http://www.istat.it/dati/catalogo/20110523_00/grafici/1_3.html
[**] ISTAT – Valore aggiunto http://www.istat.it/dati/catalogo/20110523_00/grafici/1_1.html
Sempre a proposito di produttività.
Nei miei corsi di formazione aziendali rivolti a figure di vario livello e persino laureati e capi d’azienda (piccola), quasi all’inizio del corso, non mancavo mai, qualunque fossero i destinatari, di chiarire il significato dei termini efficacia ed efficienza (e qualità ed economicità).
Ma prima lo chiedevo: quasi nessuno sapeva rispondere con precisione.
Efficacia ed efficienza sono (o dovrebbero essere) due concetti molto noti nel mondo del lavoro. Etimologicamente, per efficacia si intende la capacità di produrre un effetto, di raggiungere un determinato obiettivo, mentre per efficienza la capacità di raggiungerlo con la minima allogazione possibile di risorse (anche il termine economicità, non tutti lo sanno, ha un significato analogo).
Università Partenope
Efficienza, efficacia, economicità (riferite alla mamma e alle pizze)
http://www.economia.uniparthenope.it/modifica_docente/scaletti/ECONOMIA_AZIENDALE_-_9_CFU_-_A.A._2008-2009_LEZ_03.PDF
Ed infine allego questo mio vecchio commento con un articolo di Sbilanciamoci.info, che sostiene la stessa tesi dell’articolo di Domenico Moro linkato più sopra:
Qual è la causa e quale l’effetto? Qual è la relazione del sottoutilizzo in Italia del capitale umano qualificato e/o della sua bassa remunerazione – in assoluto e comparativamente agli altri Paesi - con l’evoluzione del PIL?
Da questa interessante ed acuta analisi di Sbilanciamoci.info, “La Lombardia che si allontana dall'Europa”, ricavo:
“la correlazione tra produzione e occupazione, come investimenti e pil, mostra come le riforme del mercato del lavoro degli anni ’90 e quelle di “mercato” realizzate in Italia sono state efficaci solo a margine del sistema economico e del lavoro, cioè le misure adottate dai governi nazionali dell’Italia hanno consolidato la debolezza di struttura del paese, e paradossalmente inibito le necessarie azioni di cambiamento di struttura necessari per una regione importante come la Lombardia”.
E poi: “Infatti, i provvedimenti legati al mercato del lavoro per “flessibilizzare” lo stesso lavoro dal lato dell’offerta si è tradotto in un allargamento del tasso di occupazione per le figure che intrinsecamente producono meno valore aggiunto. Se il pil cresce poco all’aumentare dell’occupazione vuol dire che si producono beni e servizi a basso valore aggiunto, oppure che i redditi di ingresso dei nuovi occupati sono molto bassi. Forse la riflessione non è nuova per gli economisti, ma la profondità e drammaticità dell’attuale situazione ha caratteristiche abbastanza inedite”.
http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/La-Lombardia-che-si-allontana-dall-Europa-8154
Poi, riporto i vari articoli sul tema produttività che ho tratto dal mio archivio.
Economia in 100 parole: CLUP
http://facileconomia.altervista.org/Dizionario-Economia-Significato/15-clup.html
Confindustria
IL "CLUP" E LA VERA COMPETITIVITA' DEL PAESE
Roma, 21 Ottobre 1999
http://www.confindustria.it/AreeAtt/DocUfPub.nsf/0/4B9B797603B6B08CC1256ACB00500149?openDocument&MenuID=A6AD7AB9EF265258C1256EFB00358600
http://facileconomia.altervista.org/Dizionario-Economia-Significato/15-clup.html
Confindustria
IL "CLUP" E LA VERA COMPETITIVITA' DEL PAESE
Roma, 21 Ottobre 1999
http://www.confindustria.it/AreeAtt/DocUfPub.nsf/0/4B9B797603B6B08CC1256ACB00500149?openDocument&MenuID=A6AD7AB9EF265258C1256EFB00358600
La produttività, il tempo e
la confusione di Squinzi
di Sergio Bruno
14 ottobre 2012
L’incultura dominante insiste sul fatto che dalla
crisi si esce lavorando di più. Ma in questo modo si ignora che cosa sia la produttività,
che cosa la possa migliorare, gli orizzonti temporali degli investimenti. e il
ruolo delle politiche
Fumus productivitatis
Il dibattito
sulla produttività va avanti da molto tempo, ma sempre nella confusione e
avvolto dalle mistificazioni. Il problema deriva da un complesso insieme di
fattori, tra i quali la flessibilità del lavoro non è certo quello prevalente.
Nell’ultimo anno, per esempio, il costo del lavoro per unità di prodotto è
aumentato, ma la causa è nelle dinamiche provocate dalla crisi
Rosita Donnini e
Valerio Selan
Censis: dal 2007 produttività italiana scesa
dell'1,5%
18/10/2013
10:38
Cerchiamo ora, come mi avete
chiesto più volte, di risalire la catena delle cause. Cosa c’è “a monte” del
differenziale di inflazione?
Imprese europee inefficienti: 60 miliardi persi ogni anno
28/10/2011 16:28
Maglia nera al Regno Unito che
registra una perdita di euro di 21,4 miliardi; l’Italia, che registra circa 8
miliardi in meno l’anno, potrebbe guadagnarne 31 in più
La “regola di piombo” sui salari di Mario Draghi
Pubblicato
da keynesblog il 4
aprile 2013
La BCE suggerisce che le retribuzioni
nominali del lavoro debbano crescere in linea con la produttività dei
lavoratori, e non oltre questa. I Paesi “viziosi” che non rispettano questa
regola perdono progressivamente competitività. Questa è la “regola di piombo”
per la distribuzione del reddito, contrapposta alla “regola d’oro” che lascia
invariate le quote distributive tra lavoro e capitale. La “regola di piombo”
significa svalutazioni competitive interne, a carico del lavoro e del reddito
dei lavoratori, ed una distribuzione del reddito sempre più diseguale.
di Paolo Pini, Università di
Ferrara
Imprese: meno flessibili, più
produttive
09/05/2012
Le imprese più innovative sono quelle che offrono
ai lavoratori più diritti, sicurezza e stabilità, non quelle dai contratti a
breve termine e dal licenziamento facile
Produttività, torniamo ai
classici
10/01/2013
Sulla produttività che non cresce – e sulle
politiche necessarie – occorre chiarire molti equivoci, ripartendo dai concetti
di base dell’economia e dalle analisi di Paolo Sylos Labini
Altri
contributi:
Salari e produttività in Italia
La Germania, la produttività e San Floriano
Pubblicato
da keynesblog il 20
febbraio 2013
Maurizio Donato - 17 marzo 2013
28.03.13
Produttività, salari,
crisi, logaritmi, marziani, onestà
Alberto
Bagnai
sabato 30 novembre 2013
Stefano Perri - 15 dicembre 2013
Salari, Produttività e Impiego in Italia: La
Fotografia di Un Mercato Distorto (2000-2013)
di
Paolo Manasse e Thomas Manfredi
ITALIA – EUROPA - SALARI, PREZZI, PRODUTTIVITA’ E L’’EFFETTO DIMENSIONE D’IMPRESA (1998-2006)
di
Giuseppe D’Aloia
02.10.15
Si dice spesso che per tornare a crescere, l’Italia deve
incrementare la produttività. Ma se si analizzano i dati, si vede il ruolo
importante giocato dall’integrazione dei lavoratori marginali nel mercato del
lavoro. Ed è l’aumento della produzione che favorisce la crescita della
produttività.
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