A causa delle avarie frequenti della
piattaforma IlCannocchiale, dove - in
4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente.
O, meglio, di tenermi
pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di
5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 467 del 26-07-14 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Dialogo con un
neo-liberista spietato
Riporto
una discussione svoltasi il 22 e il 23 luglio scorsi, in calce ad un articolo
del Corriere della Sera, tra un
neo-liberista spietato e me. Mi scuso per l’incolonnamento dei commenti se può
forse risultare un po’ confuso, a motivo del sovrapporsi degli argomenti.
In
fondo, ho allegato un post di Carlo
Clericetti, pubblicato nel suo blog su Repubblica,
con una discussione analoga, ma che io ho letto – e commentato -soltanto ieri.
L’ANALISI
I tedeschi non spendono, adesso l’Europa inizia ad
aver paura
Da qualche mese
arrivano meno ordini da Paesi tuttora a corto di risorse e l’industria tedesca
ha dovuto «scalare la marcia»
di Giuseppe
Sarcina
22 luglio 2014
La crisi economica durerà 15 anni,
l'Italia rischia di affondare e la Germania pretende che a risolvere i nostri
problemi ci pensiamo noi, soprattutto da quando pochi giorni fa ha deciso un
prelievo forzoso sui Tedeschi (e non più come aveva fatto finora sui Greci, i
Portoghesi, gli Irlandesi, gli Spagnoli, ecc.) per salvare le banche tedesche.
Junker ha detto che stanzierà 300 mld per tutta l’Eurozona, ma 300 mld sono un
pannicello caldo. Delle due l'una: o, all’interno, si vara una corposa imposta
patrimoniale straordinaria sui ricchi, (5% delle famiglie, che possiede una
ricchezza netta di 2.000 mld su 8.600), che ora sono i soli ad avere i soldi ed
hanno pagato relativamente molto poco finora il mastodontico risanamento dei
conti pubblici (330 mld cumulati soltanto nella scorsa legislatura, ma le
misure strutturali dispiegano ancora oggi i loro effetti), addossato in gran
parte sui non ricchi, ad alta propensione al consumo, con le conseguenze
depressive sulla domanda, i consumi, il tessuto delle imprese, l’occupazione
che vediamo da tempo; oppure, dati i vincoli di bilancio di tutti i Paesi UE,
inclusa la Germania, interviene l'UE, attraverso gli EuroUnionBond (proposta
Prodi-Quadrio Curzio), per costituire un fondo di 1.000 mld, garantito dall'oro
e da asset pubblici nazionali (per tranquillizzare la Germania), che
attiverebbe un ammontare di 3.000 mld, da destinare parte alla riduzione del
debito pubblico e parte alla crescita economica e dell'occupazione.
beh un governo sinceramente socialista
potrebbe anche farlo solo che per adesso non se ne vede ombra sti 80 euro
sembrano tanto una pezza ... niente di strutturale pero si sa mai ... caso mai
ci sara qualche stravolgimento politico sicuramente i ricchi che hanno anche il
potere faranno di tutto per mantenere gli attuali divari ... caso mai pure
aumentarli perche l'appetito vien mangiando ...
40 anni, due generazioni, per togliere dalle menti il vitello d' oro. Ma
serve anche un leader come Mose' o Mao ZeDong...
***
I conti pubblici (deficit e avanzo
primario) stanno meglio del 2011 e il debito pubblico, come ha riconosciuto la
Commissione Europea poco più di 1 anno fa, è sotto controllo. “Quanto alle
previsioni, nel breve temine sarebbero a rischio solo Spagna e Cipro, mentre
gli altri paesi, compresa l’Italia, non lo sono. Nel medio termine, il rischio
dell’Italia sarebbe medio ed equiparato addirittura a Paesi considerati primi
della classe come Finlandia e Francia, mentre ad alto rischio sarebbero Paesi
come Belgio e Regno Unito. A basso rischio sarebbe la sola Germania. Ancora più
sorprendenti sono le previsioni di lungo termine, allorché il rischio italiano
viene giudicato basso ed allo stesso livello di Germania e Francia. Altri
Paesi, come Belgio e Lussemburgo, vengono giudicati ad alto rischio, mentre
Olanda, Austria, Finlandia, e Regno Unito a medio rischio”. Deficitì/PIL %
2011=-3,72; 2012=-2,88; 2013=-2,78. Avanzo primario %: 2011=1,0; 2012=2,5;
2013=2,2. Debito pubblico %: dal 2008 al 2011 è cresciuto da 1550 a 1.900 mld +
350 mld +22,6%; dal 2012 al 2014 è cresciuto da 1.900 a 2.100 +200 mld + 10,5%;
se si tolgono i 70 mld dei prestiti ai PIGS (MES) e i 26 mld di debiti PA
arretrati già pagati, molto meno. Gli effetti recessivi di oggi hanno cause
precedenti: le manovre finanziarie mastodontiche ed inique varate nella scorsa
legislatura (ma che per le misure strutturali dispiegano tuttora i loro
effetti), 267 mld dal governo Berlusconi e 63 mld dal governo Monti.
La informo che il debito pubblico
italiano sta crescendo come non mai, +76 miliardi nei primi 5 mesi del 2014,
altro che "sotto controllo", in più non cresciamo.
E' una discussione già fatta pochi
giorni fa. I numeri ufficiali (ma, si sa, gli Italiani al 95% odiano i numeri o
li tengono in non cale) attestano che è una balla che il debito pubblico sia
cresciuto quest'anno come non mai. Ho anche indicato le determinanti
straordinarie del perché sia cresciuto (da 3 anni a questa parte).
Lei, parafrasando il suo eroe Prodi, si attacca ai numeri come un ubriaco
al palo della luce; peccato che la maggior parte degli Italiani non siano molto
ottimisti è la situazione italiana è molto peggiorata rispetto al 2011 in tutti
i sensi.
Può darsi, ma come fa a sapere che Prodi
è un mio eroe? I conti pubblici sono migliori del 2011, e questo è un fatto
inconfutabile, poiché lo dicono i numeri ufficiali. Gli Italiani stanno peggio?
Primo, gli Italiani si lamentano sempre, anche quelli che stanno bene; una mia
conoscente, funzionaria bancaria che gestisce i conti dei clienti più ricchi,
mi diceva che anche i clienti ricchi si lamentano sempre, più degli altri..
Secondo, gli Italiani (tranne i ricchi, che con la crisi si sono ulteriormente
arricchiti) sono più poveri perché hanno dovuto risanare i conti pubblici.
Terzo, è per questo che bisognerebbe, per evitare il declino, fare quello che
ho proposto più sotto: una corposa imposta patrimoniale straordinaria sui
ricchi o gli EuroUnionBond. Ma purtroppo parecchi poveri fanno ammuina.
***
Tutto un contorsionismo per implorare
più spesa alla Germania, mentre basterebbe che i tedeschi non violassessero
Maastricht su surplus partite correnti per avere lo stesso effetto. Cioè
parliamo sempre da inginocchiati, anche quando a violare le regole (4 su 11 per
completezza di informazione) sono i tedeschi.
Gli Italiani hanno la nomea di furbi, ma
i bottegai tedeschi spesso non sono da meno. Chi è causa del suo mal pianga se
stesso. Queste sono le conseguenze del surplus commerciale tedesco: Purtroppo,
né la Germania viene sanzionata dalla Commissione Europea (diretta da proni alla
Germania come Barroso e Olli Rehn) per surplus eccessivo (> 6%, limite
peraltro troppo alto), né tanto meno fu previsto di inserire nei trattati
costitutivi dell'Euro il meccanismo riequilibratore - molto più severo -
suggerito per i sistemi a moneta unica tra Paesi con economie eterogenee da
Keynes. L'Euro avrà anche le sue colpe, ma esso è stato partorito male e viene
gestito peggio (vedi anche lo statuto della BCE) per colpa soprattutto dei
prepotenti, egoisti ed ottusi Tedeschi.
***
Ma se la moneta è unica, come mai si
considera la Germania avvantaggiata? Ha forse gli stipendi più bassi, o i
servizi o strade più scadenti? Forse è avvantaggiata perché ha una classe
dirigente sindacale molto più illuminato di quello italiano? Forse le sue
fabbriche hanno maestranze più brave che forniscono prodotti di qualità
superiore? Forse perché si ha saputo dare una struttura societaria più forte e
più avanzata? Se è così dov'è la colpa della Germania????
Non è difficile: basta capire il
concetto di Tasso di Cambio Reale. Nel caso di cambi fissi (come l'Euro) il
Paese che ha un tasso inflattivo minore acquista negli anni competitività. Nel
caso tra Germania e Italia il gap è del 20%. Guarda caso più o meno la
svalutazione attesa in caso di euro-break
1) La Germania, per riacquistare competitività, l'ha fatto - ridurre i
salari - e prima degli altri, coi mini job a 400€/mese, ma da furba, per
mantenere la pace sociale, li integra col suo robusto welfare reddito minimo
garantito e il sussidio all'affitto, che in sostanza sono aiuti di Stato alle
imprese, vietati dall'UE. 2) L’accordo politico CDU-SPD contempla apposta la
misura espansiva (reclamata a gran voce dagli altri Paesi europei) dell’aumento
del salario orario minimo a 8,5€. 3) La Germania ha infrastrutture inferiori
alla Francia, nell'attuale situazione potrebbe e dovrebbe spendere per
migliorarle.
***
con la svalutazione dei salari
(risultato della svalutazione della moneta) è la stessa cosa. i prezzi
internamente scendono perchè sono scesi i costi di produzione, le tue merci
diventano più competitive rispetto a quelle estere e si consuma di più il
prodotto interno..... fidati, è la stesa cosa.... l'unica differenza rilevabile
sta nel cosiddetto effetto pigou, ovvero la perdita di valore degli asset
monetari che favoriscono i debitori rispetto ai creditori, ingenerando per
questa via maggior domanda. ma il principale stimolo è quello derivante dai
redditi redditi, e lì le due manovre sono identiche (con ritardi di adattamento
leggermente diversi, questo si).
A parità di tasso di svalutazione, gli effetti sul potere d'acquisto dei
salari sono maggiori nel caso di riduzione del salario rispetto alla
svalutazione della moneta, poiché l'inflazione importata che si scarica sui
prezzi interni è solo una frazione di quel tasso.
a parte l'effetto pigou, come già ho
scritto, differenze ci sarebbero solo se ipotizzi mercati vischiosi e poco
concorrenziali, in cui chi può fissare tariffe resta poco soggetto alle leggi
delal domanda e dell offerta. questa evenienza purtroppo esiste, per cui concordo
con te che una svalutazione interna risulta più "complicata" di una
svalutazione monetaria... aggiungo però una cosa... con una svalutazione
monetaria tagli i salari di chi è produttivo e sta sul mercato così come di chi
vive parassitando. credo che in italia, più che di una svalutazione monetaria,
avremmo bisogno di recuperare competitività attraverso un taglio selettivo
delle realtà improduttive, sia liberalizzando i mercati, sia tagliando la spesa
pubblica poco produttiva e mal indirizzata (quella diretta a sostenere i non
bisognosi). per questo ritengo che, nel complesso delle valutazioni possibili,
la svalutazione monetaria non porterebbe in italia risultati equi e di lungo
periodo, così come non lo faceva ai tempi della lira.....
ci ho fatto caso solo adesso... hai
scritto un inesattezza, o meglio hai fatto un errore di prospettiva. quella
inflazione che tu noti solo sui prodotti esteri, la vedi perchè i prodotti
interni ed i salari non si sono rivalutati quando tu hai tagliato il valore
nominale della moneta. lo stesso effetto lo hai quando tagli i redditi, in
quanto i minori costi si trasformano in minori prezzi sui beni interni. nel
primo caso hai (nominalmente) salario invariato-merci importate più costose-merci
interne invariate, nel secondo caso hai merci importate invariate-salario
inferiore-merci interne inferiori... in termini reali non hai però alcuna
differenza (a meno di attriti di mercato ed effetto pigou... come già avevo
ricordato).....
@monorchio (L’effetto Pigou. L’ipotesi di P. (real balance effect o Pigou
effect) tende a dimostrare che in presenza di disoccupazione, la riduzione dei
salari monetari e dei prezzi fa crescere il valore reale delle scorte monetarie
(M/P), cioè di una delle componenti della ricchezza, e questo favorisce la
ripresa dei consumi e, quindi, l’aumento del reddito fino al raggiungimento
della piena occupazione. La rilevanza dell’effetto P. è stata lungamente
discussa dai macroeconomisti. È ormai opinione diffusa che la dimensione di
tale effetto sia trascurabile e che per metterlo in moto sarebbero necessarie
riduzioni di salari e prezzi di entità tale da essere difficilmente ottenibili
nella realtà”). NON COMPLICHIAMO LE COSE SEMPLICI. Non più “complicata” ma più
o meno vantaggiosa e nessun errore di… prospettiva. Lo scrivo anche per chi
legge: io ho affermato semplicemente che a) se tagli, poniamo, i salari del
10%, riduci il potere d’acquisto, nell’ipotesi peggiore, del 10%, poiché i prezzi
non si riducono affatto e la diminuzione di costo si trasla ai profitti; o,
nell’ipotesi più favorevole, si riducono in ragione dell’incidenza del lavoro
sul costo finale, che è solo una frazione di questo; b) se svaluti la moneta
del 10%, l’aumento dei prezzi interni sarà pari all’incidenza delle
importazioni sul PIL, quindi se esse incidono per il 30% si avrà un aumento dei
prezzi pari a 10*0,3=3% ed una perdita nella stessa misura del potere
d’acquisto dei salari.
ho citato l'effetto pigou per
completezza di informazione e perchè, nei limiti del possibile, quando discuto
mi piace dare conto di ogni aspetto, non solo di quello che porta acqua al mio
mulino (l'effetto pigou, svalutando i debiti porta a maggiori consumi, in
quanto la propensione al consumo dei debitori è superiore a quella dei
creditori, e, questo effetto, è di solito preponderante rispetto alla
"sensazione di ricchezza" dovuta all'aumento del valore reale dei
propri soldi, a cui peraltro corrisponde un aumento reale dei debiti dei
debitori).... riguardo la riduzione dei salari, parti da un ipotesi errata,
almeno nel lungo periodo. hai scritto che una riduzione dei salari non porta la
discesa dei prezzi... hai un esempio del contrario in europa... i prezzi relativi
della germania sono scesi (in termini di minore inflazione), rispetto al resto
d'europa, proprio per il contenimento dei salari, portando una maggiore
produttività e maggiori esportazioni.... le rigidità di prezzo valgono nel
breve periodo, scaricandosi nella diminuzione delle quantità vendute, ma nel
lungo o abbassi i prezzi o chiudi..... quindi i prezzi più bassi fanno
mantenere ai salari ridotti lo stesso potere di acquisto sulle merci interne,
così come nel caso di svalutazione monetaria.
Trascuri forse un dettaglio: nel secondo
caso l'effetto di una diminuzione dei prezzi interni conseguente alla
diminuzione dei salari si chiama recessione. O sbaglio? Non è esattamente la
dinamica nella quale ci siamo infilati dal 2011 in avanti? Non è la dinamica
per la quale il PIL diminuisce determinando un aumento del rapporto con il
debito pubblico, anche se quest'ultimo in termini di valore assoluto non
aumenta? Vista in questo modo - e fermo restando che se sei creditore hai tutto
l'interesse a proteggerti dal rischio svalutazione, e se sei debitore hai
l'interesse opposto (ma gli interessi sul debito non servono a coprire anche
quel rischio?) - le due cose (svalutazione monetaria vs. svalutazione interna)
sono ancora equivalenti?
no, siamo in recessione quando il
prodotto diminuisce in termini reali. quando hai una diminuzione dei prezzi sei
in deflazione. la variazione di prodotto nominale, a cui devi sottrarre
algebricamente la variazione dei prezzi alla produzione, ti restituisce la
variazione reale della produzione. quella ti dice se sei in recessione o in
espansione, mentre la variazione dei prezzi della produzione ti dice se sei in
inflazione o in deflazione.
"Secondo una definizione convenzionale, c'è recessione quando si
registrano due trimestri consecutivi di contrazione del prodotto interno lordo.
Ma a volte le recessioni non soddisfano tale regola, come nel caso della
recessione americana del 2001 o di quella del 1974-1975. Oltre al PIL reale,
rientrano tra i parametri anche la disoccupazione, il reddito e le vendite al
dettaglio, così come intensità, durata e diffusione della fase di contrazione
su tutta l'economia". (Fonte: "Sole 24 ore")
credo che la spiegazione che ne ho dato
sia più funzionale a chiarire il dubbio del commentatore a cui ho risposto... o
sbaglio? non credo che il suo dubbio riguardasse il periodo di tempo per cui
doveva protrarsi la contrazione per essere definita recessione, ma credo si
riferisse alle grandezze da considerare.....
ho risposto credendo che il commento fosse riferito a me.... ritiro tutto e
mi scuso per l'intromissione....
Era indirizzato ad entrambi.
Citazione: "riguardo la riduzione
dei salari, parti da un ipotesi errata, almeno nel lungo periodo. hai scritto
che una riduzione dei salari non porta la discesa dei prezzi... ". Soffri
di allucinazioni? 1) Preliminarmente, rilevo che hai sbagliato ad incolonnare
il tuo commento in modo da averli tutti in successione. 2) Forse ti sei
distratto reimbarcandoti nell’effetto Pigou, che è una teoria-ciofeca. 3) Che
io abbia fatto un'ipotesi errata è una tua invenzione: io ho semplicemente
indicato 2 ipotesi-limite: quella più sfavorevole e quella più favorevole. 4)
Ma forse di serve a fare confusione perché non sai replicare alla sostanza
delle mie semplici osservazioni circa dal non equivalenza delle 2 alternative
(svalutazione dei salari o della moneta). 5) Nel lungo termine siamo tutti
morti... soprattutto se si ha una certa età... 6) Poiché l'economia non è una
scienza esatta, fai l'errore grave di voler spiegare tutto con una formula o
una teoria economica, potenzialmente fallaci e (perché) in contraddizione tra
loro. 7) Una rondine non fa primavera, figuriamoci in economia dove i nessi
causali possono essere molteplici e complessi e difficilmente scomponibili,
perciò è consigliabile una sana visione "laica" e non un'adesione
ideologica e fideistica, che talvolta sconfina nel fanatismo, come - ho notato
- capita più sovente ai neoliberisti, che, a giudicare dalle evidenze
empiriche, hanno fallito e nonostante ciò continuano ad impancarsi a maestrini
fanatici e spietati.
prova a riflettere su una cosa. a te che produci impatta il costo dei tuoi
dipendenti, ma impatta anche il costo dei mezzi che utilizzi.... se scendono i
salari per te scendono i costi dei tuoi dipendenti, ma scendono anche i costi
dei mezzi che utilizzi, poichè saranno realizzati con forza lavoro che sarà
costata di meno.....
@Vincesko.... non è che si perseguano
certe idee piuttosto che altre con il fine di martirizzare ed impoverire il
prossimo, ma semplicemente perchè, anche attraverso analisi ed esempi dal
passato, si ritiene che determinate politiche possano migliorare le condizioni
di vita generali delle persone.... l'idea che esistano i buoni (keynesiani) che
perseguono fini generali ed i cattivi (i liberisti) che invece perseguono
biechi interessi personali ai danni del prossimo è sia stucchevole che di
cattivo gusto... almeno a mio parere...
Il problema è complesso ed ha a che fare un po’ con la sindrome di
Stoccolma, un po’ con l’inclinazione inconscia a favorire i ricchi, un po’ con
il sadismo, un po' con la superbia, un po’ con la… pagnotta. D’altra parte,
l’adesione - gratuita - di milioni di persone a politiche che vanno contro il
loro interesse è un fenomeno complesso che intrigò persino Einstein, che chiese
lumi a Freud (cfr. “Perché la guerra?”). L’ho già scritto ad altri, più potenti
e più spietati di te, vorrei semplicemente evidenziare che gli Stati Maggiori
sono bravissimi a fare piani sulla pelle della truppa (sono pagati per questo),
ma solitamente restano al sicuro, lontani dalla trincea. Non è un bell’esempio.
Nella penultima newsletter n. 347 del 15/7/2014 di Sbilanciamoci, c’è un
interessante articolo intitolato “Abbassare i salari? La retromarcia dell'Fmi”
che analizza un recente report del FMI, che nelle conclusioni contraddice tutto
ciò che aveva affermato in precedenza sull’inefficacia della riduzione dei
salari per guadagnare competitività. Che si fa per guadagnarsi la pagnotta.
una cosa che avevo dimenticato di scivere... quando valuti l'incidenza dl
lavoro sul costo finale, non devi valutare solo il costo del lavoro per
realizzare un prodotto, ma anche il costo del lavoro utilizzato per la
fabbricazione degli strumenti che hai utilizzato per realizzare quel
prodotto... se costruisci scarpe il costo del lavoro che inciderà sulle tue
scarpe è quello dei tuoi operai, a cui devi aggiungere il costo degli operai
che ti hanno costruito il capannone in cui produci, devi aggiungere il costo
del lavoro di chi ha realizzato i macchinari che produci, il costo di quelli
che hanno realizzato i macchinari utilizzati dall'impresa edile che ha
realizzato il capannone.. e così via....
Questo è vero se lo valuti microeconomicamente,
cioè per una sola azienda; ma se lo valuti macroeconomicamente, cioè come dato
aggregato, non è più vero, poiché avremo l'incidenza del costo del lavoro
aggregato sul costo di produzione aggregato e sarà una media tra tutti i
comparti. Io non ricordo esattamente quanto incide la voce di costo
"lavoro" dell'azienda Italia, ma mi pare che la quota di reddito
destinata ai salariati non sia molto distante dal 50% del
"prezzo-ricavo" aggregato.
è l'esatto contrario... in termini
micro, devi considerare il lavoro medio delle singole aziende, in termini macro
il lavoro per il totale delle trasformazioni produttive, che includono il
lavoro per i macchinari e per i macchinari utilizzati per produrre i macchinari.....
se guardi la composizione percentuale di una paese qualunque ti rendi conto di
cosa intendo....
No, ti sbagli. Nel tuo stesso esempio,
quando si analizza l'incidenza del "lavoro" di una singola azienda,
occorre sommare anche la quota "lavoro" incorporata nelle forniture;
nel caso dell'azienda "Italia", invece,, ce l'hai già il dato
complessivo. Tecnicamente, nel conto economico dell'azienda "Italia"
confluiranno in dare tutti gli addebiti aventi conto contabile (in Contabilità
Generale) o elemento di costo (in Contabilità Industriale) che identificano la
voce "lavoro". Analogamente per tutti gli altri costi. Per cui, alla
fine, basterà calcolare l'incidenza percentuale della voce "lavoro"
sul totale del costo di produzione.
che esattamente il dato che ti ho detto
di guardare quando ti ho scritto di leggere la composizione del pil....
"se tagli, poniamo, i salari del
10%, riduci il potere d’acquisto, nell’ipotesi peggiore, del 10%, poiché i
prezzi non si riducono affatto e la diminuzione di costo si trasla ai
profitti" .... non credo sia una mia allucinazione ma una tua frase....
per il resto, formula un pensiero di senso compiuto e ti rispondo
volentieri....
E allora? Te l’ho già detto, tu
complichi le cose semplici e per avere per forza ragione (ahi ahi), quando non
hai argomenti validi per controbattere, vittima di una sorta di pulsione
allucinatoria te li inventi. Come in questo caso: hai riportato -
scorrettamente - soltanto la prima ipotesi-limite, che comunque, appunto, è
soltanto – ripeto - un'ipotesi-limite, NON la mia tesi esclusiva, come
speciosamente vuoi far intendere; leggi anche la seconda ipotesi-limite, quella
più favorevole al lavoratore (ed anche a te!), che in ogni caso è peggiore
dell’ipotesi della svalutazione monetaria, circa il 5% di perdita del potere
d'acquisto (pari all'incidenza media del lavoro sul costo totale di produzione)
contro il 3% circa (pari all'incidenza delle importazioni sul Pil).
se svaluti i salari ti porti appresso
anche i profitti... mica svaluti i salari con dictat autoritario... li svaluti
con manovra deflattiva, che porta al ribasso tutti i costi di produzione,
profitti compresi... esattamente quello che è successo in germania negli anni
2004/2005... e che è accaduto in grecia, con conseguenze ben più drammatiche
(il che dimostra prevenire è sempre meglio che curare) e che le ha consentito
di riguadagnare competitività (guarda la bilancia dei pagamenti della grecia)
ti avevo già scritto a meno di quali fattori si presentano divergenze tra
svalutazione per via monetaria e per via salariale... ora le riporti di nuovo
per tentare di avere ragione.... io non ho problemi di dover dimostrare
qualcosa, ho scritto come funzionano certi meccanismi, se ti interessa leggi i
miei commenti e tenta di capire qualcosa di nuovo, in caso contrario continua a
credere ciò che ti pare.....
Vuoi per forza avere ragione e ora
ribalti anche l’accusa. 1) Dì che hai detto una sciocchezza o una cosa
imprecisa. 2) Perché – rileggiti - prima hai contestato la mia affermazione che
il calcolo della quota lavoro sulle forniture valesse solo a livello micro e
non anche macro; ora dici che per avere l'incidenza del lavoro basta leggere i
dati del PIL (che è un dato macroeconomico). 3) Infine, io temo che tu – preso
dalle tue elucubrazioni - non abbia capito affatto ciò che ho scritto sulla
riduzione dei salari vs svalutazione monetaria o, almeno, da bravo ufficiale di
Stato Maggiore ligio al dovere di difendere i ricchi, prima non accetti
l’evidenza che il 5% sia maggiore del 3%, poi guardi la riduzione dei salari
dal punto di vista del datore di lavoro e non del salariato, poi fai finta di
non sapere che– come dicono ampiamente le evidenze empiriche - i salari non si
sono svalutati con manovra deflattiva erga omnes (dove, quando?), ma attraverso
una modifica mirata (detta eufemisticamente riforma) del diritto del lavoro
(tipologie contrattuali, orari di lavoro e altri diritti, copertura
dall'inflazione, ecc.), che non intaccano affatto i profitti, ma riducendo i
costi li aumentano, in particolare nei settori sottratti alla concorrenza
internazionale. Abbandona i ricchi al loro opulento destino, hanno già al loro
servizio interi Stati Maggiori lautamente retribuiti, possono fare benissimo a
meno di te che per giunta lo fai gratis.
Articolo
collegato:
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