A causa delle avarie frequenti della
piattaforma IlCannocchiale, dove - in
4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente.
O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli
(orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 456 del 15-06-14 (trasmigrato
da IlCannocchiale.it)
Il ‘dio’
Corradino Mineo
Mineo, Chiti e la democrazia
15/06/2014
Il caso di Corradino Mineo e dei quattordici senatori del Pd che si sono
autosospesi ha aperto una breccia nel partito di Matteo Renzi. Eppure è
l'articolo 67 della Costituzione a dire che ”ogni membro del Parlamento
rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”
In
teoria tutto giusto, ma osservo:
1.
Sono incline a pensare che Corradino Mineo, come tutti i Siciliani (Tomasi di
Lampedusa insegna), si creda un dio.[1]
2.
Corradino Mineo ha forse tutto il diritto di sentirsi un dio e di pretendere di
imporre la sua tesi minoritaria all’intero gruppo parlamentare del PD, ma,
specularmente, anche Renzi - à la guerre
comme à la guerre – ha il diritto, se può, di sostituirlo alla Commissione
parlamentare.
3.
La RAI – come forse è noto – è un covo di raccomandati incapaci, organici
gonfiati, strutture decentrate ridondanti, sprechi e compensi milionari: il
suggerimento di Renzi della vendita di una quota di RaiWay, secondo me, va
interpretato come il noto detto del parlare a nuora perché suocera intenda. Ma temo
che Corradino Mineo, avendolo visto all’opera come parte attiva nell’indecorosa
canea promossa dai giornalisti di centrodestra contro il contributo di
solidarietà sui redditi elevati deciso dal governo Berlusconi-Tremonti, sia
piuttosto refrattario ad un’analisi obiettiva quando si tratti di soldi
“propri”: propri perché, avendovi lavorato per 40 anni ed essendo egli per
giunta un dio, si identifica nella RAI (come nel Senato).
[1] E' il principe di Salina che parla
(ne Il Gattopardo): “Rimasero [gli
ufficiali inglesi, ndr] estasiati dal
panorama, della irruenza della luce; confessarono però che erano stati
pietrificati osservando lo squallore, la vetustà, il sudiciume delle strade di
accesso. (…) Vengono [i garibaldini, ndr]
per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perché noi siamo dèi.
(…) i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono
di essere perfetti (…).”
Ma è da leggere, ovviamente, in senso opposto: in Ricordi della casa dei morti, Dostoevskij scrive: “Di certo si doveva credere un uomo molto intelligente, come accade per solito a tutti gli uomini ottusi e limitati”.
Ma è da leggere, ovviamente, in senso opposto: in Ricordi della casa dei morti, Dostoevskij scrive: “Di certo si doveva credere un uomo molto intelligente, come accade per solito a tutti gli uomini ottusi e limitati”.
Appendice
Riporto
la lettera che inviai nel 2011 a Corradino Mineo, allora direttore di Rainews24. Ad oggi, non ho ricevuto nessuna
risposta:
Oggetto:
|
Le pensioni e
l'equità
|
21/11/2011
01:49 |
Da:
|
||
A:
|
<rainews24@rai.it>
|
Egr. Direttore Mineo,
Anche stasera su “Rainews” (ma succede su quasi tutti i media, inclusi i
giornali e le tv supposti di sinistra) avete parlato di necessità di riformare
le pensioni, mentre, come Lei sa bene, finora i ricchi l’hanno fatta quasi
franca, e i giornalisti, capitanati da direttori ed editorialisti di giornale
di destra, Belpietro, Sechi, Bechis, Porro, ecc., cui si sono aggregati anche
alcuni di sinistra, come Lei e Menichini, hanno montato una vera e propria
canea contro il contributo di solidarietà, che li colpiva direttamente.
E’ superfluo notare che troppo spesso, in un Paese stortignaccolo come il
nostro, si appronta un tavolo con le solite 3 gambe che riguardano i ceti meno
abbienti, “dimenticando” o riducendo le dimensioni della quarta, che riguarda i
più abbienti.
E’ perciò colpevole, Dott. Mineo, contribuire ad alimentare la solita
disinformazione ed ammuina da “utili idioti” dei ricchi.
Come quella che l’età di pensionamento a 67 anni si raggiungerà nel 2026
(sic!), come ha dichiarato anche la vostra ospite Prof.ssa Fiorella Kostoris,
intervistata dal vostro loquacissimo tuttologo Mino Fuccillo, altrettanto
disinformato.
Le confesso che – passi per Fuccillo - sorprende che la professoressa Kostoris
– di solito così chiara, precisa e puntuale - abbia fatto un’affermazione non
rispondente al vero (ho già provveduto a scriverglielo).
Mi permetto di segnalarLe che le pensioni di vecchiaia sono in linea
addirittura col “benchmark” europeo (cfr. note [5] e [6] del ‘post’ allegato
[*]), Infatti, dopo le 7 riforme dal 1992 (cfr. nota [1]), includendo la
“finestra” mobile di 12 mesi, gli uomini ora vanno in pensione di vecchiaia già
a 66 anni (+ 1 mese, anche in tutti gli altri casi, per l’impostazione capziosa
“sacconiana” della legge 122/2010, art. 12), nel 2013 a 66 e 3 mesi e, nel
2021, già a 67 anni, per l’esattezza 66 anni e 11 mesi; anche le donne del
pubblico impiego andranno a 66 anni e 11 mesi nel 2021; quelle del settore
privato, invece, nel 2021 andranno a 64 anni e 8 mesi e nel 2026 a 67 anni e 4
mesi. Il che forse spiega l’equivoco, causato da una carente comunicazione del
governo nella lettera alla UE (corretta poi nelle precisazioni): cioè, nel
2026, le donne del settore privato raggiungeranno il limite dei 67 anni, come
tutti gli altri!
Mi permetto, poi, di rammentarLe che la lettera della BCE: 1) indica soltanto
le pensioni di anzianità e, per la vecchiaia, le donne del settore privato; ma
2) aggiunge di riformare il sistema degli ammortizzatori sociali, forse perché
Draghi, oltre che della situazione delle pensioni, è ben consapevole che ci
sono milioni di lavoratori privi completamente di tutele, ivi compresi
centinaia di migliaia di over 50 e decine di migliaia di pensionandi
disoccupati o comunque inattivi.
In conclusione, Egr. Direttore, concretamente, al sottoscritto – costretto
dalla crisi economica e per causa di forza maggiore ad interrompere l’attività
- le manovre correttive per il risanamento dei conti pubblici (non dell’INPS, i
cui conti sono in attivo ed in equilibrio fino al 2050) stanno comportando
quest’anno un mancato introito pensionistico di vecchiaia di quasi 20 mila € (o
forse più); ai ricchi, ai loro utili idioti ed a voi giornalisti che chiedono
le riforme per gli altri ad ogni piè sospinto, molto meno o addirittura nulla.
[*] APPUNTO DOPO LE LETTERE DELLA BCE AL GOVERNO E DEL GOVERNO ALL’UE
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2695770.html
Cordialmente,
Anche stasera su “Rainews” (ma succede su quasi tutti i media, inclusi i
giornali e le tv supposti di sinistra) avete parlato di necessità di riformare
le pensioni, mentre, come Lei sa bene, finora i ricchi l’hanno fatta quasi
franca, e i giornalisti, capitanati da direttori ed editorialisti di giornale
di destra, Belpietro, Sechi, Bechis, Porro, ecc., cui si sono aggregati anche
alcuni di sinistra, come Lei e Menichini, hanno montato una vera e propria
canea contro il contributo di solidarietà, che li colpiva direttamente.
E’ superfluo notare che troppo spesso, in un Paese stortignaccolo come il
nostro, si appronta un tavolo con le solite 3 gambe che riguardano i ceti meno
abbienti, “dimenticando” o riducendo le dimensioni della quarta, che riguarda i
più abbienti.
E’ perciò colpevole, Dott. Mineo, contribuire ad alimentare la solita
disinformazione ed ammuina da “utili idioti” dei ricchi.
Come quella che l’età di pensionamento a 67 anni si raggiungerà nel 2026
(sic!), come ha dichiarato anche la vostra ospite Prof.ssa Fiorella Kostoris,
intervistata dal vostro loquacissimo tuttologo Mino Fuccillo, altrettanto
disinformato.
Le confesso che – passi per Fuccillo - sorprende che la professoressa Kostoris
– di solito così chiara, precisa e puntuale - abbia fatto un’affermazione non
rispondente al vero (ho già provveduto a scriverglielo).
Mi permetto di segnalarLe che le pensioni di vecchiaia sono in linea
addirittura col “benchmark” europeo (cfr. note [5] e [6] del ‘post’ allegato
[*]), Infatti, dopo le 7 riforme dal 1992 (cfr. nota [1]), includendo la
“finestra” mobile di 12 mesi, gli uomini ora vanno in pensione di vecchiaia già
a 66 anni (+ 1 mese, anche in tutti gli altri casi, per l’impostazione capziosa
“sacconiana” della legge 122/2010, art. 12), nel 2013 a 66 e 3 mesi e, nel
2021, già a 67 anni, per l’esattezza 66 anni e 11 mesi; anche le donne del
pubblico impiego andranno a 66 anni e 11 mesi nel 2021; quelle del settore
privato, invece, nel 2021 andranno a 64 anni e 8 mesi e nel 2026 a 67 anni e 4
mesi. Il che forse spiega l’equivoco, causato da una carente comunicazione del
governo nella lettera alla UE (corretta poi nelle precisazioni): cioè, nel
2026, le donne del settore privato raggiungeranno il limite dei 67 anni, come
tutti gli altri!
Mi permetto, poi, di rammentarLe che la lettera della BCE: 1) indica soltanto
le pensioni di anzianità e, per la vecchiaia, le donne del settore privato; ma
2) aggiunge di riformare il sistema degli ammortizzatori sociali, forse perché
Draghi, oltre che della situazione delle pensioni, è ben consapevole che ci
sono milioni di lavoratori privi completamente di tutele, ivi compresi
centinaia di migliaia di over 50 e decine di migliaia di pensionandi
disoccupati o comunque inattivi.
In conclusione, Egr. Direttore, concretamente, al sottoscritto – costretto
dalla crisi economica e per causa di forza maggiore ad interrompere l’attività
- le manovre correttive per il risanamento dei conti pubblici (non dell’INPS, i
cui conti sono in attivo ed in equilibrio fino al 2050) stanno comportando
quest’anno un mancato introito pensionistico di vecchiaia di quasi 20 mila € (o
forse più); ai ricchi, ai loro utili idioti ed a voi giornalisti che chiedono
le riforme per gli altri ad ogni piè sospinto, molto meno o addirittura nulla.
[*] APPUNTO DOPO LE LETTERE DELLA BCE AL GOVERNO E DEL GOVERNO ALL’UE
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2695770.html
Cordialmente,
Articolo
collegato:
07.06.14
Le accuse alla Rai sono sempre le stesse da decenni:
politicizzazione, cattiva amministrazione, sprechi, raccomandazioni.
Bisogna andare oltre queste critiche qualitative. Ecco perché la Rai deve
dimagrire. E di ben più di 150 milioni.
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