giovedì 30 luglio 2015

Piketty, i ricchi si abbuffano e i poveri annaspano


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 488 del 07-10-14 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Piketty, i ricchi si abbuffano e i poveri annaspano


Dallo studio recente di Thomas Piketty (Capitale nel XXI secolo, cfr. l’interessante recensione del libro in Quel capitale pericoloso: tutte le formule di Piketty, di Giorgio Gattei [1]), emerge che, a partire dal 1700, l’unico periodo in cui si sia invertito il trend ascendente della concentrazione della ricchezza e del reddito e delle disuguaglianze è stato, nel 1900, quando si sono applicate le teorie di Keynes (deficit spending) [2] e di Beveridge (welfare).[3] Dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica e del comunismo, che fungeva da contraltare e da elemento competitore-dissuasore, il trend si è nuovamente capovolto.
Negli ultimi 30 anni - ripeto: negli ultimi trent’anni! -, infatti, è stata applicata la ricetta mainstream neo-liberista, basata sull’ossimorica “austerità espansiva”, con tutti i guasti che ne sono derivati e che ora sono sotto i nostri occhi: crisi economica (tramutatasi in Italia in depressione economica), aumento della disoccupazione, aumento della concentrazione della ricchezza e del reddito e aumento delle disuguaglianze. In una tale misura e durata, che persino i vessilliferi di tale dottrina nefasta - ad esempio, Alesina e Giavazzi - ora, per salvare la faccia, sono transitati sulla sponda (quasi) keynesiana e chiedono maggiore deficit e un intervento congruo della BCE. [4]
Mentre i ricchi s’abbuffano sempre di più e gongolano, i “poveri”, attoniti se non atterriti, non sanno che pesci prendere e, come al solito, anziché reagire compatti, fanno ammuina (basta leggere i commenti sui giornali per rendersene conto facilmente), per cui, se non si attua – forse per volontà dello Spirito Santo? -  una politica fiscale espansiva, resa possibile da un intervento congruo della BCE, e non si rafforzano gli ammortizzatori sociali finanziandoli con un prelievo forzoso sui ricchi, la situazione già grave è destinata a peggiorare.
Le teorie di Keynes furono applicate, appunto, dopo il 1930, dopo la grande depressione, e quelle di Beveridge dopo la seconda Guerra mondiale. Il che attesta, a mio giudizio, che l’esistenza del comunismo sovietico fu una potente co-determinante, non l’unica. Giocarono un ruolo altrettanto determinante sia un duplice shock bellico mondiale, sia, soprattutto, la presenza di politici di alto livello (in particolare, Franklin Delano Roosevelt,[5] negli USA, e Winston Churchill,[6] in Gran Bretagna). La riprova – e il dramma di oggi - è nell’inadeguatezza di quelli attuali europei, in primo luogo la potentissima cancelliera tedesca Merkel (figlia del pastore protestante Horst Kasner, dal quale forse ha appreso i suoi teutonici furori moralistici, che sicuramente hanno inciso sulla sua personalità),[7] che stanno facendo incancrenire una crisi regalataci generosamente dagli USA nel 2008 e che è esplosa rapidamente in quasi tutta l’UE perché, proprio per volontà della egemone, egoista ed ottusa Germania, non si è posto subito riparo, nel 2010, alla crisi del debito pubblico della Grecia, che aveva appena il 3% del Pil UE, debito finanziato, fino a quel momento, a iosa proprio dalle banche tedesche (oltre che francesi e olandesi), scatenando questo po’ po’ di conseguenze negative a catena.

Giorgio Gattei - 29 settembre 2014
Quel piano Beveridge che pare scritto oggi
[4] John Maynard Giavazzi (o quasi)
Pubblicato da keynesblog il 22 agosto 2014
Italia e Ue: un incrocio favorevole
di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi
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Renzi alla prova della verità: promesse finite il tempo scade
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12 settembre 2014
Più democrazia per più Europa
[…] la seconda, che occorre una maggiore enfasi nel ruolo esercitato in negativo dai protagonisti politici (Merkel, Sarkozy e Barroso, in ambito esterno; Berlusconi e Tremonti, in ambito nazionale) nella gestione di una crisi che per gli effetti è equivalsa ad una guerra con migliaia di morti e feriti. Alla quale se ne potrebbe aggiungere una terza (in parte ventilata nell'articolo): che la Germania, oltre ad avere uno strapotere economico, industriale e commerciale, ha anche uno strapotere nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati. […]
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2812094.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/07/piu-democrazia-per-piu-europa.html


Articolo collegato:

Ho trovato adesso queste sorprendenti - per chi le fa, non per il merito - affermazioni del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, membro del board della BCE. Preluderanno a un cambio di rotta del Consiglio direttivo della BCE? Io ne dubito.

La svolta di Visco: l'Europa ha sbagliato nel 2010, e ora i banchieri centrali pensino al benessere della gente e non ai parametri
di Guido Gentili. Analisi di Alberto Quadrio Curzio e Luigi Zingales  5 ottobre 2014

“Il problema di Bruxelles non è il debito pubblico ma quello delle banche”
Gaël Giraud, economista gesuita, si batte in Francia per separare il credito dalla finanza: in Europa ci sono molte bombe a orologeria
Non esiste un’«economia cattolica», ci dice padre Giraud, esiste un «forum pubblico mondiale nel quale si discutono le opzioni politiche. In questo forum gli economisti hanno un ruolo importante nell’aiutare la ripartizione delle risorse». La voce del quarantenne gesuita Gaël Giraud, che prima di diventare gesuita ha studiato da economista nelle alte scuole parigine (Normale e Polytechnique), ha un suo peso in questo «forum» e – ovviamente – una sua originalità. Non solo per la denuncia del «cin...
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08/10/2014

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LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO ALLA BOCCONI
L’economista Piketty: l’austerità è stata un disastro ma gli europei hanno molta ricchezza privata
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Bortolussi: “Le politiche di austerità e di rigore hanno fallito”

Lagarde: serio rischio recessione nell’area euro, la Bce compri titoli di Stato
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Aggiornamento (01/01/2015)

Segnalo molto volentieri questa notizia, poiché la considero un meritatissimo schiaffo morale ad un presidente socialista francese mediocre e amico dei banchieri come Hollande.

Piketty rifiuta la Legion d'Onore: "Il governo pensi alla crescita"
L'economista autore del best seller Il Capitale nel XXI secolo torna a far parlare di sé con un gesto contro Hollande: "Non penso che sia il ruolo del governo decidere chi sia da onorare". Prima di lui i coniugi Curie e Sartre
01 gennaio 2015



Rileggere Beveridge 73 anni dopo il suo Rapporto
Michele Colucci  15 dicembre 2015
Michele Colucci ci riporta al dicembre del 1942 quando a Londra venne presentato il Rapporto finale della Commissione sulla riforma delle assicurazioni sociali, presieduta da William Beveridge. Colucci ricostruisce la personalità di Beveridge, ricorda l’enorme successo del suo Rapporto, che ha rappresentato una svolta storica del dibattito sullo Stato sociale e sostiene che esso conserva, pur nel mutato contesto, una perdurante attualità. La sua conclusione è un invito a non limitarsi a citarlo ma a leggerlo o rileggerlo.

November 26, 1942
Beveridge Report
Social Insurance and Allied Services
Report by Sir William Beveridge
Presented to Parliament by Command of His Majesty November 1942
HMSO CMND 6404
The report is subject to an Open Government Licence.





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