sabato 18 luglio 2015

Dialogo sull’Euro, la Lira e la sovranità monetaria


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 449 del 20-05-2014 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Dialogo sull’Euro, la Lira e la sovranità monetaria


02.05.14


Osservo, “collateralmente”, che non è vero che la BCE ha il compito esclusivo del controllo dell’inflazione. Essa ha anche quello di sostenere le politiche economiche generali dell’UE:
“L’obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali [...] è il mantenimento della stabilità dei prezzi”.
Inoltre, “fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea.”
Il problema è che la Germania, oltre ad avere uno strapotere economico, industriale e commerciale, ha anche uno strapotere nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati.
Faccio rilevare che, nel sito della BCE, c’è stata una modifica recente e del link e del testo relativo alle funzioni: la differenza tra le due versioni è costituita dall’aggiunta, negli obiettivi, del periodo seguente, nel quale – non a caso - viene enfatizzata anche per l’UE l’esigenza della stabilità dei prezzi:
“L’UE si pone diversi obiettivi (articolo 3 del Trattato sull’Unione europea), fra i quali lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale. Pertanto, la stabilità dei prezzi non è solo l’obiettivo primario della politica monetaria della BCE, ma anche un obiettivo dell’intera Unione europea. Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e il Trattato sull’Unione europea stabiliscono una chiara gerarchia di obiettivi per l’Eurosistema, rimarcando come la stabilità dei prezzi sia il contributo più importante che la politica monetaria può dare al conseguimento di un contesto economico favorevole e di un elevato livello di occupazione”.

E di fatti la Bce assolve questo compito, però all'interno dei limiti previsti dai trattati. Sempre che non intenda il finanziamento dei deficit degli Stati membri attraverso l'acquisto dei titoli del debito pubblico che è espressamente vietato dall'articolo 123 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea. La Germania non interpreta nulla di diverso da quello che è chiaramente ed esplicitamente previsto dai trattati.
Venendo ad alcuni passaggi di quanto ha correttamente riportato le sembra che nonostante l'esplicito richiamo ad una economia sociale di mercato fortemente competitiva (attraverso liberalizzazioni) questo si sia fatto da noi? Sono anni che ci chiedono di procedere con le liberalizzazioni, ma poco si è fatto per resistenze ideologiche (vedere mercato del lavoro). Siamo il Paese Ue con il maggior numero di infrazioni commesse, infrazioni che comportano anche sanzioni economiche (vedi pagamenti della P.A.).

Non sono un grande esperto, mi limito a formulare 3 obiezioni:
1. E’ vero che la BCE non può finanziare i deficit comprando titoli pubblici sul mercato primario (ex art. 123 TFEU), ma può farlo (come peraltro ha già fatto) sul mercato secondario (anche se la Corte Cost. tedesca non è d’accordo e piange perché la Germania ha contribuito al MES in ragione della sua quota, esattamente come l’Italia in ragione della sua, senza prendere un Euro e aumentando il debito pubblico).
2. La Germania (assieme alla Francia) non ha rispettato in passato il limite del deficit del 3% e pretese ed ottenne di non essere sanzionata, come succede oggi alla Francia ed alla Spagna, secondo il principio che la legge, cioè, si interpreta per gli “amici” e si applica per i “nemici”. Ora, l’Italia presenta il migliore avanzo primario in UE28, vedremo se l’UE a giugno accetterà di rinviare di 1 anno il pareggio strutturale di bilancio, limite stupido in recessione, stante per giunta un rischio di deflazione.
3. Io sono, beninteso, per completare i compiti a casa nostra (in particolare, eliminando gli sprechi e varando una corposa imposta patrimoniale sulla metà del decile più ricco delle famiglie, a bassa propensione al consumo), ma ci sono anche vari modi di aiutare i Paesi in difficoltà, difficoltà create anche dalle asimmetrie effetto della moneta unica; ad esempio: a) introducendo gli EuroUnionBond (proposta Prodi Quadrio Curzio), oppure b) applicando severamente la procedura di surplus commerciale eccessivo (ora del 6%, inapplicata per soprammercato dall’ineffabile duo Barroso-Rehn), modulando intelligentemente il tasso di tolleranza, che, stante il mastodontico surplus attuale della Germania, ora dovrebbe tendere allo zero.

Maurizio Cocucci à Vincesko
Nella prima parte è vero ciò che dice ma sono due diversi interventi che generano diverse conseguenze. L'intervento possibile, ovvero l'acquisto sul secondario, si rende necessario soprattutto per calmierare i mercati in caso di 'febbre' sui titoli del debito, che in questo momento non è presente. Il rendimento dei nostri Btp decennali ad esempio è ai minimi storici, così come per quelli di scadenza diversa. Sul secondario è di poco sopra il 3%, il differenziale con quelli tedeschi è di poco meno del 1,6% ma meno di mezzo punto percentuale (oggi circa 0,35%) su quelli inglesi (sarebbe lo stesso se avessimo la lira?). Non vedo quindi la necessità di eventuali acquisti da parte della Bce sotto il profilo della riduzione dei rendimenti. Lo potrebbe avere in un'ottica di dare liquidità al sistema bancario, liquidità che essendo a rendimento 'zero' invoglierebbe questo ad aumentare i prestiti ad aziende e famiglie. Il problema però è che le banche limitano i prestiti non perché abbiano problemi di liquidità, ma piuttosto di fiducia oltre al fatto che sono davvero poche le attività che oggi si rivolgono per un prestito per ragioni di investimento e non invece perché in difficoltà finanziaria. Consideri che dai dati dell'Abi dello scorso dicembre, nel 2013 i prestiti complessivi del settore bancario all'economia è ammontato a 1.851 miliardi di euro a fronte di una raccolta di 1.736 miliardi e con ben 147 miliardi di sofferenze (erano 47 nel 2007). Da qui si comprende come i prestiti vengano concessi con particolare attenzione nonostante il loro costo (per gli istituti di credito) sia oggi molto basso sia per i tassi previsti dalla Bce che quello interbancario. Per gli altri punti rispondo telegraficamente dicendo che tutti i Paesi hanno, chi prima chi poi, disatteso i parametri di Maastricht. Per gli eurobond ci sarebbe da fare un discorso apposito anche se in qualche modo ci sono già (vedi Erp) e mi meraviglia vedere che siano proprio coloro che invocano gli eurobond a scandalizzarsi di questo strumento. Aggiungo che affinché la Germania dia il benestare agli eurobond occorre che cambi la propria Costituzione (Grundgesetz) che al momento vieta la mutualizzazione del debito. Per la bilancia commerciale tedesca la soluzione va trovata nello stimolare le economie più deboli, non frenando quella più competitiva.

Il Suo ragionamento non farebbe una grinza se ci trovassimo di fronte a un sistema a compartimenti stagni e non, invece, strettamente intrecciato come l’Eurozona, con nessi causali plurimi e complessi.
1) Se la BCE (semplifico) fosse intervenuta sul mercato secondario fin dallo scoppio della crisi greca del 2010, forse ci saremmo quasi risparmiati a) l’attuale, terribile crisi economica-finanziaria, regalataci gentilmente dagli USA, che per giunta si sono messi bellamente a speculare sull’Euro, colpendo i PIIGS, e facendo salire esponenzialmente lo spread, per stornare i problemi dal dollaro e dai cittadini statunitensi; b) in Italia, un mastodontico risanamento dei conti pubblici, pari, nella scorsa legislatura, a ben 330 mld cumulati, destinati in gran parte a finanziare gli interessi passivi; e c) un calo della domanda interna più che proporzionale, che ha provocato crisi economica, chiusure e delocalizzazioni di migliaia di aziende e aumento della disoccupazione, nonché crescita delle disuguaglianze.
2) Come si vede, Lei è severo con l'Italia e troppo gentile con la Germania: noi abbiamo cambiato la Costituzione, per inserire una misura stupida come il pareggio di bilancio (anche se nell’art. 81 si parla di equilibrio) strutturale; perché non lo potrebbe fare la Germania per mutualizzare una parte del debito pubblico (con adeguate garanzie, v. appresso) e finanziare gli investimenti in grandi infrastrutture, assumendosi così anche gli oneri di Paese leader, non solo i vantaggi? Inoltre, io ho apposta parlato di EuroUnionBond (proposta Prodi-Quadrio Curzio
http://www.ilsole24ore.com/art...), che, proprio per tranquillizzare i “bottegai” tedeschi, contempla il conferimento a garanzia – garanzia! - dell’oro della Banca d’Italia e di azioni di aziende pubbliche.
3) Infine, desta meraviglia che Lei non veda o faccia finta di non vedere che proprio la politica economico-finanziaria troppo restrittiva imposta dalla Germania scarica il peso del riequilibrio tutto sui Paesi deboli, costretti a deflazionare, in particolare i salari, deprimendo i consumi, ed impedisce di attivare quel circolo virtuoso di crescita di cui possano beneficiare sia la Germania sia tutti gli altri Paesi.

Maurizio Cocucci à  Vincesko
È vero che sono severo (e molto) nei confronti delle responsabilità italiane, questo perché sono italiano e quindi mi interessa come le cose vanno qui più che altrove. Contrariamente a quello che potrebbe pensare sono stato severo nel condannare a suo tempo la decisione delle nostre autorità nel non condannare la Germania e la Francia quando non rispettarono i parametri macroeconomici fissati dal trattato di Maastricht e questo perché noi abbiamo radicata quella cultura che a volte è preferibile non applicare le regole se riteniamo che da questa scelta ne possa derivare un vantaggio anche futuro. Sono severo perché da quando andavo a scuola sono stato abituato a guardare agli studenti più bravi per cercare di capire se avessero qualcosa da insegnarmi circa il loro metodo di studio visto che molti non trascorrevano più tempo di me sui libri. Ergo non sono mai stato educato all'invidia ed alla ricerca dei possibili difetti in coloro che conseguono rendimenti migliori dei miei e questo è l'atteggiamento che mi spinge a studiare le ragioni del successo tedesco in campo economico ed in particolare al passaggio da 'malata d'Europa' a migliore del continente. Non condivido tutto ma gran parte di quanto loro hanno fatto lo ritengo di esempio. Sono severo perché non riesco davvero ad imputare ad una moneta o ai parametri restrittivi di Maastricht e/o del recente Fiscal Compact la situazione in cui versano grandi imprese come Telecom Italia, Alitalia, la fine dell'ex Enimont nel campo della chimica così come la fine che hanno fatto la maggior parte delle imprese nel settore alimentare, passato di mano a multinazionali e perlopiù non tedesche. Ma anche i servizi resi dalle nostre Ferrovie dello Stato, sebbene il bilancio sia stato di recente risanato. Sono severo in chi invoca più deficit senza rendersi conto che ciò significa più interessi da pagare e oggi l'ammontare medio annuo di quanto versiamo per tale voce corrisponde ad un 5,5% del Pil, direi che è anche troppo. Sono severo perché di imposte paghiamo qualcosa in più di quasi tutti gli altri paesi Ue ma siamo i soli, forse assieme alla Grecia, che con quanto versiamo non disponiamo di un sostentamento al reddito per chi si trovi in una situazione di disoccupazione. La Ue e la Bce hanno sì delle responsabilità in merito al tardivo e mal gestito intervento nella crisi finanziaria ma non ne sono responsabili. La Grecia ha ricevuto complessivamente aiuti per un importo superiore al suo Pil (!), ma non è ancora sufficiente, il motivo è che aveva un sistema completamente insostenibile perché se si fosse trattato del solo salvataggio del sistema bancario, come in Spagna ad esempio, sarebbe bastato un quarto di ciò che hanno ricevuto.

Anziché rispondere nel merito, Lei indugia in una filippica contro i ben noti difetti italiani, tralasciando del tutto quelli tedeschi. Questo è un doppio standard rivelatore. Io condivido la severità nei riguardi degli Italiani (ed essendo meridionale e vivendo al Sud ho a che fare col peggio del peggio), e ne ho scritto spesso nel mio blog e in centinaia di commenti qui e altrove. Ma ciò non m'impedisce di dedicarmi anche ai difetti degli altri, quando sono gravi. E quelli dei Tedeschi nella gestione dell'attuale, terribile crisi e nella non assunzione degli oneri di Paese leader, lo sono.
PS: Ho svolto altre considerazioni su questo tema in calce all'ultimo articolo di Massimo Bordignon.
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Se do l'impressione di non prendere in considerazione a sufficienza quelle che Lei definisce responsabilità tedesche è perché o mi sono spiegato male o differentemente perché non esistono. La Germania ha sottoscritto gli stessi trattati che abbiamo sottoscritto noi (e altri) quindi se li dovesse disattendere è giusto che sia messa di fronte alle proprie responsabilità e ne subisca le conseguenze. Se invece le accuse fanno capo ad una presunta posizione di privilegio allora rientrano in quelle che io sostengo essere accuse inesistenti. La Germania ha (ad oggi) 99 eurodeputati su 765 (12,9%), l'Italia 73, la Francia 74 e la Spagna 54. Nell'Eurozona sono questi i Paesi che sono in grado di esercitare una influenza concreta nelle scelte derivanti da Bruxelles, qualora non derivi da trattati internazionali di competenza del Consiglio dell'Unione Europea (capi di Stato o di Governo). Nel caso di Ue nel suo complesso va aggiunta la rappresentanza della Gran Bretagna pari a 73 eurodeputati e anche della Polonia con 51 eurodeputati. Queste cifre per dirle che in sede parlamentare Ue la Germania è molto distante dal fare 'il bello e cattivo tempo' a suo piacimento.
Più verosimile pensare che abbia una posizione di influenza, di prestigio, in grado di condizionare quelle degli altri partner, ma solo fino ad un certo punto. Il Fiscal Compact, tanto per fare un esempio, non lo hanno sottoscritto a suo tempo 23 Paesi (Italia compresa) oltre a Francia e Germania che lo presentarono perché sia stato imposto da quest'ultima. Nè la Germania può essere accusata, altro esempio, per il fatto che la Ue ha preso la scellerata decisione (nel 2012 se ricordo bene) di ridurre i dazi per i prodotti ittici e ortofrutticoli di importazione dal Marocco, soprattutto se stando alle fonti di informazione la maggior parte degli eurodeputati italiani votò a favore. La Germania cura i propri interessi, sono i nostri rappresentanti istituzionali a dover difendere i nostri. Per il surplus della partite correnti tedesche che Lei menziona ho già scritto che ritengo utile promuovere politiche che migliorino la competitività degli altri Paesi invece che frenare quella tedesca. E infine per gli eurobond ritengo che questi siano uno strumento sopravalutato che e sarebbero solo in minima parte utili. Le aziende italiane delocalizzano per ben altri motivi, basta ascoltare le motivazioni che ripetono continuamente e che non vedono ai primi posti la moneta unica.

Il Suo benaltrismo, quando si parla della Germania e dell'Italia, è commovente.


La Germania non ha una visione europea, ha una visione imperialistica dell'Europa, dove al centro ci sono loro che dettano le leggi.

Più che da imperialisti, da bottegai, che hanno imparato bene il detto napoletano del “chiagne e fotte”. Infatti si sono scelti da una decina d'anni una cancelliera "bottegaia" che sa difendere bene i loro interessi di bottega. Come dice l’Impresentabile: “Aridateci (lo statista) Kohl!”.
Come accenno più sopra, tra l’Euro sì e l’Euro no, c’è una terza opzione: ridurre fortemente lo strapotere della Germania nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati. Ad esempio, 1) applicare in toto lo statuto attuale della BCE: non solo controllo dell’inflazione, ma anche crescita economica e dell’occupazione; e 2) modificare e rendere cogente la procedura di infrazione per surplus commerciale eccessivo, portandolo dal 6% (limite per giunta inapplicato dal duo Barroso-Rehn) al 3% o meno.

***

Prima dell'euro i paesi avevano la disponibilità della politica monetaria, basta vedere la rottura dello Sme, anche nel breve periodo dello Sme, i singoli paesi aderenti avevano il controllo della politica monetaria, dovevano solo garantire il cambio della loro valuta nella banda stretta o in quella più larga.
In ogni caso l'esempio dello Sme deve fare riflettere, abbiamo avuto con lo Sme un'area valutaria con il cambio quasi fisso, è durata poco tempo; abbiamo oggi una area valutaria con il cambio fisso, stiamo vedendo cosa sta accadendo, si cerca di resistere con politiche di bilancio di rigore, si precipita sempre di più per salvare una politica di cambio fisso, che in questo momento fa felici solo le istituzioni finanziarie e le imprese multinazionali, ma non le imprese dell'economia reale. Il fatto di avere inserito un membro nella Bce non è una conquista, oggi la politica della Bce viene dettata dalla Merkel e ciò lo sa benissimo Smaghi.
Ricordo che prima dell'euro la Germania era infastidita delle nostre continue svalutazioni, impediva loro di penetrare il nostro mercato e permetteva a noi di continuare ad esportare nel loro paese, con l'euro, basta vedere i conti la Germania è passata da un bilancio di deficit della bilancia dei pagamenti tra i paesi euro ad un surplus che ad oggi ha raggiunto la soglia di 1400 miliardi di euro, questa somma non è altro che esportazioni mancate dei paesi meridionali verso la Germania.
Una politica monetaria espansiva sicuramente avrà effetti sul cambio della valuta, basta vedere il dollaro, la politica monetaria espansiva della Fed mantiene il dollaro ad un rapporto con l'euro sopra la parità, ricordo che all'inizio dell'adozione dell'euro si aveva la parità con il dollaro, la sua svalutazione sull'euro non è dovuta dagli scambi commerciali tra i paesi ma solo alla politica espansiva della Fed, mentre la Bce ha sempre sterilizzato tutte le politiche monetarie espansive ( sul punto basta vedere i passivi del bilancio delle due banche centrali, la Fed negli ultimi tre anni ha incrementato la base monetaria di oltre 3000 miliardi, mentre la Bce ha fatto solo gli Ltro sterilizzati che ha fatto crescere solo il passivo, ma non la liquidità).
I sostenitori dell'uscita dall'euro, in primis sono quelli che vogliono cambiare la politica monetaria della Bce, la minaccia dell'uscita serve a fare cambiare la politica monetaria alla Merkel, basta vedere ciò che è successo in America o Inghilterra dove un vero allentamento della politica monetaria ha portato alla crescita del Pil e alla diminuzione della disoccupazione, ciò è quello che si vuole, tutti tengono all'Europa, ma nessuno vuole l'impero tedesco, naturale che la Merkel non vuole una politica monetaria espansiva, loro hanno il dogma della valuta forte, considerano l'euro come il marco ( a mio avviso dovrebbero essere loro che devono uscire dall'euro e tornano al loro marco forte).
Con l'euro tutti i paesi dell'area euro hanno visto aumentare i loro debiti, ciò significa che è impossibile pagare il debito accumulato con la politica di bilancio, necessità del colpo di spugna della politica monetaria, alla fine ridurre di 5000 miliardi di debito pubblico in un decennio, acquistando sul secondario proquota i debiti statali dei paesi euro, sicuramente allenta la morsa del debito su tutti gli stati porta il costo del debito uguale per tutti gli stati, fa salire l'inflazione al 2% ( anche se vi è uno sforamento, l'importanza e' che il tasso tendenziale rimanga al 2%, per rispettare il mandato della Bce). Tale manovra riporta ala parità anche il cambio dell'euro sul dollaro con tutti i miglioramenti dell'export sull'America.
Draghi, cosa fa annuncia, nel 2012 ha detto faro tutto per salvare l'euro, ieri ha detto faremo un QE di 1000 miliardi, ma sono solo parole, si ha fatto una cosa ha cessato la sterilizzazione sugli acquisti fatti da Trichet nel 2011, ben poca cosa per la liquidità, oggi la liquidità e il freno dell'economia reale.

Abbiamo avuto il cambio fisso per tutto il tempo del miracolo economico: 1944-1971 (accordi di Bretton Woods)! E non c'è nulla che dimostri la superiorità dei cambi flessibili, ti riporto la letteratura citata in un altro articolo di questo sito: "Guardando al periodo post-Bretton Woods per 178 economie, Rose (2011) 
conclude che non c’è evidenza che i paesi con cambi variabili crescano a tassi diversi da quelli dei paesi a tassi fissi (Rose, A.K., 2011)".
“Exchange Rate Regimes in the Modern Era: Fixed, Floating, and Flaky”, Journal of Economic Literature, Vol. 49, No. 3, pp. 652-672. Conclusioni simili sono ottenute da altri lavori, quali Eichengreen B., Andrew K. Rose (2011). “Flexing Your Muscles: Abandoning a Fixed Exchange Rate for Greater Flexibility” NBER International Seminar on Macroeconomics Vol. 8, No. 1, pp. 353-391. Atish R. Ghosh, Anne-Marie Gulde, Jonathan D. Ostry, Holger C. Wolf, “Does the Nominal Exchange Rate Regime Matter?” Nber Working Paper No. 5874, January 1997. L’unica eccezione è un lavoro che trova che nei paesi in via di sviluppo tassi fissi tendono ad associarsi con crescita più bassa, mentre nei paesi industrializzati non emerge nessuna differenza: Levy-Yeyati, Eduardo, Federico Sturzenegger (2003). “To 
Float or to Fix: Evidence on the Impact of Exchange Rate Regimes on Growth.”
The American Economic Review, Vol. 93, No. 4. pp. 1173-1193.

Bretton Woods fu utilizzato in un momento di sviluppo industriale post bellico, dove il dollaro aveva la convertibilità aurea, in ogni modo l'America ha stampato la moneta al di fuori della possibilità di convertire il dollaro in oro: tale politica monetaria espansiva ha permesso di mantenere Bretton Woods per un lungo periodo, mentre gli altri sistemi di cambi fissi furono il serpente monetario che durò due anni e lo Sme che ne durò 13. Se analizziamo criticamente, le svalutazioni dalla fine di Bretton Woods ad oggi hanno permesso la crescita dell'Italia fino ad arrivare ad essere la quinta potenza mondiale.

Ma è sicuro di ciò che ha scritto? Che la politica della Bce sia dettata dal governo tedesco è ridicolo, intanto perché la Germania è nota per avere da sempre un modello quasi unico dove la politica monetaria e quella fiscale sono nettamente separate. La Bundesbank ad esempio non era nemmeno prestatore di ultima istanza, ovvero non era tenuta ad intervenire nel caso un istituto finanziario fosse in difficoltà. Ha mai sentito parlare di modello Bundesbank? E' quello che poi è stato trasferito alla Bce, ovvero una banca centrale che è completamente indipendente nelle scelte di politica monetaria. Questa era la condizione posta dai tedeschi all'ingresso nella moneta unica voluta in particolare dalla Francia preoccupata dalla possibile egemonia tedesca dopo la riunificazione. Infatti la condizione al benestare alleato (ma voluto più di tutti da Mitterand) alla riunificazione tedesca fu quello di introdurre anticipatamente rispetto ai tempi previsti la moneta unica e che la Germania vi aderisse. C'è voluto tutto il prestigio del cancelliere Kohl per far accettare ai tedeschi questa scelta, visto che gran parte di loro oltre ad essere fedeli del Deutsche Mark temevano che la nuova moneta potesse assomigliare alla lira. Dato che non ci furono obiezioni la Germania ottenne quanto richiesto e a garanzia, diciamo formale, ottenne che la sede fosse sul suo territorio. Tenga però conto che dal suo inizio attività non c'è stato un solo presidente tedesco, anzi ne abbiamo oggi uno italiano. E un altro italiano è ai vertici dell'Eba (l'Autorità Bancaria Europea), quindi è più verosimile se sono i tedeschi a dire che il settore monetario e finanziario europeo dipendono dagli italiani che non viceversa.
Per ciò che concerne i dati sul commercio li riguardi bene, la maggior parte del surplus commerciale la Germania oggi lo effettua fuori dell'area euro e buona parte verso i Paesi extra europei. In Cina la Volkswagen ha venduto nel 2013 2,4 milioni di autoveicoli, Audi 470 mila, Bmw 374.000, Fiat 43 mila. Sarebbe dovuto all'euro questo divario?

Veda i dati sul surplus tedesco tra i paesi euro dall'adozione moneta unica e faccia la somma.
A dire che non vi sia l'influenza della Germania sulle decisioni della Bce è rimasto solo il Sig.Cocucc; l'unico Presidente che si ribellò alla politica tedesca fu Trichet quando fece la politica di acquisto titoli Smp, subito bloccata da Draghi. 

Le idee sono personali, ognuno ha le due. Oggi pochissime persone credono che la politica monetaria non sia influenzata dalla Merkel, ma i dati dei surplus purtroppo non sono idee, sono dati da tutti criticati e condivisi: la Germania con l'euro nei rapporti tra paesi euro è passata dal deficit della bilancia dei pagamenti al surplus, i surplus in 13 anni di euro ammontano ad oltre 1400 miliardi. Se oggi la Germania ha un surplus verso i paesi extra euro, ben per lei: grazie a tutti i soldi che ha rubato ai paesi meridionali può permettersi tutte le politiche che vuole, anche quelle necessarie per aggredire i paesi orientali.

Per l'esattezza parliamo di fatti, fatti facilmente verificabili. Non entro in merito delle opinioni personali, opinioni che nel suo caso dimostrano come lei abbia un forte disprezzo verso i tedeschi. A me onestamente non interessa questo, probabilmente avrà le sue ragioni e io non farò certo il loro difensore, sono qui per commentare interventi in ambito economico. Detto questo se i tedeschi hanno un forte surplus commerciale è perchè vendono molto importando meno, per quanto il livello di queste ultime sia comunque molto elevato. Non penso che il motivo del successo dei prodotti made in Germany derivi dal prezzo, visto che notoriamente sono spesso tra i più costosi, ma piuttosto dall'elevato valore tecnologico, qualitativo e di affidabilità. Come vorrebbe intervenire sulla loro bilancia commerciale, ponendo un tetto alle loro esportazioni? Obbligando i tedeschi a importare di più? Dicendo ad un certo punto ad un cittadino italiano che intende comperarsi una autovettura tedesca che non può e che deve scegliere tra case alternative? Siamo seri. Soprattutto nell'affermare che chi fa concorrenza 'rubi qualcosa' ad altri per il fatto che ha più successo. Tra l'altro lei scrive spesso affermazioni prive di fondamento, per esempio in merito alla bilancia commerciale italo-tedesca: negli anni della lira con cambio variabile è sempre stata a loro favore e per importi maggiori di quelli odierni (in proporzione), il contrario quindi di quanto ha scritto. Tra l'altro anche noi abbiamo verso alcuni Paesi una bilancia commerciale nettamente a nostro favore, saremmo quindi anche noi dei presunti 'ladri' verso costoro?

No, per ridurre il surplus commerciale eccessivo (che è già un obbligo quando supera il 6%, che va ridotto e reso cogente con sanzioni severe, anche se è la Germania!) basta fare ciò che stanno già facendo (vedi l'accordo politico Merkel-SPD): aumentare i salari --> aumento costi di produzione --> aumento prezzi relativi tedeschi --> aumento delle importazioni.
PS: criticare l'arroganza della Germania, sulla base di un'analisi dei fatti, non equivale affatto a odiare i Tedeschi.


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Disoccupazione e squilibri commerciali nella zona euro
Pubblicato da keynesblog il 4 luglio 2012 in EconomiaeurobancorEuropa
Nel progetto di Keynes una camera di compensazione avrebbe reso costosi i surplus e avrebbe costretto i paesi esportatori a compensarli con maggiori importazioni. Questo tipo di meccanismo sarebbe oggi vitale per l’area dell’euro. Tuttavia a differenza di come lo espone l’articolo di Richard, il progetto keynesiano per Bretton Woods non era basato su dazi, ma su una moneta unica internazionale per il commercio, il bancor, e su meccanismi di punizione, fino alla possibilità di requisire tutti i bancor di un paese in sistematico surplus commerciale. Un meccanismo che non sarebbe quindi difficile applicare alla zona euro, dove una moneta unica c’è già, e di cui abbiamo già parlato. In ogni caso lo scopo è il medesimo: regolare i commerci per evitare squilibri.

Il vero "bail-out"? Quello della Germania
Scritto da Thomas Fazi on 21 Giugno 2014
“Che conclusioni possiamo trarre da questi dati? Prima di tutto che sarebbe il caso di smetterla di dire che la Germania ha “sborsato molti soldi” per salvare le povere economie della periferia, quando in realtà è accaduto esattamente l’inverso”.
http://www.scenariglobali.it/europa/675-il-vero-bail-out-quello-della-germania.html 

La Germania rallenta, perché non ha fatto i propri compiti a casa. L'Italia può lavorare perché lo faccia, con beneficio per tutta l'Europa.
Secondo la Bundesbank, nel secondo trimestre la crescita tedesca si è fermata. Ma poi riprenderà a correre. E il surplus commerciale continua a restare sopra i limiti degli accordi europei. Secondo il Fondo monetario internazionale dovrebbe spendere più soldi pubblici per fare investimenti e crescere ancora di più, favorendo così le esportazioni degli altri paesi, come Grecia, Spagna o Italia.
23 luglio 2014
http://ilcampodelleidee.it/doc/173/la-germania-rallenta-perch-non-ha-fatto-i-propri-compiti-a-casa-litalia-pu-lavorare-perch-lo-faccia-con-beneficio-per-tutta-leur.htm


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