lunedì 10 agosto 2015

L’arrogante predominio tedesco, il salvataggio della Grecia e l’abuso delle stupide regole UE


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 536 del 26-02-15 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
L’arrogante predominio tedesco, il salvataggio della Grecia e l’abuso delle stupide regole UE


Carlo Clericetti - 23 FEB 2015
I furbetti del salvataggio

Tre post fa,[1] avevo segnalato: Su 254 mld di prestiti alla Grecia, soltanto 11,7+15,3=27 mld sono andati alla gente.[2]
Ed avevo fornito l’elenco e le cifre dei detentori del debito pubblico greco.[3]
Non ero però riuscito a trovare il dettaglio quali-quantitativo del trasferimento dei debiti greci dalle banche - soprattutto tedesche e francesi - ai fondi salva-Stato e quindi agli Stati dell’Eurozona, inclusa l’Italia, che contribuisce nella misura del 17,9%.
Ora, questo post di Carlo Clericetti colma quella lacuna.
Vorrei inoltre osservare 1) che anche la Spagna del protetto Rajoy ha beneficiato di una cinquantina di mld di aiuti dai fondi salva-Stato per salvare le sue banche (l’Italia ha contribuito con una decina di mld; poi, con quei soldi, le stesse banche spagnole si misero a speculare contro l’Italia o a finanziare la scalata della Telecom italiana[4]), ma senza dover sottostare ad un memorandum formale come fu imposto alla Grecia, al Portogallo e all’Irlanda; in più le viene consentito per il terzo anno consecutivo di sforare il limite del 5% del rapporto deficit/Pil. 2) Alla Francia del mediocre Hollande, confratello della Merkel, viene consentito per il terzo anno consecutivo di sforare il 4%. 3) Ho già accennato nel post precedente all’arroganza degli Olandesi,[5] che non chiedono scusa per i fatti recenti di Roma; aggiungo ora che nel 1700 l’Olanda, un piccolo Paese, in parte sotto il livello del mare, era il Paese più ricco d’Europa, soprattutto per la sua capacità mercantile; ed aveva anche un piccolo impero. 4) In questa situazione, all’Italia – che non ha preso 1 € di aiuto ed ha contribuito per 60 mld - viene concessa come se fosse una grande liberalità la fantomatica flessibilità di qualche decimale sul deficit. 5) Infine, l’ho già scritto, io non ho votato e rifiuto una Unione Europea a predominio tedesco, per cui mi fa quasi tenerezza che il burocrate prudente Padoan critichi la Germania così: «La Germania è il Paese più potente ed efficace, ma non può governare da sola. La Germania ha bisogno dell'Europa e l'Europa ha bisogno della Germania. Si tratta di trovare una visione comune», ha detto il ministro dell'Economia. Il modello tedesco, visti i risultati economici, ha mostrato di essere molto efficace, ha rilevato Padoan. Certo, dal punto di vista delle politiche «ognuno deve fare bene i compiti a casa» come chiede la Germania, ma c'è anche una dimensione di sistema che va tenuta in considerazione. La critica che va mossa alla Germania è quindi «quella di dimenticarsi che c'è una dimensione sistemica e non solo nazionale». Padoan ha anche sottolineato di avere un ottimo rapporto con il suo omologo tedesco Wolfgang Schaeuble e ha precisato: «non è arrogante, dice solo che le regole vanno rispettate».[6] Per non parlare dell'ex tosto Renzi, arresosi ignominiosamente alla "bottegaia" Merkel.

Conclusione: io esprimo la tenue speranza che possiamo completare i compiti a casa (riforma PA e lotta alla corruzione e all’evasione) senza chiedere aiuto agli altri, basandoci sulle risorse interne (imposta patrimoniale sui ricchi), per finanziare la crescita economica, gli ammortizzatori sociali anti-crisi e l’occupazione, ma con questi politici imbelli e votati da nessuno e tanti Italiani esterofili non ci sottrarremo mai all’arrogante predominio tedesco e satelliti ed all’abuso delle regole UE di per sé già stupide.

[1] La frase che svela le ipocrisie
[2] Dove sono finiti i soldi della troika alla Grecia (mld):
[3] Ma chi sono i detentori del debito greco?
[5] La supposta superiorità e l’arroganza degli Europei del Centro-Nord
[6] Padoan, sui conti moderato ottimismo. Bruxelles: verso il superamento dell’esame Ue
con una analisi di Guido Gentili  23 febbraio 2015


Appendice

Vale davvero la pena di leggere l’articolo linkato opportunamente da jeantine01 il 24 febbraio 2015 alle 22:39. Notate la data di pubblicazione: il 24 maggio 2012! Ne ho fatto la traduzione.

Euro Crisis: Bloomberg View
Bloomberg View: Germany's Banks Must Assist in Europe's Cleanup
May 24, 2012

Nei milioni di parole scritte sulla crisi del debito in Europa, la Germania è in genere presentata come il saggio adulto e la Grecia come il bambino dissipatore. La prudente Germania, la narrazione prosegue, è riluttante a salvare la Grecia parassita, che ha preso in prestito più di quello che poteva permettersi e deve affrontarne le conseguenze.
Vi sorprenderà sapere che i contribuenti europei hanno fornito tanto sostegno finanziario alla Germania quanto alla Grecia? Un esame dei flussi monetari europei e dei bilanci delle banche centrali suggerisce così.
Quello che il racconto morale europeo ampiamente accettato ignora è che i mutuatari irresponsabili non possono esistere senza finanziatori irresponsabili. Le banche tedesche erano abilitatori (complici) della Grecia. Grazie anche alla regolamentazione lassista, le banche tedesche hanno costruito esposizioni precarie dei paesi periferici dell'Europa negli anni prima della crisi. Nel dicembre 2009, secondo la Banca dei regolamenti internazionali, le banche tedesche avevano accumulato crediti per 704 miliardi di dollari in Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna, molto più del capitale complessivo delle banche tedesche. In altre parole, hanno prestato più di quanto potessero permettersi.
Quando l'Unione europea e la Banca centrale europea sono intervenute per salvare i paesi in difficoltà, hanno reso possibile alle banche tedesche di portare i loro soldi a casa. Essi hanno salvato le banche della Germania, nonché i contribuenti che avrebbero dovuto sostenerle se i prestiti non fossero stati rimborsati. A differenza di gran parte degli aiuti forniti alla Grecia, il sostegno alle banche tedesche è avvenuto automaticamente, in funzione della struttura dell’unione valutaria.
Ecco come funzionava. Quando le banche tedesche hanno tirato fuori i soldi dalla Grecia, le altre banche centrali nazionali dell'area dell'euro collettivamente hanno compensato il deflusso con prestiti alla banca centrale greca. Questi prestiti sono apparsi sul bilancio della Bundesbank come crediti verso il resto della zona euro. Questo meccanismo, progettato per mantenere i conti della zona valutaria in equilibrio, ha reso più facile per le banche tedesche uscire dalle loro posizioni.
Ora la parte difficile: Al contrario di quanto sostenuto dalle banche private, i crediti della Bundesbank sono solo in parte sotto la responsabilità della Germania. Se la Grecia rinnegasse il suo debito, le perdite sarebbero condivise tra tutti i paesi della zona euro, in base alla loro partecipazione nel capitale della BCE. La quota della Germania sarebbe di circa il 28 per cento. In breve, nel corso degli ultimi due anni, gran parte del rischio che grava sui bilanci delle banche tedesche è spostata verso i contribuenti di tutta l'Unione valutaria.
E 'difficile quantificare esattamente quanto la Germania ha beneficiato dal suo piano di salvataggio europeo. Un indicatore sarebbe l'importo che le banche tedesche hanno tirato fuori dagli altri paesi dall'inizio della crisi. Secondo la BRI, esse hanno sottratto 353 miliardi dollari dal dicembre 2009 alla fine del 2011 (ultimi dati disponibili). Un'altra potrebbe essere l'aumento dei crediti della Bundesbank dalle altre banche centrali della zona euro nello stesso periodo. Ciò equivale a € 466 miliardi (586 miliardi di dollari) da dicembre 2009 ad aprile 2012, anche se questo riflette anche i soldi che i depositanti non tedeschi spostano nelle banche tedesche.
In confronto, la Grecia ha ricevuto un totale di circa € 340 miliardi in prestiti per ricapitalizzare le sue banche, sostituire la fuga di capitali, ristrutturare i suoi debiti e aiutare il suo governo a fine mese. Solo circa € 15 mld sono venuti dalla Germania. Il resto da parte della BCE, l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale.
Prima che le banche tedesche tirassero indietro i loro fondi, avrebbero perso molto se la Grecia avesse lasciato l'euro. Ora eventuali perdite sarebbero condivise con i contribuenti di tutta la zona euro, in particolare la Francia, le cui banche hanno ancora un sacco di prestiti alla Grecia. Forse questo è ciò che alcuni funzionari tedeschi intendono quando si dice che la zona euro è meglio preparata per una uscita della Grecia.
Alla fine, però, il costo di lasciare andare la Grecia sarebbe venuto a casa in Germania. Se le corse agli sportelli e le turbolenze dei mercati costringessero il Portogallo, la Spagna, l'Italia, nonché gli altri Paesi fuori della zona euro, le perdite potrebbero spazzare via gran parte del capitale delle banche tedesche, per non parlare dei danni a lungo termine che la rottura dell'euro dovrebbe arrecare alle esportazioni che guidano l'economia tedesca.
Per evitare un tale risultato, con o senza la Grecia, la Germania dovrà dire di sì a tutto ciò che ha finora rifiutato di fare, e molto altro. Ciò include permettere alla BCE di stare dietro ai debiti sovrani. L'area dell'euro ha anche bisogno di un meccanismo che trasferisca denaro a paesi economicamente in difficoltà come la Grecia altrettanto automaticamente come il sistema di pagamento della regione ha salvato la Germania - elemento che gli economisti hanno da tempo detto essere fondamentale per rendere la regione una unione monetaria praticabile. Come abbiamo sostenuto, un fondo comune di assicurazione dalla disoccupazione potrebbe essere un primo passo verso un'unione fiscale simile.
La questione è se i leader di Germania riconosceranno l'obbligo del loro paese alla unione monetaria - e di agire nei migliori interessi a lungo termine del loro paese - in tempo per salvare l'euro. Non siamo ottimisti, ma ci piacerebbe molto sbagliarci.


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