lunedì 18 maggio 2015

Immigrazione nel mare di Lampedusa


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 217 del 13-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Immigrazione nel mare di Lampedusa

Quanto deve essere grande il cimitero di Lampedusa?
Con Giusi Nicolini, Michele Cerconi, Dagmany Yiner, Stefano Liberti, Santino Sciré e Pietro Benassi  09/11/2012

Difficile trovare una soluzione quando si scontrano due ragioni: la insopprimibile aspirazione degli emigranti ad una vita dignitosa e il diritto dei Paesi europei a regolamentare i flussi d'ingresso.
Occorre fare un’analisi il più possibile scevra da ideologie e facili entusiasmi (come quelli manifestati per solito da quelli di sinistra, spesso pronti a difendere i più deboli purché e finché essi siano a migliaia di Km lontano dall’uscio di casa) o nette chiusure (che caratterizzano per solito quelli di destra, sempre timorosi del diverso, dello straniero).
Il ragionamento invece dovrebbe essere impostato razionalmente sull’esame lucido sia dello stato dell’arte, sia dei vantaggi/svantaggi. Provo a fissare qualche punto.
1) Secondo l’ISTAT, [1] la popolazione residente straniera in Italia supera i 4,5 milioni, cioè circa il 7,5% della popolazione (in linea con la media europea, pari al 7%);
2) gli immigrati sono il 10% degli occupati e contribuiscono al PIL per l’11%, per un valore intorno ai 150 mld;
3) la popolazione italiana è la più vecchia d’Europa, la cui popolazione è la più vecchia tra tutti i continenti;
4) l’Italia è un Paese economicamente in declino, facente parte di un sub-continente - l’Europa – in declino, per effetto di un riequilibrio planetario della produzione, della ricchezza e del benessere, a favore soprattutto dell’Asia;
5) le imprese degli immigrati crescono di più, resistono meglio alla crisi, falliscono di meno rispetto a quelle degli autoctoni;
6) già ora, ma ancor più in prospettiva futura, sia l’Italia che l’Europa hanno interesse ad accogliere gli immigrati, che di solito sono una selezione dei più forti, linfa vitale per accrescere o almeno mantenere il proprio livello di benessere;
7) si tratta di gestire al meglio questo processo difficile, ineliminabile e ineludibile, senza ideologismi ma pragmaticamente, poiché conviene a tutti, anche a noi indigeni.

[1] ISTAT: Popolazione residente straniera
ISTAT: Stranieri


Aggiornamento

I LIMITI DELL’OPERAZIONE «MARE NOSTRUM»
Accogliere sì ma ragionare
di Ernesto Galli Della Loggia
18 giugno 2014


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