lunedì 10 agosto 2015

Informazione, disinformazione e controinformazione


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 535 del 25-02-15 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Informazione, disinformazione e controinformazione


Carlo Clericetti  20 FEB 2015
La Grecia, le riforme e il giallo della tabella

Io ho lavorato per 25 anni nel Controllo di gestione (anche chiamato Controllo direzionale)[1] di una grossa azienda del Gruppo IRI[2] - di diritto privato ma con capitale a maggioranza pubblico -, in Italia e nelle sue branch all’estero. Poiché era ricca e guadagnava molto e vi comandavano quelli della produzione, che dovevano essere i controllati, il controllo era molto lasco, edulcorato, addomesticato. Poiché allora ero ingenuo, io invece lo esercitavo il più possibile con imparzialità, rigore e severità. Quando, con l’arrivo dall’esterno del nuovo AD (che poi fu coinvolto in tangentopoli), si ruppero gli equilibri tra le varie cordate interne, ed alcuni top manager, incluso quello di riferimento mio, vennero costretti alle dimissioni con lauti compensi, mal me ne incolse. Vi posso confidare che nella mia azienda, durante la vicenda di Tangentopoli,[3] la manipolazione dei dati del controllo interno (!) assunse dimensioni macroscopiche, quasi grottesche, per me inspiegabili, alle quali mi sottrassi, pagandone qualche prezzo.
Non ho perso questa “cattiva” abitudine: ecco perché porto avanti con decisione la mia piccola campagna di CONTROINFORMAZIONE: in passato contro la sistematica, paramafiosa opera di DISINFORMAZIONE del governo Berlusconi, ed in particolare dei due ministri-sedicenti-socialisti Tremonti e Sacconi, veri maestri della disinformazione. Non c’è da meravigliarsi, se si tiene presente il profilo tecnico e soprattutto psicologico dell’incompetente ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, persona incapace di addossarsi colpe, insofferente alle critiche ed ai giudizi, e quindi con una evidente idiosincrasia ai controlli. Con la manovra correttiva 2010 (DL 78/2010), chiuse apposta l’ISAE,[4] che correttamente, in aderenza al proprio compito, gli faceva le pulci, quindi lo fece sicuramente per punirne i vertici (lo si intuì sentendolo ad Annozero[5] meravigliarsi delle proteste, quando in fondo si trattava di licenziare “soltanto” il presidente ed il Consiglio di Amministrazione), portandone il personale e le funzioni nell’ambito del MEF (i ricercatori, contattai telefonicamente l’ISAE, sono poi confluiti nell’ISTAT).
Il filoconfindustriale Maurizio Sacconi è della stessa risma di Tremonti, o forse peggio.[6]
Poi l’ho fatto verso Monti, che però era molto più sincero e si faceva male da solo.[7] Né ho risparmiato Enrico Letta, quando se l’è meritato.[8]
Ora continuo contro Renzi[9] o Draghi e la BCE[10] o l’UE.[11]
Nel mio lavoro, ho capito l’importanza e tenuto sempre presente la distinzione tra dati ed informazioni. Questo articolo che allego rappresenta bene la gerarchia.[12]
Ho vissuto il passaggio dalla gestione manuale dei dati a quella meccanizzata, prima concentrata in Centri Elaborazione Dati (CED), poi distribuita, cioè dotando i Reparti e gli Uffici di autonoma capacità, prima solo di accesso all’ host centrale per inquiry (domanda, richiesta) e poi anche di elaborazione, aggiungendo nel terminale la cosiddetta scheda di emulazione. Ma con l’informatica distribuita tutti si crearono il loro piccolo controllo di gestione, duplicando funzioni e costi.
L’introduzione dell’informatica rese possibile la raccolta e l’elaborazione efficiente di grosse moli di dati. E questo fu sicuramente un vantaggio. Ma occorse – ed occorre – essere consapevoli: a) del rischio insito nella produzione e disponibilità di “troppi” dati; b) che è importante sia la fase della selezione degli stessi, sia la loro trasformazione in informazioni, sia , soprattutto, quella – fondamentale – della loro interpretazione.
C’è anche – e questo emerge chiaramente dalla denuncia del ‘post’ di Carlo Clericetti – un altro rischio: quello della cosiddetta “politicizzazione” delle informazioni, cioè manipolarle, addomesticarle, piegarle ad interessi ed obiettivi estranei alle finalità tipiche e corrette di un sistema informativo.
Negli staff deputati al controllo, all’analisi dei dati e all’elaborazione delle informazioni, la maggioranza si conforma alle “regole” dettate dal Capo, per mancanza di coraggio o per interesse di carriera. Ma, come sicuramente sarà successo all’OCSE, c’è sempre qualcuno, un po’ più coraggioso, onesto e… incosciente, che si attiene all’imparzialità tecnica e alla verità e produce rapporti eterodossi rispetto alla linea. E, se ci riesce, li pubblica. Salvo poi vederseli censurati, se svelano verità scomode al potere.

[5] Il Sig. Giulio T. ed il principio di Peter/10/Lettera
[6] Lettera n. 3 al Ministro Maurizio Sacconi
[7] Tre misfatti quasi sconosciuti del fu governo dei tecnici
[8] Letta, Epifani e Saccomanni, un trio di calabrache
[9] Renzi, il “complotto” del lavoro e lo snaturamento del PD
[10] Mario Draghi
[11] UE, dirigenti illuminati o massoni reazionari?
[12] Dati, Informazioni, Conoscenze, Saggezza


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