A causa delle
avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale,
dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente.
O, meglio, di tenermi
pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di
5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 518 del 07-01-15 (trasmigrato da
IlCannocchiale.it)
Mario Draghi e
Jens Weidmann
IL DOPO NAPOLITANO
Quirinale: Draghi, non voglio
essere un politico. Alla Bce fino al 2019
Intervista al
presidente della Bce da parte del quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Nessun interesse
ad essere nella rosa dei nomi per la presidenza
di Redazione Online
02 gennaio 2015
Interview with Handelsblatt
Interview with Mario Draghi, President of the ECB
Published on 2 January 2015
Published on 2 January 2015
Anche
se la domanda è posta per ultima e la breve risposta sembra di circostanza, viste
le gravi inadempienze statutarie di Draghi come presidente della BCE, la reputo
una notizia ottima per i cittadini “sudditi” italiani, pessima per i cittadini
disoccupati italiani. Sfortunatamente per i disoccupati europei, l’Eurozona è a
trazione esclusivamente tedesca, con la connivenza di Draghi e del presidente
della Commissione europea, prima – per 10 anni – il servo Barroso, ed ora – per
altri 5 anni – il prono Juncker.
Affermare, come
fanno in tanti, ed anche la rivista Forbes,
che Draghi sia l'uomo più potente d'Europa o che meriti, secondo molti, di
diventare PdR italiana, visto che in concreto ubbidisce alla Germania e di
fatto ne ha tutelato finora gli interessi, che vanno a detrimento dell’Italia
come di tutti gli altri Paesi con un debito pubblico elevato e/o che sono in
recessione o stagnazione, è una contraddizione al buon senso prima ancora che
alla logica.
In ogni caso, segnalo
che i fatti (non le opinioni) attestano che di Draghi non ce n'è uno soltanto
ma "due": uno buono - Dottor
Jekyll -, che, a parole, denuncia le disuguaglianze o la scarsa mobilità
sociale (discorso ad Ancona per commemorare Giorgio Fuà, 2010), critica
l'austerità imposta dalla Germania (discorso a Jackson Hole, 2014) e le formule
astruse della Commissione europea (idem
e paper BCE, 2014); e uno cattivo -
Signor Hyde -, che, nei fatti, fa il consulente per fare arricchire i ricchi italiani
e soprattutto stranieri (privatizzazioni italiane o acquisto dei derivati), o
telefona alla cancelliera tedesca Merkel per "spiegarle" le sue
dichiarazioni eterodosse di Jackson Hole o viola il proprio statuto (art.
2-Obiettivi e art 7-Indipendenza) per ubbidire ai "veti" della
Germania.
Nella conferenza stampa del 4 dicembre scorso, “Rispondendo alle
domande di giornalisti, Draghi ha detto che il direttorio "ha discusso
dell'acquisto di titoli di Stato", che "ricade nel mandato"
della Bce. Nell'ambito di un ‘quantitative easing’, d'altra parte, possono
rientrare "tutti gli asset tranne l'oro" (È scontro,
filotedeschi contro gli acquisti. Ma Draghi da gennaio andrà avanti di Federico Fubini http://www.repubblica.it/economia/2014/12/04/news/bce_tassi_quantitative_easing_draghi-102109933/).
Mario Draghi ha anche affermato
che «sarebbe illegale non perseguire il
nostro mandato». Naturalmente si riferiva all’obiettivo della stabilità dei
prezzi, visto che, dacché è presidente, egli ha completamente obliterato nei
suoi discorsi il secondo mandato, cioè quello di “sostenere la crescita economica
e dell’occupazione”. In ogni caso, essa costituisce un’ammissione indiretta
dell’illegalità del non perseguimento del secondo obiettivo statutario.
“La Bce è stata creata nel 1998 per garantire
la stabilità dei prezzi, non per permettere che questi si avvitino fino ad
aumentare sempre di più il peso degli interessi sui debitori. «Non perseguire
il nostro mandato sarebbe illegale», ha tagliato corto ieri Draghi nella
conferenza stampa seguita al consiglio. Non tutti concordano sul come
riuscirci. Nella riunione di ieri, hanno preso le distanze da Draghi sei o
sette banchieri centrali sui ventiquattro dell’organismo decisionale di
Francoforte. Attorno a Weidmann sono schierati con ogni probabilità Sabine
Lautenschlaeger, esponente tedesco nell’esecutivo della Bce, il governatore
olandese Klaas Knot, i governatori di Lussemburgo, Estonia e Lettonia e il
lussemburghese dell’esecutivo di Francoforte, Yves Mersch. Meno chiusa sarebbe
la posizione del governatore austriaco Ewald Nowotny, mentre il finlandese Erkki
Liikanen è ormai pronto a votare con Draghi e con la gran parte dei 24 componenti
del vertice della Bce”.
Il Sole
24 ore (Board sempre più diviso verso il finale di partita http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-05/board-sempre-piu-diviso-il-finale-partita-063736.shtml ) ha scritto
che “Ora, però, ci si avvicina al finale
di partita. Fra Draghi, che nel giorni scorsi aveva parlato di agire «senza
indugi», ma ora ha scelto di pazientare ancora, e gli oppositori della linea di
intraprendere acquisti di titoli su larga scala, il cosiddetto quantitative
easing, o Qe. «Prendiamo in considerazione tutto, meno l’oro», ha detto il
presidente della Bce, ma è chiaro che la vera chiave, e il vero scoglio, sono
gli acquisti di titoli di debito pubblico. Un’ipotesi che il presidente della
Bundesbank, Jens Weidmann, ha definito di dubbia legalità. E ieri è arrivata la
risposta di Draghi. «Non perseguire il nostro mandato sarebbe illegale», ha
concluso, dopo aver spiegato che un programma di Qe che includa titoli sovrani
ricade all’interno del mandato, o meglio, è uno strumento che ha i requisiti
per poter essere usato nel perseguimento del mandato”.
***
Ricavo dalla recente intervista di
Weidmann, presidente della Deutsche Bundesbank e membro
(troppo) influente del Consiglio direttivo della BCE, a Repubblica (http://www.repubblica.it/economia/2014/12/13/news/jens_weidmann_caro_draghi_sbagliato_acquistare_titoli_di_stato_un_invito_a_indebitarsi_l_italia_sia_responsabile-102771498/ ):
Ma la Bce non sembra unita: va verso
decisioni a maggioranza contro la Germania?
"Noi tutti nel Consiglio Bce - il
Presidente, e tutti gli altri membri - abbiamo interesse a prendere decisioni
con il consenso più ampio possibile. Ma naturalmente l'unanimità non è
condizione vincolante. Ci siamo comunque trovati uniti nell'ultimo Consiglio di
dicembre, nella scelta di attendere e valutare gli effetti delle nostre
decisioni".
Dal combinato disposto
- diciamo così - delle due dichiarazioni di Draghi e Weidmann, si ricava la
conferma che il Consiglio direttivo è già orientato a varare il QE, ma lo ha
procrastinato per venire incontro alla richiesta di Weidmann.
Ricavo ancora dall’intervista
a Weidmann:
Non le sembra che il tempo stringa?
"Non vedo questa urgenza, e la politica monetaria fa sempre bene a non lasciarsi mettere sotto pressione. Secondo le nostre prognosi, il tasso d'inflazione, ora molto basso nell'eurozona, nel breve periodo scenderà ancora per poi risalire ma lentamente: a fine 2016 sarà di appena l'1,4%. Il Consiglio punta a che l'aumento dei prezzi a medio termine sia meno del 2%. Ma la bassa inflazione è da ricondurre al forte calo dei prezzi energetici. Situazione ben diversa da una spirale negativa salari-prezzi. Il calo dei prezzi energetici è come un piccolo programma di aiuti per la congiuntura: rafforza il potere d'acquisto dei consumatori, accresce gli utili delle aziende. Quindi non c'è necessità vincolante di reagire".
"Non vedo questa urgenza, e la politica monetaria fa sempre bene a non lasciarsi mettere sotto pressione. Secondo le nostre prognosi, il tasso d'inflazione, ora molto basso nell'eurozona, nel breve periodo scenderà ancora per poi risalire ma lentamente: a fine 2016 sarà di appena l'1,4%. Il Consiglio punta a che l'aumento dei prezzi a medio termine sia meno del 2%. Ma la bassa inflazione è da ricondurre al forte calo dei prezzi energetici. Situazione ben diversa da una spirale negativa salari-prezzi. Il calo dei prezzi energetici è come un piccolo programma di aiuti per la congiuntura: rafforza il potere d'acquisto dei consumatori, accresce gli utili delle aziende. Quindi non c'è necessità vincolante di reagire".
Ricavo da:
Obiettivo “inflazione sotto 2%, ma vicino”
Stabilità dei prezzi: definizione
Pur indicando chiaramente che l’obiettivo principale della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi, il Trattato di Maastricht non ne ha precisato il significato. Nell’ottobre 1998 il Consiglio direttivo della BCE ha quindi annunciato una definizione quantitativa di stabilità dei prezzi: “un aumento sui 12 mesi dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2%”, specificando inoltre che essa deve essere preservata “su un orizzonte di medio termine”. Pertanto, il Consiglio direttivo cerca di mantenere l’inflazione su un livello inferiore ma prossimo al 2% nel medio periodo.
Con l’adozione del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Trattato di Lisbona, 2009) la stabilità dei prezzi diventa un obiettivo dell’UE.
https://www.ecb.europa.eu/ecb/educational/facts/monpol/html/mp_002.it.html
Stabilità dei prezzi: definizione
Pur indicando chiaramente che l’obiettivo principale della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi, il Trattato di Maastricht non ne ha precisato il significato. Nell’ottobre 1998 il Consiglio direttivo della BCE ha quindi annunciato una definizione quantitativa di stabilità dei prezzi: “un aumento sui 12 mesi dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2%”, specificando inoltre che essa deve essere preservata “su un orizzonte di medio termine”. Pertanto, il Consiglio direttivo cerca di mantenere l’inflazione su un livello inferiore ma prossimo al 2% nel medio periodo.
Con l’adozione del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Trattato di Lisbona, 2009) la stabilità dei prezzi diventa un obiettivo dell’UE.
https://www.ecb.europa.eu/ecb/educational/facts/monpol/html/mp_002.it.html
Confrontando i due
scritti, emerge – mi pare – che Weidmann dà un’interpretazione pro domo sua: in generale, il
significato di breve, medio o lungo è un concetto relativo al tipo di fenomeno
osservato; nel caso in esame, per obiettivo “medio periodo” si può
presumibilmente intendere un triennio, ma questo riguarda la stabilità dei
prezzi da preservare, non una deflazione o un tasso d’inflazione effettivo che
segnerà uno scarto sensibile con l’obiettivo statutario per un periodo
complessivo, tra quello già trascorso e la previsione, di almeno 3 anni. In
più, Weidmann, da bravo tedesco, si preoccupa soltanto della stabilità dei
prezzi, ma omette che lo statuto assegna alla BCE anche il secondo obiettivo
“subordinato”, mutuato anch’esso dai trattati, che peraltro non lo considerava
subordinato ma principale, almeno fino all’ultima modifica, operata col
trattato di Lisbona, in cui evidentemente si è fatta già sentire l’influenza
“abnorme” della Germania e la stabilità dei prezzi è diventata un obiettivo
anche dell’UE, ma certamente non prevalente (vedi, al
riguardo, anche la strana modifica del testo delle Funzioni nel sito della BCE,
che ho segnalato in alcuni post tra
cui l'Allegato alla Petizione al Parlamento Europeo). L’art. 2 dello
statuto della BCE parla chiaro: fatto salvo il primo obiettivo, la BCE deve “sostenere
la crescita economica e un elevato livello dell’occupazione”. ATTUALMENTE,
poiché il primo obiettivo (tasso d’inflazione prossimo allo zero, anziché poco
sotto il 2%) è più che soddisfatto, i due obiettivi sono concordanti e
convergenti e quindi su un piano paritario; esattamente come per la FED, il cui
statuto assegna 3 obiettivi su un piano paritario, ed al 1° posto, comunque,
c’è la piena occupazione (“maximum employment, stable prices, and moderate long-term interest
rates”).
Ri-ri-ripeto: la BCE, presieduta dall'italiano Draghi, per colpa del “veto” del tedesco Weidmann (e di pochi altri membri del Consiglio direttivo), che è uno dei cani da guardia degli interessi dell'establishment politico-industriale-finanziario tedesco (anche se quello industriale vorrebbe ora smarcarsi), sta violando entrambi gli obiettivi statutari, con gravi conseguenze per i popoli europei della periferia, tra cui l'Italia, anche al cui servizio teoricamente essa opera.
Ri-ri-ripeto: la BCE, presieduta dall'italiano Draghi, per colpa del “veto” del tedesco Weidmann (e di pochi altri membri del Consiglio direttivo), che è uno dei cani da guardia degli interessi dell'establishment politico-industriale-finanziario tedesco (anche se quello industriale vorrebbe ora smarcarsi), sta violando entrambi gli obiettivi statutari, con gravi conseguenze per i popoli europei della periferia, tra cui l'Italia, anche al cui servizio teoricamente essa opera.
Concludo con Weidmann:
“in Europa accanto alla politica
monetaria comune abbiamo 18 Stati con politiche finanziarie indipendenti e
rating e situazioni di debito ben diversi. Ciò crea tentazioni di indebitarsi
di più e scaricare le conseguenze sugli altri”.
1) Weidmann dice balle evidenti, grave per un presidente della Deutsche
Bundesbank, 1) visto che c’è il fiscal
compact; 2) visto che gli Stati hanno l’obbligo di trasmettere
preventivamente alla Commissione le rispettive Leggi di Stabilità e sono tenuti
a rispettarne le correzioni, a pena di sanzioni; e 3) visto che le conseguenze
sugli altri le scarica anche – ora soprattutto, visto che c’è il fiscal compact - la politica miope ed
egoistica della Germania.
***
Appartenenza
alla Massoneria
Draghi e Weidmann risultano iniziati presso la
stessa loggia massonica della corrente reazionaria, che ha come attuale Maestro Venerabile Wolfgang Schauble?
Giusto per fornire al lettore qualche strumento in più per
demistificare le pantomime messe abilmente in scena dalla colomba Draghi e dal falco
Weidmann, è bene che sappiate che entrambi risultano iniziati
presso la stessa Ur-Lodges di ispirazione vagamente neonazista, la “Der Ring”,
officina latomistica che esprime come attuale Maestro Venerabile un altro
“galantuomo” del calibro di Wolfgang
Schauble, famigerato ministro delle finanze nel governo Merkel (leggi “Massoni”, pagina 452).
Francesco Maria Toscano
15/12/2014
E
la Merkel è massone?
Francesco Maria Toscano
30/12/2014
Intervista di Gioele Magaldi
by Fabrizio D’Esposito per Il Fatto Quotidiano
6 febbraio 2013
Massoneria,
libro shock del gran maestro Magaldi: “Ecco i potenti nelle logge”
Centinaia di nomi, tra cui Napolitano, Obama, Draghi, Bin Laden e Papa
Giovanni XXIII. Tutti "fratelli" secondo l'autore del volume presentato
domani a Roma. Che però dice: "Le prove le esibiscono soltanto se me le
chiede il giudice"
di Gianni
Barbacetto e Fabrizio DEsposito | 19 novembre 2014
***
Il
Consiglio direttivo della BCE, il prossimo 22 gennaio, cioè tre giorni prima
delle elezioni in Grecia, consapevole della posta in gioco spazzerà via il
"veto" di Weidmann e deciderà finalmente di varare il QE?
Atteso che un QE da solo non è sufficiente a far ripartire la crescita, ma deve essere integrato da un'adeguata politica fiscale, si possono fare due ipotesi:
- la prima è che la BCE - come si ventila - vari un QE di appena 500 mld (se anche fosse di 1.000, il risultato sarebbe sostanzialmente lo stesso) e compri titoli pubblici esclusivamente dei Paesi dell'Eurozona in ragione soltanto delle rispettive quote nel capitale della BCE; riproporzionando al totale versato finora pari al 69% circa del capitale BCE (esclusa la neoentrata Lituania), vale a dire - in sostanza - applicando le quote nel MES, alla Germania andrebbe il 27,1464%, alla Francia il 20,3859%, all'Italia il 17,9137%, alla Spagna l'11,9037%, all'Olanda il 5,717%, alla Grecia il 2,8167%, ecc., pari rispettivamente a 136 mld, 105 mld, 90 mld, 59 mld, 28 mld, 14 mld, ecc.; il valore dei titoli aumenterebbe e i rendimenti calerebbero, ma, se l'Italia li riacquistasse, l'effetto in termini di risparmio di interessi sarebbe estremamente esiguo e quindi si tratterebbe di un'ipotesi di sostanziale fallimento del QE che si... autorealizzerebbe;
- la seconda è che la BCE vari un QE di 3.000 mld, senza sterilizzazione, ripartiti su base multipla (ad esempio, metà in base al Pil e metà in base al debordo rispetto al 60% del rapporto debito/Pil, o modulando opportunamente per tener conto maggiormente del peso del debito e soddisfare meglio le necessità della Grecia, stornandole dalla quota della Germania... tanto per farle un dispetto), all'Italia spetterebbe il 20-25% del totale, pari ad una cifra di 600-750 mld; l'acquisto da parte della BCE dei titoli sul mercato secondario (su quello primario le è vietato dallo statuto, art. 21) viene "pilotato" e riguarda titoli a lunghissima scadenza o illimitata e a tasso zero o prossimo allo zero sostitutivi di titoli vecchi molto più onerosi e/o girando gli interessi interamente dalla BCE agli Stati (cosa che la BCE già fa ora alle rispettive banche centrali, però dopo aver trattenuta la quota di sua spettanza, che è al massimo del 20%, art. 33), che li utilizzerebbero per varare un'adeguata politica fiscale (taglio di tasse e aumento di spese) per accrescere la domanda aggregata. E' più o meno ciò che ha fatto la FED, per la quale, contrariamente all'opinione imperante, vige lo stesso divieto di acquisto diretto di titoli del Tesoro. Considerando un tasso di interesse del 3% medio sui titoli "sterilizzati", l'Italia avrebbe a disposizione una cifra aggiuntiva tra i 18 e i 22 mld l'anno, da destinare a taglio di tasse e aumento di spese (modulandole in base ad un piano industriale). In vigenza del fiscal compact, l'Eurozona avrebbe le risorse per uscire dalla crisi; i conti pubblici beneficerebbero della salvaguardia della soglia del deficit, dell'aumento del Pil e - anche per effetto dell'aumento dell'inflazione correlato all'aumento della domanda - del miglioramento del rapporto debito/Pil, verrebbe scongiurato qualunque rischio di default, temuto dalla Germania e satelliti per la sostanziale parziale mutualizzazione del debito incorporato dalla BCE. Non male. Ma - visti l'ottusità e l'egoismo della Germania - è un'ipotesi troppo bella per diventare realtà.
Atteso che un QE da solo non è sufficiente a far ripartire la crescita, ma deve essere integrato da un'adeguata politica fiscale, si possono fare due ipotesi:
- la prima è che la BCE - come si ventila - vari un QE di appena 500 mld (se anche fosse di 1.000, il risultato sarebbe sostanzialmente lo stesso) e compri titoli pubblici esclusivamente dei Paesi dell'Eurozona in ragione soltanto delle rispettive quote nel capitale della BCE; riproporzionando al totale versato finora pari al 69% circa del capitale BCE (esclusa la neoentrata Lituania), vale a dire - in sostanza - applicando le quote nel MES, alla Germania andrebbe il 27,1464%, alla Francia il 20,3859%, all'Italia il 17,9137%, alla Spagna l'11,9037%, all'Olanda il 5,717%, alla Grecia il 2,8167%, ecc., pari rispettivamente a 136 mld, 105 mld, 90 mld, 59 mld, 28 mld, 14 mld, ecc.; il valore dei titoli aumenterebbe e i rendimenti calerebbero, ma, se l'Italia li riacquistasse, l'effetto in termini di risparmio di interessi sarebbe estremamente esiguo e quindi si tratterebbe di un'ipotesi di sostanziale fallimento del QE che si... autorealizzerebbe;
- la seconda è che la BCE vari un QE di 3.000 mld, senza sterilizzazione, ripartiti su base multipla (ad esempio, metà in base al Pil e metà in base al debordo rispetto al 60% del rapporto debito/Pil, o modulando opportunamente per tener conto maggiormente del peso del debito e soddisfare meglio le necessità della Grecia, stornandole dalla quota della Germania... tanto per farle un dispetto), all'Italia spetterebbe il 20-25% del totale, pari ad una cifra di 600-750 mld; l'acquisto da parte della BCE dei titoli sul mercato secondario (su quello primario le è vietato dallo statuto, art. 21) viene "pilotato" e riguarda titoli a lunghissima scadenza o illimitata e a tasso zero o prossimo allo zero sostitutivi di titoli vecchi molto più onerosi e/o girando gli interessi interamente dalla BCE agli Stati (cosa che la BCE già fa ora alle rispettive banche centrali, però dopo aver trattenuta la quota di sua spettanza, che è al massimo del 20%, art. 33), che li utilizzerebbero per varare un'adeguata politica fiscale (taglio di tasse e aumento di spese) per accrescere la domanda aggregata. E' più o meno ciò che ha fatto la FED, per la quale, contrariamente all'opinione imperante, vige lo stesso divieto di acquisto diretto di titoli del Tesoro. Considerando un tasso di interesse del 3% medio sui titoli "sterilizzati", l'Italia avrebbe a disposizione una cifra aggiuntiva tra i 18 e i 22 mld l'anno, da destinare a taglio di tasse e aumento di spese (modulandole in base ad un piano industriale). In vigenza del fiscal compact, l'Eurozona avrebbe le risorse per uscire dalla crisi; i conti pubblici beneficerebbero della salvaguardia della soglia del deficit, dell'aumento del Pil e - anche per effetto dell'aumento dell'inflazione correlato all'aumento della domanda - del miglioramento del rapporto debito/Pil, verrebbe scongiurato qualunque rischio di default, temuto dalla Germania e satelliti per la sostanziale parziale mutualizzazione del debito incorporato dalla BCE. Non male. Ma - visti l'ottusità e l'egoismo della Germania - è un'ipotesi troppo bella per diventare realtà.
Appendice
Per quanto
riguarda le “colpe” di Prodi sulle privatizzazioni (di
cui tratto negli articoli collegati in riferimento al ruolo che vi svolse
Draghi), in qualità
di presidente dell’IRI, tanto sbandierate da anni, mi limito ad osservare che
egli allora non aveva responsabilità politiche e le privatizzazioni furono
fatte in esecuzione e di direttive UE e di leggi emanate dal Parlamento italiano
e sotto lo stretto controllo del Ministero del Tesoro e del Ministero delle
Partecipazioni Statali. Certo, nessuno è perfetto, e neppure le privatizzazioni
lo furono, ma non sono mai emersi profili penali e le valutazioni – il “capital
budgeting” è problema complesso (v. ad es. il caso SME), non da Bar Sport -
venivano fatte da consulenti di rango sotto il controllo degli advisors. Sul
tema, allego:
a) questa ottima e dettagliata ricostruzione:
“Privatizzazioni” http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3847
b) le voci di Wikipedia sull’IRI e sulla SME (con alcune note critiche attendibili, che pur all’epoca e successivamente ci sono state)
http://it.wikipedia.org/wiki/IRI
http://it.wikipedia.org/wiki/Vicenda_SME
a) questa ottima e dettagliata ricostruzione:
“Privatizzazioni” http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3847
b) le voci di Wikipedia sull’IRI e sulla SME (con alcune note critiche attendibili, che pur all’epoca e successivamente ci sono state)
http://it.wikipedia.org/wiki/IRI
http://it.wikipedia.org/wiki/Vicenda_SME
_______________
In generale: la valutazione d’azienda ed il “capital
budgeting” rappresentano una problematica molto complessa, roba da esperti, da
società specializzate.
Valutazione d’azienda
Compito del commercialista o comunque, del perito in genere, è, dunque, quello di attribuire un valore economico al complesso organizzato dall’imprenditore. Tale processo, è bene ribadirlo, viene condizionato da molteplici fattori, quali la tipologia d’attività svolta, il luogo, il tempo, i dati disponibili e naturalmente, lo scopo che s’intende perseguire e di conseguenza, il metodo valutativo prescelto.
Circa quest’ultimo aspetto la dottrina ha elaborato dei criteri di stima che, sostanzialmente e con le loro ulteriori specificazioni, possono essere così sinteticamente elencati:
a) Metodo patrimoniale (semplice e complesso)
b) Metodo reddituale
c) Metodo finanziario
d) Metodi misti
http://www.blustring.it/articolipdf/valutazione_azienda1.pdf
Compito del commercialista o comunque, del perito in genere, è, dunque, quello di attribuire un valore economico al complesso organizzato dall’imprenditore. Tale processo, è bene ribadirlo, viene condizionato da molteplici fattori, quali la tipologia d’attività svolta, il luogo, il tempo, i dati disponibili e naturalmente, lo scopo che s’intende perseguire e di conseguenza, il metodo valutativo prescelto.
Circa quest’ultimo aspetto la dottrina ha elaborato dei criteri di stima che, sostanzialmente e con le loro ulteriori specificazioni, possono essere così sinteticamente elencati:
a) Metodo patrimoniale (semplice e complesso)
b) Metodo reddituale
c) Metodo finanziario
d) Metodi misti
http://www.blustring.it/articolipdf/valutazione_azienda1.pdf
Capital Budgeting
Definizione: Analisi volta a valutare il tasso di remunerazione di un investimento e il costo per sostenerlo. Il capital budgeting, attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti analitici (metodo del valore attuale netto, metodo del tasso di rendimento interno, pay-back period, residual income), consente di confrontare e successivamente scegliere le migliori forme d’investimento.
Definizione: Analisi volta a valutare il tasso di remunerazione di un investimento e il costo per sostenerlo. Il capital budgeting, attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti analitici (metodo del valore attuale netto, metodo del tasso di rendimento interno, pay-back period, residual income), consente di confrontare e successivamente scegliere le migliori forme d’investimento.
_______________
IRI-ALFA ROMEO. Io ero dipendente IRI e non mi risulta
che Prodi l’abbia distrutto, come si dice, anzi. I media di centrodestra, e gli
agit-prop e milioni di allocchi che ripetono a pappagallo, sostengono che Ford
voleva strapagare l’Alfa Romeo e Prodi ha regalato l'Alfa Romeo agli Agnelli.
E’ una balla sesquipedale, che resta tale anche se è ripetuta ossessivamente
dalla propaganda di centrodestra. L’Alfa Romeo perdeva centinaia di miliardi
ogni anno, finanziati attingendo dai fondi di dotazione alimentati dallo Stato,
quindi pagati in definitiva dai contribuenti italiani. Persino sul Giornale, il
20 agosto 2003, fu pubblicato un articolo che raccontava abbastanza fedelmente
la vicenda. La vendita dovette passare anche al vaglio della Commissione europea,
che eccepì soltanto sugli aiuti di Stato e non sulla congruità dell’offerta.
Certo, tutto è opinabile, ma le valutazioni d’azienda sono un problema complesso e sofisticato che
di solito coinvolge advisor di rango,
l’importo complessivo era congruo, le altre condizioni dell’offerta Fiat erano
complessivamente migliori, altro discorso fu il vantaggio per la Fiat del
pagamento rateale. Nulla in Italia avviene senza l’intromissione della
politica, e questo valeva ancor più per l’IRI (di cui l’Alfa Romeo e la Cirio
facevano parte), che era di proprietà dello Stato e controllata politicamente
dal Ministero delle Partecipazioni Statali. L’intervento dei politici sul caso
Alfa Romeo (e più tardi sul caso SME , che era
la finanziaria del settore alimentare) fu pesante. La proposta Ford
prevedeva un taglio ai due stabilimenti Alfa Romeo, anche per questo fu
preferita la proposta Fiat.
Post e articoli
collegati:
Mario Draghi
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2823764.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/08/mario-draghi.html
Mario Draghi (da Wikipedia)
Jens Weidmann (from Wikipedia)
CONVEGNO SULLE PRIVATIZZAZIONI
Convegno sul Britannia, sponsor la Regina
manager ed economisti invitati a un
dibattito sul Mediterraneo, a bordo dello yacht della famiglia reale inglese
LA SCOMMESSA DEL BRITANNIA
Gaggi Massimo
(26 ottobre
1997)
Il complotto del Britannia.
26/10/2009 - di John B
Cosa avvenne a bordo del panfilo di Sua Maestà nel
1992? Capita frequentemente che personaggi più o meno in vista esternino
visioni complottiste di determinati avvenimenti, veri o presunti. Tra i casi
più eclatanti c’è certamente quello dell’ex Presidente della Repubblica Francesco
Cossiga
Il Sole24Ore sdogana il Britannia.
Scritto da: petrolio - giovedì 15 settembre 2011
Il Sole 24 ore
Tremonti vara il piano
“Britannia 2”
Isabella Bufacchi e Carlo Marroni
13-09-2011
giovedì 9 febbraio
2012
Dal Britannia alla
Goldman Sachs: Draghi svelato in Germania
13 dicembre 2012
(MoviSol)
Lo stato delle
privatizzazioni [già allegato sopra]
Rita Martufi
LE
PRIVATIZZAZIONI IN ITALIA - IL CASO ENEL
Telecom e le storie
d’Italia
Michele Altomeni - 6 Ottobre 2006
Michele Altomeni - 6 Ottobre 2006
Contro il Qe di Draghi il
nuovo «muro» tedesco
Alessandro Merli 27 dicembre 2014
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