lunedì 27 luglio 2015

Recessione, depressione e 80€


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 473 del 07-08-14 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Recessione, depressione e 80€


Recessione.
Provo a fare un po’ di chiarezza sulle cause della recessione [1] e a indicare qualche soluzione strutturale.
Punto 1) La causa della depressione economica [2] prolungata italiana – che non sento mai indicare da nessuno –, come mi sforzo di evidenziare da due anni, sono, oltre ad alcune cause strutturali del sistema-Paese, anche le manovre correttive mastodontiche, inique e recessive varate nella scorsa legislatura, in particolare dopo la crisi della Grecia e sotto l’urgenza dello spread e per input pressante dell’UE e della BCE, ma le cui misure strutturali (cioè permanenti) dispiegano tuttora i loro effetti: 330 mld cumulati, 4/5 Berlusconi, pari a 267 mld, e 1/5 Monti, pari a 63 mld, iniquamente addossate, in particolare da Berlusconi, in grandissima parte sui ceti medio e basso e persino sui poveri (col taglio feroce della spesa sociale dei Comuni e delle Regioni) ad alta propensione al consumo e perciò con effetti economici depressivi. [3]
Punto 2) I 300 mld “lordi” in 5 anni per la crescita ventilati dal neo presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Junker, per tutta l’Eurozona, sono un pannicello caldo.
Punto 3) Anche i 150 mld in 3 anni promessi dal PdC Renzi sono teorici e insufficienti, sia perché non sono aggiuntivi ma – se ho capito bene - soltanto una rimodulazione dei fondi strutturali UE, sia perché comunque, se l’UE, come ha già detto, non dà la deroga, vanno co-finanziati, e non ci sono soldi.
Punto 4) Nell'attuale situazione dei conti pubblici e con i vincoli UE, Renzi può fare poco, a meno che non decida di varare una corposa imposta patrimoniale sui ricchi (5% delle famiglie) [4] o faccia varare dall'UE gli EuroUnionBond (proposta Prodi-Quadrio Curzio), [5] per costituire un fondo di 1.000 mld garantito dall’oro e da asset pubblici nazionali (per tranquillizzare la riottosa Germania, che pochi giorni fa, per salvare le sue banche, ha deciso un prelievo forzoso), per mobilitare (moltiplicatore 3) un ammontare complessivo di 3.000 mld, da destinare parte alla riduzione del debito pubblico e parte alla crescita economica e dell’occupazione, pena il permanere della depressione economica e un lento declino.
Punto 5) Infine, ci sarebbe una terza opzione, ma, stante l’opposizione ideologica della Germania, è forse la meno probabile: un intervento strutturale anti-crisi della BCE, che, per imposizione appunto della Germania, sta contravvenendo al suo stesso statuto (art. 2). [6]

80€/mese, pari a quasi 1.000€ l’anno per 11 milioni di persone.
Gli 80€/mese sono stati un'ottima misura anti-crisi, poiché l’attuale, terribile crisi è da carenza di domanda e quindi la misura interviene correttamente dal lato della domanda; anche se 10 mld sono palesemente insufficienti (occorre ben altro, v. i miei commenti al post nel blog di Carlo Clericetti su Repubblica [7]), e per giunta di sinistra, poiché ha redistribuito dai ricchi e i benestanti ai relativamente poveri.
In ogni caso, poiché si sono alzati alti lai sulla loro inefficacia sui consumi, l'effetto degli 80€/mese: a) va calcolato a fine anno, infatti su base annua sono 10 mld in totale, ma, rapportati agli 8 mesi (da maggio a dicembre) nel 2014, sono pari a 6,6 mld e finora ne sono stati erogati solo 3 mesi (maggio, giugno e luglio), pari a 2,5 mld (e le varie statistiche finora arrivano fino a giugno); e b) va sommato algebricamente a eventuali variabili (maggiori tasse o minori spese, decise dai governi precedenti) che hanno impatto negativo sulla crescita.
Infine, la Banca d'Italia ha stimato un effetto degli 80€/mese netti (pari a quasi 1.000€ l’anno per ciascuno degli 11 milioni di beneficiari) nel +0,2% del Pil su base annua.

[1] Secondo una definizione convenzionale, c'è recessione quando si registrano due trimestri consecutivi di contrazione del prodotto interno lordo. Ma a volte le recessioni non soddisfano tale regola, come nel caso della recessione americana del 2001 o di quella del 1974-1975. Oltre al PIL reale, rientrano tra i parametri anche la disoccupazione, il reddito e le vendite al dettaglio, così come intensità, durata e diffusione della fase di contrazione su tutta l'economia”.
[2] La depressione è un calo marcato e prolungato dell’attività economica. L’Economist arriva a definire una depressione come una riduzione dell’attività economica pari almeno al 10% del PIL e di durata non inferiore a tre anni. Quella degli anni 1929-1933, in America, fu senza dubbio una Grande Depressione, dato che durò ben 43 mesi con un crollo del PIL del 30% circa.
Il PIL sta calando, tranne il rimbalzo del 2010 e una quasi stazionarietà nel 2011, da 7 anni; nel biennio 2008-2009 di ben 6 punti, più del biennio 2012-2013 (-4,2). PIL (serie storica ultimo quindicennio) (%): 1999 =1,7; 2000=3,6; 2001=1,8; 2002= 0,3; 2003 =0,0; 2004 =1,1; 2005 = 0,0; 2006 =1,9; 2007=1,9; 2008=-1,0; 2009=-5,0; 2010 =1,3; 2011=+0,4; 2012=-2,4; 2013=-1,8.
I conti pubblici (deficit e avanzo primario) sono però migliori del 2011 (per forza, dopo tutti i sacrifici fatti, ma non da tutti!):
Deficit. (%): 1999=-2,00; 2000=-0,91; 2001=-3,19; 2002=-3,16; 2003=-3,65; 2004=-3,57; 2005=-4,49; 2006=-3,41; 2007=-1,59; 2008=-2,67; 2009=-5,45; 2010=-4,34; 2011=-3,72; 2012=-2,88; 2013=-2,78.
Avanzo primario (%): 1999=4,9; 2000=5,5; 2001=3,2; 2002=2,7; 2003=1,6; 2004=1,2; 2005=0,3; 2006=1,3; 2007=3,5; 2008=2,5 2009=-0,7; 2010=-0,10; 2011=1,0; 2012=2,5; 2013=2,2.
Debito pubblico. Il debito pubblico, pur elevatissimo, è sotto controllo. Negli ultimi 3 anni il rapporto debito/PIL è cresciuto sia perché è calato il denominatore, sia perché agli interessi passivi si sono aggiunte poste straordinarie: i prestiti al Paesi in difficoltà – finora 60 mld -  ed il pagamento dei debiti della PA – finora 23 mld, per cui, se si tolgono i 93 mld, il rapporto Debito/Pil scende nel 2014 al 129%.
Debito/PIL 1999=113,7; 2000=108,58; 2001=108,32; 2002=105,36; 2003=104,14; 2004=103,71; 2005=105,72; 2006=106,35; 2007=103,28; 2008=106,09; 2009=116,42; 2010=119,29; 2011=120,70; 2012=126,96; 2013=132,74.
Disoccupazione. La disoccupazione è cresciuta al 12,5%, ma quella effettiva (inclusi i c.d. disoccupati impliciti, che sono formalmente classificati inattivi, cioè che non hanno un lavoro e non lo cercano) è peggiorata relativamente poco rispetto al 2011.
[5] “EuroUnionBond per la nuova Europa” di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio
[6] “fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità definiti nell’articolo 2 (articolo 105, paragrafo 1, del Trattato che istituisce la Comunità europea). Gli obiettivi dell’UE (articolo 2 del Trattato sull’Unione europea) sono un elevato livello di occupazione e una crescita sostenibile e non inflazionistica”.


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Da un po' di tempo, quando penso a Mario Draghi, chissà perché…, mi vengono in mente il Dottor Jekyll e il Signor Hyde... Pensate, anche Scalfari, me li evoca, da 3 anni a questa parte. E noi povericristi a litigare, cadendo nella trappola dei ricchi, e dei loro utili idioti ben retribuiti, che, un giorno sì e l’altro pure, chiedono le salvifiche riforme strutturali, ma ovviamente quelle che riguardano i povericristi, mai quelle che colpirebbero i ricchi. Chissà perché…
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